AOO
. Fiume dell'Epiro settentrionale, oggi Voiussa (v.). Sull'Aoo fu combattuta una battaglia tra Filippo V re di Macedonia e i Romani. All'inizio della buona stagione del 198 a. C. Filippo, per proteggere i suoi stati dall'assalto che i Romani preparavano dalle loro basi nell'odierna Albania e particolarmente da Apollonia, prese una posizione difensiva presso l'Aoo nelle vicinanze di Antigonia, le cui rovine si trovano nei pressi di Tepeleni, accanto al confluente dell'Aoo e del Drino. La posizione di Filippo, che è definita da Livio con la frase quae ad Antigoneam fauces sunt, stena vocant Graeci, è cercata da alcuni moderni alquanto a monte del confluente dei due fiumi, in quella stretta a oriente della quale è il villaggio di Klisura. Ma questa posizione poteva facilmente essere aggirata, e non copriva affatto la via militare che da Tepeleni conduceva in direzione di Argirocastro, risalendo appunto il corso del Drino. Perciò la posizione di Filippo va cercata alquanto più a nord, nelle vicinanze immediate di Tepeleni, in modo che potesse coprire entrambe le vie di penetrazione nell'interno, quella che seguiva il Drino e quella che seguiva l'Aoo. Qui Filippo si tenne sulla difensiva, fronteggiato prima da Publio Villio Tappulo, poi da Tito Quinzio Flaminino. Flaminino, dopo quaranta giorni impiegati a riconoscere il terreno e a preparare la battaglia mentre fingeva di trattare, tentò un attacco frontale. Ma, visto che per questa via non si poteva ottenere successo, tenuto conto della fortezza della posizione e delle trincee con cui era rafforzata, quando rinnovò l'attacco, inviò un reparto forte di circa 5000 uomini a tentare l'aggiramento della posizione nemica. L'attacco frontale si svolgeva con varia vicenda, quando Filippo avvistò a tergo il distaccamento romano. Tosto ordinò la ritirata e riuscì a disimpegnarsi con poche perdite umane (2000 uomini circa, sopra un totale di forse 20 o 25 mila soldati, forza a un dipresso uguale o forse superiore a quella delle due legioni di Flaminino), ma lasciando l'accampamento e tutto il materiale da guerra in mano del nemico e trovandosi con l'esercito depresso dalla vittoria che i Romani avevano riportata quasi senza colpo ferire.
Fonti: La relazione principale è quella di Livio, XXXII, 11-12, desunta da Polibio; v. inoltre: Plut., Flamin., 4-5, App., Mac., 6, e, lasciando da parte cenni di minor conto in altre fonti, Polibio, XXVII, 15, 2.
Bibl.: W. M. Leake, Travels in Northern Greece, Londra 1836, I, 9; J. Krozmayer, Antike Schlachtfelder, II, Berlino 1907, p. 40 segg. Cfr. G. De Sanctis, Storia dei Romani, IV, i, Torino 1923, p. 59 segg.