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antropomorfismo

Dizionario di filosofia (2009)
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antropomorfismo


Tendenza ad attribuire aspetto, facoltà e destini umani a figure immaginarie, animali e cose, presente pressoché universalmente tra i popoli primitivi e nel folclore e nel pensiero dei popoli civili. In particolare, attribuzione alla divinità di qualità umane, fisiche (a. fisico) come anche intellettuali e morali (a. psichico; anche «antropopatia»). La scuola evoluzionista spiegava l’a. soltanto con la tendenza dei primitivi e dei bambini a concepire il mondo esterno come animato e lo faceva rientrare nello schema per cui l’a. si sarebbe manifestato nello stadio politeistico. Studiosi più moderni prendono in considerazione, soprattutto per quanto riguarda l’a. psichico, il fatto che l’uomo non scorge, nel mondo sensibile che lo circonda, alcun essere che gli sia superiore: da ciò consegue che quegli attributi della divinità che più la pongono al disopra dell’uomo possono esprimersi soltanto mediante l’analogia con l’uomo stesso. Il politeismo greco è la religione in cui fu più forte l’a., quale, secondo un notissimo passo di Erodoto, l’avevano foggiato Esiodo e Omero, assegnando agli dei i loro epiteti, uffici, funzioni e aspetti. A rafforzare tale a. continuarono a concorrere la poesia, le arti figurative e i mitografi, mentre già molto presto la filosofia (Senofane) introduceva una critica radicale dell’a. unitamente a quella della pluralità del divino. Per tale via, non percorsa fino in fondo dai Greci, procedette invece l’India, giungendo, nelle diverse filosofie religiose, a quello che fu definito «ateismo religioso» e, d’altro canto, alle rappresentazioni di dei con membra umane moltiplicate di numero, e disposte in maniera affatto mostruosa, nelle quali il divino vuole essere presentato davvero come l’interamente altro, eppure non si riesce a prescindere dall’umano. Pur nella prospettiva monoteistica e nell’accentuata dipendenza dell’uomo da Dio, anche nei testi biblici sono presenti aperte espressioni antropomorfiche (Dio che passeggia nel paradiso alla brezza pomeridiana, Dio, «delle cui dita sono opera i cieli», che ama e odia, desidera e si pente, ecc.), che già l’esegesi rabbinica si propose di spiegare, mitigare o eliminare; contro le critiche dei pagani colti, Filone di Alessandria e i padri della Chiesa poi ricorsero all’interpretazione allegorica e alla risoluzione dei testi antropomorfici in simboli che racchiudono insegnamenti morali e religiosi. La moderna esegesi biblica applica anche ai testi vetero-testamentari i criteri della critica storico-letteraria, risalendo alle fonti utilizzate dagli autori dei libri biblici e al loro mondo poetico e storico.

Vedi anche
politeismo Forma di religione caratterizzata dalla venerazione di più divinità. In contrapposizione al monoteismo, rappresentato solo da 4 grandi religioni storiche (zoroastrismo, ebraismo, cristianesimo, islam), si potrebbe dire che tutte le altre religioni del mondo sono politeiste. Tuttavia, nel corso degli ... religione Complesso di credenze, sentimenti, riti che legano un individuo o un gruppo umano con ciò che esso ritiene sacro, in particolare con la divinità, oppure il complesso dei dogmi, dei precetti, dei riti che costituiscono un dato culto religioso (v. fig.). 1. Il concetto di religione Il concetto di religione ... intelligenza psicologia Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e adattarsi all’ambiente. La psicologia indica nell’intelligenza, nei comportamenti ... robot Manipolatore riprogrammabile, multiscopo progettato per muovere oggetti, parti, attrezzi, o apparecchiature specializzate attraverso vari movimenti, programmati per l’esecuzione di una varietà di compiti. In informatica, software che analizza i contenuti di una rete (o di un database) in modo metodico ...
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    Enciclopedia on line
    Tendenza ad attribuire aspetto, facoltà e destini umani a figure immaginarie, animali e cose. In particolare, l’attribuzione alla divinità di qualità umane fisiche, intellettuali e morali. Il corpo umano, le sue emozioni e i suoi sentimenti sono stati assunti, nella mediazione linguistica dell’esperienza ...
  • Antropomorfismo
    Universo del Corpo (1999)
    Sante Di Giorgi Marco Aime Marco Bussagli Il termine antropomorfismo (dal greco ἄνθρωπος, "uomo" e μορϕή, "forma") designa, in senso lato, la tendenza a conferire aspetto umano alla realtà esterna e alla natura. In ambito antropologico, l'antropomorfismo è considerato un tratto caratteristico delle ...
  • ANTROPOMORFI
    Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)
    (III, p. 601). Anatomia degli antropomorfi viventi. La struttura anatomica degli antropomorfi è divenuta negli ultimi tempi un argomento di studio quasi completamente antropologico. La sua conoscenza è un precedente necessario per comprendere bene non solo i fatti strutturali presentati dalle diverse ...
  • ANTROPOMORFISMO
    Enciclopedia Italiana (1929)
    È la tendenza (da alcuni considerata connaturale all'uomo) ad attribuire figura umana specialmente agli oggetti della credenza religiosa. Tale tendenza incomincia a manifestarsi nelle forme elementari della religiosità, sebbene rappresenti già un certo progresso nella concezione del divino, consistente ...
Vocabolario
antropomorfismo
antropomorfismo s. m. [der. di antropomorfo]. – Tendenza ad attribuire aspetto, facoltà e destini umani a figure immaginarie, animali e cose, presente pressoché universalmente tra i popoli primitivi e nel folclore e nel pensiero dei popoli...
antropomòrfico
antropomorfico antropomòrfico agg. [der. di antropomorfo] (pl. m. -ci). – Relativo all’antropomorfismo: tendenze a.; concezione a. della divinità. ◆ Avv. antropomorficaménte, sotto l’aspetto umano (in relazione alle concezioni dell’antropomorfismo):...
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