ANTROPOLOGIA POLITICA.
L'a.p. è lo studio comparato delle modalità con le quali le diverse culture politiche hanno affrontato e risolto i problemi dell'acquisizione, concentrazione e diffusione del potere politico, della creazione e del mantenimento dell'ordine politico, del controllo e del dispiegamento del conflitto. Come settore specifico di studio, l'a.p. è disciplina relativamente giovane.
Nel migliore dei casi può essere fatta risalire alla metà del 19° secolo, ai grandi affreschi di alcuni storici sociali e giuristi (per es., H. Maine, Ancient law, 1861, e L. H. Morgan, Ancient society, 1877) e ad alcuni importanti contributi di E. Durkheim (fra i quali soprattutto Les formes élémentaires de la vie religieuse, 1912). In tutte queste analisi, però, la politicità delle società tradizionali o primitive risultava alquanto sfocata. Bisogna attendere i primi fondamentali studi sull'Africa curati da M. Fortes ed E.E. Evans-Pritchard (African political systems, 1940) perché si possa parlare davvero di a. politica. La grande innovazione introdotta da questi studiosi consiste nel riconoscimento dell'esistenza di tre tipi di società: statuali, senza stato e organizzate per bande. Si afferma, inoltre, che anche se non vi è un governo, sono sempre presenti strutture che svolgono funzioni politiche. E si rileva, infine, che almeno in prima approssimazione, le società primitive sono organizzate su base di parentela oppure su base territoriale.
Studi successivi hanno messo in discussione questa classificazione, proponendone altre a completamento oppure in alternativa. L. Mair (1962) ha rilevato che un criterio classificatorio migliore è costituito dall'entità del governo: minimo, diffuso, statale. Altri autori hanno variamente sostenuto che le società senza stato possono presentare forme diverse di strutture politicamente importanti: sistemi di parentela estesi e segmentati, gruppi di età, associazioni, consigli di villaggio, e diverse combinazioni fra di esse. Infine, è stato notato che la prospettiva struttural-funzionalista, che assegna a ciascuna struttura una funzione e che pone l'accento sul mantenimento dell'ordine e della coesione sociale, è inadeguata a rendere conto della varietà di assetti che, storicamente, le società primitive si sono date (Leach 1954). In special modo, quella prospettiva appare incapace di spiegare i processi di trasformazione e di disintegrazione che le varie società primitive hanno attraversato e subìto con la sfida del colonialismo.
Ridefinito il suo oggetto, l'a.p. si è vista minacciata nella sua stessa sopravvivenza come disciplina da coloro che negano una sua specificità e che ritengono che i fenomeni politici possono essere studiati tutti adeguatamente dalla scienza politica. Dopo aver esercitato un'efficace opera critica, di svecchiamento delle analisi politiche tradizionali, di allargamento del campo d'indagine, di sprovincializzazione e persino di approntamento di strumenti di ricerca sul campo che sono stati particolarmente utili ai sociologi e ai politologi (interessati, nel cruciale ventennio 1950-70, alla modernizzazione e allo sviluppo politico), l'a.p. è attualmente alla ricerca di una sua collocazione e di un suo oggetto specifico. Probabilmente, oltre all'approfondimento dello studio dei sistemi politici delle società senza stato e alla loro classificazione comparata, l'a.p. può dedicarsi con successo all'analisi dei rituali politici, dei processi di scambio, d'interazione, di conflitto (simbolico e concreto) che caratterizzano i rapporti di potere (sia che implichino conflitto sia che si esprimano sotto forma di collaborazione) in tutti i sistemi politici. Un'a.p. così rinnovata conquisterà un posto preciso nel panorama delle scienze sociali. Altrimenti, ritornerà a essere una branca, specialistica, della più consolidata a. sociale.
Bibl.: E. Leach, Political systems of Highland Burma: a study of Kachin social structure, Londra 1954; D. Easton, Political anthropology, in Biennial review of anthropology, a cura di B. Siegel, Stanford 1959, pp. 210-63; L. P. Mair, Primitive government, Harmondsworth 1962; G. Balandier, Anthropologie politique, Parigi 1967 (trad. it., Milano 1969); D. I. Kertzer, Ritual, politics, and power, Londra 1988 (trad. it., Riti e simboli del potere, Roma-Bari 1989).