ANTROPOGONIA (dal gr. ἄνϑρωπος "uomo" e γονή "generazione")
Questa parola, che significa appunto l'origine dell'uomo sulla terra, serve a designare quei miti o quella parte della teologia, che presso varî popoli e in tutte le religioni si propongono appunto di spiegare come il genere umano venne all'esistenza. Ma non questo solo si tratta di chiarire: bensì anche l'origine del mondo, in cui l'uomo si trova; perché sia soggetto a tante fatiche, alle malattie, alla morte; donde provengano certe costumanze, arti, industrie essenziali alla vita sociale, ecc. Ond'è che i miti più propriamente antropogonici si trovano uniti e quasi confusi con le più vaste cosmogonie, che voglion dar ragione dell'origine del mondo, e sono sovente anche cosmologie, implicanti, cioè, anche una determinata dottrina intorno alla costituzione dell'universo.
Difficile dare un'idea di questi miti, in ispecie se avulsi dal racconto più ampio in cui s'inquadrano, presso le diverse popolazioni della terra. Prescindiamo qui dal racconto biblico (Genesi, II-III), e notiamo la tendenza, diffusa un po' dappertutto, a ricondurre il popolo o la tribù ad un progenitore, e a fare di questo un essere divino o quasi divino, al quale vengono attribuite le invenzioni e le leggi o i costumi più importanti e le istituzioni religiose, come il rituale (v. demiurgo). Talvolta, al posto di un progenitore, si ha una coppia, o addirittura una serie di generazioni. A questi progenitori è assegnata generalmente vita più lunga, ed eccellenza di doti fisiche e anche morali. Perciò la vita dei primi uomini viene per lo più concepita come svoltasi in condizioni più felici; queste credenze si saldano con quelle in un "paradiso terrestre", spesso dimora della divinità creatrice nel quale gli uomini furono collocati dapprima. In talune religioni, però, questo paradiso (in cui è anche l'"albero della vita" o della scienza) viene collocato, non all'origine, ma alla fine dei tempi: quest'ultima specie di credenze suole accompagnarsi con una cosmogonia dualistica, che pone cioè all'origine una lotta tra divinità benefiche e malefiche, ordine e caos, luce e tenebre. In molti casi questo paradiso terrestre adombra un fatto storico, cioè la regione in cui il popolo abitava in origine; così come i miti relativi ad un mondo o ad una razza di uomini che precedettero l'attuale possono adombrare tradizioni confuse intorno a cataclismi reali (v. diluvio) o a popolazioni sottomesse.
Si trovano di frequente, e presso popolazioni diversissime, anche miti che raccontano la nascita di un dio o di un eroe - rappresentato come il progenitore o il civilizzatore - come avvenuta in modo soprannaturale, senza rapporti sessuali: così in Grecia, in Egitto, presso gl'Indiani dell'America settentrionale. Per contro, dove si attribuisce l'origine del mondo all'amplesso di due esseri divini (o mediante l'"uovo cosmico") anche l'origine dell'umanità è spiegata naturalmente allo stesso modo. Ma il fatto più importante e misterioso, la vita, è attribuito generalmente all'intervento di un dio, che forma l'uomo da una materia amorfa, e, a seconda che si consideri sede della vita stessa l'uno o l'altro (v. anima, animismo), gli dà il sangue, o gl'insuffla il proprio spirito.
Cosi formato, e in particolare là dove esiste un "albero della vita", l'uomo sarebbe immortale: ch'egli muoia, è spiegato nelle diverse mitologie in varî modi, per un errore del dio che lo crea, o dell'uomo stesso, o in seguito a qualche altro fatto: che ha però quasi sempre - ad eccezione delle cosmologie dualistiche, dove le imperfezioni del mondo attuale sono dovute ad una commistione del bene col male, risalente alle origini, e alla loro lotta - il carattere di uno sbaglio accidentale.
Strettamente uniti con le cosmogonie, i miti antropogonici si saldano a loro volta con quelli che si potrebbero chiamare, più propriamente, etnogonici, intesi a narrare le origini e la supposta storia primitiva della tribù, ricorrendo per lo più ad una genealogia; nella quale può inserirsi un mito di carattere più ampio, che divide la storia dell'umanità intera in periodi; e i sociogonici, che attribuiscono ai progenitori, o alle generazioni succedutesi, le più importanti istituzioni sociali (v. anche mito e mitologia).
Bibl.: C. H. Toy, Introduction to the History of Religion, 3ª ed., Cambridge (Mass. S. U. A.) 1924, p. 363 segg.; E. W. Hopkins, Origin and Evolution of Religion, New Haven (Conn.) 1924, p. 229 segg. J. G. Frazer, Le folklore dans l'Ancien Testament (trad. franc.), Parigi 1924, pp. 3-31.