antropocene
(Antropocene), s. m. Periodo geologico caratterizzato dalla funzione centrale dell’essere umano nella modificazione dell’ambiente terrestre.
• Di questi eventi, solo il terremoto ha cause solo naturali, anche se le conseguenze sono state assai più crudeli per l’abbandono della città povera a se stessa, per la carenza di strutture sociali, per la corruzione che si è intrecciata alla ricostruzione. Gli altri, di origine umana, hanno causato fratture e disastri ambientali e climatici. C’è stata una specie di scambio. Nell’antropocene sono gli umani a distruggere la natura. (Guglielmo Ragozzino, Manifesto, 20 maggio 2008, p. 1, Prima pagina) • l’estinzione attuale ‒ sostengono molti biologi, a cominciare dal «guru» degli entomologi Edward O. Wilson ‒ è opera nostra. È il prodotto dell’Antropocene, la nuova era geologica che, secondo il termine coniato negli Anni 80 dal biologo Eugene Stoermer e popolarizzato dal Nobel per la chimica Paul Crutzen, sta riplasmando la Terra con le energie scatenate da un’umanità troppo vorace ed egoista. (Gabriele Beccaria, Secolo XIX, 21 maggio 2015, Speciale, p. XI) • Peter Sloterdijk, uno dei pensatori europei oggi più influenti, lo afferma con convinzione: l’arte è fin dalle origini legata alla sfida che unisce parola e tecnologia (all’inizio elementare, oggi più che complessa) che hanno portato al compimento dell’antropocene, ovvero l’età attuale in cui l’uomo ha il potere di trasformare il pianeta. (Gian Mario Villalta, Messaggero Veneto, 29 ottobre 2016, p. 50).
- Composto mediante la giustapposizione dei confissi antropo- e -cene.
- Termine coniato nel 2000 da Paul Crutzen, premio Nobel per la Chimica nel 1995.
- Già attestato nell’Unità del 9 gennaio 2003, p. 31, Commenti (Gianfranco Bologna).