ANTRODOCO (A. T., 24-25-26)
Cittadina della provincia di Rieti, già di quella di Aquila, situata a 510 m. s. m., ai piedi del M. Giano (1836 m.), allo sbocco occidentale delle alpestri gole omonime nella valle del Velino, sulla ferrovia Terni-Aquila-Sulmona. Ha 4001 ab. (1921). È l'antica Interocreo, città sabina.
Antrodoco ha qualche casa caratteristica, una bella fontana e alcune chiese notevoli, come quella di S. Maria, del sec. XII, con affreschi dei secoli XIV e XV e con un battistero isolato del secolo IX davanti alla facciata; e la chiesa parrocchiale di S. Severo, con portale del sec. XV. Nei dintorni immediati di Antrodoco sgorgano due sorgenti acidulo-solforose a 13°.
Il comune, che comprende anche il villaggio di Rocca di Fondi (393 ab.), ha una superficie di 69,34 kmq., completamente montuosa e in gran parte sterile o coperta di boschi, e 4898 ab. (1921), dei quali 4394 accentrati.
Storia. - Alla sua posizione, militarmente importante, Antrodoco deve l'importanza che ha avuta nella storia. Per Antrodoco passava, risalendo la valle del Velino, la via Salaria; ad Antrodoco scende, attraverso una forra profonda (gola di Antrodoco), la via che viene da Aquila. Tra queste gole incontrò Federico II fierissima resistenza, allorché nel 1231 volle sottomettere i signori delle terre estreme del suo regno. Il conte dei Marsi, insieme con Bertoldo, fratello del duca di Spoleto, e con altri baroni, si fortificò nella rocca e resistette, con l'aiuto dei fieri montanari del luogo, finché l'imperatore non fu costretto a levare l'assedio. Distrutta dagli Aquilani nel 1326 e di nuovo dagli abitanti di Cittaducale nel 1455 la città oppose nel 1494 tale resistenza ai Francesi di Carlo VIII, che invadevano il reame, da meritare dal re di Napoli il titolo di urbs fidelissima e l'esenzione dalle imposte. Nel 1536, fu ceduta in signoria a Giambattista Savelli, che ne trasmise il dominio ad alcuni suoi discendenti, dai quali passò al fiorentino marchese Giugni.
Anche nell'età moderna l'angusta gola fu teatro di fieri combattimenti. Nel 1799, gli abitanti di Antrodoco respinsero e distrussero una colonna di soldati francesi; ma particolarmente noto è il combattimento del 7 marzo 1821. Allora l'esercito austriaco del generale Frimont poté facilmente passare la gola ed occupare la città solo perché il generale Pepe, comandante dell'esercito napoletano, anziché attendere nelle fortissime posizioni naturali il nemico credé meglio dargli battaglia nella comoda valle del Velino, ove la migliore efficenza dell'esercito austriaco ebbe ben presto facile ragione delle schiere napoletane, poco organizzate e salde. Comunque, questa battaglia è da considerarsi il primo fatto d'armi del Risorgimento italiano.
Bibl.: Antinori, Raccolta di memorie storiche delle tre provincie degli Abruzzi, Napoli 1781-83; Balzano, Abruzzo e Molise, Torino 1927, passim. Per la valutazione della battaglia del 1821, v. le Memorie del Pepe e la Storia del reame di Napoli del Colletta.