ANTRACE (dal gr. ἄνϑραξ "carbone")
È una denominazione oggi poco usata, con la quale si è voluta indicare la formazione di flittene cutanee, o l'insorgenza di dermatiti, più o meno circoscritte, con cancrena violacea o nerastra del derma. Questa espressione è stata quindi adoperata nelle più differenti malattie, perfino nella peste (antrace pestoso); ma più comunemente viene usata come sinonimo tanto del carbonchio o pustola carbonchiosa, detta anche pustola maligna, cioè di quella malattia infettiva causata da uno speciale microrganismo, il bacillo del carbonchio, il quale conferisce al tratto di pelle colpita, e, nelle infezioni generalizzate, anche al sangue e alla milza, un colorito nero carbone, quanto del favo, altra malattia infettiva della pelle, determinata dai comuni germi della suppurazione, a carattere cioè infiammatorio, che può condurre ad ulcerazione e necrosi cutanea, e che è stata avvicinata alla pustola maligna, con la quale anzi talvolta è stata confusa, a causa specialmente del colorito rosso scuro o nerastro che, anche nel favo, può acquistare la pelle.
Siccome entrambe queste malattie della cute producono flittene, che sono state chiamate, spesso erroneamente, pustole (nel carbonchio non esiste formazione di pus), cosi si è voluto distinguere un antrace benigno, determinato dai germi della suppurazione e rappresentato dal favo, e un antrace maligno, rappresentato dal carbonchio cutaneo o pustola maligna; espressioni tutte inesatte, che si dovrebbero abolire, perché favo e carbonchio sono affezioni fra di loro completamente diverse, e perché non è vero che il carbonchio sia una malattia maligna ed il favo una malattia benigna, potendosi tanto nell'una quanto nell'altra affezione avere come esito frequente la guarigione e talora, anche nel favo, esito letale (v. carbonchio e favo).