GORMLEY, Antony
Scultore inglese, di madre tedesca e padre irlandese, nato a Londra il 30 agosto 1950. La sua ricerca è rivolta all’indagine della relazione tra corpo e spazio attraverso la scultura, l’installazione e il disegno.
G. è stato insignito di numerosi premi, tra cui il Turner prize (1994), il South Bank prize for visual art (1999), il Bernhard Heiliger award (2007), il premio Obayashi (2012) e il Praemium imperiale (2013). È stato inoltre nominato Officer of the order of the British empire nel 1997, membro onorario del RIBA (Royal Institute of British Architects, 2003) e Cavaliere per i servizi resi alle arti (2014).
Di famiglia cattolica benestante, G., il minore di sette fratelli, ha frequentato prima il benedettino Ampleforth college, nello Yorkshire, e poi le classi di archeologia, antropologia e storia dell’arte al Trinity college di Cambridge (1968-71). Nei primi anni Settanta, interessato alla cultura buddista e mediorientale, ha viaggiato in Turchia, Siria, Afghānistān, Pakistan, India, ῾Irāq, Irān e Srī Laṅkā (197174). Dopo un anno di studi alla Central School of art di Londra (1974-75) si è iscritto alla Goldsmiths School of art (1975-77), per poi specializzarsi in scultura presso la Slade School of fine art university college, sempre a Londra (1977-79). Dopo aver partecipato ad alcune mostre collettive, tra cui Nuova immagine presso la IX Triennale di Milano (1980), ha esordito con la sua prima personale presso la Whitechapel art gallery di Londra nel 1981.
Già in questi primi lavori G. ha usato sé stesso per creare il calco alla base delle sue sculture in cui il corpo, contenitore e sede della coscienza, diventa il mezzo per visualizzare l’inconoscibile e l’invisibile (Three ways. Mould, hole and passage, 1981-82, Londra, Tate modern). Aspetti fondamentali della ricerca di G., quelli della relazione del corpo con lo spazio, e del corpo come spazio e come traccia, che si ritrovano con coerenza in ogni sua opera, come Event horizon, calchi del corpo dell’artista posti sui tetti di South Bank a Londra (2007), di Madison Square a New York (2010) e a San Paolo del Brasile (2012), oppure Field for the British isles (1992, 35.000 figure in terracotta, Londra, Arts council of Great Britain), lavoro per il quale, nel 1994, G. è stato insignito del Turner prize. Costituito da migliaia di figure di creta, realizzate a mano in collaborazione con le comunità locali, seguendo l’indicazione dell’artista di trattare l’argilla come un’estensione del proprio corpo, questo lavoro, visibile solo dalla soglia degli ambienti in cui è installato, trasforma lo spettatore in soggetto dell’opera, dal momento che gli sguardi delle figurine sono rivolti a lui, e insieme, secondo le intenzioni di G., materializza lo spazio tra gli interstizi del corpo («Essi sono, in un certo senso, un tentativo di realizzare una personificazione, senza preoccuparsi troppo [...] della mimesi, della rappresentazione in senso tradizionale», Hutchinson, Gombrich, Njatin et al. 2000, p. 10).
Oltre ad aver partecipato alle maggiori mostre periodiche, come la Biennale di Venezia (1982, 1986) e Documenta di Kassel (1987), G. ha avuto numerose personali in spazi privati e pubblici (Hayward gallery, Londra, 2007; Hermitage, San Pietroburgo, 2011; Centro cultural Banco do Brasil, San Paolo, Rio di Janeiro e Brasilia, 2012; Centro Paul Klee, Berna, 2014). Tra i suoi lavori permanenti di arte pubblica si ricordano Angel of the North (1998, Gateshead), Inside Australia (2003, Lake Ballard) ed Exposure (2010, Lelystad).
Bibliografia: J. Hutchinson, E.H. Gombrich, L.B. Njatinet al., Antony Gormley , London 2000; D. Leader, A. Renton, R. Sennett, Making space, London 2004; Antony Gormley, ed. J. Contreras, M. Cousins, catalogo della mostra, Monterrey,Museo de arte contemporáneo, Monterrey 2008; M. Caiger-Smith, AG. Antony Gormley, London 2010; Antony Gormley. According to a given mean, ed. J.P. Van Bendegem, catalogo della mostra, Brussels, Xavier Hufkens, Brussels 2013.