Vedi ANTONIO dell'anno: 1958 - 1994
ANTONIO (M. Antonius)
Triumviro figlio maggiore di M. Antonio Cretico, nato nell'82 circa a. C.
Educato in Grecia; dal 57 al 55 comandante di cavalleria in Palestina ed Egitto, nel 54 con Cesare in Gallia. Questore nel 52, augure e tribuno della pleble (50). Governatore dell'Italia durante l'assenza di Cesare (49 e 47), console nel 44 con Cesare. Con Ottaviano e Lepido costituì il Secondo Triumvirato (43). Nel 42 vinse Cassio e Bruto a Filippi; nel 41 s'incontrò in Egitto con Cleopatra. Rientrato in Italia dopo la disfatta del fratello Lucio (40), stipulò un nuovo trattato a Brindisi con Ottaviano. Nel 37 ritornò in Oriente, sottomettendo nel 34 l'Armenia. Il ripudio della moglie Ottavia per Cleopatra, la concessione delle province asiatiche ai figli di questa, condussero allo scoppio della guerra civile. Sconfitto ad Azio (31), fuggì con Cleopatra in Egitto, dove si uccise (30). Era stato sposo di Fadia, Antonia, Fulvia ed Ottavia. Ebbe tre figlie e due figli.
Fisicamente, A. viene dipinto da Plutarco (Ant., 4) come uomo di virilità erculea, di bell'aspetto, dal naso aquilino e barba ben curata; Cicerone (Phil., II, 25) dice ch'egli aveva un corpo di gladiatore.
Ad A. vivente, furono dedicate molte statue onorarie, specie in Oriente: ad Alessandria, dove era rappresentato insieme a Cleopatra (Cass. Dio, l, 5); ad Atene (Plut., Ant., 57) e in diverse città asiatiche, statue che furono abbattute dal Senato dopo la battaglia di Azio. A. fu il primo, dopo Cesare, ad ottenere il diritto d'effigie sulle monete; il suo ritratto appare nelle serie seguenti: a) denari argentei di Sepullio Macro (44 a. C.); b) denaro coniato da C. Vibio Varo (48 a. C.); c) serie orientali (aurei e denari) con effigi di Ottaviano o A. sul rovescio (41 a. C.); d) serie galliche (aurei e denari) con effigie di Cesare sul rovescio, coniate durante la guerra di Perugia (40); serie romana (aurei di Livineio Regulo, denari di P. Clodio, 39 a. C. circa).
Nelle monete del 44 si distinguono: un tipo con capo velato, barba, in segno di lutto, e lituo di augure ed un tipo sbarbato e senza velo; entrambi sono resi con forme semplici a contorni aguzzi. Nella serie romana del 39 è invece un tipo che già esprime nella freddezza ideale di forme e nel linearismo dei contorni i caratteri peculiari del classicismo augusteo. Nelle serie orientali (dopo la battaglia di Filippi fino alla morte di A.) si manifesta un'individuazione assai più marcata, un significativo approfondimento psicologico, ed insieme una piacevole morbidezza di forme. I ritratti delle serie orientali più antiche derivati tutti, probabilmente, da un archetipo creato in ambiente microasiatico, presentano grande somiglianza, per monumentalità di concezione e carnosità di forme, con ritratti diadochei (es. Filetero); quelli delle serie più tarde (36-34), caratterizzate dalla forma degli occhi, esprimono nella compenetrazione fra personalità e tipo e nell'espressione spiritualizzata, i caratteri della ritrattistica del tempo del Secondo Triumvirato. Scarso interesse iconografico presentano i ritratti delle serie galliche, che rivelano anch'essi la dipendenza da un archetipo ellenistico. Pochi sono i ritratti plastici nei quali si possa fondatamente riconoscere l'effigie di A.: una statua di calcare da Atfih (Aphroditopolis) al rnuseo del Cairo (Notiz. Archeol., III, 1922, figg. 9-11) nella quale egli è raffigurato in "nudità eroica", con egida, come Giove Egìoco, in uno schema evidentemente derivato da una statua-ritratto di Alessandro Magno. Ma i tratti del volto trovano puntuale confronto nei tipi monetali. È probabile che in questa statua, piena di effetto nella sua teatralità, A. sia raffigurato come sposo di Cleopatra, discendente dei Tolemei ed imperatore d'Oriente. In tal caso l'opera deve essere datata subito dopo il 37 a. C. Grande somiglianza coi ritratti monetali del 44 offre anche una testa colossale da Forum Sempronii (Bologna, Museo Civico, identificata dal Kaschnitz-Weinberg), ritratto postumo, del periodo claudio, ma derivante da un ritratto coevo di A. in età matura (A. era avo di Claudio); lavoro provinciale, caratterizzato da un gusto delle masse duramente squadrate prettamente italico. Non del tutto persuasiva è l'identificazione come ritratto di A. di una testa marmorea da Magnesia (Musei di Berlino: Bluemel, R. 15, t. 10); né di una testa bronzea colossale dalla Cilicia (Louvre: Arndt-Br., t. 1021, 22). È stata proposta l'identificazione con A. del cosiddetto "Silla" di Monaco (Arndt-Br., 25-36). Sono invece da escludere come A. un busto del Museo Vaticano (Braccio Nuovo 96 A: Hekler, t. 228 b), che è del periodo fiavio, e un altro del British Museum (Hekler, fig. 155), che è traianeo.
Fra le gemme hanno sicuro valore iconografico soltanto due corniole del British Museum, n. 254 (corniola Blacas) e n. 253, con le effigi dei triumviri.
Bibl: Weigall, M. Antoine, Parigi 1923; Lindsay, M. A. M. Antony, Londra 1936; M. A. Levi, in Enc. It., III, p. 568. Per l'iconografia: J. J. Bernoulli, Römische Ikonographie, I, Stoccarda 1882, p. 203 ss.; Barrfeld, in Journ. Internat. d'arch. num., XII, 1909-10, pp. 89-118; H. Grueber, Coins of the Roman Republic in the Brit. Mus., I, p. 547 ss.; Cohen, p. 35 ss.; Studniczka, in Winckelmannsprogr. Lipsia, XIV, dicembre 1904 (testa Brit. Mus.); Ravaison-Mollien, in Bull. Antiq. de France, 1905, p. 287 ss.; B. West, Römische Porträtplastik, I, Monaco 1933, p. 81 ss.; G. Kaschhnitz-Weinberg, in Schriften d. Königsberger Gel. Ges., 1938 (quad. II); C. Pietrangeli, La famiglia di Augusto, Roma 1938 (Civiltà Romana, 7), p. 52 ss., n. 3; L. Curtius, in Röm. Mitt., LIV, 1939, 1-2, p. 112, tav. 1-5; O. Vessberg, Studien zur Kunstgeschichte d. röm. Republik, in Acta Inst. Rom. Regni Sueciae, VIII, 1941, p. 159 ss., t. 10, 1-8; B. Schweitzer, Die Bildnikunst d. röm. Republik, Lipsia-Weimar, 1948, p. 110.