TRAVI, Antonio
– Nacque a Genova Sestri Ponente. Nella prima biografia dedicata all’artista da Raffaele Soprani (1674, pp. 241-243) non è riportata la data di nascita, collocabile intorno al 1608, poiché nell’atto di morte, risalente al 19 febbraio 1665, «Antonio Travi d. Hieronimi [...] pictor insignissimo» risultava di circa cinquantasette anni (Delogu, 1928, p. 35). Tale indicazione contrasta con quanto ricordato dallo stesso Soprani (1674), per il quale il maestro, «assalito da morta febbre, terminò miseramente la vita nel 1668, in età d’anni 55» (p. 243). L’erudito segnala la provenienza da una famiglia di modeste condizioni. È documentato il nome del padre, Gerolamo, il quale risulta già scomparso nel 1649, mentre ignota è l’identità della madre.
Il 10 giugno 1625 il giovane maestro comparve, insieme al collega Giovanni Battista Croce, in un documento collegato all’accusa intentata da Bernardo Strozzi nei confronti di un fabbricante di calcina (Assini, in Bernardo Strozzi..., 1995; Gattiglia - Marengo - Orlando, 2019). Travi, noto anche con l’appellativo di Sestri «per esser nato in quel deliziosissimo borgo» (Soprani, 1674, p. 241), assistette in qualità di testimone alla deposizione rilasciata da Giovanni Domenico Cappellino presso la bottega ubicata nella zona di Ponticello (Assini, in Bernardo Strozzi..., 1995, pp. 369 s.; Zanelli, 2001, p. 9). Tale attestazione d’archivio ha generato l’ipotesi di un primo apprendistato di Travi a fianco di Cappellino nel periodo 1620-25 e di un successivo passaggio nella cerchia di Strozzi (Migliorini, in Bernardo Strozzi..., 1995), con cui Antonio instaurò un profondo legame. È quanto documenta anche la presenza nell’inventario «di pitture e mobili» elencati nella casa veneziana di Bernardo (2 agosto 1644) di «due paesi del signor Antonio da Sestri con cornici in pero» (Moretti, in Bernardo Strozzi..., 1995, p. 378). Lo stesso Soprani rilevò nel medaglione dedicato a Travi l’importanza dell’apprendistato presso il maestro genovese, che contribuì, già intorno alla metà del terzo decennio del Seicento, a dare forma a un peculiare linguaggio figurativo. Sestri, pur influenzato da tale linguaggio, seppe fornire una propria interpretazione della maniera strozzesca, come documenta la giovanile Adorazione dei pastori di collezione privata, da collocare agli esordi della sua attività (Zanelli, 2001, pp. 76 s., scheda 1).
Nell’ambito di una testimonianza rilasciata da Travi l’8 maggio 1630 a favore del maestro, il pittore dichiarò che da sette anni praticava la pittura presso la casa di Strozzi. Tale indicazione consente dunque di collocare nel 1623 l’ingresso di Antonio nella bottega del Cappuccino, negando l’ipotesi di un iniziale apprendistato presso Cappellino (Zanelli, 2019).
Fu sempre nell’ambito della bottega di Strozzi che il pittore ebbe modo di entrare in contatto con la produzione di Goffredo Wals, presente a Genova dal novembre del 1623, quando affittò da Bernardo una stanza in una casa collocata in prossimità della chiesa di S. Siro (Zanelli, 2001, pp. 149 s.). Come ricordato da Soprani (1674), frequentando il maestro tedesco Antonio «si portò in sua stanza, et osservando quelle piccole sì, ma tanto più pretiose tavoline, si diede ancor egli a dipinger paesi» (p. 242). Attraverso questo dialogo Travi conobbe la produzione dei maestri ruinisti attivi a Roma nei primi decenni del XVII secolo, che, forse, fu da lui studiata direttamente in occasione di un ipotetico soggiorno compiuto nel 1625, anno in cui è collocato un possibile viaggio romano di Strozzi, in quel momento assente da Genova (Galassi, in Bernardo Strozzi..., 1995).
È databile con probabilità intorno all’aprile del 1647 la tela con la Natività e s. Giovanni Battista (Genova Sestri Ponente, chiesa di S. Giuseppe), commissionata al pittore dalla Compagnia della Dottrina cristiana per l’altare principale dell’oratorio di S. Giuseppe, edificato dal 1646 e consacrato l’anno seguente (Zanelli, 2017, pp. 71 s., scheda 9). La tela è siglata con il tipico monogramma composto dalle iniziali AT sovrapposte, che ritorna in numerosi paesaggi ascrivibili al maestro. La composizione rivela stringenti rapporti con l’Adorazione dei pastori (Genova, Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco), la quale, alla stregua della pala di Sestri Ponente, documenta gli esiti raggiunti dal pittore nella fase matura della sua esperienza figurativa, collocabile tra gli anni Trenta e Quaranta del XVII secolo. Le fonti locali sei-settecentesche ricordarono in contesti pubblici la pala con il Matrimonio mistico di s. Caterina e santi (Genova Sestri Ponente, chiesa di S. Caterina), considerata oggetto di «approvazione e lode» (Soprani - Ratti, 1768, p. 305), ma la cui attribuzione appare ancora bisognosa di verifiche (Zanelli, 2001, pp. 11 s.), e un’ulteriore tela dispersa raffigurante S. Rosalia in gloria (già Genova Pegli, chiesa di S. Martino), ritenuta da Carlo Giuseppe Ratti «unica opera grande storiata di lui» (1780, pp. 20 s.).
A confermare il ruolo raggiunto da Travi all’interno del panorama pittorico genovese nei decenni centrali del XVII secolo e la positiva accoglienza del suo particolare linguaggio, arricchitosi nel frattempo grazie ai contatti con la produzione del Grechetto e di Filippo Napoletano, concorrono i pagamenti di Giacomo Filippo I Durazzo per l’acquisto di «un quadro de paesaggi comprato da Antonio Travi», di «un quadro di paesaggi da me pagato fatto da Antonio da Sestri» e di un ulteriore «quadro di paesaggi comprato da Antonio Travi». Le prime due tele furono pagate il 30 dicembre 1642, e la terza lo stesso giorno dell’anno seguente (Puncuh, 1984, pp. 182 s.). Rafforza tale favorevole riscontro la presenza nell’inventario della collezione di Andrea Insola (27 aprile 1656) di «due quadri grandi di Antonio da Sestri», di «due quadri di Antonio da Sestri, uno di Susanna e l’altro di Giobbe», e di «due quadri di paesi, di Antonio da Sestri» (Belloni, 1973, p. 52; Zanelli, 2001, p. 130). Tre dipinti raffiguranti «rottami, d’Antonio da Sestri» sono inoltre menzionati il 14 maggio 1665, pochi mesi dopo la scomparsa del pittore, nella raccolta di Giovanni Pietro Camere (Belloni, 1973, p. 55; Zanelli, 2001, p. 130).
Il pittore contrasse un primo matrimonio con Angela Caterina Celesia nel 1649, mentre il 23 settembre 1658, scomparsa la consorte probabilmente in seguito alla diffusione di un’epidemia di peste nel territorio genovese, furono celebrate le seconde nozze con Antonia Briani. Dal testamento di quest’ultima, redatto l’11 marzo 1661, si apprende che Travi, nominato erede universale, aveva una figlia, Anna Maria, nata dalla precedente unione, e che la coppia viveva a Genova in un’abitazione «posta sopra la piazza di Lavagna» (Belloni, 1988, pp. 57 s.; Zanelli, 2001, p. 9). Antonio ebbe anche un figlio che seguì le orme paterne, poiché nell’inventario della quadreria del nobile Domenico Mari, risalente al 26 luglio 1680, compaiono, unitamente a un «paese d’Antonio Travi, con vari ritratti», quattro Paesaggi segnalati come opera di Gerolamo Travi (Belloni, 1988, p. 241; Zanelli, 2001, p. 130), al quale fu evidentemente imposto il nome del nonno paterno.
Come ricordato da Soprani, verso la fase finale della vita sopraggiunsero per Travi vari problemi fisici che non gli permisero di fare fronte alle numerose commissioni, se non avvalendosi di collaboratori, i quali spesso replicarono le composizioni del maestro reiterando dettagli figurativi tipici del suo vocabolario. Nell’inventario della quadreria di Filippo Spinola (30 luglio 1688) è citato un «quadro bislongo di rottami [...] del nipote d’Antonio» (Belloni, 1988, p. 190; Zanelli, 2001, p. 131); nella raccolta di Pier Francesco Lomellini (17 aprile 1699) erano conservati «due quadri traversi [...] del nepote di Antonio da Sestri, dove sono case rotte e boscaglie», un «quadro traverso d’Antonio da Sestri, dove sono case rotte e boscaglie», e un ulteriore dipinto con «rottami e boscaglie del nipote di Antonio Travi» (Belloni, 1988, pp. 245 s.; Zanelli, 2001, p. 131). Opere considerate «d’allievo d’Antonio da Sestri» furono censite anche nelle raccolte di Antonio Maria Massola (28 febbraio 1703) e di Giovan Lorenzo Pessagno (24 settembre 1703: Belloni, 1988, pp. 129, 158 s.; Zanelli, 2001, p. 131, cui si rimanda per altre segnalazioni inventariali e alcune indicazioni riguardanti la grafica attribuita al pittore).
Ciò conferma che l’attività della bottega di Travi continuò anche dopo la sua scomparsa, avvenuta, come documentato nell’atto di morte, nel febbraio del 1665 nel borgo di Sestri Ponente, dove egli si era nel frattempo ritirato.
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