TOSTI, Antonio
– Nacque a Roma il 4 ottobre 1776 da Tommaso, medico romano (1735-1791), e da Agnese Massarotti (1749-1818).
Un suo fratello maggiore, Leonardo (circa 1774-5 aprile 1832), fu anch’egli medico primario all’arcispedale di S. Spirito (Tizzani, 2015, p. 370, nota 71). Si ha conoscenza di altri due fratelli, Giuseppe, ch’egli avrebbe fatto nominare amministratore della dativa reale (documentato dal 1841), e una sorella di cui è nota solo la data di morte riportata il 25 novembre 1852 nella Cronaca di Roma (Roncalli, 2006, III, pp. 98 s.).
Fu indirizzato agli studi di giurisprudenza e teologia tra il 1802 e il 1809 e dopo l’ordinazione esercitò il ministero sacerdotale nella Pia Unione di S. Paolo Apostolo tra gli ecclesiastici di Roma. Fu professore al Collegio romano fra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento, quando avviò agli studi giuridici e filosofici il poeta e librettista Iacopo Ferretti con il quale poi rimase legato. Dal 1815 fu precettore a palazzo Ruspoli e mentore in casa dei principi Odescalchi, poi uditore della Sacra Rota, aiutante di studio del revisore dei conti il cardinale Joachim-Jean-Xavier d’Isoard.
Il 5 aprile 1822 Tosti fu nominato da papa Pio VII come incaricato d’affari della S. Sede presso il re di Sardegna. Si trasferì a Torino fino al 1830 circa svolgendo diversi compiti in ambito di diplomazia ecclesiastica che condusse a buon fine. In tale contesto seguì anche le vicende del giuramento degli ecclesiastici al re Carlo Felice di Savoia avvenuto il 14 settembre 1822, di cui fornì ampia descrizione nella corrispondenza con il cardinale Ercole Consalvi (Rosboch, 2017). In quel periodo strinse relazioni di conoscenza e amicizia con diversi nobili e dotti piemontesi tra i quali Massimo d’Azeglio e la famiglia Cavour.
Gli anni che seguirono il suo rientro a Roma furono scanditi da un incessante avvicendarsi di incarichi che lo portarono a ricoprire ruoli chiave nell’amministrazione pontificia. Già nominato da Leone XII chierico di Camera il 15 gennaio 1826, il 15 dicembre 1828 divenne membro votante nella congregazione della Revisione dei conti e, prima del 7 gennaio 1829, prelato domestico. Ad aprile dello stesso anno fu nominato dal nuovo pontefice Pio VIII referendario e segretario della congregazione di Stato formatasi all’indomani della sua elezione e il 9 giugno consultore della congregazione dei Riti. Il 1° gennaio 1830 gli venne affidata anche la presidenza dell’ospizio apostolico di S. Michele che tenne fino al 17 luglio 1859.
In questa veste potenziò le funzioni del pio istituto che divenne modello di efficienza a livello europeo nella gestione delle fasce più indigenti della popolazione attraverso un sistema di riabilitazione sociale.
Tosti provvide al riassetto delle attività didattiche e dell’intero settore produttivo, incrementando il lavoro del lanificio e della fabbrica degli arazzi, liberando i magazzini di Ripa grande dai depositi di cibo e affittandoli alle botteghe artigianali, programmando varie migliorie e abbellimenti al complesso architettonico e alla chiesa di S. Michele a Ripa servendosi dell’architetto Luigi Poletti (1831-34).
Contestualmente, risanò l’amministrazione deficitaria e per la prima volta pubblicò il bilancio con una dettagliata descrizione della riorganizzazione e delle attività svolte (Relazione dell’origine e dei progressi dell’Ospizio Apostolico di S. Michele scritta da Antonio Tosti, Roma 1832).
Dalla Relazione si evince anche il nuovo sistema di formazione professionale nel quale egli diede impulso all’insegnamento di alcune abilità quasi perdute (tessitura della seta, mosaico, ornato, incisione in rame, di medaglie e cammei). Con finalità didattiche volle anche arricchire l’ospizio con copie di gessi riproducenti sculture antiche e con una delle più grandi collezioni di stampe in Roma di quel periodo (16.000 pezzi). Quest’ultima approdò alla Boston Public Library nel 1869, venduta in blocco dallo scultore Alessandro Ceccarini, suo erede fiduciario, a Thomas Gold Appleton, il quale la donò alla biblioteca costituendo il primo nucleo del gabinetto di stampe (Dinoia, 2013).
Il 22 gennaio 1834 Gregorio XVI nominò Tosti a protesoriere, poi tesoriere generale (25 giugno 1834) della Reverenda Camera apostolica succedendo al cardinale Giacomo Luigi Brignole, incarico che mantenne in via del tutto eccezionale per undici anni nonostante la sua elevazione al cardinalato. Il papa volle, inoltre, ch’egli mantenesse la presidenza dell’ospizio anche se con il titolo di visitatore perpetuo. Gli obiettivi che Tosti si prefisse durante il suo lungo mandato furono quelli di un riassetto delle finanze pubbliche, un maggiore slancio all’industria e al commercio, un risanamento edilizio della capitale e delle provincie.
Per sua iniziativa fu indetta la notificazione relativa all’aumento del dazio sui tessuti di lana, alla pubblicazione della raccolta delle leggi e disposizioni di pubblica amministrazione, alle norme per la riforma del sistema monetario, per i registri di bollo e conservatorie di ipoteche (1835), al regolamento per la riscossione delle tasse e per l’amministrazione delle poste (1839-40). Efficaci furono le sue disposizioni dirette alla repressione del contrabbando. Al fine di dare maggiore trasparenza ai flussi di cassa, nel dicembre del 1836 istituì l’Amministrazione terza, che si occupò di entrate e proventi riferibili a tutti i cespiti di ‘aziende’ camerali non compresi nelle attribuzioni delle altre amministrazioni, come per esempio calcografia, cartiera, armeria vaticana ecc. In ambito finanziario fu di fondamentale importanza il suo contributo all’istituzione della Banca romana nel 1833-34 e della Cassa di risparmio di Roma nel 1836. Durante il suo mandato si occupò personalmente anche delle necessità delle provincie dello Stato pontificio (Ravenna, Bologna, Ancona, Viterbo ecc.). Lo testimoniano i vari carmi e odi scritti in suo onore in occasione delle sue visite, tra i quali l’ode scritta nella circostanza della piena del Po (C. Ravioli, Per la partita che S. E. R. il signor card. Tosti [...] faceva nel marzo 1843 ad intendere ai guasti dal riottoso Po nelle amene campagne di Romagna..., Roma 1843).
Notevole fu l’impulso impresso alle arti liberali: oltre a essere raffinato collezionista, socio dell’Accademia Tiberina e dell’Arcadia (restaurò la sede del Bosco Parrasio sul Gianicolo nel 1838), fu amante della musica, protettore dell’Accademia di S. Cecilia dal 1840 e mecenate delle antiche e delle nuove ‘magnificenze romane’. Tra il 1830 e il 1858 per sua iniziativa l’ospizio divenne sede privilegiata delle rappresentazioni di melodrammi biblici e oratori con la partecipazione degli allievi micheliniani come attori, coristi e orchestrali diretti dal maestro Giuseppe Bajni, tra i quali si distinsero Augusto Rotoli, Antonio Cotogni e Tito Sterbini (A. De Angelis, La musica a Roma nel secolo XIX, Roma 1935, pp. 173-175).
Dell’elenco completo di monumenti, chiese ed edifici restaurati allegato alla sua Memoria sul preteso conto del tesorierato ossia della finanza pel decennio dal 1835 al 1844 (Roma 1851), si ricordano i lavori per i nuovi fabbricati del Laterano, nei quali trasferì il mosaico antoniniano delle terme di Caracalla (Secchi - Tosti, 1843); i restauri per le chiese di S. Pietro in Montorio, S. Francesco a Ripa, S. Bonaventura al Palatino; la riedificazione della basilica di S. Paolo fuori le Mura dopo l’incendio del 1823, in qualità di deputato della congregazione speciale. Si adoperò anche per la nuova costruzione della Calcografia affidata all’architetto Giuseppe Valadier (1837), per la quale fu presidente della commissione artistica e nel marzo del 1839 condusse l’acquisto di tutti i rami della Calcografia Piranesi con i fratelli Firmin Didot.
Nel concistoro del 12 febbraio 1838 Gregorio XVI lo creò cardinale (in pectore) con il titolo di S. Pietro in Montorio: la nomina fu resa pubblica il 18 febbraio 1839 e nello stesso giorno il papa lo ammise alle congregazioni dei Vescovi, dei Regolari e all’amministrazione delle Acque.
Conservò l’ufficio di tesoriere generale per espresso desiderio del pontefice fino a quando l’11 gennaio 1845 diede la rinuncia all’incarico, accettata dallo stesso papa. Secondo la Cronaca di Roma (Roncalli, 1972, I, p. 51), ripresa nella corrispondenza Pianciani (Vincenzo Pianciani..., 1993-1996, II, p. 934) il motivo potrebbe ravvisarsi nel rifiuto da parte della congregazione ristretta di sette cardinali riunitasi il 22 dicembre 1844 di una proposta di Tosti su una nuova accensione di debito di 2 milioni di scudi. Tuttavia, i giudizi diversi e contrastanti pervenuti sulla sua gestione delle finanze – dagli elogi dell’avvocato Leopoldo Farnese (Giordano, 1869) o di Gaetano Moroni (1855, pp. 332 s.) al discredito di Luigi Carlo Farini (1850), Aurelio Angelo Bianchi - Giovini (1860, p. 17 e passim) o di Filippo Spatafora (1982-1984, II, pp. 729-732) – portano a ipotizzare una motivazione basata su conflitti di potere e divergenze politiche con lo stesso Gregorio XVI che lo sostituì con il cardinale Giacomo Antonelli. Non è da scartare neppure la tesi di Antonio Coppi che in un appunto inedito dichiarava che il vero motivo potrebbe essere individuato nelle opinioni di Tosti circa la divisione politica dell’amministrazione pontificia e nel credito sempre crescente dei gesuiti: «Il Card. Tosti entrando nel dipartimento delle Finanze trovò un preventivo in deficit ed un debito di nove milioni di scudi romani: ma in dieci anni l’equilibrio fu ristabilito [...], e non si presero a prestito che tre milioni a condizioni infinitamente migliori pel tesoro di quelli dei prestiti anteriori» (Cenni biografici del Card. A. Tosti scritti da A. Coppi, s.l. s.d.; Museo centrale del Risorgimento di Roma, vol. 141). Studi recenti confermano l’ambizioso progetto di risanamento finanziario di Tosti in parte riuscito attraverso una riduzione del debito estero mediante un ammortamento maggiore rispetto a quello previsto nei precedenti contratti con i Rothschild con Alessandro Torlonia (Felisini, 2016).
Dopo un parziale ritiro dalla vita pubblica, nel giugno del 1846 partecipò al conclave per l’elezione di Pio IX e continuò la gestione dell’ospizio con grande zelo, tanto da non lasciare Roma né durante la rivoluzione del 1848 (Roncalli, 1972, I, p. 324), né durante la Repubblica Romana del 1849. Egli riuscì addirittura a ricevere un sostegno di 600 scudi dal ministro delle Finanze della Repubblica Giacomo Manzoni per continuare a pagare i settecento operai del lanificio, evitando in tal modo sommosse. Tuttavia, secondo le memorie di s. Giovanni Bosco che visitò l’ospizio nel 1858, tra maggio e luglio del 1849 egli dovette ritirarsi nella sua villa fuori Porta Maggiore per sfuggire al pericolo di assassinio dopo una ribellione degli alunni (Lemoyne, 1905, pp. 842-844).
Il 17 luglio 1859, a seguito di una manifestazione di operai del lanificio davanti alla carrozza pontificale, Tosti fu costretto a presentare la rinuncia all’incarico di visitatore perpetuo dell’ospizio a Pio IX, il quale accettò accordandogli a vita l’abitazione all’interno dello stesso (Taggi, 1943). Qualche mese dopo, il 13 gennaio 1860 Tosti fu nominato ‘Bibliotecarius’ XXX di S. Romana Chiesa come successore di Angelo Mai e archivista dell’Archivio segreto Vaticano. Durante il suo protettorato furono acquisite le carte del conte Gian Maria Mazucchelli di Brescia, un messale con molte miniature donato dall’imperatore austriaco e molti oggetti del Museo Sacro (Grafinger, 2006). Il 10 aprile 1863 divenne protopresbitero del Sacro Collegio dei cardinali.
Morì a Roma il 20 marzo 1866. Fu sepolto nella chiesa di S. Michele a Ripa, dove nel 1870 Alessandro Ceccarini eresse in suo ricordo un monumento funebre. Il 15 novembre 1963 le sue spoglie furono traslate all’Istituto romano di S. Michele nel quartiere di Tormarancia. Alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma si conserva un suo ritratto eseguito nel 1839 dal pittore Francesco Coghetti.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Roma, Computisteria generale della Camera apostolica, Personale, b. 34; Controllo generale (1835-1870); Camerlengato (1816-1854), Parte II 1824-1854, Titolo V - affari esteri; Tesorierato generale 1814-1847, Amministrazione III (1836-1847); Camerale II, Banca Romana; Roma, Museo centrale del Risorgimento, b. 546.60.1; b. 63.5.20; Archivio segreto Vaticano, Carte Tosti (Antonio), Indice 1122.
A.F.G.A., Il Bosco Parrasio alle falde del Gianicolo rifatto sui disegni dell’architetto sig. prof. Giovanni Azzurri, in La Pallade, I (1839), 33, pp. 258 s., 35, pp. 279 s.; G. Secchi - A. Tosti, Il musaico Antoniniano rappresentante la Scuola degli Atleti..., Roma 1843; L.C. Farini, Lo stato romano dall’anno 1815 al 1850, I, Firenze 1850, p. 131; G. Moroni, Dizionario di erudizione ecclesiastica, LXXIV, Venezia 1855, pp. 332-338; A.A. Bianchi-Giovini, Il papa e la sua corte..., Bastia 1860, pp. 17-22, 63-69; G. Giordano, Epilogo delle prose lette nella pontificia Accademia tiberina..., Roma 1869, pp. 25 s.; G.B. Lemoyne, Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco, V, San Benigno Canavese 1905, pp. 834, 842-844, 917 s.; E. Ovidi, La Calcografia Romana, Roma-Milano 1905, pp. 58-63; A. Taggi, Il lanificio di S. Michele e la “disgrazia” di un cardinale, in Strenna dei romanisti, IV (1943), pp. 146-152; C. Nasalli Rocca di Corneliano, Il Cardinale A. T. ritorna nella sua famiglia del S. Michele, Roma 1963; N. Roncalli, Cronaca di Roma 1844-1870, I, 1844-1848, a cura di M.L. Trebiliani, Roma 1972, ad ind., III, 1852-1858, a cura di D.M. Bruni, Roma 2006, ad ind.; F. Spatafora, Il Comitato d’azione di Roma dal 1862 al 1867, a cura di A.M. Isastia, I-II, Pisa 1982-1984, ad ind.; C. Cavour, Diari, 1833-1856, a cura di A. Bogge, I-II, Roma 1991, ad ind.; Vincenzo Pianciani al figlio Luigi. Carteggio 1828-1856, a cura di S. Magliani, I-IV, Roma 1993-1996, ad ind.; Ph. Boutry, Souverain et pontife..., Rome 2002, p. 477; C.M. Grafinger, A. T., in I cardinali bibliotecari di santa romana Chiesa..., a cura di J. Mejia - C.M. Grafinger - B. Jatta, Città del Vaticano 2006, p. 277; F. Leone, Ritratto del Card. A. T., in Galleria nazionale d’Arte Moderna. Le collezioni, a cura di E. Di Majo - M. Lafranconi, Milano 2006, p. 102; R. Dinoia, Parigi-Roma, Roma-Boston: la formazione della collezione di stampe del cardinale T. attraverso Calamatta e Mercuri, in Roma fuori di Roma, a cura di G. Capitelli - S. Grandesso - C. Mazzarelli, Roma 2013, pp. 555-568; V. Tizzani, Effemeridi romane, I, 1828-1860, a cura di G.M. Croce, Roma 2015, ad ind.; D. Felisini, Alessandro Torlonia. The pope’s banker, London 2016, pp. 108 s.; M. Rosboch, Fra angustie di coscienza e ordine politico..., Milano 2017, ad indicem.