TORRES, Antonio
– Nacque a Napoli il 30 maggio 1637 da Tommaso de Torres, cavaliere di origini spagnole, e da Felice Aquilone dei nobili d’Aragona, nativa di Messina, sposati il 6 novembre 1623 nella parrocchia di S. Anna di Palazzo, dove Antonio, ultimo di otto figli, fu battezzato il 7 giugno.
Il primogenito, Giuseppe (1626), fu ordinato sacerdote nel 1650; il secondogenito, Francesco, si distinse nella carriera militare; due altri fratelli, di cui uno di nome Giovanni Battista nato nel 1632, morirono poco dopo la nascita; una sorella, che professò nel monastero francescano di S. Maria della Provvidenza ai Miracoli, prese il nome di religione di Agata Maria; un’altra, Margherita, sposò il cavaliere spagnolo Tommaso Rodriguez; un altro fratello, Niccolò, fu marchese imperiale.
Rimasto orfano della madre all’età di cinque anni, Torres studiò con i gesuiti, prima grammatica nel collegio di S. Francesco Saverio, poi retorica e filosofia nel Massimo. Nella ‘congregazione di spirito’ del collegio, diretta dal padre Girolamo Servitelli, scoprì la vocazione alla vita consacrata.
Provò a entrare prima fra i certosini di Capri e poi fra i gesuiti, ma senza riuscirvi. Quando, attraverso il compagno di studi Filippo Orilia, conobbe i pii operai fondati da Carlo Carafa nel 1602, ne rimase colpito e con il consenso del direttore spirituale, il domenicano Giovanni Battista (de’ Deodati) di San Pietro, domandò di farne parte. Vi fu accolto dal preposito Giovanni Tommaso Carmignani (2 maggio 1654) e affidato per la formazione al padre Costantino Rossi, maestro dei novizi. Gli fu padrino di cresima il preposito generale dell’Ordine Domenico Cenatempo, che accolse anche la sua professione il 7 giugno 1655. Compì gli studi teologici con i confratelli Carlo Coccia e Pietro Gisolfi. Ricevette il lettorato il 17 marzo 1657 e gli ordini minori l’anno seguente. Diventato nel frattempo preposito generale, Gisolfi gli costituì il patrimonio sacro per l’ordinazione sacerdotale su una casa sita nella piazza delli Pellettieri (25 aprile 1660). Fu uno dei soli quattro membri dell’istituto sopravvissuti all’epidemia di peste che colpì Napoli nel 1656: per questo motivo, quando fu ordinato sacerdote nel 1660 dal vescovo di Lettere, il giurista napoletano Onofrio d’Aponte, già svolgeva informalmente l’ufficio di maestro dei novizi, che gli fu confermato dal capitolo generale nel 1662, e lavorava alla ricostituzione della Congregazione dei pii operai. Fu superiore nelle case napoletane di S. Maria ai Monti, di S. Giorgio Maggiore e, dal 1672, di S. Nicola alla Carità. Presso questa casa guidò per quarant’anni la Congregazione dei cavalieri e istituì la Congregazione sacerdotale di S. Maria della Purità per le missioni (1680), poi trasferita in S. Giorgio Maggiore (1694), altra chiesa dell’Ordine in città (tra i sacerdoti là formati vi furono anche Gennaro Amodei e Matteo Ripa, che furono poi missionari in Asia).
Nel 1681 fu eletto preposito generale dei pii operai; riconfermato, ricoprì più volte l’ufficio per un totale di vent’anni. Dall’arcivescovo di Napoli cardinale Innico Caracciolo fu proposto per canonico penitenziere della cattedrale, dal viceré Gaspar de Haro marchese del Carpio fu segnalato a Carlo II di Spagna come vescovo per Pozzuoli a metà degli anni Ottanta, mentre dall’imperatore Carlo VI fu destinato priore di S. Nicola di Bari (1710), ma egli rinunziò a tutti e tre gli onori.
Ebbe fama di ottimo predicatore, confessore e direttore spirituale. E come confessore fu prescelto da diversi monasteri femminili della città e dei dintorni (Pozzuoli, Amalfi, Ravello, Scala, Lettere, Capri). La pratica dell’orazione mentale, che Torres promuoveva fra i suoi penitenti, gli creò qualche incomprensione. Allo stesso modo gli procurò problemi la voce che circolava insistentemente in Napoli (dai più attribuita ai gesuiti) di essere egli in contatto epistolare con Miguel de Molinos, il cardinale Pier Matteo Petrucci, il canonico Antonio Sanfelice e altri, e di seguirne le dottrine quietiste, benché diversi testimoni, nel corso del processo per la beatificazione, abbiano poi attestato le profonde ed esplicite riserve che egli manifestava intorno all’autore spagnolo. Accusato di quietismo da un memoriale anonimo inviato al S. Uffizio, fu oggetto d’indagine canonica, che si estese tra i suoi penitenti e le monache da lui dirette, con le quali teneva fitta corrispondenza di natura spirituale. Condannato (3 agosto 1687), dal cardinale Antonio Pignatelli, allora arcivescovo di Napoli, fu privato della facoltà di confessare e predicare; ed egli si sottomise alla condanna (Napoli, Archivio storico diocesano, Sant’Ufficio, Processi, 251-764/A). Fu reintegrato nel ministero il 20 marzo 1692 dallo stesso Pignatelli, nel frattempo diventato papa con il nome di Innocenzo XII.
Colto da un colpo apoplettico che gli paralizzò il lato destro, morì a Napoli il 16 febbraio 1713, mentre era in carica come preposito generale. Il gesuita Francesco Paternò ne lesse l’elogio funebre in S. Nicola alla Carità, dove trovò sepoltura nella cappella di S. Michele Arcangelo.
Dopo la morte, dai devoti gli furono riconosciuti doni profetici e gli furono attribuiti diversi miracoli e fatti straordinari. Giambattista Vico elogiava la sua visione morale, che «temprar sapeva con le più amene e dolci maniere di una civiltà virtuosa» (Scritti vari e pagine sparse, a cura di F. Nicolini, Bari 1940, p. 175). Pietro Giannone raccontava che lo «fece accorto di non por fiducia in alcune vane superstizioni [...] farisaiche e pagane» (Vita scritta da lui medesimo, a cura di F. Nicolini, Napoli 1905, p. 31).
Opere. Come raccontano i primi biografi, durante la sua vita firmò un solo libro, ma con un ignoto pseudonimo. Lasciò, tuttavia, una corposa raccolta di lettere di carattere prevalentemente spirituale, alcune conservate in copie olografe. Apparvero poi i seguenti suoi scritti: Gesù povero, e disprezzato (Napoli 1729, ma anche 1757); Gesù Bambino (Napoli 1731). In seguito il confratello Ludovico Sabbatini d’Anfora curò due volumi intitolati Delle opere del venerabile padre D. Antonio Torres (Napoli 1752-1754). Gli scritti inediti (nove titoli) furono approvati nel 1772 nell’ambito del processo per la beatificazione introdotto a Nardò (1735-40) e Napoli (1738-40) e proseguito a Roma; altri poi furono ricercati per editto del cardinale Mario Compagnoni Marefoschi della congregazione dei Riti (18 febbraio 1774). Quei testi, tuttavia, oggi non sono più reperibili.
Fonti e Bibl.: Documentazione su Torres, inclusi gli atti del processo per la beatificazione, si conserva presso gli archivi dei pii operai in Napoli (S. Nicola alla Carità) e Roma (S. Giuseppe alla Lungara), e presso l’Archivio storico diocesano di Napoli (Sacra patrimonia, pandetta I, fascio 3, f. 39; Processi di beatificazione, vol. del 1713).
Poco dopo la morte di Torres apparvero le tre fondamentali biografie: T. Sergio, Della vita del padre D. A. T. preposito generale della Congregazione de’ Pii Operai [...] libri tre, Roma 1727; L. Sabbatini d’Anfora, Vita del padre D. A. De Torres preposito generale della Congregazione de’ Pii Operarj, Napoli 1732; G.M. Perrimezzi, Della vita del P. D. A. T., proposito generale della Congregazione de’ Padri Pii Operaj, Napoli 1733. Si vedano, inoltre: G.A. Margarita, La torre della Chiesa. Orazione panegirica, Napoli 1713; F. Paternò, Orazione panegirica, Napoli 1713; Ultimi doveri alla memoria del P. D. A. de Torres, Napoli 1713; Neapolitana Beatificationis et Canonizationis Ven. servi Dei Antonii de Torres sacerdotis congregationis Piorum Operariorum. Informatio et summarium super dubio an sit signanda Commissio introductionis causae, Romae 1742; O.S. Tocci, Il padre A. T. e l’accusa di quietismo, Montalto Uffugo 1958; F. Nicolini, Ancora del padre A. T., in Biblion, I (1959), 3-4, p. 46; R. De Maio, Società e vita religiosa a Napoli in età moderna (1656-1799), Napoli 1971, pp. 157, 161-163; D. Vizzari, T., A., in Bibliotheca Sanctorum. Prima appendice, Roma 1987, coll. 1385-1387; P. Scaramella, I santolilli. Culti dell’infanzia e santità infantile a Napoli alla fine del XVII secolo, Roma 1997, pp. 53, 83, 85; S. Nanni, I «sentimenti di notte». I Pii Operai e le pratiche della missione in Italia fra Sei e Settecento, in Religione, cultura e politica nell’Europa dell’età moderna, a cura di C. Ossola - M. Verga - M.A. Visceglia, Firenze 2003, pp. 353-377.