TONELLI, Antonio
TONELLI (De’ Pietri), Antonio. – Nacque a Carpi il 19 agosto 1686 da Sante, ufficiale di cavalleria nell’esercito del Ducato di Modena, e da Caterina de’ Pisi.
Il vero cognome della famiglia era De’ Pietri; Tonelli era invece un soprannome che si suppone derivato dal patronimico dialettale Tunèla (Antonello, riferito a un antenato di bassa statura; cfr. Bizzoccoli, 1994, p. 489), poi acquisito come cognome vero e proprio.
Iniziò a studiare musica sin dalla più tenera età dapprima sotto la guida della madre, buona dilettante di viola d’amore, poi di don Nicolò Pasi (Paci), abile violoncellista e maestro di cappella nel duomo di Carpi. Proseguì quindi gli studi a Bologna, dove forse apprese anche l’uso di altri strumenti oltre al violoncello (nel proprio Trattato di musica redatto in tarda età dichiara di «ischerzare col flauto, indi col violino, e per fine sul clavicembalo»).
Rientrato a Carpi attorno al 1705, fu aggregato alla locale Accademia degli Apparenti. Nel 1707 venne assunto come «maestro di canto e di suono» nel collegio dei nobili a Parma, dove restò fino al 1720, entrando nelle grazie del duca Francesco Farnese (cfr. Tiraboschi, 1786, p. 602). Non sono state finora ritrovate evidenze documentarie a sostegno dell’ipotesi secondo cui Tonelli si sarebbe recato in Danimarca tra il 1717 e il 1720 (pp. 602 s.). È certo invece che alcune sue composizioni valicarono le Alpi, come testimoniano una sonata per violino e basso continuo, un’aria per tenore e archi e un duetto dal dramma per musica Lucio Vero, conservate nell’archivio musicale dell’abbazia di Lambach, in Austria, due delle quali sono state copiate in loco tra il 1750 e il 1768. Tonelli ritornò a Carpi nel 1720 per entrare come primo violoncello nell’orchestra ducale di Modena, al servizio di Rinaldo d’Este; nel 1723 venne quindi nominato «dipendente e famigliare» di Francesco Maria, figlio di Rinaldo e futuro duca con il nome di Francesco III. Tale titolo si legge ancora in epigrafe al ritratto di Tonelli realizzato nel 1759 da Antonio Montanari, detto il Postetta, oggi nei Musei di Palazzo dei Pio a Carpi, nel quale il musicista viene definito anche «celebre maestro di cappella e suonator di violoncello». Sempre nel 1723, nel teatro di Cittadella a Reggio, diresse il trattenimento pastorale L’enigma disciolto: il ‘pasticcio’ conteneva anche arie di Tonelli, citato nel libretto come «virtuoso delle altezze sue de’ signori prencipe e principessa di Modona». Nel 1724, dopo aver pubblicato una raccolta di cantate, fece eseguire a Carpi il proprio oratorio Il trionfo dell’umiltà di s. Filippo Neri, su commissione dell’Accademia degli Apparenti. Sia le cantate sia l’oratorio erano su testi del conte bolognese Antonio Zaniboni. Nello stesso anno venne nominato organista nell’Accademia del Rosario del Finale di Modena (oggi Finale Emilia), ai confini del Ducato estense, dove diede un altro oratorio, il Dialogo per musica fra il beato Andrea Conti et un’anima divota. Promosso a maestro di cappella nel 1725, Tonelli rimase a Finale fino al 1730. Frattanto nel 1725 aveva fatto eseguire nella vicina Pieve di Cento il proprio oratorio S. Antonio da Padova, e ancora a Finale l’oratorio Sapienza, s. Antonio ed Eresia. Nonostante l’incarico, pare comunque che Tonelli si sia più volte assentato da Finale, e si sia recato spesso a Venezia per lavorare come violoncellista.
Nel 1730 succedette a don Giovanni Battista Zarani come maestro di cappella nel duomo di Carpi. L’incarico non gli impedì negli anni successivi di far rappresentare nei dintorni altre proprie opere: nel 1731 a Rolo, nel Reggiano, il dramma per musica Lucio Vero con gli intermezzi Canoppo e Lisetta, e nel 1736 a Castelfranco Emilia una non meglio identificata cantata sacra. Sempre nel 1736, a causa delle molte assenze spesso coperte dal di lui fratellastro Giuseppe (figlio di secondo letto di Sante Tonelli, nato nel 1711, morto nel 1755), organista in duomo, i canonici carpigiani decisero di sostituire entrambi i Tonelli nominando loro successori Giorgio Fanti maestro e Tommaso Galantini organista, entrambi già allievi dello stesso Tonelli. Il musicista si recò quindi ad Alassio per assumere la carica di maestro di cappella nella collegiata di S. Ambrogio. La scelta della città non era casuale, poiché tra i predecessori di Tonelli ad Alassio era stato, tra il 1711 e il 1716 e poi tra il 1725 e il 1736, don Federico Maurizi, nativo di Finale e già maestro di cappella a Carpi dal 1703 al 1708. Tonelli restò ad Alassio fino al 1745, dopo avervi fatto rappresentare nel 1740 o nel 1741 il già citato Lucio Vero.
Tornato a Carpi, tra il 1745 e il 1746 aprì una propria scuola di musica, chiusa verso il 1753, tra i cui allievi fu la giovanissima Rosa Partegiotti (1745 circa-1813), nativa di Luzzara, per la quale Tonelli nutrì un attaccamento che rasentava il morboso: quando nel 1763 la giovane decise di prendere i voti con il nome di suor Maria Illuminata, il musicista, benché settantaseienne, arrivò persino a chiederla in sposa, indirizzando poi alla pupilla e alle consorelle dei versi bassamente satirici che aggiunsero materia di pettegolezzo ai già tanti aneddoti sul suo temperamento bizzarro, l’appetito pantagruelico e la scarsa cura della propria persona; pare infatti che si lavasse di rado e, benché non fosse un religioso, vestisse la talare per non dovere a sua detta sprecare tempo nel cambiarsi d’abito (l’aneddotica sul suo conto è riferita da Cabassi, 1784, poi ripresa da Valdrighi, 1880: il quale a tal proposito scrive, pudicamente, che Tonelli vestiva «alla stoica»).
Risale forse a questi anni il Corelli trasformato, una serie di quattro antifone e otto Tantum ergo a due voci, due violini e basso continuo, che Tonelli arrangiò a uso dei propri allievi ricavandoli da altrettanti movimenti di sonate nell’op. III e IV di Arcangelo Corelli. La devozione di Tonelli per Corelli si configurava come una vera e propria idolatria: ne sono testimoni anche le copie manoscritte delle sonate corelliane da lui redatte, e soprattutto la sua realizzazione del basso continuo per le sonate dell’op. V, raro esempio settecentesco il cui manoscritto, come quelli del Corelli trasformato e delle sonate sopra citate, si conserva oggi nella Biblioteca Estense di Modena.
Lasciata di nuovo Carpi nel 1753, fu per tre anni di nuovo ad Alassio, dove nel 1754 fece eseguire una sua non meglio identificata composizione sacra. Tornato in patria all’inizio del 1756, ricoprì nuovamente la carica di maestro di cappella in duomo, che nel frattempo era stata affidata al fratellastro (defunto in quell’anno) e poi ad interim al già citato Fanti: la mantenne per il resto dei suoi giorni.
Risale agli anni attorno al 1762 la stesura del Trattato di musica in due parti diviso, opera interessante per l’ampio spazio dedicato alla didattica infantile e alla danza, nata come reazione alla traduzione italiana del Gradus ad Parnassum di Johann Joseph Fux pubblicato a Carpi l’anno precedente sotto gli auspici dell’Accademia degli Apparenti con il titolo Salita al Parnasso. Tonelli sottopose il proprio trattato all’approvazione di padre Giambattista Martini, con il quale ebbe un breve scambio epistolare (nel Museo della musica di Bologna si conservano due lettere di Tonelli e una copia del trattato con le annotazioni del padre Martini).
Morì a Carpi il 25 dicembre 1765.
A Tonelli è stata intitolata nel 1948 la Scuola comunale di musica di Carpi, poi confluita nell’Istituto superiore di studi musicali Orazio Vecchi-Antonio Tonelli (2006), con sede principale a Modena.
Fonti e Bibl.: E. Cabassi, Notizie degli artisti carpigiani con le aggiunte di tutto ciò che ritrovasi d’altri artisti dello Stato di Modena (1784), a cura di A. Garuti, Modena 1986, p. 163. G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, VI, 1, Modena 1786, pp. 602-604; A. Sammarini, Bibliografia d’autori carpigiani, in Memorie storiche e documenti sulla città e sull’antico principato di Carpi, II, Carpi 1879-1880, pp. 162 s.; L.F. Valdrighi, Il violoncellista T. e suor Maria Illuminata corista e organista delle Clarisse di Carpi nel secolo XVIII, in Atti e memorie delle Deputazioni di storia patria dell’Emilia, n.s., V (1880), 2 (ed. anast. in Id., Musurgiana, Bologna 1970, pp. 113-166); A.G. Spinelli, Notizie spettanti alla storia della musica in Carpi, in Memorie storiche e documenti sulla città e sull’antico principato di Carpi, V, Carpi 1900, pp. 323-405; Studi corelliani, a cura di A. Cavicchi - O. Mischiati - P. Petrobelli, Firenze 1972, ad ind.; R. Papotti, Il trattato di musica di A. T., tesi di laurea, Università di Bologna, 1972; G. Vecchi, Insegnamenti per i fanciulli di A. T. (1762), in Antiquae musicae italicae studiosi, II (1987), 6, pp. 4-8; A. T. da Carpi (1686-1765) nel tricentenario della nascita, a cura di A. Talmelli - G. Borghetto, Carpi 1988; M. Bizzoccoli, A. T. e Federico Maurizi, in La musica ad Alassio dal XVI al XIX secolo, a cura di G. Puerari et al., Savona 1994, pp. 489-502; F. Malagodi, Dizionario dei musicisti di Modena e Reggio Emilia, Modena 2000, pp. 305-309; S. Mestieri, Studio sull’opera di A. T. musicista carpigiano, tesi di laurea, Università di Parma, 2001; A. Schnoebelen, T., A., in Grove music online, 2001, https://doi. org/10.1093/gmo/9781561592 630.article.28112 (17 novembre 2019); M. Privitera, «Il Corelli trasformato»: un arrangiamento vocale settecentesco dall’opera III e dall’opera IV, in Arcangelo Corelli fra mito e realtà storica, a cura di G. Barnett - A. D’Ovidio - S. La Via, Firenze 2007, pp. 485-505; C. Hogwood, Introduction, in A. Corelli, Sonaten für Violine und Basso continuo, I, Kassel 2013, pp. III-XIII; G. Olivieri, T., A., in MGG Online, 2016, https://www.mgg-online.com/mgg/stable/ 17087 (17 novembre 2019).