SEBASTIANUTTI, Antonio
– Nacque a Pers (vicino a San Daniele del Friuli) nel 1777.
Della sua vita si hanno solo notizie frammentarie. Apparteneva a una famiglia di orologiai, sembra avesse fatto il tirocinio a Pesariis, un piccolo borgo in Val Pesarina (oggi in Provincia di Udine). I suoi abitanti erano famosi per costruire orologi, prima per uso domestico, per passare poi dal 1725 alla produzione a livello industriale intrapresa dalla famiglia Solari e destinata a durare sino ai nostri giorni.
Appresa l’arte orologiaria, Sebastianutti si trasferì a Trieste presentandosi come tecnico per la riparazione di tali macchine, sviluppando ottime conoscenze. A Trieste si occupò di diversi problemi: sollevare le statue nell’Edifizio di Borsa, riparare su tale palazzo l’orologio dell’azienda Solari posto sul timpano, realizzare un impianto di intermittenza del faro della Lanterna. Nel 1829 collaborò attivamente con Josef Ressel, nato in Boemia ma triestino di adozione, contribuendo all’invenzione dell’elica, una creazione che ha cambiato la storia della propulsione navale.
L’opera per cui Sebastianutti è maggiormente ricordato è certamente la grande meridiana a camera oscura che egli realizzò all’interno dell’Edifizio di Borsa di Trieste (ora noto come Palazzo della Borsa vecchia, inaugurato nel 1806, oggi sede della Camera di commercio del Friuli-Venezia Giulia), pienamente funzionale alla vocazione nautica della città.
In mare, l’ufficiale di rotta determinava l’ora solare tramite il sestante (altezza solare) e la lettura delle tabelle stagionali; egli era così in grado di confrontare l’ora locale del sito dove si trovava la nave in quel momento con l’ora indicata dal cronometro marino regolato sull’ora del porto di partenza. La differenza d’orario permetteva di ottenere con un semplicissimo calcolo la longitudine rispetto al porto di partenza. Questa tecnica era resa possibile grazie alla precisione dei cronometri marini disponibili solo verso la fine del Settecento, a seguito dei perfezionamenti di John Harrison.
Per definire con precisione l’ora vera locale, o meglio ancora l’istante del mezzodì vero, lo strumento per eccellenza era la meridiana a camera oscura, costituita di un foro praticato a notevole altezza dal suolo, che proiettava sul pavimento il preciso contorno dell’astro; il margine di errore rientrava in una manciata di secondi. Nei giorni in cui il cielo era terso e l’immagine luminosa marcava sulla meridiana l’istante del mezzodì, si azzerava il cronometro di palazzo Biserini, sede dell’osservatorio astronomico della città. A quest’ultimo poteva accedere in ogni momento un incaricato provvisto di un proprio cronometro per ottenerne una perfetta sincronia, dopodiché lo avrebbe portato sulla nave utilizzandolo a tempo debito quando, in alto mare, avrebbe ricercato la longitudine.
Sebastianutti prese come modello la meridiana realizzata nella cattedrale di Messina dall’abate don Antonio Maria Jaci (Napoli 1739-Messina 1815) nel 1804. Purtroppo di quello strumento, che aveva un’altezza gnomonica di 14,2187 m, oggi non vi è traccia: venne definitivamente distrutto nel corso dei bombardamenti della notte del 13 giugno 1943. È quasi certo che non vi fu mai un incontro tra Sebastianutti e Jaci, visto che quest’ultimo morì quattro anni prima che a Trieste si cominciasse a parlare di meridiana. Tuttavia, un componente della Deputazione di Borsa, un certo Giraud, aveva soggiornato a Messina e fu lui a proporre il progetto della linea meridiana.
Sebastianutti realizzò la meridiana di Trieste nel 1820 praticando il foro gnomonico sulla facciata dell’Edifizio di Borsa a un’altezza di 545 cm, derivandone al suolo all’interno del pronao una linea lunga 12,027 m, disposta obliquamente, secondo l’asse nord-sud. Tale linea – come la già menzionata messinese – risultava di una particolarità tutta propria: si presentava con una serie di rettangoli per la linea meridiana vera e propria e una serie di romboidi per le linee delle 11:55 e delle 12:05, con l’intento di fornire una messe di importanti dati astronomici.
Data la particolare delicatezza dell’intervento, è ragionevole pensare che fu il professor Michele Andrea Stadler de Breitweg, insegnante di astronomia nautica all’Accademia di commercio e nautica di Trieste, che mise a disposizione le tavole delle effemeridi; Stadler de Breitweg risulta anche presente al collaudo della linea meridiana, avvenuto nel febbraio del 1821. I calcoli furono fatti con buona probabilità dal giovane Gaspare Tonello, che allora era insegnante e calcolatore nella Scuola nautica e in seguito noto imprenditore e iniziatore del Cantiere triestino S. Marco.
Nel 2010, nell’effettuare il rifacimento del suolo lapideo della piazza sull’area antistante la facciata dell’Edifizio di Borsa (oggi piazza della Borsa), gli gnomonisti Paolo Alberi Auber e Aurelio Pantanali hanno realizzato un moderno strumento che funziona con il Sole. Prolungando idealmente all’esterno il ‘Meridiano di Trieste’ di Sabastianutti, hanno creato un orologio solare di tipo ‘analemmatico’: il passante, ponendosi ritto sul mese in corso inciso sul pavimento, genera l’ombra, la quale, dirigendosi verso l’ellisse esterna, indica l’ora solare.
Tra il 1832 e il 1833 Sebastianutti lavorò al faro del molo S. Teresa, e realizzò in data non precisabile un orologio meccanico che ora si trova nei locali della Biblioteca dei Civici musei di storia e arte a Trieste.
Morì a Trieste il 2 dicembre 1869.
Sappiamo che Sebastianutti ebbe un figlio, Guglielmo, il quale inizialmente continuò l’opera del padre occupandosi di orologeria e strumenti astronomici, realizzando un ottimo orologio marino, quindi passò alla fotografia, abbandonando il mestiere paterno.
Fonti e Bibl.: A. Sarao, Cenni sulla meridiana di Messina (incisione di Orazio Coppolino), Messina 1841; M. Trobia - M.L. Tuscano, La meridiana del Duomo di Messina, in Atti dell’VIII Seminario nazionale di gnomonica. Sezione quadranti solari..., Porto San Giorgio..., s.l. 1997; P. Auber, La grande linea meridiana a camera oscura dell’“Edifizio di Borsa” a Trieste, in Gnomonica. Bollettino della sezione quadranti solari dell’Unione astrofili italiani, 2001, n. 8, pp. 26-33; P. Alberi, La grande linea meridiana della Borsa di Trieste, in Archeografo triestino, s. 4, 2005, vol. 65, pp. 399-418; M.L. Tuscano, Aggiornamento ed approfondimenti sulla meridiana di A.M. Jaci nel Duomo di Messina, in Atti del XIII Seminario nazionale di gnomonica. Sezione quadranti solari..., Lignano Sabbiadoro..., s.l. 2005; P. Alberi Auber, La linea meridiana dell’“Edifizio della Borsa” a Trieste. Alcune peculiarità gnomoniche e calendariali, in Gnomonica italiana, 2009, n. 19, pp. 24-35.