SCANDELLO, Antonio
SCANDELLO, Antonio. – Nacque a Bergamo nel 1517 (forse il 17 gennaio, giorno di sant’Antonio; cfr. Kade, 1913-1914, p. 538). L’anno di nascita si desume, oltre che da una medaglia coniata nel 1577, da un manoscritto musicale della Ratsschulbibliothek di Zwickau (Mus. 74.1), che in testa al mottetto Christus vere languores riporta la seguente iscrizione: Ultima Cantio Antonij Scandelli, qui 18 Januarij die, vesperi hora 7, Anni 80. aetatis suae 63 obijt.
Incerte sono le notizie sulla sua formazione musicale, che gli sarà stata impartita dal padre Hieronimus (deceduto nel 1528), trombettiere del Comune di Bergamo. Nei complessi strumentali della città natale il giovane Scandello prestò servizio sia come trombettiere (dal 1530), sia come ‘piffaro’ (dal 1538). La presenza degli strumentisti municipali in S. Maria Maggiore nei sabati e nelle vigilie di feste della Vergine lo mise precocemente in contatto con l’ambiente musicale della basilica. Ingaggiato dapprima saltuariamente, dal 17 febbraio 1542 ricevette un salario annuo di 25 librae imperiali per suonare in tutte le feste solenni e in altre festività della basilica bergamasca. Il 5 febbraio 1543 il salario annuo fu portato a 50 librae con l’impegno di suonare in tutti i giorni, festivi o lavorativi, in cui in S. Maria Maggiore si praticava il canto figurato. Il 19 febbraio 1545, forse in seguito a un denegato aumento salariale, Scandello si licenziò dal servizio in basilica, salvo riassumerlo, per le solite 50 librae annue, nell’aprile del 1546. Nuove trattative sul salario intercorse alla fine di novembre del 1547 non dovettero avere esito positivo, se Scandello, entro l’inizio dell’anno nuovo, lasciò Bergamo per entrare al servizio del cardinale di Trento, Cristoforo Madruzzo (per i documenti sui trombettieri bergamaschi, cfr. Towne, 1985 e 1997, passim).
Da giugno del 1548 a gennaio del 1549 il musicista fu probabilmente al seguito del nuovo padrone, che accompagnava l’arciduca Massimiliano d’Asburgo (il futuro imperatore) a Valladolid per le nozze con Maria di Spagna, figlia di Carlo V. Tra febbraio e marzo del 1549 Scandello passò al servizio dell’elettore Maurizio di Sassonia, il quale, venuto in Italia per motivi diplomatici (Friedensburg, 1904, pp. 3, 11), era altresì in cerca di strumentisti italiani per ampliare la cappella musicale di corte da poco costituita in Dresda. Scandello e altri cinque musicisti furono dunque ceduti dal cardinale al principe tedesco, come racconta uno di loro, Cerbonio Besozzi, conterraneo e collega di Scandello, nella sua cronaca manoscritta (Cod. Ital. 330 della Biblioteca di Stato bavarese; ed. moderna in Friedensburg, 1904, p. 79). All’inizio di marzo del 1549 Scandello lasciò Trento. Giunto a corte a Dresda al più tardi a fine estate, vi fu assunto come strumentista con un salario di 228 fiorini: con quello di Besozzi, il più alto tra i sei italiani (per i documenti su Scandello a Dresda, cfr. Kade, 1913-1914, passim).
L’esordio compositivo di Scandello avvenne di lì a poco, come suggerisce l’iscrizione «anno 51» apposta al mottetto Hodie Christus natus est in cinque dei sei libri-parte del manoscritto Mus. 1-D-3 della Biblioteca di Stato sassone di Dresda (Heuchemer, 1997, I, p. 110). Caduto l’elettore nella battaglia di Sievershausen (9 luglio 1553), Scandello compose la Missa sex vocum super Epitaphium illustrissimi principis Mauritii, basata su un mottetto oggi perduto (si suppone che il testo riprendesse l’epitaffio funebre del poeta di corte Georg Fabricius; cfr. Reuning, 2001, p. 57). Tramandata manoscritta da fonti successive (il libro-corale Mus. Pi Cod I della stessa biblioteca riporta la data 1562 in corrispondenza della messa; cfr. Steude, 1978, p. 118), Scandello vi esibisce una notevole abilità nell’impiego delle tecniche polifonico-imitative di stampo franco-fiammingo: dove e da chi avesse appreso l’arte della composizione non è noto, ma il contatto con i maestri di cappella degli ambienti in cui si trovò a lavorare da strumentista (Gasparo de Albertis in S. Maria Maggiore a Bergamo, Johann Walther e Mattheus Le Maistre alla corte di Dresda) dovette avere un ruolo importante al riguardo (Heuchemer, 1997, I, pp. 57-62).
Nel 1557 Scandello fu per breve tempo a Bergamo, ma entro l’autunno tornò definitivamente a Dresda. Intanto la sua fama di compositore e virtuoso strumentista aveva oltrepassato i confini del Ducato: nel 1560 l’arcivescovo di Magdeburgo scrisse all’elettore di Sassonia per inviare a Scandello il figlio di un suo musicista, raccomandandosi che venisse istruito in particolare nel cornetto (lettera in Kade, 1877, p. 252).
Nel 1561 compose una Passio secondo Giovanni che coniuga elementi compositivi della tradizione italiana (Cristo e personaggi, a esclusione dell’evangelista, si esprimono in polifonia) e tedesca (testi di Johannes Bugenhagen, tono monodico di lezione; cfr. Kade, 1893, pp. 191-193; Botti Caselli, 1981, p. 67). Lo stesso può dirsi della Storia della Resurrezione, composta nel 1568 (Botti Caselli, 1981, p. 59), il cui modello fu poi ripreso, adattato al mutato stile, da Heinrich Schütz nella sua Resurrezione del 1623 (Kade, 1893, pp. 209 s., 243). Le due composizioni rimasero a lungo manoscritte: soltanto, rispettivamente, nel 1621 e nel 1612 il compositore slesiano Samuel Besler ne curò la pubblicazione postuma, a Breslavia per i tipi di Georg Baumann, qualificando Scandello come «famoso musico e maestro di cappella».
Nel 1562 Scandello ottenne la cittadinanza di Dresda. Proprietario di una casa, al più tardi in tale circostanza dovette convertirsi alla confessione luterana, condizione necessaria per la cittadinanza e per il possesso di immobili e terreni.
Nel 1564 quattro sue composizioni a otto e sette voci apparvero nei primi due tomi dell’imponente Thesaurus musicus (Norimberga, Johann Berg e Ulrich Neuber). Scandello dimostra familiarità nell’uso di ampi organici, trattati anche secondo la tecnica dei cori spezzati. Tra le composizioni del primo tomo va segnalato il mottetto in due parti Imperium Augusti sit foelix / Sint quoque felices, dedicato al suo nuovo signore, Augusto I di Sassonia.
Nel 1566 seguì l’elettore alla Dieta imperiale di Augusta. Da lì, il 25 marzo, gli dedicò El primo libro de le canzoni napoletane a 4 voci (Norimberga, Ulrich Neuber e Theodor Gerlach), la sua prima raccolta a stampa individuale, nonché prima silloge musicale con testi interamente in lingua italiana apparsa su suolo tedesco (Balsano, 1991, p. 139). Il libro ebbe buon esito, visto che fu ristampato a due riprese (1572 e 1583). Se nel frontespizio Scandello compare ancora come «musico» dell’elettore di Sassonia, la pubblicazione gli dovette però valere un avanzamento di carriera, poiché dal 1566 affiancò Le Maistre, di fatto come vicemaestro, nella gestione della cappella musicale di corte. Pochi mesi prima del pensionamento ufficiale di quest’ultimo (24 giugno 1568), il 12 febbraio, Scandello fu nominato maestro di cappella. Primo italiano a ricoprire tale incarico alla corte di Dresda, richiese e ottenne un salario di 400 fiorini, in considerazione degli aumentati incarichi cui doveva fare fronte.
Tra il 1568 e il 1569 Scandello sposò in seconde nozze Agnese, figlia di Benedetto Tola, uno dei musici bresciani giunti con lui alla corte elettorale nel 1549. Ebbero tre figli, Augusto, Maurizio e Rodolfo: il primo seguì le orme paterne, servendo come strumentista nelle corti di Dresda e Wolfenbüttel fino alla morte, avvenuta nel 1600. Con l’elezione a Kapellmeister cominciò per Scandello un intenso periodo di produzione musicale, inaugurato dai Newe Teutsche Liedlein mit vier und fünff Stimmen (Norimberga, Dietrich Gerlach, 1568). Nella dedica Scandello esprime ad Augusto di Sassonia la sua riconoscenza per i molti favori ricevuti (da riferirsi probabilmente al nuovo incarico), affermando altresì di aver dedicato alla composizione ogni momento libero dalle incombenze di corte sin da quando era arrivato nella cappella.
Nel 1568, unitamente ai colleghi Le Maistre, Johann Wessalius ed Erasmus de Glein, contribuì con un Beati omnes a sei voci alla raccolta di Epithalamia (Norimberga, Theodor Gerlach) in onore di Nicholaus Leopard, maestro dei pueri cantores di Giorgio Federico margravio del Brandeburgo. Composizione d’occasione, riflette la rete di relazioni che Scandello aveva tessuto nell’ambiente della corte elettorale: lo conferma anche l’epitalamio stampato nel 1574 (s.l. né ed.) per le nozze dell’organista di corte Johann Walther con Caterina Tola (secondogenita di Benedetto), divenuto dunque suo cognato.
Negli anni Settanta Scandello licenziò altre importanti raccolte, a cominciare dai Nawe und lustige weltliche deudsche Liedlein mit vier fünff und sechs Stimmen (Dresda, Matthes Stöckel e Gimel Bergen stampatori ducali, 1570). Nella dedica, Augusto di Sassonia viene lodato come amante delle arti liberali, in particolare della musica. Due ristampe presso Bergen (1578 e 1579) testimoniano il buon esito di queste «profane, allegre seppur morigerate canzonette conviviali» («weltliche, fröhliche und doch sittsame Collation Gesenglein»), poi frequentemente incluse in antologie strumentali sia coeve sia successive alla morte del compositore. Nel 1575, presso la stessa stamperia ducale, uscirono a Dresda i Nawe schöne außerlesene geistliche deudsche Lieder mit fünff und sechs Stimmen, composizioni devote indirizzate al principino Cristiano, primogenito dell’elettore, che – come attesta la dedica – tra le arti liberali coltivava anche la musica. Nel 1576 furono pubblicate a Monaco di Baviera le Missae sex, quarum priores tres 5, posteriores vero 6 voc. sunt, comp. super has cant. scil. 1. Super avec cui. 2. Jo mi son Giovenetta. 3. Ad aequales. 4. Maria Magdalena. 5. Au premier iour. 6. O passi sparsi. Auth. A. S. Electoris Saxoniae Musices praef.: esemplare a libro-corale in folio oggi perduto, ne rimane traccia nel coevo catalogo della fiera autunnale di Francoforte del libraio augustano Georg Willer il vecchio (Göhler, 1902), mentre le sei messe sono preservate in fonti manoscritte copiate tra la fine degli anni Sessanta del XVI e l’inizio del XVII secolo (Heuchemer, 1997, I, pp. 96-99). Il secondo libro dele canzone napolitane, a quatro et a cinque voci (Monaco, Adam Berg, 1577), dedicato a Ferdinando II arciduca d’Austria, fu l’ultima raccolta individuale apparsa in vita di Scandello.
A queste pubblicazioni si sommarono varie incombenze nella gestione della cappella, tra cui il reclutamento di voci bianche, la risoluzione di litigi tra i cantori circa le paghe, l’esame di nuovi musici e i viaggi a Ratisbona (1576) e Berlino (1579) al seguito dell’elettore. Sessantenne, all’apice della carriera, Scandello fece coniare la propria effigie dal medaglista Tobias Wolff. Le cospicue somme di denaro a vario titolo percepite dal compositore (Kade, 1913-1914, p. 562) rivelano l’alta considerazione in cui era tenuto da Augusto di Sassonia; il possesso di una cartiera (pp. 563 s.) dimostra l’agio raggiunto durante la pluridecennale carriera.
Morì a Dresda il 18 gennaio 1580.
Il tentativo (fallito) dell’elettore di scritturare Orlando di Lasso come successore di Scandello (lettera in Leuchtmann, 1977, pp. 235-238) riflette la reputazione ottenuta dalla cappella di corte sotto la guida del musicista bergamasco. Virtuoso strumentista, compositore e maestro di una cappella dotata di personale fiammingo, tedesco e italiano, egli incarnò il punto di incontro tra altrettante tradizioni musicali, come testimoniano le sue musiche latine, tedesche e italiane pervenute fino a noi.
Opere. Elenco in M. Eynard - R. Tibaldi, Per una bibliografia delle opere a stampa dei musicisti nati o attivi a Bergamo nei secoli XVI-XVIII, Bergamo 1996; edizione moderna delle opere superstiti in D.O. Heuchemer, Italian musicians in Dresden in the second half of the sixteenth century, with an emphasis on the lives and works of Antonio Scandello and Giovanni Battista Pinello di Ghirardi, I-IV, Ph.D. diss., University of Cincinnati 1997.
Fonti e Bibl.: O. Kade, Mattheus Le Maistre, niederländischer Tonsetzer und Churfürstlich Sächsischer Kapellmeister, geb. 15.., gest. 1577, Mainz 1862, passim; Id., Archivalische Studien über Antonius Scandellus, in Monatshefte für Musik-Geschichte, IX (1877), pp. 251-256; Id., Die ältere Passionskomposition bis zum Jahre 1631, Gütersloh 1893, pp. 190-210, 243, 306-344; A. Göhler, Verzeichnis der in den Frankfurter und Leipziger Messkatalogen der Jahre 1564 bis 1759 angezeigten Musikalien, Leipzig 1902, sez. I, p. 41; W. Friedensburg, Die Chronik des Cerbonio Besozzi 1548-1563, Wien 1904, pp. 8 s., 12, 79; R. Kade, Antonius Scandellus, 1517-1580. Ein Beitrag zur Geschichte der Dresdener Hofkantorei, in Sammelbände der Internationalen Musikgesellschaft, XV (1913-1914), pp. 535-565; H. Leuchtmann, Orlando di Lasso. Briefe, Wiesbaden 1977, p. 234; W. Steude, Untersuchungen zur mitteldeutschen Musiküberlieferung und Musikpflege im 16. Jahrhundert, Leipzig 1978, passim; A. Botti Caselli, La “Storia della Resurrezione”: un debito di Heinrich Schütz nei confronti di A. S.?, in Heinrich Schütz e il suo tempo, a cura di G. Rostirolla, Roma 1981, pp. 57-89; G.S. Towne, Gaspar de Albertis and the music at Santa Maria Maggiore in Bergamo in the sixteenth century, I-II, Ph.D. diss., University of California, Santa Barbara 1985, passim; M.A. Balsano, Et a Dresda Martin diventò Ianni. Le canzoni napolitane di A.S., in Von Isaac bis Bach. Studien zur älteren deutschen Musikgeschichte, a cura di F. Heidlberger - W. Osthoff - R. Wiesend, Kassel 1991, pp. 139-153; G. Towne, «Tubatori» e «piffari»: civic wind players in medieval and renaissance Bergamo, in Historic Brass Society Journal, IX (1997), pp. 178 s., 181-184, 187, 192-194; D.G. Reuning, Antonius Scandellus, the third Kantor of the Lutheran church at the Saxon electoral court chapel in Dresden: his liturgical music with an emphasis on the motets, D.M.A. Diss., University of Illinois at Urbana-Champaign 2001, passim.