GIORGI, Antonio Ruggero Maria
Nacque a Reggiolo, presso Reggio nell'Emilia, il 19 genn. 1887 da Ulisse, contadino, e da Melchiade Zerbini. Nel 1905, seguendo la sua inclinazione artistica, si trasferì a Mantova, dove per vivere trovò lavoro come imbianchino; parallelamente si iscrisse al corso di disegno in una scuola serale per artigiani, vivendo questa prima esperienza di apprendistato artistico in maniera isolata rispetto ai fermenti culturali del tempo; determinante fu tuttavia l'amicizia con i pittori A. Monfardini e M. Soncini che lo incoraggiarono a proseguire l'attività pittorica.
Chiamato a svolgere il servizio militare a Messina nel 1908, si prodigò per aiutare gli scampati al terribile terremoto che sconvolse e distrusse gran parte della città; appartengono a questo periodo le prime opere, Macerie della mia caserma e L'abbeveratoio (puntasecca: San Benedetto Po, Museo civico polironiano), in cui è già evidente l'attenzione del G. verso soggetti di carattere sociale rappresentati con uno stile incisivo, attraverso un segno duro e tagliente. Rientrato a Reggiolo, il G. riprese il lavoro dei campi, collaborando con la famiglia per un breve periodo, quando, lasciato nuovamente il suo paese, si recò a Milano dove trovò impiego come decoratore. Nel 1910 si trasferì a Verona, dove l'amico Monfardini lo convinse a iscriversi all'Accademia Cignaroli; è di questi anni Il nonno (olio su tela: Reggiolo, Fondazione Museo Antonio Giorgi), opera che anticipa le future scelte espressionistiche e rivela una costruzione compositiva asciutta, realizzata attraverso pochi volumi essenziali.
Pur apprezzato da F.T. Marinetti che nel 1911 gli donò con una dedica di simpatia il proprio poema Distruzione del poema futurista (Solmi - Dall'Acqua, 1980), non accettò gli inviti ad aderire al futurismo. Nel 1911 si trasferì a Monaco di Baviera, dove per un anno seguì i corsi dell'accademia privata di E. Knirr, che aveva avuto fra i suoi allievi P. Klee e tra gli assistenti O. Kokoschka. A partire da questo momento il G. si dedicò allo studio del nudo e più in generale della figura, sempre attento osservatore e partecipe interprete di soggetti ispirati a una umanità emarginata. Il G. pur non ignorando le esperienze dell'avanguardia storica, e in particolar modo della cultura mitteleuropea, rimase volutamente vincolato alla sua storia personale e all'esigenza di interpretare la realtà quotidiana, attraverso l'uso di tecniche diverse scelte di volta in volta per esprimere in maniera più consona i soggetti prescelti.
A Monaco frequentò inoltre assiduamente il pittore boemo M. Hêgr e con lui nel 1912 andò a Praga e a Parigi, dove visitò anche lo studio di G. Braque. Poco prima dello scoppio della guerra, ebbe modo di conoscere direttamente U. Boccioni durante il viaggio di ritorno da Monaco (Bini). All'inizio del conflitto, venne richiamato in Italia, e militò prima nel genio e poi in un battaglione d'assalto sul Carso; di questa drammatica esperienza lasciò un diario pittorico pieno di disegni drammatici, testimonianza e denuncia degli orrori della guerra: tra il 1916 e il 1918 eseguì con realismo espressionista dipinti ad olio quali: Tradotta militare, Quota 144, Macerie di Doberdò, Soldati al bagno, Baracca bombardata, Il milite ignoto, tutti conservati al Museo civico di Palazzo Te a Mantova, e Bambina friulana (pastello: San Benedetto Po, Museo civico polironiano).
Ritornato nel suo paese di origine, si dedicò principalmente al disegno, spesso preparatorio alle incisioni, in cui protagonisti sono soprattutto gli animali, come nel Tacchino malato (puntasecca: Mantova, Museo civico di Palazzo Te), o la vita nei campi, come nel dipinto a olio Raccolta del grano (ibid.) del 1920. E fu proprio l'esperienza della guerra a far emergere dalla coscienza dell'artista i contorni della figura dell'antieroe, dell'uomo che, acquisendo la lezione del dolore e della solidarietà, esprime con dolente semplicità l'amore per la natura e per la vita. Invitato nel 1921 all'Esposizione fiorentina primaverile, nel 1923 risultò escluso, insieme con altri giovani artisti, da una mostra provinciale a Mantova; il fatto accese un'aspra polemica sulla stampa locale e il critico G. Guerra a sostegno degli esclusi organizzò una mostra al palazzo ducale di Mantova, provocando quella "secessione mantovana" che destò tanto interesse anche in F.T. Marinetti, favorevolmente colpito dall'iniziativa e in particolare dalle opere del Giorgi. Fondamentali per il G. furono negli anni Venti l'amicizia con C. Carrà, con O. Rosai, con M. Maccari e la collaborazione alla rubrica "La stanza" della rivista Il Selvaggio, quest'ultima interrotta bruscamente a causa di incomprensioni con la redazione. Dopo il 1926 il G. abbandonò in parte la pittura a olio, dedicandosi soprattutto al disegno e alle varie tecniche incisorie. Nel 1929 espose a Praga con C. Carrà e M. Hêgr (il ministero dell'Istruzione cecoslovacco acquistò tre opere) e a Milano fu presente alla II Biennale di Brera (l'incisione La nipotina venne acquistata per le collezioni reali e oggi si conserva presso il Quirinale, a Roma).
In contrapposizione al drammatico espressionismo delle opere precedenti, caratterizzate da una sorta di realismo sociale, nella produzione degli anni Trenta il G. si espresse sempre più frequentemente in modi pacati e lirici, grazie anche all'uso del pastello, tecnica che contribuì allo sfaldamento del segno, ammorbidito da una luminosità diffusa e dai passaggi tonali. È la luce il tema dominante della produzione di questo periodo, che raccoglie ritratti interiorizzati, visualizzando un'umanità rassegnata, lontana dalla drammatica denuncia degli esordi. Nascono così dipinti intensi, come i tre oli L'adolescente (1933), Natura morta (1937), Lo scavo del vecchio pero (1938) conservati presso il Museo civico di Palazzo Te a Mantova.
In questo decennio venne invitato a diverse rassegne d'arte nazionale quali la I Mostra nazionale dell'animale nell'arte e a tre edizioni della Quadriennale (1931, 1935 e 1939) e alcune edizioni della Biennale veneziana in cui espose incisioni e disegni nel 1930, 1934 e nel 1936. A Milano nel 1932 fu presente alla III Biennale di Brera e nel 1937 all'VIII Mostra del Sindacato interprovinciale; partecipò a Firenze nel 1933 alla Primavera fiorentina e a Mantova nel 1939 alla Mostra di artisti mantovani a Palazzo Te; nel 1937 donò una sua opera (La sofferente, acquaforte del 1936) alla nascente Galleria d'arte moderna di Littoria (oggi Galleria civica d'arte moderna e contemporanea di Latina). Nel 1945 fondò, a San Benedetto Po, una scuola artigianale e di grafica, dove insegnò per alcuni anni. Nel 1948 vinse il premio Suzzara "Lavoro e lavoratori nell'arte". A partire dal 1950, con la partecipazione alla Biennale di Venezia, intensificò la sua attività incisoria e venne invitato a importanti esposizioni: dalle edizioni del premio Suzzara del 1954, 1964, 1965, 1968, a diverse edizioni fiorentine del premio del Mugello (1960 e del 1962), alla mostra "Arte moderna in Italia: 1915-1935" organizzata a Firenze nel 1967. Di questa intensa attività ottenne, infine, nel 1976, il meritato riconoscimento con un'antologica realizzata a Milano nella sede del palazzo della Permanente. La maggior parte della sua opera grafica è conservata grazie alla sua donazione nella sede del Museo civico polironiano di San Benedetto Po avvenuta nel 1978, mentre i Musei civici di Reggiolo e il Museo civico di Palazzo Te a Mantova hanno accolto, a partire dal 1974, le più importanti donazioni dell'artista.
Il G. morì a San Benedetto Po, presso Mantova, il 23 sett. 1983. Dopo la morte la moglie, Giovanna Tonini, ha donato al Comune l'abitazione dell'artista, trasformata in Casa Museo Giorgi.
Fonti e Bibl.: Gli adornatori del libro in Italia, a cura di C. Ratta, VIII, Bologna 1927, pp. 32 s.; S. Bini, Solitudine e attesa di A.R. G., in Artisti, Milano 1932, pp. 13-32; O. Vergani, La mostra del premio Suzzara, in L'Illustrazione italiana, 5 sett. 1948, pp. 318 s.; D. Villani, Ritorno sul Po, Milano 1963, pp. 119-125; C. Zavattini - D. Villani - G. Vigna, A.R. G. (catal.), Mantova 1965; C.P. Tellini, Mantova. Le Arti, III, Mantova 1965, pp. 660-662; A. Dal Prato, in Arte moderna in Italia: 1915-1935 (catal.), Firenze 1967, p.342; L. Servolini, R. G., in Echi d'Italia, XX (1970), 1, pp. 43-48; R. De Grada, R. G. a Mantova, in Giorni, 16 giugno 1976, p. 52; F. Solmi - G.M. Erbesato - D. Valeri, A.R. G.:mostra antologica, 1910-1930 (catal.), Mantova 1978; F. Solmi - M. Dall'Acqua, Mostra antologica di A.R. G. (catal.), Bologna 1980; F. Cavazzoli - A. Righetti, A.R. G. La guerra, la terra, le sue genti (catal., Ente Fiera millenaria di Gonzaga), a cura di G.M. Erbesato, Mantova 1991; G. Filippetti - P.G. Sottoriva - F. Tetro, Pinacoteca civica d'arte moderna, Latina 1994, p. 62; V. Scozzarella, in Galleria civica d'arte moderna e contemporanea (catal.), a cura di F. Tetro, II, Latina 2000, pp. 193 s.; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori…, III, Milano 1972, pp. 1493 s.