Rubino, Antonio
Inventore di libri di geometrico disordine
Vissuto nella prima metà del Novecento, Antonio Rubino è stato uno dei più importanti scrittori e illustratori per bambini: vero creatore del Corriere dei piccoli e di uno stile personalissimo, capace di fondere insieme l’assurdità delle situazioni raccontate e la regolarità solo apparente dello stile geometrico dei suoi disegni
Quando si pensa a un mondo disegnato tutto attraverso la costruzione e la sovrapposizione di figure geometriche, si immagina un universo in cui regna l’ordine, l’assoluta armonia. Eppure non c’è niente di così lontano dalle storie di Antonio Rubino, che raccontano sempre disavventure in cui tutto è pronto a capovolgersi, a trasformarsi in un frenetico carnevale.
Il grande fascino dello stile di Rubino è tutto qui, nella capacità di raccontare una ‘geometria in rivolta’, dove le figure sono sì composte da forme regolari, ma queste non stanno mai ferme, si muovono sulla pagina come su una scacchiera impazzita, sempre pronte a diventare qualcos’altro.
Prendiamo Quadratino, uno dei suoi personaggi più famosi: il nome deriva dalla forma della sua testa, che è proprio quella di un quadrato perfetto. Ma questa perfezione viene messa ogni volta in pericolo, perché tutte le marachelle di questo monello si concludono malamente con capitomboli giù dalle scale, fughe da ripostigli chiusi a chiave con lui dentro, botte in testa. E questa subito cambia forma, diventa un cerchio, un esagono, un triangolo e ci vuole il paziente lavoro di nonna Matematica o dell’istitutrice Trigonometria per limare nuovi spigoli o recuperare quelli vecchi. Come a dire che la realtà è sempre assurda, non ha mai letteralmente le misure che ci aspettiamo, ma anzi molto spesso ribalta le nostre previsioni.
Quadratino fu uno dei personaggi che Rubino inventò per il Corriere dei piccoli, il giornale per bambini più famoso in Italia (giornali per ragazzi), a partire dalla sua comparsa nel 1908. Meno serioso e con molti più disegni rispetto ad altre riviste per l’infanzia, il Corrierino fu il primo a pubblicare fumetti nel nostro paese, presentando ai giovani lettori italiani i personaggi di Bibì e Bibò, di Fortunello, del gatto Mio Mao, di Arcibaldo e Petronilla, che erano già famosi nei giornali americani. Rubino fu uno dei primi e dei più bravi fumettisti italiani, ma fu sempre contrario a inserire nelle vignette il balloon, la nuvoletta che esce dalle bocche dei personaggi e che contiene le parole: li tolse anche dai fumetti americani e li sostituì con versi rimati fuori dal disegno. Ecco un esempio: «Oh, Pierino lo detesta/ quel fantoccio in cartapesta!/ Ei l’orribile pupazzo/ dona a un povero ragazzo.// Ma la vecchia Maddalena,/ di sospetti sempre piena,/ grida: “Brutto svergognato:/ il pupazzo hai rubato!”// Tutta lieta per le scale/ dal padron la vecchia sale/ e il pupazzo dà a Pierino/ che lo scaglia nel giardino.// Ma Medoro, il can da caccia,/ del fantoccio corre in traccia/ e al padron che lo detesta/ lo riporta pien di festa/…».
Pierino è un altro dei tanti personaggi che Rubino inventò, quasi che le idee gli venissero in mente per continue combinazioni, come con le figure geometriche dei suoi disegni. Anche in questo caso si racconta di un mondo assurdo: Pierino vorrebbe sbarazzarsi per sempre di un pupazzo che non sopporta; lo butta in mare, fuori dalla finestra, nel camino, lo sotterra in un campo, lo lega alla coda di un gatto randagio, ma sempre, per una serie di concomitanze, il pupazzo viene riportato a casa e restituito al proprietario. Sembra quasi che il pupazzo abbia vita propria e si diverta a torturarle Pierino. Nelle storie di Rubino ogni cosa può diventare viva e ribaltare la situazione: capita così che Viperetta, bambina lunatica che fa impazzire i genitori, venga trasportata sulla Luna dai suoi stessi capricci. Ma neanche i protagonisti di altre storie sono campioni di obbedienza e buone maniere, al contrario di molti personaggi del tempo che venivano presentati come buon esempio per i piccoli lettori.
Rubino sembra quasi suggerire di nascosto: se tutto è senza controllo, se il mondo è sempre un carnevale, a cosa servono le regole? Forse solo per andarci contro, per l’ennesimo ribaltamento, come nel collegio La Delizia in cui gli studenti si ribellano all’unica regola esistente: quella di non studiare mai.