ROTTA, Antonio
Pittore, nato a Gorizia il 28 febbraio 1828, morto a Venezia il 10 settembre 1903. Studiò nell'Accademia di Venezia. Questa città e la vita del suo popolo son colte, dall'artista, nelle loro caratteristiche più attraenti, e formano il soggetto di grandissima parte dei suoi quadri. Fine e brioso narratore, egli sentì anche mirabilmente la grazia dell'infanzia, che in leggiadri bozzetti oppose a immagini della vecchiaia potentemente espressive: Prime illusioni, La colazione, Il ciabattino, amara e umoristica rappresentazione della miseria, e l'Ubriaco, realistica rappresentazione del vizio, sono tra le sue opere più note e migliori. Quadri di natura morta e di carattere storico-religioso figurano ancora, se pur rari, nella sua vasta produzione: Il ladruncolo nel pollaio, Il cacciatore, Francesco I re di Francia e sua sorella, La conversione di s. Paolo sulla strada di Damasco, La morte d'una polacca che ha combattuto tra i rivoltosi, e, infine, il più noto tra i quadri di soggetto patriottico, La morte del garibaldino.
Suo figlio Silvio, nato a Venezia il 15 agosto 1853, ivi morto il 7 giugno 1913, studiò sotto la scuola paterna. Anche egli trovò dapprima, in Venezia, nei suoi usi e nei suoi costumi, soggetto alle sue opere giovanili come Campiello, Costumi popolari veneziani, premiato a Parigi nel 1878. Opere giovanili sono anche: Raccolta di cipolle a Sottomarina, Sulla spiaggia, Colpo di vento. Quindi la sua natura e le tristi condizioni di salute sopraggiunte lo portarono verso i soggetti tristi, nei quali è l'espressione di un profondo, cupo dolore: Nosocomio, I forzati, Mura abbandonate, Nelle tenebre.
Bibl.: A. M. Bessone-Aureli, Diz. dei pittori italiani, Città di Castello 1915; A. M. Comanducci, I pittori ital. dell'800, Milano 1934; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935. Inoltre: per Antonio R.: G. Cantalamessa, A.R., in Emporium, XIX (1904), pagine 91-110; id., Conferenze d'arte, Roma 1926; per Silvio R.: Emporium, XXXVIII (1913), pp. 157-60.