ROCCATAGLIATA, Antonio.
– Nacque a Genova verso il 1535 o il 1536 da Gerolamo, notaio con rilevanti incarichi pubblici, e da una non precisata Battina. La famiglia apparteneva alla «nobiltà nuova» cittadina ascritta all’albergo dei Giustiniani (motivo per il quale fino al 1576 adottò il doppio cognome).
Non documentate le modalità della sua formazione che dovette essere precoce e di buon livello. Le prime testimonianze risalgono al 1556, quando fu immatricolato tra i notai di Genova e iniziò a esercitare la professione. Dello stesso anno è la stampa delle sue «studiorum primitias», un dialogo che interveniva nel dibattito sul prestigio sociale delle professioni legali a difesa della nobilissima «scribarum artem» (Antonii Iustiniani Roccataliatae Ad Benedictum Ruscam Scriba cuiusdam scribae Sumnium ad Nicolaum Zignaigum eodem autore, Genuae, A. Bellone, 1556).
Cominciò pure a rivestire il ruolo di cancelliere al servizio di diverse magistrature: nel 1557 del Magistrato degli estimatori, quindi per due anni dal 1559, e poi dal 1563 al 1569, del vicario del podestà di Genova; tra il 1563 e il 1568 del Magistrato degli straordinari e della Rota civile. A conclusione di questa carriera nell’alta burocrazia, nel maggio 1569 fu nominato cancelliere della Repubblica. Nel giro di pochi anni si ritagliò un ruolo predominante tra i tre cancellieri in carica: nel 1572 gli fu riconosciuto di rimanere in carica «ad beneplacitum», e non per i previsti cinque anni, e assommò le competenze più delicate e importanti. Continuò a esercitare la professione notarile sino al giugno del 1607 redigendo atti notarili nello stesso palazzo ducale: a sancire il costituirsi di un rapporto fiduciario che rafforzava il suo ruolo, i clienti erano personaggi di rilievo che ricoprivano le massime responsabilità politiche (dogi, senatori e procuratori), amministrative e militari della Repubblica.
Nel 1573 stampò uno scritto su un argomento di attualità (Dialogo, nel quale si ragiona de’ cambi, et altri contratti di merci, in Genoua, C. Bellone, 1573), già attribuito al tipografo Cristoforo Zabata ma ascrivibile a Roccatagliata (Savelli, 1987, pp. 79 s.), che vi argomentava a favore delle attività finanziarie e creditizie contro un’applicazione estensiva delle disposizioni emanate tra il 1569 e il 1570 da Pio V in materia di contratti censuali.
La familiarità con i vertici politico-burocratici gli garantì alcuni privilegi, come quello per erigere alcuni mulini (1577); in particolare Roccatagliata si assicurò una assoluta preminenza nel settore imprenditoriale della tipografia e dell’editoria, che ne fece anche un protagonista del panorama culturale genovese. Nel 1573 ottenne un privilegio di stampa dell’eccezionale durata di trentacinque anni ma non esercitò direttamente l’arte della tipografia (utilizzò in più edizioni una propria marca) per non derogare all’ascrizione nobiliare. Possedeva tre torchi e altro materiale tipografico-editoriale messi a disposizione delle società costituite con vari tipografi che lavorarono per lui: Cristoforo e Marc’Antonio Bellone, Zabata, Girolamo Bartoli, Giuseppe Pavoni, espressamente chiamato a Genova nel 1597 per subentrare a Bartoli.
La guerra civile che tra 1575 e 1576 scoppiò tra la fazione della nobiltà feudale e quella che originava dalle arti trovò Roccatagliata schierato con la nobiltà nuova. Gli accordi di pacificazione sottoscritti nel marzo 1576 a Casale videro, se non una sua aperta opposizione, certamente una profonda insoddisfazione verso la chiusura del ceto aristocratico ai non ascritti e agli esponenti delle professioni nobili, quale quella da lui esercitata (Savelli, 1990, p. 598).
Nel 1576 fu eletto rettore del Collegio dei notai, carica che rivestì altre quattro volte tra il 1584 e il 1604. Il 2 ottobre 1581 fu nominato annalista ufficiale della Repubblica, l’ultimo a ricoprire quel ruolo a Genova, con l’incarico compilare gli annali dal 1581: nel redigerli egli non nascose il perdurare di fratture intranobiliari, l’orientamento politico antispagnolo e antioligarchico da lui condiviso con i circoli ‘repubblichisti’, la difesa della sovranità genovese contro le prevaricazioni di ministri spagnoli e nobiltà vecchia.
In parte agli incarichi di cancelliere e annalista è da ricondurre il forte interesse per la ricerca antiquaria e l’erudizione storico-politica che lo accomunava ad altri esponenti del ceto patrizio (Giulio Pallavicino, Agostino Franzone, Federico Federici). In questo ambito si situava il progetto di compilare una storia di Genova e del suo sistema di governo che doveva abbracciare circa un millennio, dal 500 al 1528, e per il quale raccolse molta documentazione.
Dal 1581 Roccatagliata ricoprì importanti cariche: ufficiale del Magistrato degli straordinari (con ampia facoltà di intervento nelle cause giudiziarie) negli anni 1583, 1587, 1604 e 1605; nel 1584 fu ufficiale di Moneta, sindicatore della Riviera di Levante (1585), protettore del Banco di San Giorgio (1585-86), capitano e commissario di Chiavari (1597). Nel 1588 fu eletto tra i conservatori delle leggi e pure chiamato a far parte della ristretta commissione incaricata di ricompilare gli statuti civili redigendo il nuovo codice (Statutorum ciuilium Reipublicae Genuensis, Genuae, G. Bartoli, 1589). Ricoprì per tre volte i massimi vertici statali: governatore (1594-96), procuratore (1599-1601), ancora governatore dal 1607.
Morì a Genova il 19 febbraio 1608. Le sue carte costituirono un’eredità di non facile gestione per la Repubblica: fu nominata un’apposita commissione, incaricata di rivedere la mole di appunti di storia genovese da lui raccolti. I suoi annali circolarono manoscritti nei decenni seguenti.
Ebbe un figlio naturale, Pagano, morto fanciullo nel 1580; in seguito contrasse due matrimoni: verso il 1585 con Maddalena Viale (già morta a fine 1586) e nel 1588 con Francesca Franzone, ambedue di influenti famiglie di nobiltà nuova.
Sono editi gli Annali della Repubblica di Genova dall’anno 1581 al 1607, Genova 1873 e il Bellum Cyrnicum. La guerre de Corse, Bastia 1877.
Fonti e Bibl.: N. Giuliani, Notizie sulla tipografia ligure sino a tutto il secolo XVI, in Atti della Società ligure di storia patria, IX (1869), 1, ad ind.; A. Neri, Una società tipografica in Genova nel secolo XVI, in Giornale ligustico di archeologia, storia e letteratura, XIX (1892), pp. 458-466; A. Ferretto, A. R. notaio, poeta e annalista del Comune di Genova, p. te I-IV, in Il mare: politico, amministrativo, letterario, XIX (1926), 907-910; C. Costantini, La repubblica di Genova, Torino 1987, ad ind.; R. Savelli, Between law and morals: Interest in the dispute on exchanges during the 16th century, in The courts and the development of commercial law, a cura di V. Piergiovanni, Berlin 1987, pp. 79 s., 88-93; C. Bitossi, Il governo dei magnifici, Genova 1990, ad ind.; R. Savelli, Le mani della repubblica. La cancelleria genovese dalla fine del Trecento agli inizi del Seicento, in Studi in memoria di G. Tarello, I, Milano 1990, pp. 566, 577 s., 587, 598-603; G. Ruffini, Sotto il segno del Pavone, Milano 1994, ad ind.; M. Maira Niri, La tipografia a Genova e in Liguria nel XVII secolo, Firenze 1998, ad ind.; A. Roccatagliata, Nuovi documenti su A. R. editore a Genova (1577-1608), in Teca. Testimonianze, editoria, cultura, arte, II (2012), pp. 41-60; Ead., Per una biografia di A. R., in Atti della Società ligustica di storia patria, n.s., LIII (2013), 2, pp. 119-40; G. Ruffini, Cristoforo Zabata libraio, editore e scrittore del Cinquecento, Firenze 2014, ad indicem.