RIDOLFI, Antonio
RIDOLFI, Antonio. – Nacque a Mezzana, presso Trento, il 26 dicembre 1824 da Pietro e da Catterina, anch’essa nata Ridolfi. Nel novembre del 1845 risulta iscritto all’Istituto di belle arti di Siena, dove studiò pittura con Francesco Nenci e poi, dal 1851, con il nuovo direttore della scuola, Luigi Mussini. Nel 1854 ottenne i premi annuali nell’invenzione della figura palliata, nell’accademia dipinta a olio e nel cartone disegnato, mentre due anni più tardi ricevette, grazie a Mussini, la prima commessa importante: la pala d’altare per la collegiata di Casole d’Elsa, nel Senese, raffigurante la Madonna con il Bambino in gloria, s. Domenico e s. Bernardino.
L’opera, attentamente sorvegliata dal maestro durante l’esecuzione – assieme al pendant con l’Immacolata Concezione affidato ad Amos Cassioli –, è esemplata sui modelli di Raffaello e di Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, rielaborati in una chiave purista che discende direttamente da Jean-Auguste-Dominique Ingres via Mussini; quest’ultimo, memore della lenta maturazione dell’allievo, fu talmente sorpreso del risultato finale da scrivere a Cesare Guasti: «Ridolfi ha fatto miracoli!» (Carteggi di Cesare Guasti, a cura di De Feo, 1985, p. 247).
Medesimi modelli (Raffaello e il Moretto) e analoga vicinanza al maestro tenne Ridolfi per la S. Perpetua che conforta il padre (Siena, soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, in deposito presso il Museo Cassioli di Asciano), con la quale nel 1857 si aggiudicò il premio triennale dell’istituto senese, pur non riuscendo a convincere fino in fondo Mussini, che confidò in una lettera a Cassioli dubbi sul fatto che Ridolfi potesse «un giorno camminare coi suoi piedi» (Mengozzi, 1907, p. 137).
Terminati gli studi nel 1858, rimase a vivere a Siena e nel 1864 concorse per il posto di maestro di figura all’Istituto di belle arti assieme a Cassioli e ad Alessandro Franchi, che se lo aggiudicò. Questo episodio fu probabilmente alle origini di un breve periodo di rottura con Mussini, come si desume da una lettera di Tito Sarrocchi a Giovanni Dupré del 22 maggio 1868 (Fiesole, Villa Dupré, Archivio Dupré), nella quale Ridolfi è ricordato come «antico scolaro del Mussini, riamicato con Esso».
Nello stesso 1864 realizzò su commissione del marchese Ferdinando Pieri Nerli, mecenate dei giovani artisti, alcuni dipinti: un’allegoria dell’Architettura sacra e un’allegoria della Pittura sacra per la residenza di Firenze, un S. Girolamo su fondo oro, con cornice intagliata da Pietro Giusti, e una Via Crucis per la cappella di famiglia a Quinciano, nel Sud del Senese (Ambrosi, 1894, p. 497).
Le opere ottennero l’entusiastica recensione del critico fiorentino del quotidiano La Nazione, che addirittura si spinse a proclamare: «il Ridolfi in teoria ha genio, in pratica ha buona mano e buona tavolozza» (H., 1864).
Con il Ritratto dell’economista Sallustio Bandini (di ubicazione ignota) vinse la medaglia di seconda classe all’Esposizione provinciale senese nel 1870, mentre due anni più tardi fu presente all’Esposizione di belle arti di Milano con i dipinti Francesca da Rimini e Buondelmonte de’ Buondelmonti incontra Francesca Donati. Nel 1873, anno in cui venne nominato socio dell’Accademia Raffaello di Urbino, espose all’annuale mostra dell’istituto d’arte senese La pittrice e la Madonna del Latte, assieme al già noto Buondelmonte.
Nel corso degli anni lo stile di Ridolfi non conobbe particolari evoluzioni, restando sempre legato ai precetti acquisiti durante il lungo apprendistato con Luigi Mussini. La sua interpretazione del purismo, da quello che si evince analizzando i pochi lavori rintracciati, solo raramente riesce a emanciparsi dalla durezza disegnativa e dalla rigidezza della composizione rimproveratagli già negli anni della formazione.
Fortemente ancorato alla città di Siena, dove visse impartendo lezioni private, viaggiò pochissimo, ma ogni estate non mancò di trascorrere un mese nella natia Mezzana, per la cui parrocchiale dipinse la tela raffigurante L’Immacolata Concezione con i ss. Pietro e Paolo, ancora in loco.
Nel 1884 partecipò all’Esposizione nazionale di Torino con Al tempio, Un fiore e Nel tempo, reputati da Angelo De Gubernatis (1889) «encomiabili per forza di colorito e correttezza di disegno», mentre nel 1886 fu coinvolto da Mussini nel vasto ciclo pittorico della sala Vittorio Emanuele II nel Palazzo pubblico di Siena, dove tutti gli esponenti della scuola senese del secondo Ottocento ebbero modo di cimentarsi. A Ridolfi, fin da subito umilmente disposto ad accettare «quel che gli verrà assegnato» (Pierini, 1998, p. 63), fu attribuita l’esecuzione di tre peducci delle volte con allegorie delle regioni italiane: Toscana, Emilia, Umbria e Marche.
Le sue figure, dure nel disegno, piatte nel modellato, scarsamente stemperato dal chiaroscuro, e trattenute in una rigida posizione che aspira ad apparire monumentale, furono poco apprezzate anche dai contemporanei, ormai orientati verso una pittura più moderna, come quella rappresentata da una parte da Amos Cassioli, dall’altra da Cesare Maccari.
Tra le opere ricordate dalle fonti, un S. Galgano presso la famiglia Pometti di Chiusdino, una Madonna con il Bambino già nella pieve di S. Lorenzo a Monterongriffoli, sempre nel Senese, e infine alcuni studi di costume e vari ritratti, secondo il giudizio di De Gubernatis (1889) «riuscitissimi».
Morì a Siena il 5 gennaio 1900.
Fonti e Bibl.: H., Una rivista artistica in Siena, in La Nazione, 10 settembre 1864; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi..., Firenze 1889, p. 414; Epistolario artistico di Luigi Mussini colla vita di lui scritta da Luisa Anzoletti, Siena 1893, pp. 82 s.; F. Ambrosi, Scrittori ed artisti trentini, Trento 1894, pp. 496-498; N. Mengozzi, Lettere intime di artisti senesi, in Bullettino senese di storia patria, 1907, vol. 14, pp. 121, 137, 142; S. Weber, R., A., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVIII, Leipzig 1934, p. 311; Carteggi di Cesare Guasti, X, Carteggi con artisti. Lettere scelte, a cura di F. De Feo, Firenze 1985, p. 247; E. Carli, Maestri e allievi, in R. Barzanti et al., L’Istituto d’arte di Siena, Siena 1986, pp. 37-59 (in partic. p. 50); E. Vannini, A. R., in Siena tra purismo e liberty (catal., Siena), Milano-Roma 1988, pp. 97 s., 262; Disegni dell’Ottocento dalla raccolta dell’Istituto di Belle Arti di Siena (catal., Siena), a cura di F. Petrucci, Poggibonsi 1991, pp. 114-117; G. Mazzoni, R., A., in La pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di E. Castelnuovo, II, Milano 1991, pp. 991 s. (con bibl. precedente); E. Spalletti, Il secondo Ottocento, in La cultura artistica a Siena nell’Ottocento, a cura di C. Sisi - E. Spalletti, Cinisello Balsamo 1994, pp. 305-572 (in partic. pp. 306, 327, 330 e passim); Appendice documentaria, a cura di G. Mazzini - M. Pierini, in Cartoni di Cesare Maccari... (catal., Siena), a cura di A. Olivetti, Cinisello Balsamo 1998, pp. 211-329 (in partic. pp. 239-242 e passim); M. Pierini, Ordine dei lavori, ibid., pp. 57-76 (in partic. pp. 58, 60, 62 e passim); P. Agnorelli, Mussini e la rinascita romantica dell’arte senese, in Il segreto della civiltà. La mostra dell’antica arte senese del 1904 cento anni dopo (catal.), a cura di G. Cantelli - L.S. Pacchierotti - B. Pulcinelli, Siena 2005, pp. 139-155 (in partic. p. 144); F. Petrucci, in Nel segno di Ingres. Luigi Mussini e l’Accademia in Europa nell’Ottocento (catal., Siena), a cura di C. Sisi - E. Spalletti, Cinisello Balsamo 2007, pp. 186-189.