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POSSEVINO, Antonio

di Giorgio Candeloro - Enciclopedia Italiana (1935)
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POSSEVINO, Antonio

Giorgio Candeloro

Gesuita, diplomatico, scrittore, nato a Mantova il 12 luglio 1533 o 1534, morto a Ferrara il 26 febbraio 1611. Dopo essere stato varî anni al servizio dei Gonzaga, entrò nel 1559 nella Compagnia di Gesù e venne presto utilizzato per importanti missioni. In Piemonte nel 1560 si adoperò contro valdesi e calvinisti; in Francia, dal 1563 al 1572, svolse una grande attività missionaria combattendo gli ugonotti, fondando collegi, difendendo i deliberati tridentini. Nel 1573 fu a Roma per l'elezione del generale della Compagnia, Everardo Mercuriano, che lo nominò segretario dell'ordine. In seguito, nel 1577-1578 e nel 1579-1580, il P. compì due importanti missioni in Svezia riuscendo a convertire segretamente al cattolicissimo re Giovanni III, senza ottenere però la riunione della Svezia protestante a Roma. Nel 1580 compì una memorabile missione presso Ivan il Terribile che, sconfitto da Stefano Báthory, re di Polonia e voivoda di Transilvania, aveva chiesto la mediazione papale. Stabilire la pace fra i due monarchi, ottenere l'appoggio di entrambi contro i Turchi, stringere relazioni commerciali fra Venezia e la Russia, avviare la riunione della chiesa russa alla romana: questo il vasto programma che il P. su istruzioni papali tentò di realizzare. Ma egli ottenne solo la conclusione della pace di Jam Zapolski, nel gennaio 1582; mentre per il resto ebbe vaghe promesse di aiuti contro i Turchi e di accordi commerciali con Venezia e un netto rifiuto riguardo all'unione delle chiese. Dal 1582 al 1585 visse con qualche interruzione in Polonia e sostenne energicamente la politica del Báthory che, dopo la morte di Ivan nel 1584, mirava a riunire Russia e Polonia sotto il suo governo. Nonostante l'azione di numerosi oppositori fra cui Claudio Acquaviva, nuovo generale dell'ordine, il P. ottenne l'approvazione di Sisto V al progetto, troncato però dalla morte del Báthory nel 1586. Richiamato in Italia fu tenuto in disparte e visse quasi sempre a Padova, come professore in quel collegio gesuitico. Ancora due volte entrò per breve tempo nella politica: nel 1593, per un incarico presso il duca di Nevers, inviato da Enrico IV per la questione dell'assoluzione papale, e nel 1595 per difendere la causa dell'ordine, espulso dalla Francia. Missionario entusiasta e diplomatico scaltro, spirito ardito e indipendente sì da suscitare talvolta la preoccupazione dei superiori, P. è una tipica personalità della Controriforma, di cui fu ardente campione in anni di dure lotte. Anche se i suoi grandi progetti fallirono, la sua azione non andò perduta: diede un forte contributo all'azione anti-protestante in Polonia e in Transilvania e contribuì non poco, con la sua tendenza a passar sopra a questioni di rito purché fosse salvo il dogma, alla riunione dei Ruteni alla Chiesa cattolica. Suoi scritti principali sono, oltre alla Moscovia (1586), vivace e interessante narrazione della sua ambasceria e documento sulla Russia del tempo, Il Soldato Cristiano (1569), scritto per ordine di Pio V; gli Atheismi Lutheri, Calvini, etc. (1594); un Iudicium (1592) contro Machiavelli, Bodin, De la Noue e Duplessis-Mornay; la Bibliotheca selecta (1593), vasta opera pedagogica erudita.

Bibl.: C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, VI, Parigi 1890; P. Pierling, Antonii Possevini missio moscovita, Parigi 1882; id., Bathory et P., Parigi 1886; L. Karttunen, A. P., Losanna 1908.

Vedi anche
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Vocabolario
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fióri di sant’Antònio
fiori di sant'Antonio fióri di sant’Antònio locuz. usata come s. m. pl. – Suffrutice della famiglia crocifere (Iberis semperflorens), con fiori candidi; originario del Mediterraneo, si coltiva nei giardini, e fiorisce da ottobre ad aprile....
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