POSSEVINO, Antonio
POSSEVINO, Antonio. – Nacque a Mantova nel 1533 da Francesco e Caterina, in una famiglia di orefici di origini piemontesi. La notizia che i genitori fossero di origini ebraiche, ripresa da alcuni studiosi, non ha finora trovato riscontri documentari puntuali.
Dal 1550 fu a Roma a seguito del fratello maggiore Giovanni Battista, segretario del futuro vescovo di Fano Ippolito Capilupi. Nel periodo romano ebbe contatti con personaggi di spicco degli ambienti umanistici italiani, tra cui Lorenzo Gambara, Basilio Zanchi e Paolo Manuzio. Pubblicò un’opera lasciata incompiuta dal fratello defunto, il Dialogo dell’honore (Venezia, Giolito, 1556), una difesa dell’arte del duello che ebbe notevole fortuna, ma che gli provocò, in seguito, qualche imbarazzo per accuse di plagio.
Nel 1554 ottenne l’incarico di segretario del vescovo di Mantova, il cardinale Ercole Gonzaga, e di precettore dei nipoti Francesco e Scipione Gonzaga, futuri cardinali. Si dedicò alla scrittura (compose tra l’altro un trattato di storia universale che rimase incompiuto) e alla traduzione di testi classici (Senofonte, Orazio, Livio). Negli anni successivi fu a Padova, Bologna, Ferrara e Napoli al seguito di Francesco Gonzaga. La lettura di alcuni libri sulla frequente comunione (tra cui il Trattato della communione di Bonsignore Cacciaguerra) suscitò in lui l’interesse per alcune forme di devozione postridentina. Non mancarono in questi anni contatti con esponenti del movimento degli spirituali. A Napoli si sottopose alla confessione generale con il gesuita Nicola Petrella.
Nel 1559 riprese gli studi a Padova. La predicazione del gesuita Benedetto Palmio e l’amicizia con i fratelli Achille, Leonetto e Ludovico Gagliardi, futuri gesuiti, fecero maturare in lui l’idea di far parte della Compagnia di Gesù. Entrò nel noviziato di Roma il 29 settembre 1559. Dopo pochi mesi, fu mandato dal generale Diego Laínez in Savoia (1560-62), dove svolse un’intensa attività di evangelizzazione e di controversia antivaldese e anticalvinista attraverso l’apertura di collegi e la diffusione di libri. Venne ordinato sacerdote nel 1561 a Fossano (Cuneo). Visse per dieci anni in Francia (1562-72), dove si dedicò alla fondazione di collegi (tra cui quello di Avignone nel 1565), all’educazione del clero e delle élites, ma anche alle missioni rivolte al popolo. Pubblicò un Trattato del Santissimo Sacrificio dell’Altare (Lione, Michele Giove, 1563) e avvertì il ruolo della stampa e l’utilità dei libri come strumento di persuasione e per contrastare il mondo protestante. Alla missione affiancò una stabile attività diplomatica per migliorare le condizioni della Compagnia di Gesù in Francia, ottenendo importanti risultati, tra cui il permesso di aprire nuovi collegi.
Nel 1569 a Roma fece la professione definitiva dei quattro voti. Facendo seguito alla richiesta del superiore generale della Compagnia Francisco Borja e di papa Pio V, diede alle stampe Il soldato cristiano (Roma, Eredi di V. e L. Dorico, 1569), uno dei primi catechismi per soldati cattolici in età moderna, un vero e proprio prontuario per cappellani militari e soldati impegnati contro gli ugonotti, usato anche per incoraggiare l’offensiva antiturca promossa in quegli anni da Pio V. Il libro costituì un modello per un genere letterario che fiorì e si diffuse in tutta l’Europa cattolica; ebbe numerose edizioni (con ampliamenti) e traduzioni in latino, spagnolo e francese, per essere distribuito alla vigilia di importanti battaglie, tra cui quella di Lepanto.
Con l’elezione del superiore generale Everard Mercurian nel 1573, Possevino fu nominato segretario della Compagnia (1573-77), entrando così in contatto con la fitta rete di corrispondenza gesuitica e con le missioni della Compagnia nel mondo. In quegli anni Possevino fu in ottimi rapporti con Gregorio XIII, che gli affidò importanti incarichi. Contribuì, tra l’altro, al lungo processo di centralizzazione del governo delle missioni cattoliche, che si concluse solo nel 1622 con la creazione della congregazione di Propaganda fide. Nel 1577 Gregorio XIII gli sottopose il progetto di una congregazione pontificia dedicata alle missioni scritto da Jean Vendeville (1527-1592), professore di diritto all’Università di Lovanio. Possevino preparò una sintesi, con modifiche e nuove osservazioni; ne risultò un documento ambizioso, noto come memoriale di Vende- ville-Possevino, che contiene una serie dettagliata di consigli per la diffusione del cattolicesimo nel mondo. Anche se non fu messo in pratica organicamente da Gregorio XIII, in particolare riguardo alla creazione della congregazione pontificia, influì sulla politica del pontefice e ispirò documenti successivi, nel lento processo di creazione di Propaganda fide.
Dopo gli anni romani, Possevino cominciò a viaggiare su incarico di Gregorio XIII: fu nel regno di Polonia-Lituania, dove godette della stima del re Stefano I Báthory; si recò due volte in Svezia (1577-80), dove il re Giovanni III Vasa (1568-92) voleva convertirsi al cattolicesimo. La missione non andò a buon fine: le richieste del re, tra cui l’approvazione di un clero uxorato, della liturgia in volgare e della comunione sotto le due specie, non furono accettate da Roma; Giovanni III abbandonò il progetto di conversione ed espulse la Compagnia di Gesù dal suo regno. Nel 1581 Possevino fu il primo gesuita a entrare in Moscovia (1581-82) per promuovere la pace tra il re Báthory e lo zar di Russia Ivan IV e, secondo i piani del pontefice, per favorire i rapporti con la Chiesa ortodossa in funzione antiturca. Nel 1581 trattò con lo zar per la libertà di passaggio per nunzi, missionari e mercanti cattolici. Raggiunse, coronando un antico sogno, la Transilvania (1583-84), che considerava una zona strategica per fermare l’avanzata dei turchi e per convertire i musulmani. L’apostolato nel mondo islamico fu una delle aspirazioni ricorrenti di Possevino, come rivelano i suoi scritti. A Koloszvár-Klausenburg (oggi Cluj-Napoca) fondò un collegio-seminario (1584) per conto del papa e di Báthory. Infine viaggiò ancora nel regno di Polonia-Lituania, dove avviò seminari a Olomouc, Braniewo, Vilnius, Riga e Tartu. Dopo la morte di Stefano Báthory (1586), fu coinvolto nel complicato processo di successione, che gli attirò ostilità e invidie.
A testimonianza di queste missioni rimangono numerose lettere e documenti manoscritti e due importanti opere a stampa. Il Commentario di Transilvania, completato da Possevino nel 1584 (e dedicato a Gregorio XIII), ma pubblicato soltanto nel 1913 da Endre Veress (Budapest, Stephaneum), è una cronaca di viaggio e una raccolta di osservazioni sulla possibile diffusione del cattolicesimo in Transilvania, dove il re Báthory aveva protetto la minoranza cattolica e richiesto la presenza dei gesuiti. La Moscovia (Vilnius, apud Johannem Velicensem, 1586) è una relazione costruita con arte e dal tono talvolta un po’ romanzesco, in cui l’autore racconta la propria missione presso Ivan IV, mette in luce i limiti del regno moscovita e la forza della Chiesa cattolica, e individua alcune strategie per favorire la diffusione del cattolicesimo.
L’ultima fase della vita di Possevino, durante il generalato di Claudio Acquaviva (1581-1615), fu segnata da contrasti con i vertici della Compagnia. Il generale guardò con sospetto all’intraprendenza del gesuita mantovano e il peso politico delle delicate missioni gli procurò spesso l’inimicizia della Chiesa locale e di alcuni confratelli. Richiamato a Padova da Acquaviva nel 1587, Possevino insegnò teologia (1587-91) all’Università e guidò negli Esercizi spirituali importanti personalità politiche e religiose, tra cui il giovane François de Sales (1567-1622).
Fu uno dei più attivi oppositori del decreto De genere, approvato durante la quinta Congregazione generale (1593), con cui erano esclusi dalla Compagnia i candidati di origine ebraica o musulmana (denominati «nuovi cristiani»), fino all’undicesima generazione. Il decreto, mitigato nel 1608, rimase in vigore fino al 1946; nasceva dalle rivalità nazionali tra gesuiti spagnoli e portoghesi, ma aveva sostenitori anche in Italia. Possevino scrisse due memoriali ai generali Everard Mercurian nel 1576 e Claudio Acquaviva nel 1598. Paragonando la Compagnia di Gesù alla Chiesa primitiva, dimostrò il contributo dei nuovi cristiani alla Chiesa e alla Compagnia e ricordò come Ignazio e i primi gesuiti fossero totalmente estranei alle discriminazioni sulla limpieza de sangre. Possevino pose l’accento sull’efficacia del battesimo, che a suo avviso eliminava ogni differenza di sangue. Il tema della conversione di ebrei e musulmani ricorre frequentemente nelle sue opere; inoltre, nel 1577 Possevino sostituì Roberto Bellarmino nella predicazione agli ebrei presso la Casa dei catecumeni di Roma.
Nel 1593 Possevino riprese brevemente la propria attività diplomatica, quando papa Clemente VIII lo incaricò di incontrare Ludovico Gonzaga Nevers durante le negoziazioni per la conversione al cattolicesimo di Enrico IV di Francia. In occasione del soggiorno padovano si era dedicato anche alla stesura della Bibliotheca selecta (Roma, Tipografia Vaticana, 1593), la sua più famosa impresa editoriale, frutto di un lunghissimo lavoro.
L’opera propone un canone bibliografico positivo volto a stabilire quale fosse la biblioteca cattolica ideale. Il testo influenzò la Ratio studiorum, che proprio in quegli anni era messa a punto nella Compagnia di Gesù. La Bibliotheca era selecta, rappresentava cioè una guida alla conoscenza sicura, garantita, senza pericoli per l’ortodossia cattolica; in essa confluiva l’impegno decennale di Possevino nel diffondere libri e nel sostituire «a’ [libri] perniciosi altri libri sani e cattolici» (Dorigny, 1712; trad. it. 1759, p. 131). Nell’introduzione Possevino descrive occasioni ed esperienze che servirono a elaborare il piano e i contenuti dell’opera: dal decennio trascorso in Francia, agli anni romani nella segreteria della Compagnia di Gesù, alle missioni diplomatiche e missionarie. La Bibliotheca, dopo la prima edizione con una lusinghiera prefazione di Clemente VIII, ebbe due edizioni successive a Venezia (1603) e Colonia (1606). L’opera è organizzata in due tomi. Il primo, dedicato a Clemente VIII, è suddiviso in undici libri: i primi cinque pongono le basi dell’educazione cristiana sulle Scritture e sulla teologia, mentre i libri VI-XI forniscono gli strumenti culturali per l’evangelizzazione del mondo, dai cristiani riformati agli abitanti delle Indie, in vista di una «conquista» o «riconquista» cattolica. Il secondo tomo, dedicato a Sigismondo III re di Polonia e granduca di Lituania, consta di sei libri (XII-XVIII) in cui le diverse discipline (diritto, filosofia, medicina, matematica, architettura, geografia, storia, poesia, pittura e retorica) sono presentate in ordine gerarchico discendente e dipendenti dalla teologia, in polemica con la loro pretesa autonomia.
La Bibliotheca, che documenta la formazione umanistica del suo autore, può essere utilizzata per tracciare un bilancio della cultura cattolica della prima età moderna. Citazioni e sviste, testi realmente conosciuti e testi citati di seconda mano, correzioni ed errori, condanne e censure, riferimenti autobiografici e prese di posizione (non sempre esplicite) su problemi attuali sono un terreno fertile che aspetta ancora di essere indagato a fondo. La Bibliotheca ha avuto diverse interpretazioni. È stata definita un catalogo bibliografico cattolico in risposta alla Bibliotheca universalis del protestante Conrad Gesner (1516-1565), una raccolta bibliografica che ebbe eccezionale fortuna in Europa. Altri hanno parlato di un tentativo di «egemonia culturale» cattolica dell’epoca postridentina (Biondi, 1981), altri ancora di un «vademecum missionario» (Di Filippo, 2006) fortemente influenzato dalla precedente esperienza sul campo dell’autore.
Alcuni libri della Bibliotheca furono pubblicati separatamente. Tra questi, il libro XVI apparve in volgare con il titolo Apparato all’historia (Venezia, Giovanni Battista Ciotti, 1598), mentre il libro I sull’educazione fu pubblicato sempre in volgare, con aggiunte e modifiche dell’autore, con il titolo Coltura degl’ingegni (Vicenza, Giorgio Greco, 1598).
Come parte integrante della Bibliotheca, Possevino pubblicò l’Apparatus sacer (Venezia 1603-1606), un repertorio bibliografico della letteratura religiosa cattolica che contiene più di 8000 autori cristiani con le loro opere; si tratta di un contraltare all’Indice dei libri proibiti e rappresenta uno strumento senza pari nell’Europa di inizio Seicento, che deve ancora essere studiato. Inoltre, Possevino compose (sotto pseudonimo) alcune controversie contro Paolo Sarpi e la Repubblica di Venezia.
I rapporti con Acquaviva si fecero sempre più tesi nei primissimi anni del Seicento, quando Possevino volle farsi carico della mediazione durante la crisi con la Repubblica di Venezia, contro la volontà di Acquaviva. Negli anni dell’Interdetto (1606-07), quando i gesuiti furono espulsi dai territori della Repubblica, Possevino si stabilì a Ferrara dove continuò a scrivere e dove morì nel 1611.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 459, 462, 654, 732, 1923; Archivio di Stato di Parma, Epistolario scelto, b. 14; Roma, Archivum Romanum Societatis Iesu, Opp. NN., 55; 313-338; Vita, 26, 86, 142, 146, 162, 174; F. G., 458; Hist. Soc., 27, 176; Ital., 67, 71, 123, 160-163, 171; Gall., 31, 53, 71, 79-87; Lugd., 28; Franc., 30; Germ., 106-108, 164, 165; Germ. Sup., 1; Pol., 81; Rom. , 13, 14, 126b-I, 127-I e II; Ven., 3, I-II; 4, I-II; 5, I-II; 6; 30-32; 37; 38; 105.I- II: 109: 116.I-II; Arch. storico della Pontificia Università Gregoriana, APUG, 529, 530, 532, 569, 571; Biblioteca nazionale, Vitt. Em., 1010, 1042, 1116; Biblioteca Casanatense, Mss., 1593; Istituto storico germanico, Cod. Min., 3, 27; Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, Arch. Borghese, II, III; Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat., 5185, 5741-5743, 5795; Vat. lat., 6194, 6195, 6210, 6216, 6416, 9069, 9385; Reg. lat., 2023; Urb. lat., 814, 857, 860, 865; Ottob. lat., 2423; Modena, Biblioteca Estense universitaria, Autografoteca Campori, 139, 142; Milano, Biblioteca Ambrosiana, D.191 inf.; D.195 inf.; D.463 inf.; D.517 inf.; F.58 inf.; F.67 inf.; F.99 inf.; F.80 inf.; F.145 inf.; F.191 inf.; G.24 (7) inf.; G.271 inf.; H.73 inf.; H.179 inf.; N.271 sup.; P.201 sup.; Q.113 sup.; Q.115 sup.; R.113 sup.; R.181 inf.; S.99 sup.; X 308 inf.; S.P., II.275; Trotti, 74; Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., XII.45; Venezia, Biblioteca del civico Museo Correr, Correr, 1020.
Per una lista delle opere a stampa di P. si veda C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, VI, Bruxelles-Parigi, 1895, coll. 1061-1093.
Opere generali: J. Dorigny, La vie du père Antoine Possevin de la Compagnie de Jésus, Parigi 1712 (trad. it. Vita del Padre A. P., Venezia 1759); M. Scaduto, L’epoca di Giacomo Laínez. Il governo (1556-1565), Roma 1964, passim; Id., L’epoca di Giacomo Laínez. L’azione (1556-1565), Roma 1974, passim; L. Balsamo, Appunti per una bibliografia posseviniana, in Studi politici in onore di Luigi Firpo, a cura di S. Rota Gribaudi - F. Barcia, Milano 1990, pp. 93-108; M. Scaduto, A. P., in Diccionario histórico de la Compañía de Jesús. Biográfico-tématico, a cura di C.E. O’Neill - J.M. Domínguez, IV, Roma-Madrid 2001, pp. 3201-3203; A. P. SJ (1533-1611): życie i dzieło na tle epoki (A.P. (1533-1611). Vita e opere nel suo tempo), a cura di D. Quirini-Popławska, Cracovia 2012.
Anni giovanili e formazione: G. Castellani, La vocazione alla Compagnia di Gesù del p. A. P. da una relazione inedita del medesimo, in Archivum historicum Societatis Iesu, XIV (1945-46), pp. 102-124; G. Piaia, Aristotelismo «heresia» e giurisdizionalismo nella polemica del p. A. P. contro lo Studio di Padova, in Quaderni per la storia dell’Università di Padova, VI (1973), pp. 125-145; J.P. Donnelly, The Jesuit College at Padua. Growth, suppression, attempts at restoration: 1552-1606, in Archivum historicum Societatis Iesu, LI (1982), pp. 45-79; A. Poppi, Ricerche sulla teologia e la scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento, Soveria Mannelli 2001, pp. 87-100.
Possevino letterato: J.P. Donnelly, A. P. S.J. as a counter-reformation critic of the arts, in Journal of the Rocky Mountain Medieval and Renaissance Association, III (1982), pp. 153-164; F. Erspamer, La biblioteca di Don Ferrante. Duello e onore nella cultura del Cinquecento, Roma 1982, pp. 61, 102, 110.
Presunte origini ebraiche e dibattiti sui nuovi cristiani: J.P. Donnelly, A. P. and Jesuits of Jewish ancestry, in Archivum historicum Societatis Iesu, LV (1986), pp. 3-31; R.A. Maryks, The Jesuit Order as a synagogue of jews: jesuits of jewish ancestry and Purity-of-Blood Laws in the early Society of Jesus, Leiden 2009, pp. 159-182 e ad ind.; T.M. Cohen, Jesuits and New Christians: the contested legacy of St. Ignatius, in Studies in the spirituality of Jesuits, 2010, vol. 42, n. 3, pp. 1-46; E. Colombo, The watershed of conversion. A. P., new christians, and jews, in The tragic couple. Encounters between jews and jesuits, a cura di J. Bernauer - R. Maryks, Leiden 2013, pp. 25-42.
Metodo missionario: G. Fell, Pädagogische Schriften von A. P. S.I. Übersetz von G.F., in Der Jesuiten Perpiña Bonifacius und Possevin ausgewählte pädagogische Schriften, Freiburg im Br. 1901, pp. 275-560; A. Hofmann, A. Possevinos Bemühungen um die so genannten Nordischen Päpstlichen Seminare (1578-1585); ein Beitrag zur Geschichte der katholischen Pädagogik des 16. Jahrhunderts nach unveröffentlichten Akten, Koblenz 1929; S. Lator, Il p. A. P. e l’Islam, in Studia missionalia, I (1943), pp. 213-222; L. Lopetegui, A. P., S.I. promotor de los Ejercicios, in Manresa, XVI (1944), pp. 359-371; L. Lukács, Die Nordischen päpstlichen Seminarien und p. P. (1577-1587), in Archivum historicum Societatis Iesu, XXIV (1955), pp. 33-94; M. Scaduto, Le «visite» di A. P. nei domini dei Gonzaga (Contributo alla storia religiosa del tardo Cinquecento), in Archivio storico lombardo, X (1960), pp. 226-410; D. Caccamo, Conversione dell’Islam e conquista della Moscovia nell’attività diplomatica e letteraria di A. P., in Venezia e Ungheria nel Rinascimento, a cura di V. Branca, Firenze 1973, pp. 167-191; M. Scaduto, Tra diplomazia e propaganda. A. P. e Germanico Malaspina 1580-1585, in Studia historica et philologica in honorem Batllori, Roma 1984, pp. 499-513; S. Peyronel Rambaldi, Educazione evangelica e catechistica: da Erasmo al gesuita A. P., in Ragione e “Civilitas”. Figure del vivere associato nella cultura del ’500 europeo, a cura di D. Bigalli, Milano 1986, pp. 73-93; A. Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Torino 1997, pp. 611-621; J.P. Donnelly, A. P.’s Plan for World Evangelization, in The Catholic historical review, LXXIV (1998), pp. 179-198; C. Di Filippo, Un vademecum missionario nell’Europa del Cinquecento: la «Bibliotheca Selecta» di A. P., in Libri e altro. Nel passato e nel presente, a cura di G.G. Merlo, Milano 2006, pp. 151-167; E. Colombo, Entre guerre juste et accommodation. A. P. et l’islam, in Dix-septième siècle, 2015, n. 268, pp. 393-408; Id., Il libro del mondo. Un documento di A. P., in Milano, l’Ambrosiana e la conoscenza dei nuovi mondi, a cura di M. Catto - G. Signorotto, Milano 2015, pp. 329-356.
Missioni in Piemonte e in Francia: C. Crivelli, La disputa di A. P. con i Valdesi, in Archivum historicum Societatis Iesu, VII (1938), pp. 79-91; R. De Simone, Tre anni decisivi di storia valdese. Missioni, repressione e tolleranza nelle valli piemontesi dal 1559 al 1561, Roma 1958, pp. 83-97; M. Scaduto, Le missioni di A. P. in Piemonte. Propaganda calvinista e restaurazione cattolica 1560-1563, in Archivum historicum Societatis Iesu, XXVIII (1959), pp. 51-191; M. Venard, L’Apostolat du p. A. P. en France (1562-1570), in Les Jésuites parmi les hommes aux XVIe et XVIIe siècles, a cura di G. Demerson et al., Clermont-Ferrand 1987, pp. 247–256.
Missioni in Transilvania: G. Bascapè, Le relazioni fra l’Italia e la Transilvania nel secolo XVI. Note e documenti, Roma 1931, ad ind.; D. Caccamo, Eretici italiani in Moravia, Polonia, Transilvania (1558-1611). Studi e documenti, Firenze 1992, ad ind.; A. P. I gesuiti e la loro eredità culturale in Transilvania, a cura di A. Castaldini, Roma 2009.
Missioni in Scandinavia, Svezia, Livonia: P. Ferrato, Relazione sul regno di Svezia da A. P. con documenti tratti dall’Archivio storico dei Gonzaga, Firenze 1876; K.J.P. Derks, A. P. S.I. I. De Contra-Reformist (Il contoriformista). II. Zending naar Zweden (Missione in Svezia). III. De vredesbemiddelaar (Mediatore di pace). in Studien, CXIX (1933), pp. 314-332, 405-431, 519-547; S. Sibilia, Un gesuita alla corte del re di Svezia nel Cinquecento, Brescia 1934; O. Garstein, Rome and the Counter-Reformation in Scandinavia, I-IV, Oslo-Leiden 1963-1990, ad indices; F. Guida, A. P. e la Livonia. Un episodio della Controriforma (1582-1585), in Europa Orientale, II (1983), pp. 73-105; O. Garstein, Rome and the Counter-Reformation in Scandinavia. Jesuit educational strategy 1553-1622, Leiden 1992, ad indicem.
Missioni in Polonia e Moscovia: P. Pierling, Antonii Possevini missio moscovitica ex Annuis Literis Societatis Jesu excerpta et adnotationibus illustrata, Paris 1882; J. Schweizer, A. P. S.J. und die polnische Sukzessionsfrage im Jahre 1587, in Römische Quartalschrift, XXIII (1909), pp. 173-198; O. Halecki, P.’s Last Statement on Polish-Russian Relations, in Orientalia Christiana Periodica, XIX (1953), pp. 261-302; S. Polcin, Une tentative d’union au XVIe siècle: la mission religieuse du père Antoine Possevin S.J. en Moscovie (1581-1582), Roma 1957; Le lettere di Ivan il Terribile con i commentarii della Moscovia di A. P., a cura di M. Olsoufieff, Firenze 1958; M. Scaduto, Ivan IV il Terribile e A. P., in Civiltà cattolica, IV (1959), pp. 292-296; L. Szilas, Der Hofprediger Laterna. P. und der Polnische Königshof. Eine Instruktion Possevinos aus dem Jahre 1583, in Archivum historicum Societatis Iesu, XL (1971), pp. 391-422; F. Guida, Ivan il Terribile e A. P.: il difficile dialogo tra cattolicesimo e ortodossia, in Le origini e lo sviluppo della cristianità slavo-bizantina, a cura di S.W. Swiekosz-Lenart, Roma 1992, pp. 261-276; F.-D. Liechtenhan, Les trois christianismes et la Russie. Les voyageurs occidentaux face à l’Église orthodoxe russe XVe-XVIIIe siècle, Parigi 2002, pp. 48-52; C. Madonia, La Compagnia di Gesù e la riconquista cattolica dell’Europa orientale, Genova 2002, pp. 178-182; S. Mund, La mission diplomatique du père A. P. (S.J.) chez Ivan le Terrible en 1581-1582, in Cahiers du monde russe, XLV (2004), pp. 407-439.
Attività diplomatica: P. Pierling, Un arbitrage pontifical an XVIe siècle. Mission diplomatique de P. 1581-1582, Bruxelles s.d.; Id., Bathory et P.; documents inédits sur les rapports du Saint-Siège avec les Slaves, Paris 1887; L. Karttunen, A. P. Un diplomate pontifical au XVIe siècle, Lausanne 1908; P. Pierling, Dmitri dit le Faux et P., Paris 1914; G. Bascapè, Le condizioni dell’Ungheria nel 1584 secondo una relazione di A. P., in Europa Orientale, XIV (1933), pp. 17-33; G. Soranzo, Il p. A. P. e l’ambasciatore inglese a Venezia (1604-1605), in Aevum, VII (1933), pp. 385-422; H. Wolter, A. P. (1533-1611). Theologie und Politik im Spannungsfeld zwischen Rom und Moskau, in Scholastik, XXXI (1956), pp. 321-350; W. Delius, A. P. S.I. und Ivan Groznyi. Ein Beitrag zur Geschichte der kirchlichen Union und der Gegenreformation des 16. Jahrhunderts, Stuttgart 1962; D. Caccamo, La diplomazia della Controriforma e la crociata: dai piani del P. alla «lunga guerra» di Clemente VIII, in Archivio storico italiano, CXXVIII (1971), pp. 225-281; G. Pirotti, A. P. Un mantovano in Estonia e la lettera ad Eleonora Gonzaga, duchessa di Mantova e di Monferrato, in Civiltà mantovana, XI (1976), pp. 304-318; M. Scaduto, La missione del nunzio. Due memoriali di P. ambasciatore, in Archivum historicum Societatis Iesu, XLIX (1980), pp. 135-160; Id., L’idea imperiale di Ivan Groznyi e i gesuiti P. e Bellarmino, in Roma, Costantinopoli, Mosca. Atti del I seminario internazionale di studi storici Da Roma alla terza Roma... 1981, a cura di P. Catalano - P. Siniscalco, Napoli 1983, pp. 495-501; C. Simon, A. P. SJ and the Three Romes, in Diakonia, XXVIII (1995), pp. 91-108; J.P. Donnelly, A. P., SJ, papal mediator between emperor Rudolf II and king Sthephan Báthory, in Archivum historicum Societatis Iesu, XLIX (2000), pp. 3-56; Id., A. P. From secretary to papal legate in Sweden, in The Mercurian Project. Forming jesuit culture, a cura di T. McCoog, Roma 2004, pp. 323–350.
Bibliotheca selecta: D. Llorente, Dos obras notables del p. A. P.: cultura de ingenios y teología catequística, Valladolid 1950; L. Balsamo, Un progetto di egemonia culturale: la «Bibliotheca selecta» di A. P., in Storia d’Italia. Annali, 4, Intellettuali e potere, a cura di C. Vivanti, Torino 1981, pp. 296-302; A. Biondi, La Bibliotheca selecta di A. P. Un progetto di egemonia culturale, in La “Ratio studiorum”. Modelli culturali e pratiche educative dei gesuiti in Italia tra Cinque e Seicento, a cura di G.P. Brizzi, Roma 1981, pp. 43-75; L. Balsamo, La bibliografia. Storia di una tradizione, Firenze 1984, pp. 24-48; A. Serrai, Storia della bibliografia, IV, Cataloghi a stampa. Bibliografie teologiche. Bibliografie filosofiche. A. P., Roma 1993; L. Balsamo, La Bibliotheca selecta di A. P. S.I. ovvero l’enciclopedia cattolica della Controriforma, in Le origini della modernità. Linguaggi e saperi nel XVII secolo, II, a cura di W. Tega, Firenze 1999, pp. 3-17; Id., How to doctor a bibliography: A. P.’s practice, in Church, censorship and culture in early modern Italy, a cura di G. Fragnito, Cambridge 2001, pp. 50-78; G. Boswell, Letter writing among the jesuits: Antonio P.’s advice in the “Bibliotheca Selecta” (1593), in The Huntington Library Quarterly, LXVI (2003), pp. 247-262; L. Balsamo, Di un “falso” P., in L’organizzazione del sapere. Studi in onore di Alfredo Serrai, a cura di M.T. Biagetti, Milano 2004, pp. 3-14; B. Mahlmann-Bauer, A. P.’s Bibliotheca Selecta. Knowledge as a Weapon, in I Gesuiti e la Ratio Studiorum, a cura di M. Hinz et al., Roma 2004, pp. 315-355; V. Lavenia, Machiavelli e una biblioteca non troppo “selecta”. Una svista di A. P., in Bruniana e Campanelliana. Ricerche filosofiche e materiali storico-testuali, XII (2006), pp. 183-190.
Altre opere di P.: A. Possevino, Coltura degl’ingegni, a cura di C. Casalini - L. Salvarani, Roma 2008; V. Lavenia, “Non arma tractare sed animas”. Cappellani cattolici, soldati e catechesi di guerra in età moderna, in Annali di storia dell’esegesi, XXVI (2009), pp. 47-100; Id., In God’s fields. Military chaplains and soldiers in flanders during the Eighty Years’ War, in Narrating war. Early modern and contemporary perspectives, a cura di M. Mondini - M. Rospocher, Bologna 2013, pp. 99-112; Id., El soldado cristiano y su capellán. Disciplina de la guerra y catequesis en la temprana edad moderna, in Formas de control y disciplinamiento. Chile, América y Europa, siglos XVI-XIX, a cura di V. Undurraga - R. Gaune, Santiago 2014, pp. 328-352; Id., Il catechismo dei soldati. Guerra e cura d’anime in età moderna, Bologna 2014; A. Prosperi, Il figlio, il padre, il gesuita. Un testo di A. P., in Rinascimento, LIV (2014), pp. 111-155.
Diffusione e ricezione delle opere: F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del ’500 in Italia, Firenze 1989, ad ind.; L. Balsamo, Venezia e l’attività editoriale di A. P., 1553-1606, in La Bibliofilia, XLIII (1991), pp. 53-93; Id., Le opere di A. P. S.I. nelle biblioteche iberiche. Avvio di un’indagine, in Sintagma. Revista de historia del libro y de la lectura, 2002, pp. 75-85; Id., A. P. S.I. Bibliografo della Controriforma e diffusione della sua opera in area anglicana, Firenze 2006.
Polemiche con la Repubblica di Venezia: I gesuiti a Venezia. Momenti e problemi di storia veneziana della Compagnia di Gesù, a cura di M. Zanardi, Padova 1994, ad ind.; M. Sangalli, Cultura, politica e religione nella Repubblica di Venezia tra Cinque e Seicento, Venezia 1999, ad indicem.