POGGIOLI, Antonio
. – Cartolaio romano, promotore di edizioni musicali, nacque tra il 1579 e il 1581 da Francesco (ignoto il nome della madre). Nell’atto di battesimo del figlio si legge «Antonio Poggioli di Samarugio rom[an]o» (Kast, 1963, p. 59): non è chiaro se si tratti di un toponimo (è stato ricondotto al borgo varesotto di Samarate; cfr. Franchi, 2011, p. 41). L’ipotesi di un’origine lombarda della famiglia sarebbe avvalorata dal fatto che i due testimoni del suo matrimonio vennero da Milano e da Bergamo.
A Roma visse per tutta la vita. Dal 1618 è documentato come cartolaio, ossia commerciante di carta e rilegatore di ogni genere di documenti manoscritti, figura che soprattutto a Roma svolgeva anche attività librarie. La bottega di Poggioli, sotto l’insegna di un martello impugnato da braccio destro – la marca venne poi apposta su gran parte delle opere da lui promosse –, era sita in via del Parione, oggi via del Governo vecchio. Al piano superiore dello stabile abitò con la famiglia, pur essendo proprietario di un altro appartamento nella vicina via del Pellegrino, dove in seguito abitò il figlio.
Il 4 novembre 1607 sposò Angela, romana, figlia del «quondam To[b]ie dello Schiavo» (Kast, 1963, p. 58). Ebbero tre figli: Francesco, che morì nel 1618, a otto anni; Giovanni, nato il 17 luglio 1612; e Agnese.
Almeno dal 1620 Poggioli fu attivo anche come ‘editore’ – nel senso moderno di promotore editoriale, finanziatore e commerciante di edizioni – e fu il primo cartolaio attestato a Roma che si sia occupato di musica. Collaborò con diversi tipografi romani, i quali stampavano le edizioni da lui commissionate, poi vendute nella propria bottega. Tali edizioni, oltre il nome dello stampatore, riportano quasi tutte la dicitura «ad istanza di Antonio Poggioli, all’insegna del Martello in Parione»; in altri casi hanno solo la marca al frontespizio o la dedica firmata dallo stesso Poggioli. Non è noto che tipo di accordi commerciali stipulasse con i tipografi, se dunque si accollasse le spese di stampa per intero o solo in parte.
Sono note una quarantina di edizioni: nel 1620 fece pubblicare due raccolte di Raffaello Rontani, Le varie musiche, opp. 8 e 9 (questa ristampata di nuovo nel 1625), seguite dall’op. 11 (1622) e da una ristampa dell’op. 1 (1623) sempre dello stesso musicista. Sono tutte stampate dal tipografo Giovanni Battista Robletti, del quale Poggioli si servì ancora nel 1624 per la ristampa dei Tonos y villancicos di Juan Arañése nel 1628 per quella dei Moctecta op. 11 di Antonio Cifra. Nel frattempo iniziò a collaborare anche con la tipografia di Paolo Masotti: la riedizione delle Litanie di Giovanni Francesco Anerio (1626, con quattro mottetti nuovi in più, ma due in meno rispetto all’edizione originale) è seguita da quelle della Scala di musica di Orazio Scaletta (1627, ripubblicata di nuovo vent’anni dopo con Lodovico Grignani), del Primo libro de madrigali a 4 voci di Jacques Arcadelt (1630, «nuovamente corretti […] et accresciuti di numero», ristampati ancora nel 1640 presso Vincenzo Bianchi), del quarto libro di Sacrae cantiones di Agostino Agazzari (1633), delle Missae duae decemque sacrae laudes a 3 voci di Giovanni Matteo Asola (1634), e infine di una raccolta di Messe a quattro voci che ne contiene tre di Giovanni Pierluigi da Palestrina e una di Giovanni Francesco Anerio (1635). Nel 1632 e poi nel 1644 promosse la pubblicazione della ristampa del Primo libro di madrigali e canzoni francesi a due voci di Jhan Gero, unica opera stampata fuori città, a Orvieto, dalla tipografia di Rinaldo Ruuli. Dal 1638 si avvalse della collaborazione del tipografo Lodovico Grignani (le cui edizioni musicali erano curate dal citato Bianchi), col quale pubblicò – oltre la già citata Scala di musica, 1647 – l’edizione postuma delle Sacrae cantiones di Antonio Cifra (1638), i Ricercari di Grammazio Metallo (ristampa, 1639), e alcune raccolte di musiche di vari autori: Scelta di mottetti a cura di Filippo Berretti (1643), Has alteras sacras cantiones… (1645) e Has alias sacras cantiones… (1650) a cura di Florido De Silvestris, infine una Scelta di motetti in una doppia emissione, curate l’una da lui medesimo, l’altra dal figlio Giovanni (1647).
Antonio Poggioli finanziò diverse altre opere curate da Florido De Silvestris. Una ristampa dellecitate Messe di Palestrina e Anerio, con l’aggiunta di due messe di Pietro Heredia (1646), di nuovo per i tipi di Grignani, e, morto quest’ultimo, altre cinque raccolte: Sacras cantiones… (1651) e Has sacras cantiones… (1652) furono stampate da Vitale Mascardi; Alias sacras cantiones… (1655), da Michele Cortellini; Istas alias sacras… cantiones (1664), da Ignazio de Lazzari; infine Istas alias cantiones sacras… (1668), da Giacomo Fei. È questa l’ultima edizione conosciuta «a spese di Antonio Poggioli».
Con Fei aveva già pubblicato nel 1644 la ristampa del Cantus ecclesiasticus Passionis Domini nostri Jesu curata da Giovanni Domenico Guidetti (contente le Passioni secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni in canto piano) e nel 1662 un’ulteriore ristampa delle Messe di Palestrina, Anerio e Heredia (già pubblicate nel 1646). Con Mascardi pubblicò anche le ristampe di due libri ad uso didattico – il Primo libro a due voci di Bernardo Lupacchino e Giovanni Maria Tasso e i Ricercari di Metallo (1651 e 1654, quest’ultima curata da Prospero Chiocchia: fu la prima di otto ristampe che si ebbero nella sola città di Roma) – e le Sonate di violino op. 3 di Giovanni Antonio Leoni (1652), unica sua edizione di sola musica strumentale. Nel 1656 per i tipi di Maurizio Balmonti fece pubblicare le Messe a tre voci op. 5 di Stefano Filippini, e nel 1660 per quelli di Lazzari i Psalmi quaternis vocibus di Francesco Foggia. Il commercio delle edizioni pubblicate a proprie spese fu accompagnato da quello di altri libri: nel 1634, ad esempio, è documentata la vendita di una partita di libri alla Compagnia degli Angeli custodi (Franchi, 2004).
Le scelte editoriali di Poggioli devono essere considerate in un’ottica imprenditoriale, mirata essenzialmente al riscontro commerciale: tolte le prime edizioni da lui promosse, fin dal 1626 prevale la musica da chiesa, della quale vi era in Roma continua richiesta. Tra le opere con finalità didattica, oltre alla Scala di musica di Scaletta, e ai libri a due voci di Metallo e di Lupacchino e Tasso, si possono annoverare anche gli intramontabili madrigali di Arcadelt (risalivano al 1539).
Un sicuro mercato avevano anche, accanto alle ristampe del Palestrina, le numerose antologie mottettistiche di compositori viventi, che a Roma – ma non solo – ebbero notevole diffusione (in particolare quelle curate da Florido De Silvestris). Di facile smercio dovette essere anche la raccolta dei salmi di Foggia, autore in Roma assai famoso.
Le scelte editoriali di Poggioli forniscono indizi anche circa l’esistenza di un mercato di collezionisti o di dilettanti benestanti, fuori dai circuiti più noti (le cappelle musicali, il consumo aristocratico e quello dei musici di professione). Ne è un esempio la dedica di Poggioli contenuta nella ristampa delle Varie musiche op. 9 di Rontani (1625), indirizzata a un giovane borghese, cultore della musica, Giulio Cesare Castellani, che fu segretario del cardinal Francesco Barberini e sposò la virtuosa di canto Leonora Baroni. Così anche la dedica a Francesco Bontempi (nelle Litanie di Anerio, 1626), che possedeva una copiosa raccolta di edizioni musicali, e quella a Carlo Maria Lancia (nelle Sacrae cantiones di Cifra, 1638), appartenente a una famiglia della piccola aristocrazia, anch’egli melomane e dilettante di composizione (un suo brano fu inserito nell’antologia curata da Silvestris nel 1645).
Della Scelta di mottetti editi nel 1647, come s’è detto, esistono due emissioni. La prima, curata da Antonio Poggioli, con dedica a Ottavio Secusio, senatore della città di Messina (datata 29 luglio), contiene anche mottetti di quattro compositori messinesi, e aveva forse il fine d’incentivare l’apertura di un canale commerciale con la Sicilia. La seconda (datata 31 luglio), a cura del figlio Giovanni, con dedica a Paolo Caccia (melomane, appartenente a una famiglia nobile di Novara trapiantata in Roma dal Cinquecento), è rivolta al mercato romano, tanto che a tre dei musicisti siciliani ne subentrano altri, attivi nell’Urbe (viene però mantenuto Ottavio Catalano, che a Roma era stato maestro di cappella a S. Apollinare). Questa edizione alternativa venne poi ripresa dagli eredi di Pierre Phalèse ad Anversa nel 1652 col titolo Delectus sacrarum cantionum, che testimonia l’incidenza e l’irradiazione di tali collettanee anche oltralpe (cfr. Franchi, 2006, p. 901). Non fu questo l’unico caso di pubblicazione uscita in più versioni: la Scelta di mottetti curata da Berretti (1643) ebbe tre emissioni, divergenti nel frontespizio e nella dedica; può darsi che in tal modo Poggioli puntasse a una più ampia circolazione dello stesso prodotto presso sfere di mercato diverse.
Tra le edizioni promosse dal cartolaio romano spicca la maestosa raccolta di tutti i mottetti a 2-4 voci di Antonio Cifra (1638), tratti dai dieci libri pubblicati in vita, a cui ne vennero aggiunti altri inediti (Poggioli ne firma la dedica). L’edizione, particolarmente voluminosa (contiene oltre 200 composizioni), è caratterizzata dall’insolita veste editoriale in-folio per le singole parti vocali, e dovette richiedere un notevole impegno economico, tanto da potersi ritenere un’audace scommessa commerciale che puntava sulla fama postuma del compositore, scomparso quasi 10 anni prima. Da un documento dell’archivio del Gesù del 4 marzo 1639 risulta che l’edizione fu acquistata al prezzo di 2 scudi e mezzo (Dixon, 1980).
Antonio morì in casa del figlio Giovanni il 10 marzo 1673, a 92 anni secondo l’atto di morte, a 94 secondo il documento che ne attesta la sepoltura in S. Maria in Vallicella (la Chiesa Nuova), nel sepolcro della Confraternita dell’Oratorio, di cui era confratello laico (Kast, 1963, p. 58). La moglie era deceduta l’8 giugno 1658; Giovanni, che già da tempo collaborava nella bottega di famiglia, fu nominato erede universale (come stabilito nel testamento di Antonio), ma poté continuare l’attività per due anni e mezzo soltanto: morì il 30 settembre 1675. Si era sposato due volte, la prima con Beatrice d’Este (morta nel 1650) e poi con Giulia Elisabetta Allegrini, dalla quale ebbe un figlio, Antonio Onofrio, nato il 12 giugno 1652. Quest’ultimo probabilmente vendette la bottega poco dopo la morte del genitore, abbandonando l’attività editoriale (forse non del tutto: nel testamento di Balmonti del 1689 figura un lascito a suo favore; cfr. Franchi, 2011, p. 44; 2019, p. 529). Antonio Poggioli dovette accumulare notevoli guadagni, se alla figlia Agnese, per testamento, dispose una dote di 2500 scudi, e se ancora il nipote Antonio Onofrio nel 1678 poteva permettersi dei servitori in casa.
Fonti e bibl.: C. Sartori, Dizionario degli editori musicali italiani, Firenze 1958, p. 123; P. Kast, Biographische Notizen zu römischen Musikern des 17. Jahrhunderts, in Studien zur italienisch-deutschen Musikgeschichte, I, a cura di P. Kast, Köln-Graz 1963, pp. 58-60; G. Dixon, Musical activity in the church of Gesù in Rome during the early baroque, in Archivum historicum Societatis Iesu, XLIX (1980), p. 336; S. Franchi, Le attività musicali di un sodalizio silvestrino a Roma: l’Arciconfraternita degli Angeli Custodi dalla fondazione (1614) alla metà del Settecento, in Laeta dies. Musiche per San Benedetto e attività musicali nei centri benedettini in età moderna, a cura di S. Franchi - B. Brumana, Roma 2004, p. 268; Id., Annali della stampa musicale romana dei secoli XVI-XVIII, I, 1-2, Roma 2006, 2010, ad ind.; Id., Cartolai editori di musica nel Seicento romano, in Il giardino armonioso. Studi e testimonianze in onore di Giancarlo Rostirolla, a cura di S. Franchi - O. Sartori, Roma 2011, pp. 40-47; Id., P., A., in Dizionario degli editori musicali italiani dalle origini alla metà del Settecento, a cura di B. M. Antolini, Pisa 2019, pp. 528-530; A catalogue of motets, mass, Office, and Holy Week music printed in Italy, 1516-1770, a cura di J. Kurtzman - A. Schnoebelen, in Journal of Seventeenth-Century Music, Instrumenta, 2, 2014-2020: https://sscm-jscm.org/instrumenta/instrumenta-volumes/instrumenta-volume-2/ (7 febbraio 2020).
*Voce pubblicata nel 2020