PLANELLA, Antonio
PLANELLA, Antonio. – Sono ignoti il luogo di nascita e la data, probabilmente da collocarsi non molto prima della metà del XV secolo. Nessuna notizia si ha della famiglia di origine.
La notizia secondo cui egli avrebbe esercitato a Capodistria la professione medica e anche quella di tipografo (in società con il medico feltrino Panfilo Castaldi), risalente ad Andrea Tommasich, non è suffragata da alcuna prova documentaria (Pusterla Gedeone [A. Tommasich], 1891, pp. 63 s., nota 21).
Secondo una felice definizione di Arnaldo Ganda, Planella fu il secondo «pioniere mancato» della stampa tipografica nel ducato sforzesco. Nel marzo del 1469, infatti, il nobile milanese Galeazzo Crivelli si era accordato con il medico Antonio Caccia, originario di Ceresole d’Alba, perché gli insegnasse l’arte tipografica, fissando anche un compenso per sé pari alla metà dei guadagni che sarebbero risultati dalla vendita dei libri stampati dalla società (Archivio di Stato di Milano, Not. Carcassola Vercellolo q. Antonio, filza 1368; pubblicato integralmente in Motta, 1895, p. 155; Ganda, 1984, p. 6). Non essendo però derivato alcun effetto da quegli accordi, Crivelli prese poi contatti con un tipografo tedesco, rimasto ignoto, con lo scopo di farlo venire a Milano (lettera di Giovanni Simonetta a Galeazzo Maria Sforza del 10 maggio 1470, integralmente pubblicata in Motta, 1884, p. 269; Ganda, 1984, pp. 6 s.).
Nel frattempo, l’ambasciatore del Ducato di Milano a Venezia, Gerardo Colli, aveva preso contatti con un «homo da bene» già attivo come tipografo a Venezia (dove la stampa era stata introdotta nel 1469 dal tedesco Giovanni da Spira) e intenzionato a trasferirsi a Milano; in questo personaggio, da identificarsi proprio con Planella, Colli ravvisava il candidato più adatto per introdurre la stampa nel ducato (lettera al duca del 30 aprile 1470; orig. in Archivio di Stato di Milano, Potenze Estere, cart. 356; pubblicato in Motta, 1884, pp. 254 s.; Ganda, 1984, p. 6). A dire di Colli, l’abilità del soggetto, il quale «fa molto miglior littera che non quella da Roma», era tale che il governo veneziano, per assicurarsi la sua permanenza in laguna, gli aveva concesso vari benefici, tra cui l’uso gratuito di una casa. Come condizione per trasferirsi a Milano, Planella richiese l’esclusiva della stampa nel ducato per dieci anni; ciò mosse contro di lui la maggioranza del Consiglio segreto della città, che guardava con maggior favore all’anonimo stampatore tedesco appoggiato da Crivelli, per il fatto che egli sarebbe venuto in città «liberamente et senza veruno pacto», cioè senza richiedere alcuna esclusiva, lasciando dunque la possibilità anche ad altri di venire in città a impiantare una tipografia (Motta, 1884, p. 269). Tuttavia, una volta che ebbe ridotte le richieste iniziali, Planella ottenne infine la concessione, con lettera patente del 7 settembre 1470 (Archivio di Stato di Milano, Sforzesco, Missive, reg. 136, c. 150; Motta, 1884, p. 269; Sordelli Locatelli, 1957, pp. 86 s.; Ganda, 1984, p. 8). Il documento accordava al tipografo l’esclusiva per la stampa (ma non, a quanto sembra, per l’importazione) di libri per un quinquennio, sotto la curiosa condizione, esplicitamente richiesta da Planella evidentemente per agevolare la concessione del privilegio, che la privativa sarebbe decaduta nel momento in cui si fosse presentato a Milano un tipografo più abile di lui (Motta, 1884, p. 257; Ganda, 1984, p. 10; Nuovo, 2015, p. 195). Venne conferita inoltre al tipografo l’esenzione dai dazi per l’entrata nel ducato, estesa ai suoi socii fino a un numero di venti.
Nonostante la concessione del privilegio, non sembra però che Planella si trasferisse mai a Milano. Non sopravvive alcuna edizione da lui sottoscritta, né alcuna gliene è mai stata attribuita. Dopo tale evento, inoltre, il nome di Antonio Planella scompare dai documenti, il che potrebbe essere considerato come la conseguenza del suo mancato passaggio a Milano o della sua repentina scomparsa. Non sono dunque noti né il luogo né la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: E. Motta, Pamfilo Castaldi, A. P., Pietro Ugleimer e il vescovo d’Aleria, in Rivista Storica Italiana, XI (1884), pp. 252-272; Pusterla Gedeone [A. Tommasich], I rettori di Egida Giustinopoli - Capo d’Istria, Capodistria 1891, pp. 63 s., nota 21; E. Motta, Un tipografo a Milano nel 1469, in Archivio storico lombardo, XXII (1895), pp. 150-155; L. Belloni, La medicina a Milano fino al Seicento. I primordi della tipografia medica, in Storia di Milano, XI, Milano 1957, pp. 76, 627; R. Sordelli Locatelli, Il primo privilegio milanese in materia di stampa, in Rivista di diritto industriale, I (1957), pp. 86 s.; L. Sordelli - R. Sordelli, I privilegi di stampa a Milano nel secolo XV, ibid., pp. 101-155; A. Ganda, I primordi della tipografia milanese. Antonio Zarotto da Parma (1471-1507), Firenze 1984, pp. IX, 2, 6-12, 29; Id., Stampatori e librai del Quattrocento, che si spostano da Venezia a Milano e viceversa, in Mobilità dei mestieri del libro tra Quattrocento e Seicento. Atti del Convegno internazionale..., Roma... marzo 2012, a cura di M. Santoro - S. Segatori, Pisa-Roma 2013, pp. 255-260; A. Nuovo, The Book Trade in the Italian Renaissance, Leiden-Boston 2013, p. 200; Ead., Privilegi librari a Milano (secc. XV-XVI), in Incunabula. Printing, trading, collecting, cataloguing. Atti del Convegno internazionale..., Milano... 2013, a cura di A. Ledda, Firenze 2015 (= La bibliofilia, CXVI (2014), pp. 194-196.