PINI-CORSI, Antonio
– Nacque il 12 giugno 1859 a Zara (Zadar), sulla costa dalmata, in una famiglia di cantanti. Il padre Giovanni Pini, tenore, e la madre Elisabetta Corsi lo fecero educare ai principi del canto dal maestro Antonio Ravasio e dallo zio materno Achille Corsi, tenore (cantanti furono anche il fratello di Achille, Giovanni, e la figlia, Emilia). Debuttò a Cremona nel 1878 nella Cenerentola di Gioachino Rossini (nella parte di Dandini), segnalandosi di seguito in ruoli buffi: Sulpizio nella Figlia del reggimento di Gaetano Donizetti, Don Ottavio nelle Donne curiose di Emilio Usiglio (Asti, Teatro Alfieri, 1884), Figaro, ma poi Don Bartolo nel Barbiere di Siviglia di Rossini, poi Rocburg in Fra Diavolo di Daniel-François-Esprit Auber, Melitone nella Forza del destino di Giuseppe Verdi, il Marchese nella Linda di Chamounix di Donizetti (Catania, Politeama Pacini, 1886), Mirabolano nel Crispino e la Comare dei fratelli Federico e Luigi Ricci (Genova, Politeama Genovese, 1887), Daniele Capuzzi in Zampa di FerdinandHérold (Milano, La Scala, 1888/89), Taddeo nell’Italiana in Algeri di Rossini, l’eroe eponimo nel Don Pasquale Donizetti. Frattanto cominciò ad accostarsi a parti impegnative del genere serio, Rigoletto nell'opera omonima di Verdi (Novara, Coccia, 1884, a fianco del fratello Gaetano nella parte del Duca), Sallustio nel Ruy Blas di Filippo Marchetti (Milano, Carcano, 1885), Carlo V nell’Ernani di Verdi. Nel 1889 si produsse alla Kroll-Oper di Berlino nella Lakmé di Léo Delibes: è incerto, però, se abbia cantato la parte di Frédéric o di Nilakantha. Nel 1891 fu a Roma, Belfiore in una rara ripresa di Alina, regina Golconda di Donizetti, a Genova, Tebaldo in Romeo e Giulietta di Charles Gounod, al Teatro Margherita e al Politeama Genovese, poi a Livorno, David nell’Amico Fritz e Alfio nella Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, al Teatro degli Avvalorati; il 6 ottobre 1892 fu Marguerite nella prima assoluta di Cristoforo Colombo di Alberto Franchetti, Genova, Carlo Felice; ricomparve alla Scala nel gennaio 1893 in Rigoletto, alternandosi con Arturo Pessina accanto a Nellie Melba; il 9 febbraio fu Ford nella prima assoluta del Falstaff di Verdi e lo stesso anno nelle prime locali di Genova, Roma, Trieste, Venezia, Vienna e Berlino, talché la parte divenne uno dei sui cavalli di battaglia. Nel 1894 partecipò alla prima locale del Falstaff al Real di Madrid.
Cantò Gerontenella Manon Lescaut di Giacomo Puccini al Covent Garden, alla presenza dell’autore. Fu in tournée con Falstaff a Edimburgo e Belfast. Tornò nel 1895 al Covent Garden, Enrico nella Lucia di Lammermoor di Donizetti con Melba protagonista. Nel 1896 fu Schaunard nella prima assoluta della Bohème di Puccini al Regio di Torino e in giugno cantò al Covent Garden di Londra, Tristano nella Marta di Friedrich von Flotow; in novembre si produsse al Lirico di Milano, Barnaba nel Maestro di cappella di Ferdinando Paer e in una serie di prime locali: Bustamante nella Navarraise di Jules Massenet (in realtà l’opera era già andata in scena alla Scala in febbraio, ma per una sola sera: fischiata lì, al Lirico ebbe favorevole accoglienza), Vulcano in Filemone e Bauci di Gounod, Gianni nelle Nozze di Giannetta di Victor Massé, Dicefilo nella Frine di Camille Saint-Saëns. Nel 1897 al San Carlo di Napoli fu Lescaut nella Manon Lescaut, Ford nel Falstaff, Barnaba nel Maestro di cappella, Escamillo nella Carmen di Georges Bizet, Peppe nella Maruzza di Pietro Floridia; nella stagione estiva cantò nel Barbiere di Siviglia, nella Cenerentola, in Rigoletto. Nel 1897 al Goldoni di Livorno fu Germont e al Politeama Genovese il protagonista nel Signor di Pourceaugnac di Franchetti; l’anno successivo cantò nel Mikado di Arthur Sullivan.
Nel 1899 debuttò al Metropolitan di New York, dove fu presente per sette stagioni in oltre 250 recite, vestendo i panni di Masetto e di Leporello nel Don Giovanni di Mozart, Don Pasquale nell’opera omonima, Alfio nella Cavalleria rusticana, Bartolo nelle Nozze di Figaro di Mozart, Monostato nel Flauto magico di Mozart, Silvio nei Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, il Balivo nel Werther di Massenet, Barnaba nel Maestro di cappella, Larivaudière nella Fille de Madame Angot di Charles Lecoq, Benoît e Alcindoro nella Bohème, Figaro e Bartolo nel Barbiere di Siviglia, Cajus in Die lustigen Weiber von Windsor di Otto Nicolai, Crisogono nella Germania di Franchetti, Dulcamara nell’Elisir d’amore di Donizetti, Ford nel Falstaff, Bailiff nel Werther di Massenet, Arnolfo nell’Amore medico di Ermanno Wolf-Ferrari, Geronte in Manon Lescaut, Happy nella prima assoluta della Fanciulla del West di Puccini, l’Oste nella prima assoluta dei Königskinder di Engelbert Humperdinck, Benoît e Alcindoro nella Bohème, il Sagrestano nella Tosca di Puccini, Pantalone nelle Donne curiose, Monk nella prima assoluta di Cyrano de Bergerac di Walter Damrosch, Mauprat nella Madeleine di Victor Herbert, Guardiano notturno nei Meistersinger von Nürnberg di Richard Wagner.
In Europa si esibì a Lisbona, dove fu presente dal 1900 al 1902 al São Carlos (Tosca, La bohème, Fedora, Lohengrin, Il barbiere di Siviglia, I maestri cantori di Norimberga, Don Giovanni, I puritani), e nel 1902 al Coliseu dos Recreios (Il barbiere di Siviglia, La bohème, Il maestro di cappella, Pagliacci, I Puritani, Rigoletto, Il trovatore, L’Africana, Crispino e la Comare, L’elisir d’amore, Linda di Chamounix); in quell’anno tornò a Londra, dove fu Leporello nel Don Giovanni a fianco di Enrico Caruso nella parte di Don Ottavio.
In Italia tornò alla Scala nel 1903 per la prima assoluta di Siberia di Umberto Giordano, nelle parti di Miškynskij, lo Starosta e l’Invalido; nel 1904 cantò Don Pasquale e fu il Priore nella Griselda (Grisélides) di Massenet, nel 1905 il Pedone di Schnals nella Wally di Alfredo Catalani, Bartolo nelle Nozze di Figaro e nel Barbiere di Siviglia, Rocburg in Fra Diavolo; nel 1906 Ottokar nel Franco cacciatore di Carl Maria von Weber, il Mietitorenella Figlia di Jorio di Franchetti, Ford nel Falstaff. Nel 1905 si produsse al Walford Theatre di Londra in Don Pasquale, nel Barbiere di Siviglia e nel Maestro di cappella; sostituì il celebre basso Vittorio Arimondi come Rodolfo nella Sonnambula di Vincenzo Bellini e, forse per questo, rimase senza voce nel finale di Fiorella di Amherst Webber. Nel 1907 a Montecarlo fu Leporello al fianco di Rosina Storchio, Leonid Sobinov e Titta Ruffo, e Don Bartolo in un leggendario Barbiere di Siviglia con la Storchio, Fernando De Lucia e il Basilio di Féodor Chaliapine. Fu poi a Parigi nel teatro privato del tenore Jean de Reszke, per un Barbiere di Siviglia, mentre inaugurò la stagione del Teatro Colón di Buenos Aires con L’elisir d’amore. Nel 1914 al Lirico di Milano fu Lunardo nella prima assoluta italiana dei Quattro rusteghi di Wolf-Ferrari, che nei mesi seguenti riprese al Carcano di Milano, al Verdi di Firenze, al Sociale di Treviso, alla Fenice di Venezia, al Filarmonico di Verona, al Donizetti di Bergamo. Nel 1915 ricomparve al San Carlo con il Don Pasquale e L’elisir d’amore, che nello stesso anno cantò al Carlo Felice di Genova e al Costanzi di Roma. Nel 1916 fu alla Scala, al Politeama Genovese, al Politeama di Piacenza, al Carcano e al Lirico con Il barbiere di Siviglia; poisi esibì al Liceu di Barcellona come Geronimo nel Matrimonio segreto di Domenico Cimarosa, nel Barbiere di Siviglia, nell’Elisir d’amore, e come Rufo nella Maruxa di Amadeo Vives i Roig. Nel 1917 fu al Reale di Madrid con Il barbiere di Siviglia, Tosca (il Sagrestano), La bohème (Benoît e Alcindoro). Nel 1918 fu a Montecarlo, dove nel febbraio diede l’addio alle scene con Il matrimonio segreto.
Morì il 22 aprile 1918 a Milano; fu tumulato nella Certosa di Bologna, accanto alla moglie e al figlio; sulla lapide, il suo nome è accompagnato dal titolo di cavaliere, di cui si fregiò al più tardi dal 1900 (Le cronache musicali, n. 22, 15 agosto).
Nel 1883 o 1884 il baritono aveva sposato Clorinda Nistri (Firenze, 12 giugno 1858 - Milano, 6 marzo 1921), mezzosoprano, che in parti di comprimaria e di fianco svolse una carriera protrattasi fino al primo decennio del Novecento. Il marito aveva tentato d’inserirla nel cast del Falstaff, ma fu protestata dal direttore, Edoardo Mascheroni (e Verdi commentò il 10 agosto 1893: «Certo, Pini-Corsi finirà col farsi innalzare una statua d’oro! Lui più di tutti sarà riconoscente al servizio che gli avete reso!!!! vero servizio d’amico!»; I copialettere di Giuseppe Verdi, Milano 1913, p. 719). Dal matrimonio nacque Umberto Pini-Corsi (Bologna, 25 dicembre 1889 - Nervi, 3 aprile 1911), che già nel 1901 cantò in concerto, eseguendo l’aria di Nadir nei Pescatori di perle di Bizet e la canzone Tu non mi vuoi più ben, scritta dal padre a quattro mani con il collega Federico Carbonetti e dedicata a Enrico Caruso, che la incise e rese popolare. Avviato allo studio della composizione nel Conservatorio di Milano, morì di tubercolosi.
Va infine ricordato che il fratello, Gaetano Pini-Corsi (Zara, 25 febbraio 1865? - Milano, 16 dicembre 1935) fu un tenore di una certa fama. Debuttò a Sampierdarena nel Rigoletto (Duca); tenore lirico e lirico leggero, tenne in repertorio le parti di Elvino nella Sonnambula, Nemorino nell’Elisir d’amore, Leopoldo nell’Ebrea di Fromental Halévy, Tonio nella Figlia del reggimento, Riccardo in Un ballo in maschera di Verdi. Nel 1898 fu David nei Maestri cantori di Norimberga alla Scala, diretto da Arturo Toscanini, che l’anno successivo lo ebbe come Mime nel Sigfrido di Wagner; nel 1904 partecipò alla prima assoluta della Madama Butterfly alla Scala, indi alla prima della versione riveduta al Teatro Grande di Brescia, sempre nella parte di Goro; nel 1905 fu Vašek nella Sposa venduta di Bedřich Smetana al Lirico di Milano, e nel 1911 Joe nella prima italiana della Fanciulla del West al Costanzi di Roma.
All’inizio del secolo Antonio Pini-Corsi intraprese una brillante e fortunata carriera discografica. Tra il 1903 e il 1904, per la G&T a Milano incise una prima serie di 78 giri: spiccano due brani di Siberia e la sortita di Don Gregorio in Tutti in maschera di Carlo Pedrotti, commedia lirica del 1856 allora ancora popolare. Nel 1904 per la Columbia a Milano realizzò una nuova serie, che include la cavatina di Figaro nel Barbiere di Siviglia, una pagina dalle Donne curiose, suo cavallo di battaglia, e l’arietta più famosa della parte di Falstaff, Quand’ero paggio (scelta curiosa per un baritono passato alla storia come Ford). Nel 1905 per la Pathé a Parigi incise una nuova serie, che comprende tra l’altro Manca un foglio, l’aria di Don Bartolo composta da Pietro Romani che nell’Ottocento tradizionalmente rimpiazzava nel Barbiere di Siviglia l’aria originale di Rossini, e la cavatina di Don Magnifico nella Cenerentola. A Milano incise due facciate per la Odeon (1905) e realizzò un’ampia serie per la G&T (1905-06): essa comprende due brani della Forza del destino, la cosiddetta Predica di Melitone nel terz’atto e il duetto del quart’atto con il padre Guardiano. Appartengono a questa serie i due famosissimi dischi – veri e propri feticci dei collezionisti – che contengono il duetto del prim’atto e il terzetto del secondo nel Barbiere di Siviglia con Josefina Huguet, celebre soprano di coloratura, e il tenore De Lucia. Nel 1907 per la G&T realizzò altri dischi, con nuovi brani della Forza del destino (la scena della minestra nel quart’atto e quella di Leonora che bussa al convento nel secondo), oltre a quattro brani dal Campanello dello speziale di Donizetti, documento prezioso della sopravvivenza e della fruizione di un’opera poi uscita per lungo tempo dal repertorio. Nel 1909 per la Predog, oltre a pagine dell’amatissimo Crispino e la comare, di Tutti in maschera e della Linda di Chamounix, già oggetto di precedenti incisioni, realizzò la sortita di Benoît nel prim’atto della Bohème. Nel 1912 per la Pathé a Milano effettuò le ultime incisioni con la replica di Quand’ero paggio, l’aria del catalogo dal Don Giovanni e la citata canzone Tu non mi vuoi più ben.
Antonio Pini-Corsi possedette una voce di baritono dal timbro schietto, non tale tuttavia da poter rivaleggiare con più dotati colleghi. Questa caratteristica, unita a un fisico robusto e tarchiato, gli sconsigliò, pur con numerose e pregevoli eccezioni, di praticare il genere serio. Artista duttile e intelligente, trovò il terreno privilegiato nell’opera comica: al ruolo del buffo portò in dote la voce di un baritono in piena regola. Sostenuto da una tecnica eccellente, aveva dizione nitida e chiara, fraseggio guizzante e duttile, versato nel sillabato a raffica; dava degna continuazione alla tradizione dei buffi rossiniani della prima metà dell’Ottocento, interprete di riferimento nel Don Pasquale e nell’Elisir d’amore, sebbene non si debbano dimenticare le incisioni dell’aria del Marchese di Boisfleury nella Linda di Chamounix (Ella è un giglio di puro candore)e dei brani del Campanello dello speziale, dove diede moderna voce a una parte, quella di Enrico, che Donizetti aveva concepito per il grande Giorgio Ronconi. Indossò con autorevolezza il saio di Melitone nella Forza del destino, ma seppe anche incarnare un ottimo Beckmesser nei Maestri cantori e molti ruoli caratteristici dell’opera naturalista, dalla Bohème a Tosca a Siberia, partecipando anche a numerose prime assolute: oltre a quelle citate, la parte di Don PedroinRegina e contadina di Errico Sarria (Napoli, Fiorentini, 1882), di Taddeo negli Studenti di Giuseppe Rota (Bologna, Contavalli, 1888), di Grumio nella Furia domata di Spiro Samara (Milano, Lirico, 1895). Per almeno un decennio, fino a quando la voce si mantenne fresca, fu il Ford per antonomasia, espressamente richiesto da Verdi stesso, che in una lettera a Giulio Ricordi del 14 luglio 1892, quando si stava formando la compagnia per la prima del Falstaff, alla ventilata ipotesi che Pini-Corsi fosse impegnato altrove, scrisse: «Manca Pini-Corsi?! Di questo me ne spiace assai, perché nissuno potrà fare quella parte che è d’una importanza suprema» (Carteggio Verdi-Ricordi, 1892, 2015, p. 175). Il giudizio lapidario è la miglior testimonianza del valore di Pini-Corsi, alla cui valutazione dobbiamo aggiungere anche qualità che i dischi non conservano, in termini di trucco e di recitazione vivace, briosa e persino scatenata: caratteristiche che gli assicurarono l’incondizionato favore del pubblico.
Fonti e bibl.: F. Abbiati, Verdi, Milano 1959, pp. 447, 457, 464-466, 468 s., 473, 508 s., 517, 564; R. Celletti, s. v., Le grandi voci, Roma 1964, pp. 634-637; J. Hepokoski, Under the eye of the Verdian bear: notes on the rehearsals and première of “Falstaff”, in Musical Quarterly, LXXI (1985), pp. 137 s., 148 s.; M. Henstock, Fernando De Lucia, London 1990, pp. 352, 354 s., 360, 442, 448 s.; M. Scott, The record of singing, I, London 1993, pp. 112 s.; W. Crutchfield, Crutchfield at large, in Opera News, LIX (gennaio 1995), p. 46; K.J. Kutsch - L. Riemens, s. v., Großes Sängerlexikon, IV, Bern-München 1997, p. 2744; C. Springer, Verdi und die Interpreten seiner Zeit, Wien 2000, pp. 435 s.; J. McPherson, Pinning down the P.-C.s: an exercise in determination, in The record collector, XLVIII, n. 4, dicembre 2003, pp. 299-328; J. Kesting, Die großen Sänger, Kassel 2010, pp. 2386 s.; A. Triola, Giulio Gatti Casazza. Una vita per l’opera, Varese, 2013, pp. 279, 338; Cambridge Verdi encyclopedia, a cura di R.M. Marvin, Cambridge 2013, p. 343; Carteggio Verdi-Ricordi, 1892, a cura di D. De Cicco, Parma 2015, ad ind.; Carteggio Verdi-Ricordi, 1893, a cura di D. De Cicco, Parma 2015, ad ind.