PIGNEDOLI, Antonio
PIGNEDOLI, Antonio. – Nacque a Correggio (Reggio nell’Emilia) il 23 luglio 1918 da Nino e da Maria Ballabeni.
Si laureò in fisica all’Università di Bologna il 20 giugno 1940 (lode e medaglia d’oro Augusto Righi) con una tesi a carattere sperimentale sulla rilevazione di particelle elementari nelle emulsioni fotografiche, relatore Gilberto Bernardini.
Nel periodo 1940-43 fu ufficiale del genio aeronautico in zona di guerra e di operazioni (due stelle della Campagna) e in seguito combattente della guerra di Liberazione. Eletto consigliere comunale e provinciale di Modena nel 1945 e deputato all’Assemblea costituente nel 1946 nella lista del partito della Democrazia cristiana, nel 1948 si ritirò dalla vita politica per dedicarsi totalmente alla ricerca scientifica e all’insegnamento universitario.
Vincitore di concorso a professore ordinario nel 1949, venne chiamato alla cattedra di meccanica razionale dell’Università di Modena, dove era già assistente di ruolo e incaricato di vari corsi di fisica-matematica e analisi matematica e dove aveva istituito il secondo biennio del corso di laurea in matematica e fisica. Creò la rivista Atti del Seminario matematico e fisico dell’Università di Modena. Direttore dell’istituto matematico, che aveva fondato, nel 1950 fu eletto preside della facoltà di scienze e nominato prorettore. A Modena incontrò il professor Cataldo Agostinelli che considerò, per tutta la vita, il suo maestro.
Nel 1951 venne chiamato alla cattedra di meccanica superiore all’Università di Bologna dove svolse una notevole attività didattica, scientifica e organizzativa. Diresse per un anno l’istituto di fisica tecnica d’ingegneria, sostenendone l’attività scientifica. Insegnò analisi matematica, teoria delle funzioni, matematiche superiori. Tenne lezioni e seminari di fisica superiore e onde elettromagnetiche. Con l’intuito e la lungimiranza che lo caratterizzavano comprese fra i primi nel mondo matematico italiano l’importanza dei calcolatori elettronici e dell’informatica e istituì negli anni Cinquanta il corso di cibernetica e teoria dell’informazione (pubblicando anche un trattato sull’argomento) e organizzò il centro di calcolo dell’istituto matematico dotandolo di uno strumento allora avveniristico, l’elaboratore Olivetti ELEA 6001. Sempre nell’Università di Bologna, fu direttore dell’istituto matematico e pro-rettore.
Contemporaneamente, a Modena insegnò per oltre trentacinque anni docente di analisi matematica all’Accademia militare, che gli testimoniò stima e apprezzamento conferendogli vari riconoscimenti, fra cui due medaglie d’oro.
Fu socio di numerose accademie italiane: Lincei, Torino, Bologna, Modena (di cui fu presidente per oltre un trentennio), e altre; socio di varie società italiane: fisica, elettrotecnica, Mathesis, storia della scienza, matematici e naturalisti di Modena; socio del Seminario di matematica e fisica dell’Università di Modena, dell’Unione matematica italiana (di cui per tre anni fu segretario), dell’Associazione italiana razzi; socio dell’Accademia delle scienze di New York, dell’American mathematical society, della Società tedesca di matematica applicata e meccanica (GAMM), della Società matematica austriaca (ÖMG). Fu inoltre capogruppo di ricerca nel gruppo nazionale di fisica-matematica del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR); segretario del primo gruppo seminari matematici del Nord-Est Italia (Trieste, Padova, Bologna, Modena, Ferrara, Firenze); collaboratore della commissione del CNR per gli studi spaziali. Dal 1980 un asteroide della fascia principale ha il suo nome: 22263 PIGNEDOLI.
Diresse per oltre trent’anni il centro di studio in Trento dell’Università di Bologna. Rinunciò a trasferirsi all’estero come docente ricercatore, scegliendo la Scuola italiana.
Gli fu conferita la medaglia d’oro del presidente della Repubblica per i benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte, il titolo di commendatore al merito della Repubblica, la medaglia d’oro dell’Università popolare trentina, la medaglia d’oro dell’Ente nazionale assistenza lavoratori (ENAL) per attività culturali e conferenze per i lavoratori, la medaglia d’oro città di Reggio Emilia e il Ragno d’oro città di Modena; ricevette onorificenze dall’Università di Bruxelles e dal Politecnico di Mons (Belgio).
Dopo le prime ricerche a indirizzo sperimentale concernenti la sua tesi di laurea, rivolse l’attività scientifica ad argomenti fisico-teorici di meccanica quantistica e termodinamica.
In seguito Pignedoli studiò problemi a indirizzo classico, proseguendo precedenti ricerche di Tullio Levi-Civita, Umberto Cisotti, Giorgio Sestini e soprattutto di Agostinelli.
Contemporaneamente studiò il moto di elettroni in campi magnetici ed elettrici sovrapposti. Giunse, da una parte, a migliorare notevolmente i risultati ottenuti da Agostinelli alcuni anni prima, relativi al problema collegato al fenomeno delle aurore boreali; dall’altra, ad approfondire lo studio del moto delle particelle nei grandi acceleratori. Si interessò al moto dei corpi rigidi, su cui tornò frequentemente: nella memoria di Modena del 1947 studiò in particolare il problema delle teleferiche. Si occupò, riprendendo più volte l’argomento, di vibrazioni di piastre e membrane, problema collegato alle cause di rottura delle turbine a vapore (Modena, 1944).
Il progetto dei reattori nucleari di potenza, allora di estrema avanguardia, lo portò a occuparsi, fra i primi in Italia, degli aspetti matematici legati alla diffusione neutronica, con un complesso di ricerche sistematicamente approfondite nei decenni successivi. Studiò sia la diffusione dei neutroni aventi energia compresa fra la soglia di emissione e la soglia di energia termica ed esaminò il problema ricorrendo alla teoria del moto browniano (Amsterdam, 1954; Journal of rational mechanics and analysis, 1955; Vienna, 1989), sia quella dei neutroni lenti o termici (Archive of rational mechanics and analysis, 1961).
All’inizio degli anni Cinquanta il suo interesse si rivolse alle teorie relativistiche. Notevole è il contributo del 1960 (Annali di matematica) che collega la dinamica relativistica alla meccanica analitica, argomento su cui ritornerà più volte, e specialmente negli anni precedenti la sua scomparsa (Stoccarda, 1984; Lincei, 1987; ZAMM, 1989). L’avvento dell’era spaziale lo spinse a occuparsi del moto dei satelliti artificiali e dei razzi (Bari, 1963; Torino, 1964; Meccanica, 1968; Lincei, 1977).
Nell’ambito della meccanica quantistica cercò di conciliare la visione indeterministica della scuola di Copenaghen con un’interpretazione deterministica (Modena, 1944; Modena, 1985-86; Dordrecht, 1988; Bologna, 1988-89). Attratto dalle ricerche di Dionigi Galletto e della sua scuola sulla cosmologia newtoniana, propose un modello di universo ‘intermedio’, tra quello newtoniano e quelli relativistici, che produceva le caratteristiche qualitative dei modelli standard basati sulle soluzioni disponibili delle equazioni di Einstein (ZAMM, 1985; Bologna, 1987-88).
La sua personalità scientifica non può prescindere dalla vasta produzione di libri e trattati che, a parte la pubblicazione del 1945 in cui ipotizza, centrando in pieno la realtà, il processo costruttivo della bomba atomica, spazia dai libri di analisi, funzioni speciali, equazioni differenziali nel campo complesso, statica, fisica, fisica atomica, cibernetica, meccanica razionale, meccanica atomica e meccanica superiore destinati a diventare testi di riferimento per corsi universitari, ai trattati sulla diffusione dei neutroni e di meccanica analitica a carattere più segnatamente introduttivo alla ricerca. Fu recensore scientifico per il Zentralblatt di Berlino, per la Applied Mechanics Review americana, da cui ebbe uno speciale diploma di benemerenza, per il Bollettino dell’Unione matematica italiana e per Scientia.
La profonda convinzione dell’unitarietà del sapere che unisce le scienze fra loro e le scienze alla filosofia, lo indusse ad affiancare alla produzione scientifica in senso stretto una produzione di pari intensità dedicata alla filosofia della scienza, alla sua storia, alle relazioni con altre discipline, inclusa la teologia. Il forte convincimento che il sapere deve essere patrimonio di tutti lo portò, fin dai primi anni della sua carriera, a un’intensa attività di conferenziere che esprimeva in modo e con stile singolare, per le sue eccezionali doti di comunicatore e in virtù della sua ampia e profonda cultura.
Tenne lezioni e conferenze periodiche nel programma Notizie dal mondo nuovo della Radio svizzera italiana, e varie lezioni alla Radio italiana: per l’Università internazionale Guglielmo Marconi e per il terzo programma. Fu collaboratore scientifico della pagina Mondo della scienza del Resto del Carlino e, con oltre quaranta articoli pubblicati, di Nuova Antologia, fondata da Giovanni Spadolini. Pubblicò numerosi articoli su giornali e riviste di cultura e di divulgazione.
Morì improvvisamente a Zams, in Austria, il 7 agosto 1989.
Fonti e Bibl.: Atti dell’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna. Classe di scienze fisiche. Rendiconti, s. 14, 1989-90, vol. 7 (in partic. M. Fabrizio, Commemorazione del prof. A. P., pp. 139-141; S. Graffi, A. P., pp. 143-153); Atti e Memorie dell’Accademia nazionale di scienze lettere e arti di Modena, s. 7, 1989-90, vol. 7 (in partic. P. P. Abbati Marescotti, Ricordo di A. P., pp. 17-20; I. Barbieri, Opere di A. P., pp. 37-51; G. Geminiani, A. P.: immagini, pp. 13-16; G. Tarozzi, A. P. e la filosofia della microfisica, pp. 21-35); D. Galletto, A. P., in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Supplemento, s. 9, 1992, vol. 3, pp. 3-20.