Uomo politico spagnolo (Madrid 1534 - Parigi 1611), figlio naturale di Gonzalo P., che era stato segretario di Carlo V e di Filippo II; entrato nella segreteria di stato spagnola presso Ruy Gómez de Silva, principe di Eboli, fu chiamato dal re (1567) al consiglio d'Italia e poi (1568) a capo della segreteria di stato. Intelligente e abile, ottenne la fiducia di Filippo II e larghissima influenza. Nel 1579 fu arrestato perché sospettato insieme ad Ana de Mendoza de la Cerda di aver ucciso J. Escobedo. Rimesso in libertà ma sospettato di eresia e osteggiato dal Duca d'Alba, si appellò ai fueros per sfuggire al processo intentatogli dal governo di Madrid. Allontanatosi dalla Spagna fu prima accolto (1591) da Caterina, reggente del Béarn, poi da Enrico IV e da Elisabetta d'Inghilterra (1593). Dopo la pace di Vervins (1598) cercò invano il perdono di Filippo II. Fu scrittore elegante e colorito. Importanti le Relaciones de su vida (pubbl. 1594), e le Cartas para diversas personas (1598 e 1603); va ricordato anche il trattatello politico Norte de príncipes, virreyes, presidentes, consejeros y governadores (pubbl. 1788), indirizzato al duca di Lerma, "privato" di Filippo III.