PENSA, Antonio
PENSA, Antonio. – Nacque a Milano, il 15 settembre 1874, da Michele e da Giuseppina Calzini.
Di famiglia borghese, dopo aver frequentato il convitto nazionale Longone, conseguì la licenza al liceo Parini di Milano nel 1892.
Sebbene affascinato dalle scienze naturali, nel novembre 1892 decise, su consiglio del padre, di iscriversi alla facoltà di medicina di Pavia. Dall’anno successivo frequentò da allievo interno il laboratorio di patologia generale e istologia diretto da Camillo Golgi. Inizialmente guidato da Achille Monti e dall’assistente Luigi Sala, con cui lavorò assiduamente, si cimentò nell’apprendimento delle tecniche di esecuzione e osservazione dei preparati microscopici. Galvanizzato dall’atmosfera del laboratorio, ne divenne un assiduo frequentatore, misurandosi in prima persona con le ricerche condotte da Golgi e dai suoi allievi. Appassionatosi allo studio dell’anatomia microscopica del sistema nervoso, nel quarto anno di corso realizzò alcuni preparati che dimostravano l’innervazione del rene (Ricerche anatomiche sui nervi del parenchima renale, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XI (1896), pp. 234-247), cui fece seguire uno studio sui nervi di alcuni annessi oculari (Osservazioni anatomiche sui nervi della congiuntiva palpebrale, delle ciglia e delle ghiandole di Meibomio, ibid., XII (1897), pp. 111-127).
Si laureò il 14 luglio 1898 con una dissertazione sull’innervazione delle ghiandole e ottenne la nomina ad assistente nell’Istituto di patologia generale per l’anno accademico 1898-99. Studiò l’apparato reticolare interno da poco scoperto da Golgi, identificandone la presenza anche nelle cellule della midollare surrenale (Sopra una fina particolarità di struttura di alcune cellule delle capsule surrenali, ibid., XIV (1899), pp. 76-85) e collaborò con Golgi alla redazione di un capitolo del Trattato italiano di chirurgia, intitolato Capsule surrenali e loro affezioni (morbo di Addison), in Trattato italiano di chirurgia, V, 1, Milano 1900, pp. 185-208). Si dedicò inoltre allo studio delle cellule cartilaginee, in cui osservò l’apparato di Golgi (Osservazioni sulla struttura delle cellule cartilaginee, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XVI (1901), pp. 197-205) e in cui descrisse successivamente il condrioma (Alcune particolarità di struttura della cellula cartilaginea, ibid., XXVIII (1913), pp. 119-125).
Temendo un poco gradito trasferimento nella clinica neuropatologica, ipotizzato da Golgi per dare un indirizzo definitivo al giovane allievo, nel 1901 accettò di buon grado un posto di assistente nell’Istituto di anatomia umana normale diretto da Sala. Gli inizi furono difficili a causa della poca dimestichezza con la dissezione del cadavere dovuta a una formazione principalmente votata all’anatomia microscopica e all’istologia ma, guidato da Sala che ricorderà sempre con devozione e amicizia, Pensa perfezionò le tecniche settorie. Acquisita sicurezza operativa, si dedicò a ricerche che lo portarono a descrivere per primo gli elementi mioidi nel timo di uccelli, anfibi e rettili (Osservazioni a proposito della struttura del timo, ibid., XVII (1902), pp. 188-204; Ancora a proposito di una particolarità di struttura del timo e osservazioni sullo sviluppo del timo negli anfibii anuri, ibid., XIX (1904), pp. 65-79; Osservazioni sulla struttura del timo, in Anatomischer Anzeiger, 1905, vol. 27, pp. 529-541). Studiò poi l’innervazione e la vascolarizzazione del pancreas e la sua organogenesi nell’uomo, nel bue e in alcune specie di uccelli (Osservazioni sulla distribuzione dei vasi sanguigni e dei nervi del pancreas, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XIX (1904), pp. 161-176). Con uno studio embriologico evidenziò la morfologia e le modalità di sviluppo delle arterie intercostali e dell’arteria intercostale suprema nell’uomo e in altri animali (Studio sulla morfologia e sullo sviluppo della arteria intercostalis suprema e delle arterie intercostales, in Ricerche fatte nel laboratorio di anatomia normale della R. Università di Roma, XI (1905), 1-2, pp. 33-142).
Dopo aver ricoperto il ruolo di settore dall’anno accademico 1901-1902 all’anno 1903-1904, ottenne la libera docenza in anatomia umana, tenendo anche un corso libero di embriologia generale e organogenesi dell’uomo e dei vertebrati per la facoltà di scienze. In quegli anni, oltre a numerosi lavori morfologici (sulla spina soprameatale, la cisterna del chilo, il dotto toracico, i gangli linfatici, la struttura di esofago e mandibola), Pensa descrisse l’apparato di Golgi nelle cellule vegetali (Alcune formazioni endocellulari dei vegetali, in Anatomischer Anzeiger, 1910, vol. 37, pp. 325-333). Nel 1908, confortato dai primi successi accademici, sposò Maria Pergami da cui ebbe una figlia, Adele.
Lo scoppio della Grande Guerra determinò una sospensione dei concorsi universitari: dal 1915 al 1919 fu incaricato della cattedra di anatomia e diresse l’Istituto anatomico dell’Università di Sassari, ottenendo anche l’insegnamento della zoologia con la direzione del relativo istituto dopo la chiamata della titolare Rina Monti, sorella di Achille, a Pavia. Ragioni affettive e di studio lo riportavano spesso a Pavia dove, nel 1918, il flagello dell’influenza spagnola rese necessaria l’istituzione di un reparto di isolamento per i militari colpiti dalla malattia, la cui direzione fu affidata a Pensa.
Al termine dell’epidemia e del conflitto, tornò a Sassari insieme alla famiglia, dove rimase fino all’anno accademico 1919-20, quando fu incaricato dell’insegnamento di anatomia a Parma. Alla riapertura dei concorsi, nel 1920 divenne professore straordinario di anatomia umana a Sassari per poi ritornare a Parma l’anno seguente. In questo periodo si dedicò con successo alla citologia vegetale (Osservazioni e considerazioni sulla struttura della cellula, in Bollettino della Società medica di Parma, s. 2, XIII (1920), pp. 21-28), ma non abbandonò mai gli studi sul sistema nervoso (Il cilindrasse delle fibre nervose midollate, in Monitore zoologico, XXXIV (1923), pp. 207-224). All’insegnamento dell’anatomia affiancò quello della zoologia dal 1926 al 1928; fu inoltre rettore dell’Università di Parma per il triennio 1927-30. Fra i suoi allievi a Parma vi furono il neurologo Carlo Berlucchi e il neurofisiologo Giuseppe Moruzzi che Pensa iniziò alle tecniche neuroistologiche.
Nel 1930 tornò definitivamente a Pavia: dal 1931 al 1945 fu preside della facoltà di medicina in anni difficili per l’attività didattica e di ricerca, in cui riuscì a formare un numero rilevante di allievi, tra cui i cattedratici di anatomia Fernando Rossi, Gennaro Palumbi, Francesco Loreti, Elio Borghese, Luigi Cattaneo ed Emilio Casasco, oltre a Pasquale Graziadei ed Elio Raviola, emigrati negli Stati Uniti dove raggiunsero la cattedra, rispettivamente, nella Università di Stato della Florida e di Harvard.
Si dedicò con passione alla costituzione del Museo per la storia dell’Università, che diresse dal 1938 fino alla morte. Nel 1949, dopo il collocamento a riposo, fu nominato emerito e, l’anno successivo, assunse la direzione del Centro di studio di anatomia del sistema nervoso, fondato inizialmente in convenzione con il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Instancabile ricercatore, si dedicò fino all’ultimo all’attività scientifica (Contributo al problema del circuito chiuso nel sistema nervoso, Pavia 1970). Dimostrò notevoli qualità didattiche anche come trattatista (Trattato di istologia generale, Milano 1925; Trattato di anatomia sistematica, I-II, Torino 1934-35, con G. Favaro; Trattato di embriologia generale, Milano 1944).
Membro del Comitato per la biologia del CNR, fu anche membro dell’Istituto lombardo di scienze e lettere, dell’Accademia dei Lincei, della Pontificia Accademia delle scienze e dell’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna. Fu insignito del premio Elizabeth Thompson science fund di Boston nel 1914 e nel 1918 e ricevette numerose onorificenze pubbliche. Ricoprì cariche nei consigli di amministrazione dell’Università di Pavia e fece parte anche del consiglio comunale della città.
Morì a Pavia il 17 agosto 1970.
Affidò il proprio testamento scientifico e professionale a un manoscritto di memorie pubblicato vent’anni dopo la sua morte.
Opere. Attività scientifica, didattica ed accademica, Pavia 1936; Ricordi di vita universitaria (1892-1970), a cura di B. Zanobio, Milano 1991.
Fonti e Bibl.: Pavia, Archivio di deposito dell’Università, Fascicoli studenti, ad vocem; Archivio storico dell’Università, Fascicoli personali docenti, ad vocem; Museo per la storia dell’Università, Fondo Pensa, Carriera di studio ed elenco delle pubblicazioni fatte, Pavia 1907; A. Giordano, A. P., in Rendiconti dell’Istituto lombardo di scienze e lettere. Parte generale e atti ufficiali, 1970, vol. 104, pp. 98-105; E. Malcovati, Ricordo di A. P., ibid., pp. 106-109; E. Casasco, A. P., in Annuario dell’Università degli studi di Pavia per gli anni accademici 1969-1970, Pavia 1975, pp. 1045-1050.
B. Zanobio, A. P., in Dictionary of scientific biography, XV suppl., I, New York 1978, p. 473; P. Mazzarello, Il Nobel dimenticato. La vita e la scienza di Camillo Golgi, Torino 2006, pp. 399-490; P. Mazzarello - C. Garbarino - A. Calligaro, How Camillo Golgi became ‘the Golgi’, in FEBS Letters, 2009, n. 583, pp. 3732-3737; G. Berlucchi, Moruzzi Giuseppe, in Dizionario biografico degli Italiani, LXXVII, Roma 2012, pp. 257-259.