PAPADOPOLI, Antonio
– Nacque a Venezia il 6 marzo 1802, secondogenito del conte Angelo, commerciante e banchiere, e di Maria Mico, entrambi greci.
Poco attratto dalla florida azienda familiare, una delle prime ditte bancarie d’Italia, si dedicò fin da ragazzo alla letteratura e alla filologia, incoraggiato in questo dai genitori. Svolti i primi studi a Venezia, si spostò a Verona, dove, oltre a conoscere Ippolito Pindemonte, fu allievo di Antonio Cesari. Studioso appassionato e ben inserito nell’ambiente culturale, fu nominato socio dell’Ateneo veneto (1822) e dell’Accademia dei filoglotti di Castelfranco (1824) nonostante la giovane età.
Affetto da epilessia, dietro consiglio dei medici nel 1824 prese a viaggiare, stabilendosi inizialmente a Bologna. Vi approfondì le conoscenze di linguistica e letteratura italiana sotto la guida di Paolo Costa, del quale pubblicò una breve biografia (Notizie intorno a Paolo Costa, in P. Costa, Della elocuzione, Venezia 1825). L’opera coincise con l’esordio a stampa di Papadopoli, la cui produzione rimase limitata non solo a causa delle sue precarie condizioni di salute, ma anche per la propensione a dedicarsi al mecenatismo e alle imprese editoriali. In linea con i principi del purismo e del classicismo, redasse traduzioni, iscrizioni funebri e d’occasione, dedicatorie, componimenti in versi, interventi in collaborazione, in gran parte rimasti inediti e andati perduti.
A Bologna conobbe numerosi esponenti dell’ambiente letterario, fra i quali Pietro Giordani, che sarebbe diventato suo principale maestro, consigliere e amico, e Giacomo Leopardi, al quale fu molto vicino fino al 1830, figurando, fra l’altro, tra i maggiori sottoscrittori della prima edizione dei Canti (Firenze 1831).
Nel 1825, dopo una breve permanenza a Roma, si stabilì a Napoli e vi rimase per più di un anno. Fu apprezzato per la sua erudizione linguistica da Basilio Puoti, Luigi Dragonetti e Saverio Baldacchini, con i quali prese a collaborare, partecipando, fra l’altro, all’edizione de Il Catilinario e il Giugurtino di C. Crispo Sallustio volgarizzati per frate Bartolomeo da San Concordio (Napoli 1827), pubblicazione da lui sovvenzionata.
Nel 1827 lasciò Napoli e, risalendo la penisola, passò per Roma, Bologna, Firenze, Genova e Torino, giungendo infine a Milano, ove da allora in poi si sarebbe recato spesso per i suoi interessi culturali e per le numerose amicizie che lo ponevano al centro di importanti relazioni intellettuali, come attesta il suo ricco epistolario, di cui un’ampia panoramica è fornita in Lettere d’illustri italiani ad A. P., a cura di Gaspare Gozzi (Venezia 1886). A Milano fu in stretto contatto con Vincenzo Monti, Gian Domenico Romagnosi, Andrea Mustoxidi e Giuditta Pasta.
Nell’estate del 1827 fece ritorno a Venezia e da allora diminuì i viaggi fuori dei confini del Lombardo-Veneto, dandosi pienamente al mecenatismo, coadiuvato dal fratello Spiridione. Dopo aver sovvenzionato il giornale letterario compilato da Luigi Carrer, Il Gondoliere, apparso nel 1833 per i tipi di Paolo Lampato, si fece promotore di iniziative editoriali attraverso la Società del Gondoliere, nata nel 1837 con sede in palazzo Da Ponte. Si trattava di una grande tipografia dedita al lavoro editoriale in proprio e dotata di due punti di vendita. Benché il suo nome mancasse dall’assetto societario, Papadopoli fu uno degli effettivi finanziatori e dirigenti, nonché ispiratore della tipografia, che ebbe come redattore Carrer.
Fra le edizioni del Gondoliere risultano la Commedia di Dante Alighieri (1837) commentata da Niccolò Tommaseo, assiduo collaboratore della casa editrice, e, a cura di Papadopoli stesso, la Guida per lo mondo […], di Dionisio Periegete, volgarizzato ed illustrato da Francesco Negri (Venezia 1838). Quale più ampio progetto, oltre all’Emporeo biografico metodico a opera di Filippo De Boni, di cui venne portata a termine soltanto la Biografia degli artisti (1840), fu avviata nel 1839 la «Biblioteca classica italiana di scienze, lettere e arti». La collana si proponeva di annoverare i principali testi italiani moderni in cento volumi annunciati nel prospetto (1839), ventisei dei quali videro la luce, fra opere edite integralmente e raccolte di stralci tratti da vari autori. Pubblicata fino al 1841, la Biblioteca fu accusata di scarso rigore filologico da Pietro Giordani che, in una lettera del 1839, si rivolse a Papadopoli per sottolineare gli interessi prevalentemente letterari e linguistici del curatore Carrer, stroncandone l’edizione del Tesoro di Brunetto Latini (1839).
Sulla base di una iniziativa presa da Giordani nel 1820 a Piacenza, Papadopoli finanziò nel 1839 l’istituzione delle Sale scientifiche e letterarie, gabinetto di lettura situato vicino alla sede del Gondoliere, finalizzato all’aggiornamento di studiosi e letterati con numerosi giornali e gazzette pubblicati in Europa. Le Sale, arricchite dal materiale librario proveniente dal gabinetto di lettura appena chiuso del libraio Giovanni Battista Missiaglia, divennero in breve una fra le principali emeroteche della penisola.
Nonostante l’interesse suscitato dalle sue imprese, nel 1841 Papadopoli fu costretto a cessare tutte le attività della Società del Gondoliere, per le difficoltà finanziarie dovute a una gestione poco attenta al profitto, nonché per la pressione di censura e polizia, che ostacolavano la stampa e la circolazione libraria. La tipografia, infatti, considerata liberale per via degli orientamenti politici di Papadopoli e del direttore titolare Giovanni Bernardini, aveva attratto l’attenzione governativa ed era stata oggetto di una perquisizione di polizia che aveva rilevato l’occultamento di numerosi libri proibiti.
Papadopoli morì a Venezia il 25 dicembre 1844 per il progressivo aggravarsi della sua malattia. Nel testamento annoverò generosamente fra gli eredi anche amici, quali Giordani e Mustoxidi.
Fonti e Bibl.: G. Veludo, Necrologia di A. P., in Gazzetta privilegiata di Venezia, 28 dicembre 1844; S. Baldacchini, A. P., Napoli 1845; G.B. Contarini, Menzioni onorifiche de’ defunti scritte nel nostro secolo, I, Venezia 1845, pp. 328-330; Spigolature nel carteggio letterario e politico del marchese L. Dragonetti, in La rassegna nazionale, VI (1884), 16, pp. 72-94, 241-270; A. Pompeati, Un caro e divino amico del Leopardi, in Le tre venezie, gennaio 1935; G. Gambarin, G. D. Romagnosi e A. P., in Archivio veneto, LXXI, (1941), 29, pp. 76-102; G. Cucchetti, Un aristocratico veneziano, poeta e mecenate: A. P., in L’osservatore romano, 22 marzo 1972; A. Serafini, L’amicizia di Leopardi con il veneziano A. P., in Ateneo veneto, n.s., XVII (1979), pp. 61-79; XX (1982), pp. 237-247; G. Forlini, Motivi politici e civili, culturali e autobiografici nelle lettere di P. Giordani ad A. P., in Bollettino storico piacentino, LXXXIV (1989), pp. 1-39, 145-176; S. Timpanaro, Le lettere di P. Giordani ad A. P., in Id., Nuovi studi sul nostro Ottocento, Pisa 1995, pp. 55-67; M. Berengo, Una tipografia liberale veneziana della Restaurazione. Il Gondoliere, in Libri, tipografi, biblioteche, I, Firenze 1997, pp. 335-354; Leopardi e la cultura veneta, a cura di G. Ronconi, Padova 1998, pp. 15, 187-189; R. Damiani, Un amico e un nemico: A. P. e N. Tommaseo, in Id., Leopardi e il principio di inutilità, Ravenna 2000, pp. 33-41; Storia di Venezia. L’Ottocento e il Novecento, a cura di M. Isneghi - S. Woolf, Roma 2002, I, pp. 103, 586; II, p. 1109; L. Dodi - M.L. Saibene, Amicizia, musica e teatro nelle lettere di A. P. a G. Pasta, in Storia in Lombardia, XXVII (2007), 3, pp. 93-140; G. Polizzi, “Io scrivo le mie lettere dove ha regno Mercurio”. A. P.: un uomo di lettere nell’Italia del primo Ottocento, in Quaderni veneti, 45, 2008, pp. 105-144; P. Campion, In margine al carteggio inedito P.- Carrer, in Atti dell’Accademia roveretana degli Agiati, CCLXI (2011), pp. 161-196.