PANIZZI, Antonio
Bibliotecario e patriota, nato a Brescello (Modena) il 16 settembre 1797, morto a Londra l'8 aprile 1879. Si laureò in legge nel 1828 all'università di Parma, ma per poco tempo esercitò l'avvocatura nel suo paese nativo, poiché, ascrittosi alla Carboneria, nell'ottobre del 1821 fu costretto all'esilio. Giunto a Lugano, vi stampò (1823), con la falsa data di Madrid, la severa requisitoria intitolata: Dei processi e delle sentenze degli imputati di lesa maestà e di aderenza alle sette proscritte negli Stati di Modena (ristampata dal Carducci col titolo: Le prime vittime di Francesco IV duca di Modena, Roma 1897). Nel maggio dello stesso anno andò a Londra, dove ebbe buona accoglienza da parte degli esuli piemontesi e lombardi del 1821, ma specialmente dal Foscolo, che più tardi lo invitò a collaborare ai suoi studî danteschi. Colà seppe che, con sentenza del 6 ottobre 1823, era stato condannato a morte in contumacia. Consigliato da W. Roscoe, lo storico di Lorenzo il Magnifico, proseguì poco dopo per Liverpool dove attese all'insegnamento privato, dando inoltre (1825) conferenze sulla letteratura italiana e pubblicando articoli su periodici inglesi. Nel 1828 tornò a Londra, incaricato dell'insegnamento della lingua e letteratura italiana all'University College, e nel 1831 fu nominato assistente bibliotecario al British Museum, iniziando così una fortunata carriera, che culminò il 6 marzo 1856, con la successione nella direzione di quella grande biblioteca a sir Henry Ellis, e si chiuse nel 1865, quando il P. chiese di essere collocato a riposo. Furono quelli gli anni più laboriosi della sua vita, poiché, oltre alla sua collaborazione a riviste inglesi, alla nuova organizzazione data al British Museum, attese all'edizione dell'Orlando Innamorato e del Furioso, a quella dei Sonetti e canzoni del Boiardo, e a scrivere saggi bibliografici. Ebbe estese relazioni con i principali rappresentanti inglesi della politica, dell'arte, delle lettere; né mai cessò il suo amore per l'Italia, che vide fugacemente nel 1848, poiché si tenne sempre in corrispondenza col Cavour, col d'Azeglio, col Mazzini (con cui a Londra ebbe per più anni dimestichezza), con Garibaldi, ecc. Oltre ad avere preparato i modi per liberare dal bagno penale napoletano i patrioti illustri che vi languivano (Settembrini, Poerio, Spaventa, ecc.), s'adoperò a rendere il governo inglese favorevole alle aspirazioni italiane.
Bibl.: C. Brooks, A. P. scholar and patriot, Manchester 1931. Ivi la bibl. completa degli scritti del P. e delle opere che lo riguardano.