ORAZI, Antonio
ORAZI, Antonio (Carlo Horatii da Castorano o Carlo di Orazio da Castorano; in cinese Kang Hezi). – Nacque a Castorano nella diocesi di Ascoli Piceno il 20 maggio 1673 da Francesco e da Diamanta Guglielmi (Castorano, Arch. della Parrocchia di S. Maria della Visitazione, Liber baptizatorum).
Prese l’abito dei minori osservanti di S. Francesco nella provincia di S. Bernardino, nel convento di S. Maria di Teramo l’11 gennaio 1690. Nel 1698 con tre confratelli – il padre Giovanni Battista da Illiceto, il padre Gabriele Antonio da S. Giovanni e il fratello Francesco da Roiate – partì da Roma alla volta della Cina e giunse ad Amoy il 23 agosto 1700.
Dal 1707 fu vicario generale di Bernardino Della Chiesa, vescovo di Pechino, dove era giunto in quello stesso anno per ottenere il diploma Piao, un giuramento di fedeltà alla pratica e al metodo di Matteo Ricci, imposto il 17 dicembre 1706 dall’imperatore Kangxi ai missionari sotto pena di espulsione dalla Cina e in risposta al decreto di condanna dei riti cinesi emanato il 20 novembre 1704 dal S. Offizio. L’esame-giuramento fu sostenuto il 22 gennaio. Orazi fu poi il solo francescano attivo nelle missioni fondate da Propaganda Fide nella diocesi di Pechino tra il 1707 e il 1728.
Sinologo e attento studioso della cultura cinese Orazi scrisse un Dictionarium latino-italico-sinicum, rimasto manoscritto. L’opera fu intrapresa su suggerimento di Giovanni Battista da Illiceto, con lo scopo di fornire un sussidio ai missionari nell’apprendimento della lingua. Orazi vi lavorò durante tutto il corso della sua missione, ampliando e completando il dizionario cinese-latino (1694, 1699) del confratello Basilio da Gemona. In riferimento al cinese volgare del tempo fornisce la traduzione, la pronuncia e i caratteri corrispondenti dei termini e delle locuzioni cinesi riportate. Al dizionario è annessa una grammatica, la Manductio ad linguam sinicam, per agevolare ulteriormente lo studio della lingua cinese.
Al lungo periodo trascorso in Cina si deve anche la Brevissima notizia, o relazione di varj viaggi, fatiche, patimenti, opere… nell’Imperio della Cina… (Livorno 1759), che costituisce una preziosa testimonianza sull’attività dei missionari cattolici in Cina, la cui storia viene narrata dal 1689 al 1724, sui criteri seguiti dai membri dei vari ordini religiosi nel condurre la propria opera di evangelizzazione e sulle controversie che, proprio a causa di questi diversi criteri, sorsero tra gli ordini stessi e con la S. Sede.
Come delegato di Bernardino Della Chiesa Orazi pubblicò i numerosi decreti sulla controversia dei riti e la costituzione Ex illa die del 19 marzo 1715 con cui si confermava il decreto di monsignor Charles Thomas Maillard de Tournon, patriarca di Antiochia in partibus nonché commissario e visitatore apostolico di Cina e Indie orientali. La pubblicazione in Cina della Ex illa die (6 novembre 1716) e del giuramento di fedeltà in esso contenuto fu causa di fratture nel mondo missionario cinese tra gesuiti e altri ordini missionari, tra favorevoli e contrari alle pratiche rituali cinesi per i convertiti e sulla natura, precetto o costituzione, della bolla papale. Della Chiesa, nel suo Mandatum circa publicationem Constitutionis Ex illa die, conferì a Carlo da Castorano pieni poteri sulla promulgazione della costituzione a Pechino nonché sui giuramenti di fedeltà che dovevano essere sottoscritti e consegnati allo stesso Orazi.
Il Mandatum reca la data del 27 ottobre 1716. In una lettera del 24 maggio 1715 a Giuseppe Cerù della Chiesa ricordava di aver mandato a Pechino Castorano «al quale raccomandai di tentare prima tutti li mezzi suavi e fare ogni cosa con pace avanti di venire alli rigori» (Sinica Francescana, V [1954], p. 632).
A seguito del ruolo svolto contro i riti cinesi Orazi fu incarcerato per una settimana (1716). Accusò i gesuiti di essere stati i promotori del suo arresto e la Compagnia di Gesù si difese da questa accusa nell’apologia Informatio pro veritate (Pechino 1717), pubblicata anonima, ma opera del gesuita Kiliano Stumpf, poi condannata da Clemente XI.
Dal 1721 (anno di morte di Della Chiesa) al 1724 (anno del decreto di Yongzheng contro la religione cattolica) Orazi esercitò il suo ministero nelle due province della diocesi di Pechino (Shandong e Zhili). Con la persecuzione del 1724, quando la maggior parte dei missionari fu confinata a Canton, si ritirò nella residenza per i missionari di Propaganda Fide a Haidian, vicino a Pechino. Tra il 1732 e il 1733 Francisco da Purificação da Rocha, vescovo di Pechino, ordinò con due lettere ai suoi missionari il rispetto dell’Ex illa die in accordo però con le Permissioni (1721) di Carlo Ambrogio Mezzabarba, patriarca alessandrino e legato pontificio che avevano attenuato le durezze della Ex illa die, autorizzando i cinesi convertiti a partecipare ai riti compiuti in onore di Confucio e degli antenati, purché privi di ogni forma di superstizione. Orazi decise allora di partire per Roma con l’intento di far condannare le due lettere del vescovo. Lasciata Pechino nell’ottobre 1733, giunse a Roma nel novembre 1734 e da qui proseguì la sua strenua opposizione alle otto Permissioni.
Il provvedimento del legato pontificio aveva avuto come diretta conseguenza l’inasprirsi delle controversie tra gli ordini religiosi offrendo la possibilità della non piena osservanza della costituzione di Clemente XI e la creazione di pratiche missionarie differenti. Orazi ottenne da Clemente XII la proibizione delle due lettere pastorali di da Rocha (1735) ma proseguì nella sua avversione per i riti cinesi. A Roma si distinse per la caparbietà con la quale portò avanti la sua attività contro le Permissioni: pubblicò infatti numerose scritture, tra cui 37 memoriali consegnati nelle mani delle autorità di Congregazione di Propaganda Fide, dell’Inquisizione e degli stessi pontefici (Clemente XII e Benedetto XIV). Anche dopo la pubblicazione della bolla di condanna definitiva dei riti cinesi (Ex quo singulari, 11 luglio 1742) si distinse per un continuo «importunare con le sue sollecitazioni le autorità pontificie» (Di Fiore, 1989, p. 136), almeno sino al 1750 quando gli fu intimato di «astenersi dal fare qualsiasi rappresentanza alla S. Congregazione e molto meno a Nostro Signore in proposito delle presenti emergenze della Cina perché non sarebbe gradita» (ibid.).
Nel suo diario (autografo in Roma, Bibl. nazionale, pubblicato parzialmente ibid., pp. 409-454) vi è un racconto minuzioso degli eventi romani sulla questione dei riti cinesi dal 1735 al 1742 e continui riferimenti alla personale attività svolta a Roma per tale condanna. Vi si trovano dettagliate descrizioni sul significato che i cinesi attribuivano alle loro ritualità, scartando tanto la natura civile e politica, come sostenuto dai gesuiti, quanto la loro natura ‘indifferente’, affermando che tali cerimonie rituali, nel presente come nel passato, erano idolatriche e superstiziose.
Alla morte di Giovanni Francesco Nicolai da Leonessa (1737) Orazi ricevette dal cardinale Antonio Saverio Gentili l’ordine di Clemente XII di redigere il catalogo dei libri cinesi posseduti dal missionario defunto. Ne nacque la Parva elucubratio super quosdam libros sinenses, opera rimasta manoscritta sebbene il 12 febbraio 1742, Orazi supplicasse direttamente Benedetto XIV chiedendone la pubblicazione (ibid., p. 450).
L’opera è molto più di un elenco e breve riassunto dei 57 titoli che costituivano la biblioteca cinese del Nicolai. Sulla base di alcune delle opere analizzate, Orazi ricostruisce e inserisce nella Parva elucubratio un racconto in 12 capitoli della vita di Confucio: la Vita Confusii philosophi apud sinenses sapientissimi ac santissimi magistri. Questa trattazione e l’opera nel complesso, oltre a rappresentare uno strumento utile a quella che fu la battaglia personale di Orazi contro i riti confuciani, offrono una preziosa panoramica su svariati aspetti della cultura cinese di cui Orazi fu grande conoscitore. Il breve riassunto delle opere è sviluppato in modo controversistico per sostenere ancora una volta la sua opposizione all’accettazione gesuitica dei riti cinesi, a partire dalla traduzione del nome di Dio sino al valore e al significato da attribuire a tali riti; particolare attenzione viene prestata alla figura di Confucio, maestro di saggezza o divinità, che già aveva goduto di successo in Europa dopo la pubblicazione da parte dei gesuiti del Confucius Sinarum Philosophus (1687).
Alla fine del 1741 lasciò Roma per Castorano, dove morì il 1° febbraio 1755.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Bibl. apostolica Vaticana, Vat. lat. 12850, cc. 1-144: Liber confirmatorum et baptizatorum in civitate Ling zing ceu, 1701-1729 (pubblicato parzialmente in Sinica Franciscana, a cura di G. Mensaert, VI, Roma 1961, pp. 767-784); ibid., Vat. lat. 12849, cc. 15-197, 197v-249r: Catalogus illorum qui Dei gratia et B.ae Mariae Virginis intercessione iuxta rituale Romanum rite baptizati sunt in hac ecclesia S.ae Mariae de Aracoeli civitatis Tung chang fu, 1702-1724. Considerato il contributo di Orazi alla discussione sui riti cinesi molti suoi manoscritti e interventi sono conservati in Città del Vaticano, Arch. della Congregazione per la Dottrina della Fede, tra cui Santo Officio, Stanza Storica,PP 3d: Acta in causa Literarum Pastoralium Francisci Saraceni Episcopi Lorimensis et Vicarii Apostolici in Imperio Sinarum. 1732 (cc. 283-288v, 539, 544); Santo Officio, Stanza Storica, PP 4b: Cina. Varia. Ab 1665 ad 1818; Santo Officio, Stanza Storica, PP 5e: Varia circa Ritus Sinenses. 1741 (alle cc. 331r-334v uno scritto di Orazi contro le tabelle ai defunti). Per i numerosi manoscritti di Orazi o da lui raccolti dal suo arrivo in Cina sino all’anno della sua morte, ora conservati a Napoli, Bibl. nazionale, si veda F. D’Arelli, Sul fondo manoscrittoDe rebus Sinensibus del Fr. Carlo O. da Castorano conservato nella Biblioteca nazionale V. Emanuele III di Napoli, in Asia Orientale, V-VI (1987), pp. 6-48; F. D’Arelli, Manuscript Notes of Carli Horatii da Castorano O.F.M. and Francesco da Ottaviano O.F.M. on some of Aleni’s Chinese writings, in Scholar from the West. Giulio Aleni S.J. (1582-1649) and the dialogue between Christianity and China, a cura di T. Lippiello - R. Malek, Brescia-Sankt Augustin 1997, pp. 433-452. Per i manoscritti conservati in Città del Vaticano, Arch. segreto Vaticano e Arch. della Congregazione di Propaganda Fide, A. Van den Wyngaert, Castorano, in Dictionnaire d’histoire et de géographie ecclésiastique, XI, Paris 1949, col. 1456. Sull’opera manoscritta Parva elucubratio super quosdam libros sinenses si veda F. D’Arelli, Carli Horatii da Castorano OFM e laParva elucubratio super quosdam libros sinenses (1739), in Archivum Franciscanum Historicum, XC (1997), 1-2, pp. 205-252; ma anche Id., I libri cinesi di G. Francesco Nicolai, O.F.M. nel fondo Borgia Cinese della Biblioteca Vaticana, ibid., 3-4, pp. 505-533. Sulla Brevissima notizia, pubblicata postuma, S. Stafutti, Note sul manoscritto ineditoBrevis Narratio Itineris ex Italia usque ad Chinam ... di Carlo O. da Castorano (1673-1755), in Cina, XVII (1981), pp. 35-79. Per alcune sue posizioni sui riti si veda la pubblicazione a uso interno della Curia romana Acta in causa pastoralis patriarchae Alexandrini olim legati apostolici in imperio Sinarum, Roma 1741 (edito in parte da G. Di Fiore, Uno studio incompiuto di Henri Bernard-Maître sulle permissioni del Mezzabarba.(Ristretto di tutto ciò che risulta in sostanza dall’esame giudiziale d’alcuni missionari…), in Archivio italiano per la storia della pietà, X (1997), pp. 455-543. Sulla scarna biografia, R. Streit - J. Dindinger, Bibliotheca Missionum. VII. Chinesische Missionsliteratur 1700-1799, Freiburg 1931, ad ind.; Sinica Franciscana. V. Relationes et epistolas ill.mi d. Fr. Bernardini della Chiesa, a cura di A. van Den Wyngaert - G. Mensaert, Roma 1954, p. 438, n. 3 e ad ind.; G. Fabiani, P. C. O. da Castorano O.F.M. insigne missionario e sinologo, in Studia Picena, XXII (1954), pp. 505-533; F. Margiotti, Il cattolicesimo nello Shansi dalle origini al 1738, Roma 1958, ad ind.; A. Camps, Castorano’s Brevis Apparatus et modus agendi ac disputando cum Mahumetanisin China. Eine unbekannte Handschrift aus dem Jahre 1725, in“… denn ich bin bei Euch.”. Festgabe für Josef Glazik und Bernward Willeke, a cura di H. Waldenfels, Zürich-Köln 1978, pp. 155-160 (anche in Studies in Asian Mission History 1956-1998, a cura di A. Camps, Leiden-Boston-Köln 2000); Id., Carlo O. da Castorano O.F.M. (1673-1755) on the prophet Muhammad and on the Master philosopher Confucius, in Neue Zeitschrift für Missionswissenschaft, LVI (2000), pp. 35-43; Handbook of Christianity in China, I: 635-1800, a cura di N. Standaert, Leiden-Boston-Köln 2001, pp. 155, 192, 224, 269, 332 s. Sull’attività missionaria, A. Van den Wijngaert, Les dernières années de Mgr. della Chiesa, in Archivum Franciscanum Historicum, XXXVIII (1945), pp. 86-102 (sul ruolo di Orazi nella pubblicazione della Ex illa die e sui conflitti con i gesuiti); A.S. Rosso, Apostolic legations to China of the Eighteenth Century, South Pasadena-Roma 1948, ad ind.; G. Mensaert, Les franciscains au service de la Propagande dans la Province de Pékin, 1705-1785, in Archivum Franciscanum Historicum, LI (1958), pp. 273-311; G. Di Fiore, La legazione Mezzabarba in Cina (1720-1721), Napoli 1989, ad ind.; F. D’Arelli, I francescani e le missioni cattoliche in Cina tra i secoli XVI-XVIII, in I Francescani e la Cina: 800 anni di storia. Atti della Giornata di studio in preparazione alla canonizzazione dei martiri cinesi, ... settembre 2000, a cura di P. Messa, S. Maria degli Angeli (Assisi) 2001, pp. 67-84; A. Vasconcelos de Saldanha, De Kangxi para o Papa pela Via de Portugal. Memória e documentos relativos à intervenção de Portugal e da Companhia de Jesus na questão dos Ritos Chineses e nas relações entre o Imperador Kangxi e à Santa Sé, I-III, Macau 2002, ad ind.