MORO, Antonio (Antonis Mor van Dashorst)
Pittore, nato a Utrecht nel 1519, morto ad Anversa nel 1575. Scolaro di Jan van Scorel a Utrecht, prima del 1544, si dedicò esclusivamente al ritratto e come ritrattista è considerato tra i più famosi del suo tempo. Nel 1547 fu accolto maestro nella corporazione dei pittori ad Anversa e trovò un protettore nel vescovo di Arras, Antonio Perrenot de Granvelle più tardi cardinale, che ritrasse nel 1549 (Galleria di stato a Vienna). Probabilmente con una raccomandazione del Granvelle raggiunse nel 1549 l'esercito imperiale davanti a Metz, dove ritrasse il duca d'Alba.
Chiamato o mandato alla corte di Portogallo per fare i ritratti della coppia reale, scelse la strada di Augusta, di Venezia e di Roma. Qui lo troviamo infatti nella primavera del 1550 alloggiato nel palazzo del cardinale di Santa Fiora. A Napoli s'imbarcò per la Spagna e dopo una probabile prima sosta a Madrid giunse a Lisbona. Durante il viaggio dipinse nel 1551 i ritratti di Massimiliano d'Austria, figlio di Ferdinando, re di Boemia, e della di lui consorte Maria, figlia dell'imperatore, ora nel Prado.
Alle corti d'Austria e di Portogallo il maestro cambiò l'ortografia del proprio nome o piuttosto consentì ad essere chiamato Moro. Tornò ad Utrecht nel 1553. Nella primavera dell'anno seguente si trovava a Londra in occasione del matrimonio del principe ereditario Filippo con Maria Tudor, regina d'Inghilterra, dei quali fece i ritratti. Dal 1555 soggiornò lungamente a Bruxelles: colà dipingeva in tale anno il principe Guglielmo d'Orange (galleria di Kassel) e nel 1557 il giovane Alessandro Farnese, cugino di Filippo II (galleria di Parma). Nel 1559, di ritorno a Utrecht, vi fece il famoso autoritratto (Uffizî); ma già verso la fine del medesimo anno il re lo chiamò a Madrid per assistere come ritrattista al suo matrimonio con Elisabetta di Valois. Nel corso di questo secondo soggiorno in Spagna, non durato che pochi mesi, eseguì parecchi importanti ritratti. Caduto in disgrazia, tornò in patria nel 1560, e lavorò a Utrecht fino al 1567. In quest'anno si trasferì a Bruxelles dove godeva il favore del nuovo governatore dei Paesi Bassi, il duca di Alba. Negli ultimi anni della sua vita tenne studio ad Anversa.
Caratteristica è la gravità corretta ma disinvolta nelle attitudini dei ritratti del Moro. Benché pittore di corte, egli non fu adulatore ossequioso né interprete di splendori superficiali. Scrutatore sincerissimo e inflessibile, di volti e di indoli, arriva senza analisi visibile e senza sforzo apparente alla stupenda sintesi artistica di ogni personalità. Non cerca effetti esteriori inutili, neanche nel colorito che, sobrio o più ricco, è sempre giustificato e convincente. Mai pittore fu meno capriccioso, più costantemente equilibrato. (V. tav. CLIX).
Bibl.: H. Hysmans, A. M., son oeuvre et son temps, Bruxelles 1910; Val De Loga, A. M. als Hofmaler, in Jahrb. der Kunstsamml. des Allerh. Kaiserhauses, XXVII (1907), pp. 91-123; J. Friedländer, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXV, Lipsia 1931 (con bibl.).