MIELE, Antonio
– Figlio di Giuseppe e di Isabella Alvino, nacque il 23 febbr. 1813 in Andretta (presso Avellino). Compì i primi studi a Napoli per continuarli poi nel seminario metropolitano di Conza dove nell’aprile 1831, a soli diciotto anni, divenne professore di eloquenza greca, latina e italiana; nello stesso anno, grazie a una dispensa speciale divenne canonico della cattedrale di Conza.
Dilettandosi di letteratura, scrisse varie poesie d’occasione che nel 1832 furono raccolte e pubblicate a Napoli con il titolo Poesie varie del canonico-acolito d. Antonio Miele professore di belle lettere nel seminario archidiocesano di Conza dal medesimo recitate in occasione dell’arrivo di S.E. reverendissima monsignor arcivescovo di Conza d. Gennaro Pellini.
A partire dal 1835 si fece apprezzare come efficace predicatore e nel 1837 ebbe dall’arcivescovo di Conza l’incarico dell’assistenza spirituale e religiosa ai malati di colera di tutta l’arcidiocesi. Il 25 febbr. 1838 fu nominato arciprete della chiesa collegiata di Andretta; dal 1839 al 1842 insegnò filosofia e diritto canonico nel seminario di Conza; nel 1846 divenne uditore dell’arcivescovo di quella sede episcopale, dove in seguito fu vicario generale e infine coadiutore; nel giugno del 1847 lasciò tale incarico per trasferirsi a Napoli, dove entrò in contatto con i patrioti che si opponevano all’assolutismo borbonico. Ebbe così modo di seguire da vicino la graduale involuzione del Regno, passato dalla concessione dello statuto il 29 genn. 1848 alla dura repressione del 15 maggio.
Nel giugno 1848 si costituì, per iniziativa di L. Settembrini, S. Spaventa, F. Agresti, M. Pironti e di altri patrioti, la Società dell’Unità italiana, organizzazione segreta di tipo moderato la cui linea di azione si poneva tra la carboneria e la Giovine Italia: a essa aderì prontamente il M. che ebbe un ruolo fondamentale nella stesura dello statuto cui fu dato il nome di Catechismo dell’Unità italiana. Nel giugno del 1849 la società fu scoperta, su denuncia del tipografo G. Romeo: il M. fu tra i primi a essere arrestato, la notte del 19 giugno, presto seguito da tutti gli altri adepti.
Il processo a loro carico ebbe inizio a Napoli il 1° giugno 1850, dinanzi alla Gran Corte criminale e speciale, e il M. fu difeso dal celebre avvocato G. Marini-Serra che cercò di scagionarlo completamente da qualsiasi coinvolgimento nella società segreta. Durante il processo il M. tenne un atteggiamento dignitoso e, incurante del rischio di subire una condanna a lunga pena detentiva, giunse a ricusare il presidente del tribunale F. Navarra (atti in Arch. di Stato di Avellino, Gran Corte criminale di Principato Ultra, b. 8, f. 25); tale fermo comportamento suscitò l’ammirazione del ministro inglese a Napoli lord William Temple che assistette alle settantaquattro udienze del processo come osservatore per conto del proprio governo, cui inviò una dettagliata relazione nella quale elogiava il Miele. Sul finire di quell’anno, a Campobasso, il M. subì un altro processo per i disordini del 15 maggio 1848, ma ne uscì assolto.
Il 1° febbr. 1851 furono emesse le sentenze del processo a carico degli aderenti alla Società dell’Unità italiana e il M. fu condannato a sei anni di «relegazione per complicità nel reato di setta» da scontare nel penitenziario dell’isola di Ventotene. Scarcerato nel 1856, si ritirò in Andretta dove l’anno successivo subì un nuovo processo, questa volta con l’accusa di aver collaborato con A. Milano nell’attentato contro re Ferdinando II di Borbone avvenuto l’8 dic. 1856, ma ne uscì completamente scagionato.
Sull’onda dell’entusiasmo suscitato dalla spedizione dei Mille, tra agosto e settembre 1860 venne fondata a Napoli l’Unione degli ecclesiastici dell’Italia meridionale che raggruppava vari esponenti del clero di orientamento liberale: come presidente fu nominato il M. che, il 7 settembre, fece parte del comitato di accoglienza a G. Garibaldi entrato trionfalmente in Napoli; fu suo anche il messaggio ufficiale di saluto e di augurio che il 9 fu indirizzato al generale. Il 26 settembre fu reso noto il programma della Unione degli ecclesiastici alla cui stesura aveva fornito un notevole contributo il M., che inoltre, durante il periodo della dittatura, collaborò con P.S. Mancini nella compilazione delle leggi ecclesiastiche; infine il 6 nov. 1860, per la visita ufficiale a Napoli di Vittorio Emanuele II, il M. indirizzò al re un saluto sottoscritto, su sua proposta, anche da molti sacerdoti.
Tra il 27 gennaio e il 3 febbr. 1861 si tennero le elezioni per l’VIII legislatura e il M. fu eletto nel collegio di Lacedonia (Avellino), in sostituzione di N. Nisco che aveva optato per altro collegio. Collocatosi all’estrema sinistra, divenne per questo motivo oggetto di attacchi da parte degli antichi amici di tendenze più moderate che sostenevano esservi incompatibilità tra il mandato parlamentare e la cura di anime; a seguito di ciò, il 25 marzo 1861 il M. rese nota la propria rinuncia all’arcipretura, che divenne operativa il 1° luglio. Il 5 luglio, tuttavia, la sua elezione venne annullata dalla Camera; rieletto altre due volte, l’elezione fu sempre a vario titolo invalidata, sia il 22 nov. 1861 sia l’8 febbr. 1862. Amareggiato, il M. si ritirò a vita privata a Napoli dove, colpito da una forma maligna di antrace e malgrado le sollecite cure di F. Palasciano, morì il 25 luglio 1863.
Fonti e Bibl.: G. Miele di Amato, Notizie biografiche della famiglia Miele di Andretta, Sant’Angelo dei Lombardi 1887, pp. 7, 9, 12 s., 16-19, 23, 29; R. Brienza, La mia croce, Potenza 1890, pp. 303 s., 338 s.; L. Settembrini, Ricordanze della mia vita e Scritti autobiografici, a cura di M. Themelly, Milano 1961, pp. 254, 263, 426 ss., 477 ss.; M. Mazziotti, La reazione borbonica nel Regno di Napoli, Napoli 1912, p. 97; A. Acocella, Gli edifizi e le opere del culto in Andretta, Subiaco 1924, p. 81; V. Acocella, Calitri moderna e contemporanea, Napoli 1926, p. 104; G. Paladino, Il processo per la setta l’«Unità Italiana» e la reazione borbonica dopo il ’48, Firenze 1928, pp. 17, 100 ss., 172, 176, 180, 187; V. Cannaviello, Le elezioni politiche dell’anno 1848 nella provincia di Avellino, estr. da Annuario del R. Liceo-ginnasio Pietro Colletta di Avellino per l’a.s. 1928-29, Avellino 1930, pp. 46-53; G.L. Capobianco, A. M. nella storia del Risorgimento italiano (con docc. inediti), in Rass. storica del Risorgimento, XVIII (1931), 1, pp. 203-217; N.V. Testa, Gli Irpini nei moti politici e nella reazione del 1848-49, Napoli 1932, pp. 73, 104, 123, 130 s., 280, 303; A. Miele, A. M. nella storia del nostro Risorgimento, in Samnium, XXI (1948), 3-4, pp. 190 ss.; V. Cannaviello, Il 1848 nei riflessi di Avellino e dell’Irpinia, Avellino 1948, p. 19; F. Scandone, I moti politici del 1848 in Avellino e nella sua provincia, in Samnium, XXII (1949), 3-4, p. 133 n. 51; M.L. Trebiliani, Indicazioni su alcuni gruppi del clero nazionale italiano nel decennio 1860-70, in Rass. storica del Risorgimento, XLIII (1956), pp. 561-575; G. Sansone - L. Sansone, La città di Lioni e dintorni. Cenni storici sugli Irpini dell’Alto Ofanto, Lioni 1959, p. 35; A. Zazo, Un’autobiografia del patriota di Andretta A. M., in Samnium, XXXIII (1960), 1-2, pp. 111 s.; Id., Il Sannio e l’Irpinia nella Rivoluzione unitaria, in Arch. storico per le province napoletane, n.s., XL (1961), p. 167; P. Rizzo, A. M. Un pioniere del Risorgimento nel clima storico del suo tempo, in Economia irpina, 1963, nn. 3-4, pp. 67-86; Id., I Comuni dell’Irpinia. Andretta nella sua storia, nei suoi figli e nei suoi problemi, Avellino s.d., pp. 13, 21; C. Ziccardi, Andretta nella prima metà dell’800. Aspetti storici di vita andrettese, s.l. 1996.
G. Fazzini