SAVARESI (Savarese), Antonio (Mario Timoleone)
SAVARESI (Savarese), Antonio (Mario Timoleone). – Nacque a Napoli il 10 dicembre 1773 da Francesco e da Elena Cecere.
Fratello minore del medico e mineralogista Andrea, studiò anche lui medicina presso l’ospedale di S. Maria del popolo degli incurabili, conseguendo giovanissimo il dottorato nell’Ateneo partenopeo, nel 1791. Negli stessi anni aderì alla massoneria, risultando affiliato alla loggia Perfetta unione di Vincenzo de Sangro. Fu tra gli animatori dell’Accademia di chimica di Carlo Lauberg e Annibale Giordano, frequentando i circoli riformatori che si riunivano presso la residenza di Luigi de’ Medici.
Savaresi partecipò attivamente alla congiura giacobina del 1794 costituendo anche un club che tuttavia non ebbe successo per la scarsità di membri. Denunciato da Vincenzo Manna, fuggì insieme ad altri congiurati, giungendo a Oneglia il 30 luglio 1794 per porsi sotto la protezione della Repubblica francese.
La maggioranza dei biografi, tutti del periodo della Restaurazione, omette questa fase della vita di Savaresi, preferendo descrivere i suoi spostamenti come parte di un lungo viaggio di formazione. Probabilmente fu egli stesso a promuovere tali omissioni, allo scopo di presentarsi all’opinione pubblica soltanto come uomo di scienza.
Negli anni successivi all’arrivo in Liguria, Savaresi servì le armate francesi in Corsica (1795) e in Italia (1796-98). Giunto a Roma nel 1798, fu imbarcato a Civitavecchia per seguire la spedizione napoleonica in Egitto, dove fu impiegato sul campo di battaglia e negli ospedali di Damietta, Il Cairo, Salhiya e Alessandria. In Egitto, Savaresi raccolse molto materiale di studio, pubblicando quattro saggi sulla rivista La Décade égyptienne poi confluiti in una raccolta dal titolo Mémoires et opuscules physiques et médicaux sur l’Égypte, apparsa nel 1802 a Parigi, dove era rientrato lo stesso anno per un periodo di congedo. René Desgenettes integrò tre saggi di Savaresi nella Histoire médicale de l’armée d’Orient (Paris 1802, pp. 77-105).
Distaccato presso il corpo medico della Marina francese, nell’estate del 1802 partì da Brest alla volta delle Antille, dove fu impiegato negli ospedali militari di Martinica divenendo, infine, medico capo dell’armata nel 1804. Nei due anni di servizio Oltreoceano, si dedicò allo studio della febbre gialla, sulla quale pubblicò un saggio, nel 1809 a Napoli, intitolato De la fièvre jaune en général.
La metodologia impiegata in questi lavori era essenzialmente empirista, basata sull’osservazione clinica e la statistica. Sul piano dottrinario, Savaresi si rifaceva al neoippocratismo e alle teorie del medico scozzese John Brown (1735-1788), il quale ebbe una diffusione importante nel contesto napoletano, benché contestato da alcune personalità eminenti come Domenico Cotugno.
L’esperienza accumulata nell’Africa settentrionale e nei Caraibi stimolò Savaresi a dedicarsi anche all’antropologia razziale, nello specifico alle diverse condizioni psicofisiche dell’essere umano in base all’etnia di appartenenza e come ciò potesse influire sulla salute a fronte dei cambiamenti di habitat, ad esempio nel caso dei militari e dei coloni. Nei saggi prodotti durante la campagna in Egitto, tale interesse sfociò nella legittimazione del processo di civilizzazione avviato dal nuovo governo. Secondo Savaresi, il sapere scientifico e amministrativo portato dai francesi avrebbe condotto all’eradicazione delle malattie epidemiche, in particolare la peste, e alla rigenerazione morale delle popolazioni autoctone, infiacchite da un processo plurisecolare di decadimento dei costumi. Successivamente, si dedicò alle popolazioni caraibiche, con il saggio Memoria sul carattere fisico e morale de’creoli d’America, pubblicato a Napoli nel 1819.
Il ritorno in Europa dall’America fu rallentato dalla cattura della nave sulla quale Savaresi era imbarcato da parte della flotta britannica. Rilasciato nei Paesi Bassi, rientrò a Parigi nel 1805, dove trascorse un breve periodo di congedo prima di unirsi all’armata d’Italia, comandata da Andrea Massena. All’inizio del 1806 partecipò alla conquista del Regno di Napoli, stabilendosi nella capitale al seguito di Giuseppe Bonaparte. Il periodo napoleonico segnò l’apogeo della carriera di Savaresi; in quegli anni fu associato a numerose accademie scientifiche in Italia e in Francia, tra le quali l’Académie de médecine a Parigi, l’Accademia delle scienze, lettere ed arti di Padova, e quella dei Georgofili di Firenze.
A Napoli venne nominato medico capo dell’Armée de Naples, con l’incarico di riorganizzare l’intero sistema degli ospedali militari nella capitale e nel Regno, in vista della prosecuzione dei combattimenti in Calabria. Per far fronte all’assenza di infrastrutture sanitarie di rilievo a sud di Salerno, Savaresi predispose una serie di ricoveri lungo la strada che collegava la capitale all’estremità meridionale della Penisola. Fu l’occasione per la stesura di una Histoire médicale de l’armée de Naples (1807), pubblicata a Parigi sempre con l’aiuto di Desgenettes. Nel 1807 Savaresi contribuì alla redazione del regolamento sanitario del Regno, l’anno successivo fu associato alla Reale accademia delle scienze e nel 1811 venne nominato ispettore generale di sanità e insignito del titolo di cavaliere da Gioacchino Murat.
Con la fine del periodo napoleonico, Savaresi rimase a Napoli ottenendo la conferma delle sue cariche dalla monarchia restaurata. Nel 1817, in quanto membro della facoltà medica del Supremo magistrato di salute del Regno, venne inviato a Noja (Noicattaro) in Puglia come ispettore per aiutare le autorità locali a combattere l’epidemia di peste iniziata alla fine del 1815. Negli anni che seguirono, si dedicò soprattutto alla produzione scientifica e alla professione.
Morì a Napoli l’11 agosto 1830 per le conseguenze della rottura di un femore in seguito a una caduta; lo stesso anno Salvatore De Renzi ne pubblicò una breve biografia commemorativa.
Fonti e Bibl.: S. De Renzi, Notizie storiche della vita e delle opere di A. S., Napoli 1830; M. Rossi, Nuova luce risultante dai veri fatti avvenuti in Napoli pochi anni prima del 1799. Monografia ricavata da documenti finora sconosciuti relativi alla Gran Causa dei Rei di Stato del 1794, Firenze 1890, pp. 176, 206; A. Simioni, La congiura giacobina del 1794 a Napoli - Nuovi documenti, in Archivio storico per le province napoletane, XXXIX (1914), 4, pp. 788-808, 791 s., 796; Id., Le origini del Risorgimento politico dell’Italia meridionale, II, Messina-Roma 1925 (rist. anast. Napoli 1995), pp. 83, 86, 121, 230, 233, 438n.; N. Nicolini, Luigi de’ Medici e il giacobinismo napoletano, Firenze 1935, pp. 29, 38, 40 s. e nota, 44, 67; P. Onnis Rosa, Filippo Buonarroti e altri studi, Roma 1971, p. 20 nota, 23; D. Musto, Emmanuele de Deo ed i processi giacobini del 1794-1795, in Atti del Convegno per la celebrazione del bicentenario della nascita di Emanuele de Deo..., Minervino Murge... 1972, Bari 1975, pp. 160-281 (in partic. pp. 196, 260, 274-277); T. Pedio, La congiura giacobina del 1794 nel Regno di Napoli, Matera 1976, pp. 238, 246, 273, 470; A.M. Rao, Esuli: l’emigrazione politica italiana in Francia (1792-1802), Napoli 1992, p. 67 n.; R. Di Castiglione, La massoneria nelle Due Sicilie e i ‘fratelli’ meridionali del ’700, III, Roma 2010, pp. 52 s.; D. Carnevale, La morte del soldato. Ospedali, pensioni di guerra e funerali di Stato nel Decennio francese, in Ordine e disordine. Amministrazione e mondo militare nel Decennio francese, a cura di R. De Lorenzo, Napoli 2013, pp. 409-427 (in partic. pp. 411-414); A. Tuccillo, Il commercio infame. Antischiavismo e diritti dell’uomo nel Settecento italiano, Napoli 2013, pp. 344-346; R. Zaugg - A. Graf, Guerres napoléoniennes, savoirs médicaux, anthropologie raciale. Le médecin militaire A. S. entre Égypte, Caraïbes et Italie, in Histoire, médecine et santé, 2016, vol. 10, pp. 17-44.