PRIULI, Antonio Marino
PRIULI, Antonio Marino. – Nacque a Venezia il 17 agosto 1707. Il padre, il patrizio Antonio Marino (del quondam Alvise), fu podestà a Bergamo e censore: apparteneva al ramo dei Priuli da S. Felice, detti anche Scarponi. La madre, Cornelia Corner, era figlia dell’autorevole patrizio Giovanni Corner, che fu doge, e altresì nipote del cardinale Giorgio Corner, vescovo di Padova dal 1697 al 1722. Antonio Marino fu il primo di cinque fratelli, tutti con lo stesso nome.
Secondo la tradizione veneziana, che suddivideva l’eredità paterna in parti eguali tra tutti i figli maschi, la condizione di primogenito non ostacolava in alcun modo la scelta della carriera ecclesiastica, che nel caso di Priuli fu sicuramente favorita dalla parentela con i Corner (come ebbe indirettamente a osservare il cardinale Angelo Maria Querini quando sottolineò, assai più della figura del padre, quella della madre: «Cornelia Joannis Venetiarum principis filia, et Joannis Patavini episcopi nepote», 1761, p. 320). A Venezia, durante il patriarcato di Marco Gradenigo, ricevette la prima tonsura il 21 dicembre 1728, gli ordini minori il 27 dicembre dello stesso anno, il suddiaconato, il diaconato e il presbiterato fra il 3 e il 10 settembre 1730. Già nel 1733 divenne arciprete del Capitolo di Padova e il 31 agosto 1734 ottenne la laurea padovana in utroque iure. Nei suoi studi e nella sua educazione ecclesiastica sembra avere avuto un ruolo di rilievo quel Sante Veronese che fu vicario dei vescovi di Padova Giovanni Minotto Ottoboni e Carlo Rezzonico (il futuro Clemente XIII), prima di divenire egli stesso vescovo di Padova e cardinale.
Per aiutarlo a sostenere il tenore di vita richiesto a un cardinale, Clemente XIII gli conferì in commenda l’abbazia di S. Gregorio a Venezia, che rendeva 4265 ducati, ma pagava pensioni per 1124 ducati. Poiché a questa commenda si aggiungeva l’abbazia di S. Eufemia di Villanova di Camposanpiero (in diocesi di Treviso), che rendeva annualmente 3634 ducati (ma doveva pagare 1600 ducati di pensioni), si può calcolare che le sue entrate nette si aggirassero intorno ai 5000 ducati, in aggiunta a quelle della diocesi di Vicenza, che non era tra le più ricche del dominio veneto.
Quando però il suo antico maestro Veronese morì nel 1767, Clemente XIII decise la traslazione di Priuli dalla diocesi vicentina a quella padovana. Era una nomina prestigiosa, pienamente giustificata dal suo zelo pastorale, meno dalle condizioni di salute sempre più precarie (tanto che egli vanamente, già a partire dal 1769, chiese di poter lasciare il gravoso compito).
Nel dicembre del 1768 Priuli diede inizio alla visita pastorale, cominciando dalla cattedrale e dai monasteri cittadini. Ben presto insorsero contrasti con i canonici del Capitolo di Padova, che nell’ottobre del 1769 ottennero dal Senato un decreto volto a restaurare i loro antichi diritti nella collazione dei benefici vacanti: in questa sfavorevole situazione, il vescovo Priuli dovette quindi arrivare nel 1771 a un accordo con il Capitolo.
Per favorire la formazione del clero diocesano, Priuli cercò di riformare il celebre seminario, che aveva trovato al suo arrivo in stato di crisi: gli studi erano in decadenza e fin dal 1765 era stata chiusa la scuola d’Accademia. La gestione economica era gravemente passiva; e anche l’ordinamento disciplinare era molto trascurato. A questo riguardo, nel 1764 il celebre erudito ed educatore Natale dalle Laste aveva redatto un memoriale, in cui consigliava un potenziamento degli studi classici, ma criticava l’afflusso al seminario di studenti privi di vera vocazione alla vita ecclesiastica, con inevitabili ripercussioni sugli esercizi di pietà. D’altra parte, non tutti i chierici della diocesi si formavano nel seminario.
Priuli partì dal ristabilimento del principio dell’obbedienza. A tale riguardo, è stato conservato il discorso che tenne ai superiori e ai chierici, poco dopo il suo insediamento: «Voglio che qui si faccia tutto secondo le regole dell’Istitutore [Gregorio Barbarigo]. Riprovo ogni aggiunta, ogni interpretazione» (Serena - Todesco, 1911, p. 233). Sotto la sorveglianza di Priuli, il seminario crebbe di dimensioni, fino a raggiungere, alla sua morte, il numero di circa 200 seminaristi. Furono portati a compimento i lavori per l’erezione del lato meridionale dell’edificio, che ebbe anche la sua nuova tipografia e il teatro. Un intero piano del seminario fu destinato ai maestri.
Secondo Sebastiano Serena e Luigi Todesco, quello di Priuli fu quindi «un governo riparatore». Si trattò in sostanza di un ritorno al modello culturale-erudito già introdotto da Barbarigo, sicché non si può affermare che Priuli abbia proposto nuovi metodi pedagogici o un vero rinnovamento. È però indubbio il suo amore per la cultura e l’erudizione: raccolse privatamente una ricca biblioteca, poi ceduta dagli eredi al conte Ludovico Manin, ma ricordata ancora a metà Ottocento da Emanuele Antonio Cicogna (1847, p. 582) come una delle più ricche collezioni di opere di autori veneziani, a stampa e manoscritte.
Legato a una profonda e sincera fede tradizionale, Priuli non ebbe mai simpatia per coloro che, da varie posizioni, sembravano voler colpire l’istituzione ecclesiastica. Fin dall’inizio del suo episcopato vicentino si mostrò apertamente ostile all’abate Giovanni Checcozzi (1691-1756), che – prima della sua nomina – era stato processato per giansenismo dall’Inquisizione di Venezia e aveva abiurato nel 1733 per ‘veemente’ sospetto di eresia. E nei suoi ultimi anni, a Padova, tra il luglio del 1771 e l’aprile del 1772, Priuli fu coinvolto nella vivace controversia suscitata dal professore di istituzioni canoniche dello Studio, Angelo Antonio Fabbro, con la sua famosa e discussa introduzione al corso universitario, Materies et ordo scholarum quas anno 1771-1772 explicaturus est in Gymnasio Patavino Angelus Antonius Fabrus Tarvisinus iuris publici Ecclesiastici P. P. (Padova 1771), caratterizzata da un rigido giurisdizionalismo ispirato a Giustino Febronio. Anche se fu il vescovo di Verona Nicolò Giustiniani a sollevare il caso, sarebbe stato poi Priuli, tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del 1772, a fare pressioni su Lorenzo Grimani, uno dei tre inquisitori di Stato, perché intervenisse contro Fabbro (Brugi, 1910, p. 171). Il caso fu infine risolto nell’aprile del 1772 dallo stesso Senato veneziano, con la decisione di allontanare il docente dallo Studio.
Morì a Treville, nella villa di famiglia, il 26 ottobre 1772 e fu sepolto nella cattedrale di Padova, celebrato da una lapide che ricordava la sua duplice esperienza episcopale.
Opere. Quaesita de sacra scriptura, sacra theologia. ac missalis romani rubricis, et casus conscientiae pro exercitationibus cleri civitatis, et diecesis Vicetine anno 1739: iussu illustrissimi, ac reverendissimi d.d. Antonii Marini Prioli…, Vicentiae 1739; Costituzioni e regole per le R.R. Madri Cappuccine di Vicenza. Stampate d’ordine di mons. illustriss., e reverend. sig. A. M. P. Vescovo di Vicenza, Venezia 1744; Metodo da osservarsi per dare la benedizione agli infermi ad effetto che in articolo di morte possano conseguire la Indulgenza Plenaria. Stampato d’ordine dell’illustriss., e reverendiss. monsign. A.M. P. Vescovo di Vicenza, Vicenza s.d. [1748]; Pubblicazione del Giubbileo celebrato in Roma l’anno santo 1750. secondo la estensione fatta dal sommo regnante pontefice, Vicenza s.d. [1750]; Epistola pastoralis ad clerum et populum patavinum, Patavii 1767.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. codd., II, St. veneta, 23: M. Barbaro, Arbori de’ patritii veneti, VI, p. 250; Vicenza, Archivio storico diocesano, Curia vescovile di Vicenza, Visitationum, bb. 85-108, Pastorali di vescovi vicentini, b. 1; Padova, Archivio della Curia vescovile, Visitationum, b. 96; Componimenti poetici per l’eccellenze le signore Maria e Cornelia sorelle Zulian nobili patrizie venete professando la religione benedettina nell’insigne monastero di San Lorenzo nella propria patria, s.n.t.; V. Vicario, Ecloga ad illustriss. et reverendiss. Antonium Marinum Priolum ex archipresbytero Patavino episcopum Vicentinum, Patavii 1740; C. Paoli, Oratio ad illustrissimum, ac reverendissimum Antonium Marinum Priolum episcopum Vicetinum, ducem, marchionem, et comitem, ac ss. d.d. papae praelatum domesticum, ac Pontificii Solii episcopum assistentem. Dum Valdanei ecclesiam inviseret habita nonis octobris 1743…, Vicetiae 1743; O. Bertotti Scamozzi, Descrizione dell’arco trionfale e della illuminazione fatta nella pubblica piazza di Vicenza la notte 12 novembre 1758 per la gloriosissima esaltazione alla dignità cardinalizia di Sua Eminenza Reverendissima signor A.M. P., vescovo della medesima città, dedicata agl’illustrissimi sig. sig. deputati di Vicenza, Vicenza 1758; D. Bognolo, Per la gloriosa esaltazione alla sacra porpora di monsignor illustrissimo e reverendissimo A.M. P. vescovo di Vicenza […] ed ora cardinale e principe della Santa Romana Chiesa: orazione nella chiesa parrocchiale del monastero illustrissimo di s. Silvestro di Vicenza, Vicenza 1758; C. Goldoni, L’oracolo del vaticano, cantata a tre voci in occasione che la santità di nostro sig.re Papa Clemente XIII ha conferita la Sacra Porpora Cardinalizia all’eminentissimo signor cardinale A.M. P. vescovo di Vicenza, Venezia 1758; A.M. Querini, Tiara et purpura Veneta ab anno MCCCLXXIX ad annum MDCCLIX, Brixiae 1761, pp. 320 s.; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, III, Venezia 1830, pp. 291, 475.
T. Riccardi, Storia dei vescovi vicentini, Vicenza 1786, pp. 232-236; E.A. Cicogna, Saggio di bibliografia veneziana, Venezia 1847, pp. 479 s., 582; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LV, Venezia 1852, pp. 254 s.; B. Morsolin, Giovanni Checcozzi, letterato, filosofo e teologo del secolo XVIII, Vicenza 1874, pp. 85 s.; G. Soranzo, Bibliografia veneziana, Venezia 1885, pp. 502-504; B. Brugi, Una gloria politica della Serenissima, in Atti del R. Istituto veneto di scienze lettere e arti, LXIX (1910), p. 171; S. Serena - L. Todesco, Il seminario di Padova. Notizie raccolte e pubblicate nella ricorrenza del III cinquantenario della beatificazione del card. Gregorio Barbarigo, Padova 1911, pp. 233 s.; A. Bardella, Pier Filippo Castelli e la Istoria genealogica della serenissima casa Priuli, in Ateneo veneto, CXXXII (1941), pp. 525 s.; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi, VI, Patavii 1958, pp. 20, 330, 441; A. Massari, Giorgio Massari architetto veneziano del Settecento, Vicenza 1971, pp. 96 ss.; P. Del Negro, Castelli, Pietro Filippo, in Dizionario biografico degli Italiani, XXI, Roma 1978, p. 751; G. Mantese, Memorie storiche della chiesa vicentina, V, 2, Vicenza 1982, pp. 150, 153-159, 164, 193, 196, 242, 294, 316, 370, 380, 387 s., 430, 456, 706 s., 911; G. Cattin - D. Bertoldi, La vita musicale nell’entroterra veneto, Vicenza, in Storia della cultura veneta, a cura di G. Arnaldi - M. Pastore Stocchi, V, 1, Il Settecento, Vicenza 1985, p. 447; P. Preto, Dalle Laste, Natale, in Dizionario biografico degli Italiani, XXXII, Roma 1986, p. 102; P. Del Negro, Tra politica e cultura: Girolamo Zulian, Simone Stratico e la pianta di Padova di Giovanni Valle, in Archivio Veneto, s. 5, 1989, n. 132, p. 106; I. Tolomio, I fasti della ragione. Itinerari della storiografia filosofica nell’illuminismo italiano, Padova 1990, p. 175; A. Montan, Ecclesiastici e benefici ecclesiastici nello stato veneto durante il pontificato di Benedetto XIV (1740-1758), in Studi Veneziani, n.s., XXIV (1993), pp. 94, 125-127, 144; P. Preto, Fabbro, Angelo Antonio, in Dizionario biografico degli Italiani, XLIII, Roma 1993, pp. 667-669; E. Reato, Profilo storico della diocesi, in Storia religiosa del Veneto, V, Diocesi di Vicenza, a cura di Id., Padova 1994, pp. 94, 100 s., 107, 299; A. Burlini Calapaj, I vescovi nel Settecento, ibid., VI, Diocesi di Padova, a cura di P. Gios, Padova 1996, pp. 274, 287-289, 291, 295; A. Pizzati, Commende e politica ecclesiastica nella Repubblica di Venezia tra ’500 e ’600, Venezia 1997, pp. 313, 329; F. Agostini, Istituzioni ecclesiastiche e potere politico in area veneta: 1754-1866, Venezia 2002, pp. 62, 68, 213.