LAMPO, Antonio Maria
Nacque verso il 1680 a Camburzano, presso Biella, da Pietro Francesco. Non è nota la sua formazione; mentre le prime notizie sulla sua attività risalgono al maggio-luglio 1704, quando operò a Ivrea quale soprastante alle dipendenze di Michelangelo Garove per la messa a difesa della città prima dell'assedio da parte dei Francesi. Nel dicembre di quell'anno si trasferì a Torino dove, come dichiarò nel suo testamento rogato nel 1746 (Arch. di Stato di Torino, Insinuazione di Torino, 1746, libro 7, cc. 469 s.), dimorò per oltre quarant'anni.
Tra il 1705 e il 1706 risulta essere sovrastante a lavori alle fortificazioni di Torino (Ibid., Camera dei conti, Articolo 182, regg. 45 s., ad ind.). Dopo il 1716, impiegò per trent'anni una parte importante della sua attività operando al servizio dello Stato sabaudo quale collaboratore dei primi ingegneri civili Filippo Juvarra (Gritella) e Benedetto Alfieri.
Dal 1724 fu attivo per la venaria reale: tra l'agosto e l'ottobre di quell'anno quale misuratore per i lavori, poi continuati nel 1739, della scuderia e "citroniera" (Vinardi). Nel 1726 sottoscriveva alcuni disegni per la mandria.
Tra il 1726 e il 1728 fu impegnato in una serie di interventi per l'azienda delle Fabbriche e fortificazioni (Arch. di Stato di Torino, Camera dei conti, Articolo 182, regg. 65-67, ad ind.).
Tra essi, misure e calcoli ai lavori per Torino, cittadella e parchi della mandria e venaria; misure e formazione del "tipo" delle fortificazioni di Chivasso; la misura generale dei lavori a Casale, Valenza, Alessandria, alle fortificazioni di Cuneo, Demonte, Brunetta di Susa, Fenestrelle. Per il Regio Economato, nel 1726, eseguì "a tavolino" una relazione sugli edifici di culto nelle valli di Luserna, Perosa, San Martino, Valchisone, Pragelato (Canavesio).
Nel 1732 operava per la ricostruzione del tetto della scuderia dei cavalli delle guardie del corpo dell'Accademia reale; per il palazzo reale collaudava il pavimento della camera da letto della regina, effettuava l'estimo del gabinetto verde e della galleria del Beaumont e redigeva - assente Juvarra - una piccola istruzione per la cappella regia (Gritella).
Il 30 settembre di quello stesso anno ricevette l'incarico dall'Ufficio delle regie fabbriche di controllare e relazionare sull'esproprio effettuato sulla "vigna" degli eredi Crivello a Moncalieri, per la formazione di una strada intorno a quel castello (Arch. di Stato di Torino, Corte, Lettere di particolari, L, 2).
Nel 1736, con la direzione di Felice Devincenti, operava per la sala d'armi dell'arsenale di Torino (Gritella). Sempre in quell'anno, l'11 maggio venne premiato per la sua lunga opera, "in qualità di Misuratore ed Estimatore Generale delle nostre Fortificazioni e Fabbriche", con uno stipendio annuo di 1200 lire (Arch. di Stato di Torino, Camera dei conti, Patenti controllo finanze, 1735-36, c. 151). Questa nomina anticipava di qualche mese la presentazione del progetto di trasformazione dell'antica via di Dora Grossa (oggi Garibaldi). Si trattava di un'operazione urbanistica di grande respiro volta a modificare l'assetto della via, costruita sull'asse del decumano della città romana.
Il disegno è datato 1° luglio e reca due proposte di rettilineamento (Torino, Arch. stor. comunale, Tipi e disegni, rotolo 3b); in uno successivo, datato 11 maggio 1739, oltre alla firma del L., si leggono quelle del primo ingegnere Ignazio Bertola, di Gian Giacomo Plantery e di Carlo Emanuel Rocha (ibid., rotolo 4b).
Tra il 1739 e il 1740 operò "secondo l'ordine et idea dell'illustrissimo signor conte Alfieri" (Tamburini, p. 235) per la progettazione del nuovo teatro Regio.
Sono sue la preparazione "del calcolo instruttivo" per il tetto, le istruzioni su qualità e quantità dei materiali lapidei impiegati, sulla gran scala del teatro, ma anche sui serramenti della galleria delle regie segreterie, sulle serrature, i cancelli, le "chiassilerie" per l'appartamento reale delle principesse e degli infanti, della cappella e di altre camere. Fu inoltre attivo, ancora nel 1740, per la Regia Università, fornendo disegni per il secondo ordine delle scansie della biblioteca e per una sopraelevazione destinata a creare nuovi locali di destinazione regia (Binaghi).
Documentata è anche l'attività del L. nella progettazione al servizio di privati, nonché di chiese e confraternite piemontesi.
Con la direzione di Francesco Gallo, effettuò nel 1720 la misurazione del tetto e il collaudo dei serramenti della parrocchiale di Leri (Carboneri); il 1° luglio dell'anno successivo elaborò il "tippo" delle case delle madri di S. Croce e della Compagnia della Misericordia di Torino. L'8 giugno 1744, al termine di un'attenta visita a Verrua Savoia, scrisse una memoria sulla scelta del luogo in cui ricostruire la parrocchiale distrutta durante l'assedio del 1704-05 (Ogliaro).
Degni di particolare nota sono gli interventi condotti sulla parrocchiale di S. Siro a Virle Piemonte e sulla chiesa della Confraternita della B.V. dell'Immacolata di Volpiano.
A Virle, dove lavorò fra il 1733 e il 1739, fu impegnato nella ricostruzione di una chiesa di ascendenza romanica. Il L. fornì, con il nicchione in facciata di matrice romana, un tributo al belvedere vaticano di Donato Bramante, chiaro indice degli insegnamenti mutuati da Juvarra. Il grande edificio, costruito con difficoltà per i contrasti con i feudatari titolari di due cappelle, non venne completato nella parte superiore della facciata (Prola).
Nel 1734 iniziava la progettazione della chiesa della Confraternita di Volpiano, terminata nel 1756. L'edificio, frutto di una felice intuizione urbanistica, poiché è inserito nel centro dell'abitato a fianco della parrocchiale, è a pianta centrale con il grande coro sullo sfondo; doveva essere realizzato con due campanili, di cui uno solo costruito e poi sopraelevato nell'Ottocento (ibid.).
Il L., che abitava a palazzo reale, morì a Torino il 1° luglio 1746, due giorni dopo aver fatto testamento (28 giugno). Nel 1747 fu redatto l'inventario delle sue proprietà (Arch. di Stato di Torino, Insinuazione di Torino, 1747, l. 3, cc. 719 s.): tra esse si registra la presenza di una cospicua biblioteca con testi di architettura e ingegneria e di crediti per lavori eseguiti per il conte Pastoris Mura e il marchese Graneri.
Dal matrimonio con la prima moglie Cecilia, di cui si ignora il casato, nacque probabilmente a Torino intorno al 1715 Pietro Francesco. Il padre gli insegnò la professione di misuratore; e sin dal 1734 per la "singolare benignità di S.M. e de suoi ministri viene a mio riguardo provisto d'impiego" (ibid., 1746, l. 7, cc. 469 s.). Nel 1741 venne retribuito per assistenza e copia di disegni per il palazzo delle segreterie, per il teatro Regio e per la "fabbrica in testa allo stesso" (Tamburini, p. 308). Il 29 marzo 1754 fu approvato architetto civile dall'Università di Torino con un progetto relativo a un edificio civile di campagna; successivamente è attestato anche come architetto idraulico. Il 18 giugno 1757 progettava l'ampliamento del convento della Ss. Annunziata. Il 3 marzo successivo venne nominato misuratore ed estimatore generale delle Fabbriche e fortificazioni, "avendo date distinte prove della sua capacità […] e di essere ugualmente attento e zelante" (Arch. di Stato di Torino, Camera dei conti, Patenti controllo finanze, 1757-58, c. 108). Nel 1763 operava per il Valentino reale, le carmelitane, la dogana, le gabelle, l'ufficio della posta, la fucina di Valdocco, le carceri senatorie e per il palazzo camerale (Tamburini, p. 94). Morì a Torino tra il 17 febbraio e l'11 maggio 1767, date rispettivamente del testamento (Arch. di Stato, Insinuazione di Torino, 1767, l. 3, vol. 1, c. 43) e dell'inventario post mortem (ibid., l. 6, vol. 3, c. 1379): da quest'ultimo risulta che le sue proprietà erano poca cosa, e la biblioteca ridotta ad alcuni libri.
Antonio Maria, figlio di Pietro Francesco e di Teresa Ludovica de Margarita, nacque probabilmente a Torino intorno al 1745. Venne approvato architetto civile e misuratore dall'Università di Torino il 19 apr. 1781 con presentazione di un progetto di facciata di una chiesa. Attivo dal 1763 (Brayda - Coli - Sesia), nel 1775 effettuò interventi di manutenzione per il teatro Regio e il Valentino (Tamburini, p. 341). Nel 1785 presentava il progetto di restauro e sopraelevazione di casa Faggiani; mentre l'anno successivo era nominato misuratore assistente ai lavori dei regi palazzi e fabbriche a Torino con 800 lire di stipendio, incrementate il 6 apr. 1790 e nel 1795. Si ignora la data di morte.
Dal secondo matrimonio con Anna Francesca Castellani il L. ebbe Ludovico Maria, nato probabilmente a Torino intorno al 1740, ultimo dei quattro figli di secondo letto. Risultano interventi da lui effettuati tra il 1764 e il 1792 all'Università, all'Accademia reale, alla Zecca, al quartiere delle guardie del corpo, al maneggio delle segreterie, alla dogana, alla tribuna reale del duomo (quale aiuto di Francesco Valeriano Dellala di Beinasco), alla costruzione del magazzino dei grani a Porta di Po (1783), all'appartamento reale nel monastero delle carmelitane unito alla chiesa di S. Cristina (1786), e al teatro Regio (1790: magazzino e ricostruzione del palco). Si ignora la data di morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Corte, Materie militari, Fabbriche e Fortificazioni, m. 3, n. 9; Insinuazione di Torino, 1767, l. 3, c. 43; l. 4, c. 1815; l. 6, c. 1379; Virle, Arch. stor. comunale, Verbali originali del Comunale Consiglio dal 1732 al 1739, cc. 196-198, 248, 251, 256-259, 263-269, 375-380, 403-416; N. Carboneri, L'architetto Francesco Gallo, Torino 1954, p. 109; C. Brayda - L. Coli - D. Sesia, Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 45; A. Cavallari-Murat, Forma urbana ed architettura nella Torino barocca, Torino s.d. (ma 1968), I, 1, p. 550; 2, p. 1368; Id., Tra Serra d'Ivrea Orco e Po, Torino 1976, pp. 253 s., 256; Id., Come carena viva, Torino 1982, I, pp. 321, 502, 506; Storia del teatro Regio di Torino, IV, L. Tamburini, L'architettura dalle origini al 1936, Torino 1983, ad ind.; D. Prola, Architetture barocche in Piemonte, Firenze 1988, pp. n.n. (schede su Virle e sulla Confraternita dell'Immacolata di Volpiano); G. Gritella, Juvarra: l'architettura, Modena 1992, ad ind.; B. Signorelli, L'opera degli ingegneri militari, misuratori e tecnici sabaudi a Ivrea nel 1704 prima dell'assedio della città, in Archeologia e arte in Canavese…, a cura di B. Signorelli - P. Uscello, Torino 1998, pp. 216 s., 226; W. Canavesio, Le chiese cattoliche nelle valli pinerolesi. L'opera del Regio Patronato nel Settecento, in Archeologia e arte nel Pinerolese e nelle valli valdesi…, a cura di B. Signorelli - P. Uscello, Torino 1999, p. 399; M. Ogliaro, Lafortezza di Verrua Savoia nella storia del Piemonte, Crescentino 1999, p. 344; R. Binaghi, Un architetto al servizio della settecentesca "Reggia" Università degli studi di Torino. Bernardo Antonio Vittone e il magistrato della Riforma, in Boll. della Società piemontese di archeologia e belle arti, n.s., LII (2000), pp. 148, 161; D. Prola, 40 chiese barocche in Piemonte, Savigliano 2002, pp. 249-254; M.G. Vinardi, La venaria reale, in Storia di Torino, a cura di G. Ricuperati, IV, Torino 2002, pp. 478 s.