ESCARÈNE (Escarena, Scarena, Lescarena), Antonio Maria Francesco di Paola Bartolomeo Tonduti conte de l'
Nacque a Nizza il 14 ott. 1771 (Arch. d. Ordine Mauriziano) dalle seconde nozze del conte Nicola Giuseppe Andrea (investito dell'Escarène il 12 sett. 1750 e morto a Torino il 1º febbr. 1793) con Maria Teresa Caissotti di Robione (8 luglio 1749-22 maggio 1833). All'età di sette anni, il 4 ott. 1778, fu affidato dal padre al collegio e scuola militare di Tournon retto dai padri dell'Oratorio, dove rimase fino al maggio del 1788, dedicandosi allo studio delle lettere, filosofia, matematica e paleografia (Arch. des Alpes Maritimes).
Frattanto aveva già iniziato la carriera militare nell'esercito del Regno di Sardegna. Nominato sottoluogotenente nella legione degli accampamenti il 29 ag. 1786, divenne luogotenente il 1º dic. 1791. Trasferito con lo stesso grado nel corpo dei pionieri il 9 febbr. 1793, partecipò alle campagne contro le truppe rivoluzionarie francesi; nella battaglia del Colle di Tenda, contro la divisione Massena (aprile 1794), cadde prigioniero e fu condotto prima a Sospello, quindi a Nizza, infine internato a Clermont Ferrand. Liberato, rientrò a Torino, ove Vittorio Amedeo III lo fece promuovere capitano (21 giugno 1794).
Tornò a combattere al Sabbione, a Pereguzza e nelle valli di Saluzzo come aiutante di campo del marchese Giovanni Provera. Lungo la linea di operazioni di Ceva si ammalò di tifo castrense (1796). Ristabilitosi, riprese il servizio attivo nel 1798 e l'anno seguente, aggregato all'armata austro-russa, ebbe il comando di quindici compagnie piemontesi e di un reggimento cosacco nelle valli di Susa; pur seriamente ferito il 28 ag. 1799, si ristabilì rapidamente, partecipando ancora ai combattimenti di Pinerolo, Perosa, Fenestrelle e infine Alessandria.
Nel 1800, dopo la vittoria definitiva riportata dalle truppe napoleoniche, fece ritorno a Nizza, dove si stabilì dedicandosi al riacquisto dei beni che gli erano stati espropriati in epoca rivoluzionaria e al riordino dell'archivio di famiglia. Il 5 maggio 1808 sposò Flora, unica figlia del conte provenzale François de Théas de Thorens, dalla quale non ebbe figli.
Frattanto aveva iniziato a collaborare con il regime napoleonico, ricoprendo alcune cariche amministrative nella sua città. Il 25 apr. 1808 un decreto imperiale lo nominava segretario generale del dipartimento del Mediterraneo, che aveva il capoluogo a Livorno; l'E. svolse tali funzioni fino a quando, nel 1814, essendo stata apprezzata l'attività svolta in quell'ufficio, venne chiamato a Parigi alla segreteria generale del ministero dell'Interno. Giunse a Parigi in marzo. Caduto Napoleone, rimase alle dipendenze del ministro di Luigi XVIII, abate F. de Montesquiou. Insignito dell'onorificenza di cavaliere della Legion d'onore (5 ag. 1814), ebbe in particolare l'incarico di direttore della corrispondenza, con lo stipendio annuo di 18.000 franchi, e si occupò del riordinamento delle milizie civiche, dei Comuni e degli ospedali.
Nel 1815, dopo la restaurazione borbonica (era rimasto al ministero anche durante i Cento giorni), rimase nell'amministrazione e gli venne conferito l'incarico di prefetto delle scienze, arti ed istruzione e più tardi dei Lavori pubblici. Mantenne per due anni tali incarichi, fino al sopravvento nel governo degli elementi liberali con E. Decazes, quando preferì dimettersi e ritirarsi a Nizza, dove attese per molti anni all'amministrazione del patrimonio di famiglia ed allo studio.
Salito al trono Carlo Alberto, fu richiamato al servizio del governo sardo e, con patenti firmate a Torino il 21 luglio 1831, fu nominato maggiore generale del regio esercito. Con regie patenti 23 luglio 1831 fu chiamato a sostituire Bernardo Falquet come primo segretario di Stato per gli Affari interni, con lo stipendio annuo di lire 24.000, oltre a L. 2.000 per indennità d'alloggio. In questa veste cooperò alla costituzione del Consiglio di Stato (editto 18 ag. 1831) ed alla compilazione del nuovo codice albertino. Fervente cattolico, legato alla concezione secondo cui la religione doveva essere il puntello del trono, l'E. introdusse a Torino i fratelli della Dottrina cristiana e le suore di carità di S. Vincenzo de' Paoli, che chiamò alla direzione degli ospedali. Seguì da vicino e diede il consenso ufficiale del ministero alle 45 opere benefiche, realizzate negli anni 1831-1833 in Piemonte (N. Nada, pp. 72 ss.).
Nel 1833 redasse una circolare "sul modo di provvedere al sollievo e all'assistenza dei poveri", nella quale, oltre ad incentivare le iniziative benefiche pubbliche e private, auspicava di affidare prioritariamente tali settori dell'organizzazione sociale a congregazioni religiose. Contribuì alla stesura del decreto reale di approvazione legale della Piccola Casa della Divina Provvidenza (27 ag. 1833) del canonico Giuseppe Benedetto Cottolengo.
Quale ministro dell'Interno e uomo di fiducia del sovrano gli fu conferito l'incarico di redigere gli statuti per l'Ordine al merito civile di Savoia, da conferirsi a scienziati, a letterati ed a persone illustri per le loro opere. Con regie patenti 29 ott. 1831 fu istituito il predetto Ordine, di cui l'E. fu nominato primo consigliere il 30 nov. 1831 (Statuti del Real Ordine Civile diSavoia..., Roma 1876, p. 101); il 14 apr. 1832 Carlo Alberto gli concedeva per tale carica una pensione di 1.000 franchi (F. Salata, p. 288). Il 13 dic. 1831 Carlo Alberto promulgò l'editto penale sanitario che ottenne ampi apprezzamenti anche all'estero, sulla base di studi elaborati dall'E. sui regolamenti sanitari (ibid., p. 80; V. Adami, 1939, p. 6). Sull'esempio di modelli già sperimentati in Toscana, l'E. propose anche l'abolizione dei dazi sui generi alimentari (Lettera circolare… 15 febbr. 1833, Torino 1833), sperimentata prima nella provincia di Alba, quindi ad Ivrea e infine estesa a tutto il territorio sabaudo.
In tema di ordine pubblico l'E. guardò con molta attenzione al fenomeno della diffusione delle associazioni cospirative e poté così giungere a una dura azione repressiva contro le società segrete mazziniane. Il ministro aveva infatti diramato alle autorità periferiche un gran numero di circolari contenenti precise disposizioni sulla sorveglianza da esercitarsi nei confronti dei numerosi "sospetti", e circa i provvedimenti da adottare nel caso di colpi di mano (A. Luzio, Gli inizi..., pp. 19 ss.). La fitta rete di controllo istituita condusse alla scoperta del vasto disegno insurrezionale che, secondo i piani di Giuseppe Mazzini e della Giovine Italia, avrebbe dovuto colpire i punti nevralgici dello Stato.
Mentre i tribunali militari condannavano a morte, alla galera ed all'esilio i congiurati, l'E. ricevette in quell'occasione il titolo di cavaliere di Gran Croce e fu decorato del Gran Cordone dell'Ordine equestre dei ss. Maurizio e Lazzaro (13 e 27 sett. 1833; Archivio d. Ordine Mauriziano). Dalla stessa fonte risulta che in seguito egli ricevette le patenti di cavaliere professo di grazia (31 marzo 1837) ed una commenda dal reddito annuo di lire 2.000 (7 apr. 1837).
Nei primi mesi del 1835, in un clima di crescente tensione per il Regno sabaudo (all'esterno nei rapporti con l'Austria ed all'interno con i diversi ambienti politici), maturò l'incidente che avrebbe portato alla rimozione dell'E. dall'incarico di ministro degli Interni.
Secondo la versione di Carlo Alberto l'E. sollevò immotivati sospetti su collaboratori ed esponenti della migliore nobiltà sabauda. Secondo l'E. la congiura sarebbe stata montata contro di lui, per mezzo di un equivoco personaggio, Tiberio Pacca - già direttore generale della Polizia pontificia e molto introdotto negli ambienti diplomatici legati all'Austria, poi nominato da Carlo Alberto intendente generale alla segreteria di Stato per gli Interni -, che avrebbe operato per metterlo in discredito agli occhi del sovrano e della corte.
Al di là dell'incidente e delle numerose interpretazioni fornite dagli storici (cfr. Memorandum..., Torino 1852, p. 22; V. Camburzano, p. 41; V. Adami, p. 13; C. Lovera-I. Rinieri, pp. 5-49; F. Salata, p. 440) è evidente che come ministro degli Interni l'E., portatore di ideologie reazionarie, poteva risultare d'ostacolo alla difficile ricerca di nuovi indirizzi di politica estera e di delicati equilibri di politica interna nel Regno.
Resta certo che il 2 apr. 1835 Carlo Alberto firmava in Torino la patente con la quale ammetteva ad "onorato riposo" l'E. assegnandogli l'annua pensione di lire 10.625 (Arch. di Stato di Torino, Patenti 1835, c. 182). Toccò all'amico e collega degli Esteri Clemente Solaro della Margarita l'ingrato compito di recare all'E. la notizia della dispensa dal ministero. Una successiva patente lo nominava ministro di Stato (20 apr. 1835; ibid., c. 184).
Sciolto dalle incombenze del ministero, l'E. fece ritorno a Nizza, dove si dedicò nuovamente agli studi ed alla cura delle sue proprietà. Dal diario di Carlo Alberto apprendiamo che il 20 apr. 1836 il sovrano incontrò a Nizza il suo ex ministro insieme al fratello di questo, Francesco Gaetano, perché "de cette façon j'evitai tout discours ennuyeux sur le passé" (F. Salata, p. 326). Per lunghi anni l'E. ospitò in casa propria il padre Gregorio Felkierzamb, polacco rettore del collegio dei gesuiti (V. Camburzano, p. 57).
Dopo una lunga malattia alla vescica si spense a Grasse in Provenza il 5 apr. 1856 (Nizza, Archives des Alpes Maritimes). Fu sepolto il giorno successivo nella cappella del suo castello di Thorens, presso Andon (Nizza, Archives historiques du. diocèse).
Ebbe due fratelli: Francesco Gaetano, che fu primo segretario di Guerra e Marina nel 1821, e Delfina, che sposò il conte Giulio Focardi della Rocca (Torino, Biblioteca nazionale, A. Manno, Ilpatriziato subalpino [datt.], XXVI, s.v. Tonduti).
Fonti e Bibl.: Nizza, Archives des Alpes Maritimes, Fondo documentario Château de Mouans-Sartoux, 4 mazzi in corso di inventariazione (si segnalano in particolare la Notice chronologique sur ma vie, scritta dall'E. nel 1846, e l'atto di morte); Ibid., Archives historiques du diocèse, Registres de catholicité de la paroisse de Grasse, Sépulture, 1856, n. 58; Archivio di Stato di Torino, Ministero della Guerra, Stato civile. Registro certificati (matrimonio) n. provvisorio 11 (foglio sciolto datato 2 sett. 1816, inserito prima della rubrica); Ibid., Matricola dei generali, c. 26; Ibid., Camerale, Patenti Controllo Finanze, 1831, reg. 60, cc. 144 ss., 170 s.; 1835, reg. 76, cc. 182, 184; Torino, Archivio dell'Ordine Mauriziano, Prove di vita e costumi dell'Ill.mo ed ecc.mo Signor Conte A. M. F. B. T. della Scarena ministro di Stato, cavaliere di Gran Croce, decorato del gran cordone della Sacra Religione ed ordine militare dei ss. Maurizio e Lazzaro postulante l'abito e la croce dei professi della prefata Equestre Milizia, n. 1194, sessione del 10 febbr. 1837; Ibid., Ruoli, vol. 3, n. 1148; Ibid., Registro "Commend. Sudditi", n. 1, c. 3; Ibid., Registro "Gran Cordoni. Sudditi", n. 1, cc. 64-67; Ibid., Registro Patenti dal 29 luglio 1836 al 25 maggio 1838, n. 20, cc. 79 s., 82 s.; Lettera circolare del Primo Segretario di Stato per gli Affariinterni agli intendenti di varie provincie, sull'abolizione della tassa de' commestibili, Torino 1833; Memorandum storico politico del conte Clemente Solaro della Margherita, Torino 1852, pp. 19-23; V. Camburzano, Ilconte A. della Scarena ministro di Stato del re Carlo Alberto. Cenni biografici..., Genova 1857; F. Sclopis, Storia della legislazione, in Mem. della R. Acc. delle scienze, s. 2, XIX (1861), p. 46; G. Manno, Note sarde e ricordi, Torino 1868, pp. 295-306; L. Cibrario, Origine e progressi delle istituzioni della monarchia di Savoia sino alla costituzione del Regno d'Italia, Firenze 1869, pp. 433-36, 438, 440 s.; Statuti del Reale Ordine civile di Savoia ed elenco dei Cavalieri esso Ordine dall'istituzione al febbraio 1876, Roma 1876, pp. 69-101; A. Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX illustrata. 1801-1900, Milano 1902-1907, sub anno 1835; FERT, Savoiardi e Nizzardi, Torino 1914, pp. 70 s.; A. Luzio, G. Mazzini carbonaro. Nuovi documenti degli archivi di Milano e Torino, Torino 1920, pp. 435-439, 481 ss.; Id., Gli inizi del regno di Carlo Alberto, in Mem. dell'Acc. delle scienze di Torino, s. 2, LXVI (1923-26), pp. 26-33; C. Lovera-I. Rinieri, Clemente Solaro della Margherita, Torino 1931, pp. 5-66; N. Rodolico, Nuovi documenti sulla crisi ministeriale del 1835del Regno di Carlo Alberto, in Riv. stor. ital., XLVIII (1931), pp. 499-511; F. Salata, Carlo Alberto inedito. Il diario autografo del re, lettere intime ed altri scritti inediti, Verona 1931, pp. 70, 75, 80, 125 s., 128, 131, 142, 153, 161, 184, 209, 217, 236, 246, 275 s., 281, 284, 286, 288, 291, 321, 326, 379, 423, 470; V. Adami, Il conte T. de l'Escarena ministro di Carlo Alberto, Milano 1939; N. Nada, Dallo Stato assoluto allo Stato costituzionale. Storia del regno di Carlo Alberto, Torino 1980, pp. 53, 57, 89; R. Romeo, Cavour e il suo tempo (1810-1842), Bari 1984, I, pp. 391, 421, 422 n., 441 s., 443 n., 446, 784 s., n.; G. P. Romagnani, Storiografia e politica culturale nel Piemonte di Carlo Alberto, Torino 1985, ad Indicem.