ANTONIO, Marco (M. Antonius M. f. M. n.), l'oratore
Nato nel 143 a. C., questore nel 113, pretore, pare, nel 102 in Cilicia, ove vinse i pirati riportando il trionfo. Sostenitore del senato nel 100 durante i tumulti di Saturnino, fu console nel 99 e censore nel 97, nel quale anno ornò i rostri imperatoriis manubiis. Fu legato durante la guerra sociale, e perì nell'87 vittima di Mario e Cinna.
Fu uno dei grandi oratori romani dell'età sillana, ed è con Crasso uno dei due principali interlocutori del De oratore di Cicerone (v. anche il profilo di lui in Brutus, 139-142). Vantava la sua scarsa conoscenza della retorica greca, e sapeva poco il diritto; ma aveva un ingegno acuto, doti eccezionali di porgitore, felice memoria, abilità nell'ordinare gli argomenti e grande attività professionale. Intento più all'efficacia pratica del dire, che non alla bellezza, era di una semplicid studiata; e del resto il canone fondamentale dell'arte era per lui dissimulare eloquentiam. Era perciò più adatto al tribunale che al comizio, e, conscio della particolare natura della sua eloquenza, non pubblicò scritti i suoi discorsi, e se ne giustificava celiando idcirco se nullam unquam orationem scripsisse, ut, si quidaliquando non opus esset ab se esse dictum, posset negare dixisse (Cic., Pro Cluentio, 140). Lasciò invece un libretto teorico sulla eloquenza, sane exilis, secondo Cicerone, e nel quale era la famosa frase: disertos se vidisse multos, eloquentem omnino neminem (Cic., De orat., I, 94). Si conoscono otto cause da lui trattate per sé o per altri, ma solo del famoso suo discorso in difesa di C. Norbano sappiamo qualcosa, per l'analisi che ne fa Cicerone (De orat., II, 197-204). Anche la sua difesa di M′. Aquilio nel 98 fu celebre.
Bibl.: H. Meyer, Oratorum Romanorum fragmenta, 2ª ed., Zurigo 1842, p. 280; E. Klebs, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., I, col. 2590; O. Enderlein, De M. Antonio oratore, Lipsia 1882; A. Cima, l'eloquenza latina prima di Cicerone, Roma 1903, p. 158 segg.; M. Krüger, M. Antoni et L. Crassi or. Rom. fragmenta, Breslavia 1909; M. Schanz, Gesch. der röm. Litteratur, I, i, 3ª ed., Monaco 1907, p. 317 seg.; Fr. Leo, Gesch. d. röm. Lit., Berlino 1913, I, p. 309.