MANZONI, Antonio
Nato a Verona il 15 sett. 1746 da Carlo e da Bona Ragazzoni, iniziò stentatamente i primi studi a causa della modesta levatura dei suoi insegnanti. Affidato allora dai genitori alle cure di P. Morini, un erudito sacerdote del vicino borgo di Illasi, superò rapidamente le iniziali difficoltà e poté accedere alla scuola dei gesuiti di Verona per completarvi gli studi letterari. Successivamente, assecondando la naturale vocazione, si dedicò allo studio della chirurgia: allievo di A. Monterossi presso l'ospedale militare e l'ospedale dei trovatelli di Verona, il 10 marzo 1765 conseguì il titolo di chirurgo all'Università di Padova, secondo i regolamenti della Repubblica veneta. Desideroso di completare la propria formazione, proseguì per un certo tempo a frequentare l'ateneo padovano: ebbe così modo di stringere un cordiale rapporto con G.B. Morgagni, della cui dottrina anatomopatologica sarebbe divenuto un convinto sostenitore. La tenace applicazione allo studio e alla pratica dell'anatomia gli consentì di pervenire a un elevato livello di preparazione, ma gli causò altresì un esaurimento fisico che lo costrinse a uno stile di vita più regolato.
Tornato a Verona, il M. cominciò a esercitare la pratica medica e chirurgica affermandosi in breve, per la dottrina e l'indubbia capacità, come uno fra i più quotati professionisti; molto ricercato dai pazienti, interpellato per consulenza dai colleghi, fu chiamato "l'Ippocrate di Verona". Particolarmente apprezzato per le sue competenze in campo ostetrico-ginecologico, fu chiamato alla cattedra dell'insegnamento pratico dell'ostetricia presso la Scuola di ostetricia dell'ospedale civile di Verona, che resse per 17 anni. Provetto chirurgo, fu anche un acuto studioso delle caratteristiche anatomiche e fisiopatologiche delle numerose forme morbose che capitarono alla sua osservazione, delle quali lasciò vive descrizioni.
Nel 1795 pubblicò, a Verona, Observationes pathologicae, una raccolta di casi clinici scritta in elegante latino, che ebbe subito largo successo e riscosse il plauso dei più celebri medici dell'epoca; tra i vari argomenti trattati, particolare interesse suscitarono i capitoli dedicati alle anomalie della funzione urinaria e alle malattie delle ossa. Uguale fortuna toccò a un'altra serie di casi pubblicati in un'opera edita a Verona nel 1809, Antonii Manzoni Veronensis observationum pathologicarum liber alter: il lavoro, dedicato al chirurgo A. Scarpa che lo aveva esortato a completare la precedente pubblicazione, affronta in 14 capitoli temi riguardanti numerosi settori della scienza medica, ricchi di riferimenti clinici e anatomopatologici, e fu tradotto in italiano e commentato da V. Malacarne. Sempre a Verona il M. pubblicò nel 1808 una nota chirurgica, Considerazioni e pratica sul modo di cavar la pietra dalla vescica, e nel 1811 l'importante Trattato sulla malattia del cancro dell'utero, dedicato a Malacarne. Su questo argomento, all'epoca stranamente trascurato dalla trattatistica malgrado la sua rilevanza clinica, aveva presentato all'Imperiale Accademia Gioseffina di Vienna, che ne aveva fatto oggetto di un concorso, la Dissertazione sul cancro dell'utero, che fu molto lodata ma non poté essere premiata perché composta in italiano e non in latino come previsto dalle norme contenute nel bando: si trattava di un'attenta indagine clinica e anatomopatologica nella quale metteva in evidenza la frequente sede iniziale della neoplasia a livello dell'orifizio esterno del collo uterino, descrivendone le vie di diffusione e sottolineandone le difficoltà diagnostiche e terapeutiche. Del M. devono ancora essere ricordati due importanti scritti: Alcune pratiche osservazioni sull'inchiodamento della testa del feto nella pelvi, e sull'uso del forcipe, in Memorie di matematica e di fisica della Società italiana delle scienze, t. 17, 1815, parte contenente le memorie di fisica, pp. 298-315, nonché Considerazioni sugli aneurismi. Storia e guarigione di un aneurisma venereo, ibid., t. 18, 1820, pp. 203-215.
Nominato consulente dell'Ufficio di sanità, il M. intervenne autorevolmente su problemi di igiene pubblica e, per la sua competenza anatomopatologica, per accertamenti richiesti dall'autorità giudiziaria in casi di morti sospette; nelle questioni medico-legali si rivelò seguace della dottrina di P. Zacchia. Fu uno tra i più stimati membri dell'Accademia di agricoltura, arti e commercio della città di Verona e socio della Società italiana delle scienze.
Il M. morì a Verona il 19 ott. 1819.
Aveva sposato Angela Bellavita, dalla quale aveva avuto tre figli.
Fonti e Bibl.: G.B. Morgagni, Lettere mediche famigliari di A. Vallisneri, G.B. Morgagni ed A. M., Padova 1873; G. Zoppi, Vita ed elogio di A. M. chirurgo veronese che fu dei Quaranta della Società italiana delle scienze, Modena 1821; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, III, Venezia 1836, pp. 71-74; A. Corradi, Della ostetricia in Italia dalla metà dello scorso secolo fino al presente, Bologna 1874, pp. 981 s.; Commentarietto latino su la vita del dott. A. M., in Biografie, elogi, epigrafi e memorie italiane e latine di A. Cesari; raccolte, ordinate e illustrate da G. Guidetti, Reggio Emilia 1908, pp. 462-468; O. Viana - F. Vozza, L'ostetricia e la ginecologia in Italia, Milano 1933, pp. 603 s.; A. Pazzini, Bio-bibliografia di storia della chirurgia, Roma 1948, p. 175; P. Mutti, La ginecologia in Italia, in Atti della Soc. italiana di ostetricia e ginecologia, XLVIII (1963), suppl., pp. 1008 s.; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, IV, p. 64; Enc. Italiana, XXII, p. 193.