Pittore italiano (Roma 1852 - ivi 1930). Formatosi a Napoli, restò legato al quadro d'impianto seicentesco e al naturalismo ottocentesco italiano, anche se talune sue sperimentazioni (inserimento di vetro, stoffe e altri materiali sul quadro) confermano come ne avvertisse la crisi. Tra le opere: Il prevetariello (1870, Napoli, Museo nazionale di Capodimonte).
Si formò a Napoli, dove si era trasferito nel 1865, alla scuola di Domenico Morelli. Molto amico di V. Gemito, ebbe anch'egli una giovinezza povera e difficile. Fece un viaggio nel 1872 a Venezia, e rimase profondamente colpito dalla pittura veneziana. Nel 1875 fu a Parigi; poi a Londra dove, apprezzato e aiutato da J. Sargent, eseguì numerosi ritratti; fu ancora a Parigi nel 1877, poi (1879) tornò a Napoli, vittima di una malattia e di una crisi profonda, e infine (1883) si stabilì a Roma dove ebbe riconoscimenti ufficiali.
Malgrado i due soggiorni a Parigi, rimase profondamente estraneo alle tendenze più attuali della pittura francese di allora, conservando sempre un forte legame con il naturalismo ottocentesco italiano e una predilezione per il quadro d'impianto seicentesco. All'attenta e commossa osservazione della vita popolare, segnata da un destino triste, con il quale il pittore s'identifica e che fu caratteristica delle sue prime opere (oltra al Prevetariello, lo Scugnizzo, L'Aia, Mesdag Museum; Autoritratto, Londra, National Gallery), subentra, nelle opere successive (ritratti di dame, autoritratti, strane figure in fantasiosi travestimenti), una maniera pittorica più agitata e focosa, con vivi sprazzi di luce, colori violenti, spesso deposti sulla tela in grumi e accese colate. Ulteriori sue ricerche (con l'inserimento di pezzi di vetro, stoffe e altri materiali sul quadro) confermano come egli sentisse la profonda crisi del naturalismo, pur non riuscendo a superarlo.