MAGRINI, Antonio
Nacque a Vicenza il 3 ott. 1805, unico figlio di Marco, barbiere, e di Teresa Franco. Compì gli studi primari e quelli ginnasiali nella propria città, per poi entrare nel 1821 nel seminario vicentino, ove ebbe come insegnante, tra gli altri, F. Villardi, traduttore delle opere storiche di Oliver Goldsmith. Acquisita una preparazione culturale solida e non limitata alle cognizioni filosofiche e teologiche, completò gli studi nel 1827 con un ciclo di lezioni sulla didattica che gli aprirono le porte dell'insegnamento. Il 20 luglio 1828 fu ordinato sacerdote. Nominato maestro di latino in seminario, il M. divenne anche, nel febbraio 1829, insegnante di italiano e geografia presso Scuole elementari maggiori maschili di Vicenza. L'attività didattica, benché intensa, non gli impedì di dedicarsi alla ricerca su molteplici aspetti della storia della propria città. Visitò biblioteche pubbliche e private, e, grazie alla recente soppressione degli ordini religiosi e alla decadenza o all'estinzione di alcune famiglie del patriziato vicentino, riuscì a lavorare in archivi fino a quel momento sconosciuti o poco esplorati. Primo risultato delle ricerche del M. fu il saggio Il tempio di S. Lorenzo in Vicenza riaperto al divin culto (Padova 1839).
Il M. promosse anche presso il clero vicentino l'istituzione di una congregazione volta al mutuo soccorso degli associati bisognosi, inaugurata nel 1841 (Per la solenne istituzione della Congregazione di mutua carità di sacerdoti della città e diocesi di Vicenza, ibid. 1841). Nello stesso anno vide la luce il saggio storico Notizie di fra Giovanni da Schio (ibid. 1841).
Nel 1843 il M. lesse una dissertazione sulla storia dell'architettura vicentina dal Medioevo in poi, sintetica rassegna di personaggi e di opere, colma di notizie inedite (poi data alle stampe con il titolo Dell'architettura in Vicenza. Discorso con appendice critico-cronologica delle principali sue fabbriche negli ultimi otto secoli, ibid. 1845). Ancora nel 1843, il M. divenne assistente bibliotecario presso la Biblioteca comunale di Vicenza. In seguito, prendendo spunto da una querelle accesasi fra alcuni studiosi al momento del rinvenimento, avvenuto a Vicenza nel marzo 1844, delle presunte spoglie dell'architetto veneto Andrea di Pietro dalla Gondola, detto il Palladio, il M. si dedicò alla compilazione del ponderoso volume Memorie intorno la vita e le opere di Andrea Palladio (ibid. 1845).
Ricchissima di notizie, anche se spesso farraginosa e disorganica, questa monografia può essere ancor oggi considerata un importante punto di riferimento per ogni studio sull'artista patavino. Il M. ne ricavò molti riconoscimenti, fra l'altro divenne socio del Royal Institute of British architects, dell'Accademia delle belle arti di Venezia e dell'Accademia olimpica di Vicenza.
Seguirono, nello stesso filone, il saggio Scritture inedite in materia di architettura di Onorio Belli, Ottavio Bruto Orefici, Ottone Calderari (ibid. 1847), rinnovata panoramica sull'architettura vicentina dal XVI secolo in poi, e l'opuscolo Degli architetti e scultori bassanesi. Memorie (Bassano 1847), centrato soprattutto sulla figura dell'architetto Francesco Zamberlan, contemporaneo del Palladio. Ancora nel 1847, la rappresentazione dell'Edipo di Sofocle organizzata al teatro Olimpico di Vicenza per gli scienziati riuniti a congresso a Venezia diede lo spunto al M. per un volumetto su Il teatro Olimpico nuovamente descritto ed illustrato (Padova 1847), in cui era ripercorsa anche la storia dell'Accademia olimpica.
Nel 1848, per la riapertura al culto della cattedrale di Vicenza, il M. pubblicò le Notizie storico-descrittive della chiesa cattedrale di Vicenza (Vicenza 1848), puntuale rassegna delle vicende dell'edificio dall'inizio della sua costruzione e dei numerosi artisti che vi avevano lavorato nel corso dei secoli. Non vide però mai la luce la seconda parte dell'opera, che il M. avrebbe voluto dedicare alle reliquie contenute nella cattedrale.
Nello stesso anno il M. redasse un Diario sui fatti del 1848 (rimasto inedito), fonte preziosissima sugli eventi accaduti a Vicenza dal marzo al giugno 1848. Di questi fatti il M. non fu però semplice spettatore, mantenendo stretti contatti con gli uomini del governo provvisorio vicentino (in particolare con quanti caldeggiavano la fusione con il Piemonte sabaudo).
Nel 1849, il M. scrisse Cenni necrologici del marchese Vincenzo Gonzati (Bassano 1849), dedicato a uno fra i più insigni raccoglitori di fonti della storia vicentina. In seguito redasse la monografia Cenni storico-critici sulla vita e sulle opere di G.A. Fasolo pittore vicentino (Venezia 1851), artista vissuto nel Cinquecento e operante anche a Pavia, Padova e Venezia.
Divenuto presidente della vicentina commissione deputata alla custodia delle cose patrie, il M. eseguì, fra il 1853 e il 1854, il riordino delle carte conservate nell'Archivio municipale e il censimento dei monumenti degni di conservazione della provincia di Vicenza.
Dopo una paziente ricerca presso l'Archivio veneziano dei Frari, il M. rivendicò poi all'architetto G.A. Boldi la paternità del celebre ponte di Rialto di Venezia, relegando A. Da Ponte alla stregua di mero esecutore. Sulla questione il M. lesse, nell'aprile 1854, una dissertazione presso il R. Istituto veneto di scienze, lettere e arti, poi confluita nel saggio Intorno il vero architetto del ponte di Rialto (Vicenza 1854).
Nel 1855, per la conclusione del restauro (che aveva egli stesso diretto) del palazzo vicentino dei Chiericati, scelto come sede del nuovo Museo civico, il M. scrisse l'opuscolo Il palazzo del Museo civico in Vicenza descritto ed illustrato (ibid. 1855), approfondito resoconto delle vicende dell'edificio palladiano. Nell'agosto dello stesso anno il M. divenne professore di storia e geografia presso il ginnasio-liceo di Vicenza. L'anno seguente ebbe la responsabilità e la custodia della Biblioteca civica Bertoliana, e, dopo la morte di Ignazio Savi (luglio 1857), la nomina a bibliotecario effettivo interinale, carica che dovette però abbandonare dopo poco tempo. Nel 1861 ottenne la cattedra di religione al ginnasio-liceo vicentino, e, nello stesso torno di tempo, il vescovo di Vicenza A. Farina lo nominò censore degli stampati di materie religiose. Il 3 ag. 1862, in qualità di socio dell'Accademia delle belle arti di Venezia, vi tenne la prolusione, dedicata al pittore vicentino B. Montagna, vissuto a cavallo fra il XV e il XVI secolo: il M. ricollocava il Montagna fra gli allievi di A. Mantegna piuttosto che di G. Bellini (Elogio di Bartolomeo Montagna pittore vicentino, Venezia 1863).
All'inizio degli anni Sessanta, l'autorità e il prestigio del M. scemarono per il suo progressivo ripiegamento su posizioni nettamente contrarie al movimento nazionale italiano: l'ostilità da cui era circondato non fu estranea, nel settembre 1862, alla formulazione contro di lui dell'accusa di furto di materiali appartenenti alla Biblioteca comunale e al Museo civico.
Originata da una denuncia sottoscritta da eminenti concittadini (firmatari erano, fra gli altri, F. Lampertico e P. Lioy), l'inchiesta a carico del M. ne determinò la sospensione dagli incarichi scolastici e si concluse, con la piena assoluzione da parte dell'I. R. Tribunale d'Appello, solamente nell'aprile 1864.
Il M. poté tornare all'insegnamento, come professore di storia e geografia presso il liceo dei Ss. Gervasio e Protasio di Venezia, solo nel febbraio 1865.
Dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, il M., temendo nuove persecuzioni, preferì emigrare a Trieste. Si trasferì poi a Vienna, quindi a Gorizia, ove fu collocato in pensione (marzo 1869). Desideroso di far ritorno in patria, scrisse l'opera Reminiscenze vicentine della casa di Savoia (Vicenza 1869), tesa a dimostrare - attraverso una folta rassegna di eventi e di personaggi - la stretta relazione stabilitasi nel corso dei secoli fra la città di Vicenza e la dinastia piemontese. Nominato da Vittorio Emanuele II cavaliere della Corona d'Italia (ottobre 1869), il M. tornò a Vicenza nel maggio 1870 e l'anno seguente pubblicò negli Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere e arti lo studio Sopra cinquanta medaglie di Valerio Belli, risultato di ricerche durate molti anni. In seguito diede alle stampe il saggio Intorno a Tomaso Formenton ingegnere vicentino nel secolo XV (Archivio veneto, III [1872], pp. 38-59; IV [1872], pp. 37-58).
Il M. morì a Vicenza il 7 genn. 1872.
Fonti e Bibl.: Le carte del M. (un consistente epistolario e alcuni manoscritti, fra cui il Diario sui fatti del 1848) sono conservate presso la Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza (cfr. E. Franzina, Vicenza. Storia di una città, Vicenza 1980, pp. 37-42). Copiosi riferimenti al diario inedito del M. in A. Dalla Pozza, Nostro Risorgimento. Lettere dal carteggio dei marchesi Gonzati su Vicenza nel Quarantotto, Firenze 1941, ad indicem. Si consultino poi: L. Dalla Vecchia, Su la vita e gli scritti dell'abate A. cav. M. di Vicenza. Cenni, Vicenza 1872, nonché il profilo decisamente meno agiografico di B. Morsolin, Necrologia di A. M., in Arch. stor. italiano, 1872, t. 16, pp. 193-200. L'elenco completo degli scritti del M. è in S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secoli XVIII e XIX, II, Venezia 1907, pp. 241-245.
Altri riferimenti al M. in F. Lampertico, Ricordi academici e letterarii, Vicenza 1872, pp. 110, 127, 149; V. Meneghello, Il Quarantotto a Vicenza, Vicenza 1886, pp. 6 s.; G. Zorzi, Contributo alla storia dell'arte vicentina nei secoli XV e XVI, Venezia 1926, passim; G. Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, V, Dal Risorgimento ai nostri giorni, Vicenza 1954, ad ind.; G. Zorzi, L'abside della cattedrale di Vicenza e il contributo di Andrea Palladio al suo compimento, in Studi in onore di F.M. Mistrorigo, a cura di A. Dani, Vicenza 1958, pp. 271-290 passim; Id., Le opere pubbliche e i palazzi privati di Andrea Palladio, Venezia 1964, p. 11; U. Soragni, Conservazione e tutela storico-artistica nel territorio vicentino. I provvedimenti austriaci, in Città ed archivi nell'età degli imperi. Urbanistica e interventi d'architettura a Vicenza da Napoleone agli Asburgo (catal.), a cura di U. Soragni, Vicenza 1985, pp. 71-104; G. Mantese, Itinerario archivistico nella vita vicentina del primo Ottocento, a cura di V. Nori, Vicenza 1986, passim; Id., Itinerario archivistico nella vita vicentina del secondo Ottocento, a cura di M. Brentonico, I, Vicenza 1992, pp. 215-228; R. Cevese, L'interesse all'arte degli storici vicentini del sec. XIX, in Storia di Vicenza, IV, 2, L'età contemporanea, a cura di F. Barbieri - G. De Rosa, Vicenza 1993, pp. 4, 7-9, 14; U. Soragni, Architettura e città dall'Ottocento al nuovo secolo: "palladianisti" e ingegneri (1848-1915), ibid., pp. 37-51, passim; B. Rigon Barbieri, Il Museo civico di Vicenza dalla costruzione al secondo dopoguerra, ibid., pp. 174-183.