LUPIS, Antonio
Le scarse notizie riguardanti la biografia del L., originario di Molfetta secondo Toppi (p. 29), sono per lo più ricavate dalle sue numerose opere letterarie. Attivo nella seconda metà del secolo XVII, visse in prevalenza a Venezia, viaggiò molto, e acquistò una certa notorietà come scrittore.
In particolare, il L. divenne allievo e protetto del nobile veneziano G.F. Loredan, fondatore dell'Accademia degli Incogniti, che per anni lo ospitò presso di sé, a palazzo Ruzzini, a Venezia, e nella residenza estiva di Vigodarzere. Ma probabilmente vicino anche ad altri esponenti dell'aristocrazia veneta. Come ricorda Miato (p. 16), riferendosi alle lettere del patrizio veneto, fu lo stesso Loredan a raccomandarlo a Giovanni Girolamo Acquaviva conte di Conversano, residente a Madrid. Le sue condizioni dovettero tuttavia rimanere precarie, perché nei suoi scritti lamentò a più riprese i disagi della sua condizione di letterato di professione.
Al suo protettore il L. dedicò, due anni dopo la sua scomparsa, una Vita stampata presso lo stampatore ufficiale degli Incogniti, F. Valvasense, nel 1663. La biografia, consistente di circa sessanta pagine, fu ricalcata, per ammissione dello stesso L., sulla Vita di Demostene di Plutarco. Tanto elogiativa da apparire "quasi un panegirico" (ibid., p. 15), si presenta "densa di particolari, molti dei quali soltanto verosimili", tesi a restituire un profilo del Loredan "esauriente e privo di ogni ombra di sospetto" (ibid.).
Parlando del L., Toppi sostenne che "ha scritto e scrive in questo nostro secolo, assai bene, e eruditamente, per essere d'intelletto molto sollevato" (p. 29), ma egli fu soprattutto un "abile poligrafo", in special modo "attento alle richieste del mercato editoriale" (Spera, p. 115). La sua copiosissima produzione - di cui, peraltro, rimangono modeste testimonianze nelle biblioteche italiane - comprende oltre trenta titoli tra romanzi, biografie, epistolari, scritti sui costumi dei contemporanei: opere che, in alcuni casi, conobbero più di una ristampa. Nel complesso, risultano testi di qualche pregio, soprattutto se inquadrati in una prospettiva sociologica, poiché contribuiscono al ritratto della cultura del tempo.
Del L. si ignorano il luogo e la data di morte che, comunque, è da collocare all'inizio del XVIII secolo.
Nella sua folta produzione l'attenzione degli studiosi si è rivolta in particolare alle opere di carattere narrativo: la Faustina (Venezia 1660), biografia molto romanzata della figlia dell'imperatore Antonino Pio, l'Annibale (Bergamo 1667), la fortunatissima Marchesa d'Hunsleij (Venezia 1677), L'eroina veneta, overo La vita di Elena Lucretia Cornara Piscopia (ibid. 1689).
Mentre nella Faustina la trama verte quasi per intero intorno ai casi erotico-sentimentali della protagonista, nell'Annibale la narrazione dei fatti storici occupa un rilievo più ampio: ma la sfera privata interessa sempre l'autore, consentendogli di atteggiarsi a censore dei costumi. Di rilievo, in qualche modo, è pure la funzione autobiografica. Nella Faustina è il personaggio di Vettilo a dare voce al L., ribadendo la sua appartenenza alla cerchia degli Incogniti. Nell'Annibale la maga Alderia preannuncia la nascita di Venezia, elogiandone i futuri rappresentanti (D. Zane, V. Pasqualigo, il Loredan ecc.), e il giovane Arsete Nistino (sotto cui si cela lo stesso L.) descrive infine la situazione degli uomini di lettere, il cui destino oscilla tra una morte in povertà e la denigrazione degli ignoranti.
Un vero successo editoriale fu La marchesa d'Hunsleij (riproposta da numerose ristampe fino a Settecento inoltrato), opera di natura assai composita per le implicazioni storiche, religiose e biografiche, innestate su una trama tesa a sfruttare le più convenzionali situazioni romanzesche. Ispirata a una vicenda posta a cavallo tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, la Marchesa fu considerata un romanzo storico da A. Albertazzi, che ne diede una valutazione severissima. Appare tuttavia impossibile risalire alle fonti della narrazione, che prende avvio dalle nozze di Margarita di Gordon (dei marchesi d'Hunsleij) e del conte Giovanni di Forbes, e si pone sullo sfondo della lotta che si era accesa in Scozia tra calvinisti e papisti: la protagonista, di fede cattolica, è costretta a sopportare fino alla morte una sequela di prove estreme (il tradimento del marito, la prigionia, l'accusa di adulterio, l'allontanamento dei figli, entrambi destinati a diventare cappuccini).
Una biografia con numerosi punti di contatto con il genere romanzesco è L'eroina veneta, racconto della vita di Elena Lucrezia Cornara (Corner) Piscopia, morta a trentotto anni il 26 luglio 1684, e nota tuttavia ai contemporanei per la religiosità e la probità dei costumi. Nella narrazione del L., il percorso della donna sembra proiettarsi verso la santità già dalla nascita: consacratasi a undici anni e costretta a difendere il voto di castità, si laurea in filosofia presso lo Studio padovano, tentando inoltre di addottorarsi in teologia.
Tra le altre opere del L., che era solito inserire nei suoi volumetti una lista dei testi già pubblicati e di quelli in preparazione, possono essere segnalati il romanzo Le stravaganze della fortuna (Venezia 1697); gli scritti de Il chiaro-scuro di pittura morale (ibid. 1679), da B. Croce citato tra gli esempi di "libercoli di critica moralistica in prosa" (p. 159); e, soprattutto, le raccolte epistolari Il postiglione (Venezia 1662), La valige [sic] smarrita (ibid. 1666), Il plico (Milano 1675), Il corriere (Venezia 1680), il Dispaccio di Mercurio (ibid. 1682), La segretaria morale (ibid. 1686). Molto riduttivo il giudizio di G. Spini, che ha definito i primi tre epistolari in particolare "scipitissimi", dal momento che una lettura anche sommaria ne rivela il carattere di "merce, in cui dell'umore ribelle degli Incogniti non c'è più nemmeno l'ombra" (pp. 258 s.).
Fonti e Bibl.: G.F. Loredan, Indice de' letterati che con le stampe hanno nominato l'autore, in Id., Opere, VIII, Venezia 1667, [p. 307]; N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 29; A. Albertazzi, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento, Bologna 1891, pp. 365-376; B. Croce, Storia dell'età barocca in Italia, Bari 1929, p. 159; Autori italiani del '600, a cura di S. Piantanida - L. Diotallevi - G. Livraghi, Milano 1948-51, nn. 64 s., 485, 2205-2207, 3245-3247, 3608, 4619; F.L. Maschietto, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (1646-1684) prima donna laureata nel mondo, Padova 1978, pp. XVI, 141; G. Spini, Ricerca dei libertini. La teoria dell'impostura delle religioni nel Seicento italiano, Firenze 1983, pp. 258 s.; C. Jannaco - M. Capucci, Il Seicento, Milano 1986, p. 679; J. Basso, Le genre épistolaire en langue italienne (1538-1662)(, Roma-Nancy 1990, pp. 687-694; M. Gori, Il romanzo italiano del Seicento. Rassegna bibliografica, in Rass. della letteratura italiana, XCVII (1993), 3, pp. 130-132; M. Miato, L'Accademia degli Incogniti di Giovan Francesco Loredan (1630-1661), Firenze 1998, p. 15; L. Spera, Il romanzo italiano del tardo Seicento, 1670-1700, Firenze 2000, pp. 106-108, 115-121, 133-135, 190 s.