LIPPOMANO, Antonio
Terzo degli otto figli maschi del patrizio Bernardino di Giovanni e di Caterina Serena di Giovanni Battista, nacque a Venezia, nella parrocchia di S. Geremia, il 12 maggio 1590.
La madre apparteneva a una famiglia di vetrai muranesi e il casato del L. disponeva di tenui fortune, per cui gli inizi della sua carriera politica furono segnati da un susseguirsi di cariche che comportavano qualche remunerazione economica, ma senza ricadute in termini di importanza e prestigio. Non appena raggiunto il requisito dell'età, il 28 luglio 1614 venne eletto savio alle Decime, quindi (18 ott. 1615) giudice della Corte del proprio (una delle tante magistrature con competenza civile sul patrimonio); ma non portò a termine il mandato, perché Giovanni Alvise Bernardo, che stava per recarsi podestà a Verona, lo volle con sé in qualità di camerlengo della Camera fiscale. Tornato a Venezia, il 16 maggio 1618 fu eletto sopraprovveditore alla Giustizia nuova; quindi provveditore sopra gli Ori e monete (8 genn. 1619) e savio alla Mercanzia (11 genn. 1620), ma di lì a poco (4 aprile) optò per un'altra camerlengaria, stavolta a Brescia, dove si trattenne sino all'estate del 1621.
Rimpatriato, fu nuovamente sopraprovveditore alla Giustizia nuova (10 ott. 1621), membro del Collegio dei dodici savi per le appellazioni alle sentenze civili (3 sett. 1622), ancora provveditore sopra gli Ori e monete (23 nov. 1622), procuratore sopra gli atti del Sovragastaldo (19 febbr. 1623), auditore (9 ott. 1623), sindaco e giudice estraordinario (27 genn. 1624), provveditore di rispetto ai Beni inculti (19 ott. 1624), sopraprovveditore alla Giustizia nuova (29 ott. 1625), giudice del Procurator (2 marzo 1626); qualche mese dopo (28 giugno) risultava eletto conte e capitano a Spalato: dapprima rifiutò (avrebbe dovuto imbarcarsi, ma soffriva oltremodo il mal di mare), poi finì con l'accettare e si trattenne in Dalmazia dal novembre 1626 al dicembre 1627, occupandosi soprattutto dei lazzaretti, in una città periodicamente esposta alle epidemie, data la contiguità territoriale con l'endemico serbatoio balcanico.
Questa esperienza costituì un salto di qualità nella carriera del L., che d'ora in poi avrebbe alternato le magistrature dell'ordine giudiziario ad altre di maggior peso; il 18 nov. 1627 fu eletto provveditore sopra i Beni inculti, quindi (26 ott. 1628) provveditore sopra i Monti, scansador delle Spese superflue (27 ott. 1629) e infine (12 ott. 1630) fra i nobili incaricati di visitare la Terraferma, la cui amministrazione era dissestata dalla peste.
Il 18 febbr. 1632 gli venne affidato il consolato di Siria. Per quanto il commercio veneziano in Levante non fosse più quello di un tempo, la rappresentanza garantiva indubbi vantaggi economici, e questo valse a far vincere al L. la naturale ritrosia ad affrontare un viaggio per mare. Lo intraprese con le maggiori precauzioni, attendendo la stagione propizia e impiegando ben quattro mesi per giungere ad Alessandretta. Di lì arrivò ad Aleppo, ove si trattenne per tre anni, dal gennaio 1634 al marzo 1637, lamentando nei suoi dispacci la "tirannia insopportabile", l'"avara ingordigia" dei funzionari ottomani, che avevano provocato il "crollo di questo cottimo", già di per sé afflitto dalla "scarsezza di negotio", oramai ridotto a solo quattro ditte veneziane, essendo gran parte del commercio monopolizzato da Inglesi e Francesi. Altrettanto lungo e tribolato fu il viaggio di ritorno, avvenuto per la via di Costantinopoli (l'ultimo dispaccio risulta spedito dal Bosforo, il 4 apr. 1637).
Finalmente in patria, il 9 ott. 1638 il L. riprese il suo posto fra i sopraprovveditori alla Giustizia nuova, quindi divenne provveditore alle Beccarie (22 giugno 1639), optando però ben presto per la carica di provveditore alle Biave (22 ott. 1639). Le cariche poi si succedettero fitte e sempre più prestigiose: provveditore sopra i Beni inculti (31 ott. 1641), membro del Consiglio dei dieci fra l'aprile e il settembre 1642, tansador del sestiere di S. Croce, dove si era trasferito (15 marzo 1642), consigliere ducale dal 1° febbr. 1643, per un anno; il 13 nov. 1643, infine, fu nominato commissario in campo nel corso della guerra di Castro.
Il compito a cui era chiamato prevedeva la sussistenza delle truppe operanti in Polesine fra Trecenta e Ficarolo, ma la permanenza del L. si protrasse dal dicembre 1643 al luglio 1644, ben oltre, cioè, la conclusione del conflitto. Questo perché, al termine delle operazioni militari, gli fu assegnato il compito di smaltire fieni, grani, bovini che erano stati ammassati in quantità evidentemente eccessive.
Nuovamente a Venezia, gli furono affidate magistrature altre volte sostenute: venne così eletto savio alla Mercanzia (8 ott. 1644) e tansador del sestiere di S. Croce (27 maggio 1645); dopo di che fu inviato in Dalmazia come provveditore a Spalato e Traù.
Non si trattava di un rettorato, ma di una carica straordinaria deliberata in seguito all'invasione turca di Candia; nella fattispecie, doveva provvedere all'allestimento delle difese e all'approvvigionamento delle truppe, mettendo a frutto la recente esperienza polesana. Di questa nuova permanenza in Dalmazia resta una disadorna relazione, sobrio rendiconto dei vari settori toccati dal suo operato.
Divenne poi provveditore all'Armar (1° nov. 1646), provveditore all'Arsenale (17 nov. 1646), provveditore generale delle Armi in Candia (11 maggio 1648): una carica prestigiosa, che tuttavia prevedeva compiti non dissimili da quelli testé espletati in Polesine e in Dalmazia.
Lasciò Venezia appena qualche settimana dopo, il 16 giugno 1648 e giunse nell'isola il 18 luglio; trovò la città assediata dagli Ottomani che ormai si erano spinti fin sotto le mura, mentre le sue truppe gli parevano "fiache e deboli" e guidate da "capi imperiti" (dispaccio del 22 nov. 1648); tuttavia l'arrivo dei rinforzi tanto auspicati avrebbe consentito ai Veneziani di reagire, determinando di fatto lo stallo delle operazioni militari, da una parte e dall'altra (qualche anno dopo, un anonimo Testamento della città di Candia definì il L. "signore di molta pietà et molto religioso", Casini, p. 236). Poiché nell'ultimo dispaccio (4 febbr. 1650) lamentava "febre e male gravissimo", ottenne che per il viaggio di ritorno gli fosse messa a disposizione la galera generalizia.
In seguito divenne di nuovo provveditore all'Armar (1° ott. 1650) e membro del Consiglio dei dieci (ottobre 1650 - settembre 1651); il 12 febbr. 1652 sposò, ormai sopra la sessantina, una donna di origini genovesi, Tommasina Balbi del "domino" Giovanni Battista e Caterina Centurione, da cui ebbe diversi figli, nessuno dei quali, però, avrebbe avuto discendenti.
Savio alla Mercanzia dal 12 ott. 1652 al 30 sett. 1653, fu poi consigliere ducale per il sestiere di S. Croce (ottobre 1653 - settembre 1654), membro del Consiglio dei dieci (ottobre 1654 - settembre 1655), inquisitore di Stato (l'elezione è del 31 marzo 1655), inquisitore nelle isole del Levante (7 sett. 1655).
Era, questa, una carica amministrativa e giudiziaria, si trattava di mettere ordine negli avamposti di Corfù, Cefalonia e Zante, che da anni ospitavano l'armata veneta impegnata contro gli Ottomani, proprio quando essa era chiamata a produrre il massimo sforzo, nel tentativo di forzare gli Stretti.
Giunse a Corfù il 23 marzo 1656, spedì l'ultimo dispaccio da Cefalonia il 10 apr. 1658; in precedenza (12 nov. 1657) aveva sollecitato il rimpatrio per soccorrere "la mia povera casa, da qualche tempo rimasta senza appoggio che vaglia agli interessi della medesima, per la quale non trovo momento di quiete, avanzato in cadente età de anni sessantotto, destituito di parenti e di favori" (Arch. di Stato di Venezia, Provveditor… in Levante A. L., b. 1165, ad diem).
Non era vero, giacché il L. avrebbe continuato a vivere, ad avere altri figli e a proseguire nella carriera politica: consigliere ducale per Cannaregio, dove si era trasferito, dal giugno 1659 al maggio 1660, divenne poi provveditore alle Biave (31 luglio 1660), provveditore all'Arsenal (26 genn. 1661), governatore della Milizia da mar (16 febbr. 1661); infine, il 28 marzo 1663, fu nominato provveditore straordinario in Dalmazia. Aveva settantatré anni, molti per quell'epoca; ma a onta degli acciacchi reiteratamente denunciati, era ancora nel vigore delle forze (il 20 agosto gli sarebbe nato l'ultimo figlio, Stefano); infine quell'elezione significava il coronamento di un'ascesa politica pazientemente costruita, che aveva portato un "quarantiotto" ai vertici dello Stato. Tuttavia l'incarico non venne mai reso effettivo, né al L. furono consegnate le commissioni, probabilmente per non sconfessare l'operato del provveditore generale in Dalmazia e Albania, Girolamo Contarini.
In seguito il L. fu sopraprovveditore alla Giustizia nuova (14 ott. 1665) e consigliere ducale per il sestiere di S. Marco (dove si era trasferito, mutando ancora residenza) dal febbraio 1666.
Non portò a termine quest'ultimo mandato, perché morì, probabilmente a Venezia, nell'agosto 1666.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 20: M. Barbaro - A.M.Tasca, Arbori de' patritii veneti…, IV, c. 275; Avogaria di Comun. Libro d'oro matrimoni, reg. 92, c. 147v; Segretario alle Voci, Elezioni in Maggior Consiglio, regg. 11, cc. 30, 61, 163; 12, cc. 62, 167; 13, cc. 10, 48, 62, 68, 122, 167; 14, cc. 44, 62, 148; 15, c. 175; 16, c. 175; 17, c. 17; 18, c. 1; 20, c. 1; 21, cc. 1, 3, 14; Elezioni in Pregadi, regg. 9, cc. 41, 82; 10, cc. 40, 44, 82; 11, cc. 39-40, 50, 82; 12, cc. 50, 76, 112, 121; 14, cc. 39, 48, 50, 133, 181; 15, cc. 28, 30, 44, 66, 141, 149, 167, 172, 174, 180; 16, cc. 30, 44; 17, cc. 30, 81; 18, cc. 24, 31, 51, 139, 143; Consiglio dei dieci, Misc. codd., regg. 62, c. 7; 63, passim; Collegio, Relazioni, b. 72: Spalato, 11 marzo 1628, 9 nov. 1646; Senato, Dispacci consoli, Aleppo, f. 5, nn. 1-17; Provveditori da Terra e da Mar, bb. 254: Commissario in campo A. L.; 715 (rubricario delle lettere, con dispacci che riguardano il viaggio di andata a Spalato nel 1626 e qualche notizia sul L. a opera del successore); 799: Provveditor general delle armi in… Candia A. L.; 1165: Provveditor generale… in Levante A. L.; Avogaria di Comun, Misc. penale, b. 499/4 (processi istruiti a Candia dal L., 1648-49); Venezia, Biblioteca naz. Marciana, Mss. it., cl. VII, 1207 (=8852): Lettere ad Alvise Contarini, nn. 380, 514; Ibid., Biblioteca del Civico Museo Correr, Mss. Morosini-Grimani, b. 590 bis: Lettere di A. L. conte… di Spalato a Francesco Grimani provveditor… della cavalleria in Dalmazia; Calendar of State papers… relating to English affairs… in the Archives… of Venice, a cura di A.B. Hinds, XXIX, London 1929, p. 11; Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, IX, Podestaria e capitanato di Verona, a cura di A. Tagliaferri, Milano 1977, p. 227; XI, Podestaria e capitanato di Brescia, a cura di A. Tagliaferri, ibid. 1978, p. 262; R. Paci, La "scala" di Spalato e il commercio veneziano nei Balcani fra Cinque e Seicento, Venezia 1971, pp. 95, 133, 137, 146; M. Casini, Immagini dei capitani generali "da mar" a Venezia in età barocca, in Il "perfetto capitano". Immagini e realtà (secoli XV-XVII). Atti dei seminari…, Ferrara 1995-97, a cura di M. Fantoni, Roma 2001, p. 236.