LEPROTTI, Antonio
Nacque a Correggio, presso Reggio nell'Emilia, il 1° nov. 1685 da Gianfrancesco, medico come già altri componenti della famiglia, e membro del Consiglio cittadino, e da Ludovica Mazzucchi, di nobile famiglia del luogo. Compì gli studi giuridici a Reggio, addottorandosi nel 1703; trasferitosi a Bologna, proseguì con gli studi filosofici, studiò matematica sotto la guida di E. e G. Manfredi, seguì il corso di medicina e frequentò le lezioni di anatomia di A.M. Valsalva e G.B. Morgagni. Dopo essersi laureato in filosofia e medicina l'8 dic. 1707, trovò incarichi come precettore di matematica, contando tra i suoi allievi anche I. Beccari.
Quelli bolognesi furono per il L. anni di grande fermento. Fu ascritto all'Accademia degli Inquieti nel 1704, anno in cui questa adottò ufficialmente il metodo sperimentale e in cui inaugurò un quinquennio di intensa attività che la portò all'attenzione del mondo scientifico italiano ed europeo. Con gli Inquieti il L. si applicò su più fronti: tra l'altro fu tra i primi a compiere, sotto la direzione del matematico V.F. Stancari e di E. Manfredi, osservazioni astronomiche dalla specola di Bologna; prese parte alle dissezioni anatomiche condotte da Morgagni e Valsalva; fu coinvolto nella ricerca di F.M. Zanotti per una spiegazione del fenomeno del turbamento di una bilancia esatta ed equilibrata all'accostarsi di una fonte di calore; istituì inoltre osservazioni, con N. Pistorini e P. Nanni, relative alla discussa questione circa l'origine della "linfa" che scorre nel mesentere, i cui risultati ottennero un elogio da parte della Académie des sciences di Parigi.
Nel 1710 ebbe modo di conoscere il vescovo di Rimini G.A. Davia, uomo di grande cultura scientifica, già membro degli Inquieti, creato cardinale nel 1712, con cui instaurò una profonda amicizia. Davia lo volle come suo medico personale e, nell'ottobre dello stesso anno, il L. si trasferì a Rimini. Qui ebbe l'incarico di curare l'istruzione scientifica di Giuseppe Davia, nipote del vescovo, di insegnare filosofia nel seminario, cui Davia voleva dare nuovo slancio, e di dirigere l'accademia scientifica fondata da questo.
Il L. poté mettere a frutto l'esperienza maturata in seno all'Accademia degli Inquieti (divenuta nel 1714 Istituto delle scienze di Bologna), improntando lo studio, la pratica e l'insegnamento a un approccio ostensivo e sperimentale. Così fu anche per l'arte medica: G. Bianchi (Ianus Plancus), dal 1715 segretario dell'Accademia, ricorderà con gratitudine il L., che lo aveva indirizzato allo studio della medicina, per avere portato l'anatomia a Rimini e per avergli consentito di prendere parte a numerose dissezioni. Dà conto di una di queste esperienze l'unica opera edita del L., il De aneurismate quodam arteriae bronchialis, aliisque anatomicis observationibus, pubblicato tra gli opuscoli del I tomo dei De Bononiensi scientiarum et artium Instituto atque Academia commentarii (Bologna 1731).
Nel 1724 il L. si trasferì a Roma al seguito di Davia. Non vennero meno tuttavia il legame con l'ambiente scientifico in cui si era formato e l'interesse tanto per l'astronomia quanto per la fisica. L'intenso scambio epistolare mantenuto con E. Manfredi e F.M. Zanotti testimonia un costante aggiornamento reciproco sulle novità scientifiche europee, e specificamente di un'approfondita analisi da parte del L. non solo delle teorie newtoniane ma anche dei lavori di J. Bradley, T. Burnet, W. Whiston e J. Keill.
La serietà di studioso e di medico gli conquistò nel giro di pochi anni il favore dell'ambiente scientifico e politico romano. L'elezione a fellow della Royal Society nel 1734 trova ragione principalmente nel suo ruolo di corrispondente, puntuale e scrupoloso, delle novità scientifiche italiane. Intrecciò legami, per lui fondamentali, con il gruppo, di sfumata tendenza giansenista, legato a monsignor C. Galiani: G. Bottari, G. Cerati, A. Niccolini, P. Lambertini, lo stesso Davia. Condividendo la medesima formazione intellettuale e l'aspirazione a un progresso critico della conoscenza scientifica, essi costituirono un gruppo solidale (il Circolo del Burchiello) i cui membri, collocatisi in posizioni chiave in seno alla Chiesa, poterono veicolare un nuovo orientamento nei confronti della cultura scientifico-sperimentale e antiscolastica. Nel 1729 il L. poté infatti proporre a F.M. Zanotti una "soluzione romana" per la pubblicazione dei Commentarii, lasciando intendere che a Roma il rigore degli organismi censori poteva essere attenuato. Il progetto di riforma auspicato dal gruppo vedrà i suoi frutti nel 1757 quando Benedetto XIV (P. Lambertini) provvederà alla cancellazione della proibizione di scritti in difesa del sistema copernicano, e di conseguenza di quelli galileiani.
Nel 1730, divenuto papa L. Corsini con il nome di Clemente XII, il L. fu nominato suo medico personale. Vestì l'abito talare e fu nominato cameriere e protomedico del Collegio romano. Chiamato a ridare vita all'Accademia Lancisiana, che con lui prese nome di Accademia Medica, il L. si rivelò anche a Roma attento a promuovere lo studio scientifico dei giovani. Favorì la riedizione di testi che riteneva utili (così il De motu cordis et aneurismatibus di G.M. Lancisi) e mise a disposizione la propria biblioteca e i propri mezzi mediante assegnamenti in denaro per i più assidui frequentatori. Nel 1739 fu aggregato al Collegio di medicina dell'Università di Bologna quale uomo famoso.
Nel 1740 fu medico del conclave che elesse papa P. Lambertini dal quale fu poi confermato nella carica di archiatra pontificio.
"Savio, e cauto nel medicare, profondo, e umile, nel consultare" (Morandi, p. 370), fu senz'altro stimato dai contemporanei per le sue capacità di medico. Ciò in cui sembra potersi riconoscere tuttavia la maggiore vocazione del L. fu l'opera di divulgazione e mediazione scientifica. Mantenne scambi epistolari con uomini di cultura in Italia ed Europa, tradusse dall'inglese e dal francese e, soprattutto, compendiò i lavori scientifici più significativi che vi si pubblicavano. Resta traccia di questa attività nel I tomo del Giornale de' letterati, edito a Roma nel 1745, di cui curò la maggior parte degli articoli scientifici.
Il L. morì a Roma il 13 genn. 1746 e fu sepolto nella chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio. Suo esecutore testamentario fu il cardinale G. Livizzani. Nel testamento si preoccupò del mantenimento di diverse famiglie povere.
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