LEONARDI, Antonio
Nacque presumibilmente a Venezia nel secondo quarto del XV secolo.
L'attività del L. come cartografo è testimoniata dalle fonti, ma le sue opere (mappamondi e carte d'Italia) sono andate perdute. Sappiamo che il L. fu un ecclesiastico; le prime notizie su di lui sono fornite da due lettere, datate rispettivamente 24 febbr. 1455 e 4 ott. 1457 (Bianchi, p. 168), che risultano gli unici suoi scritti di cui siamo in possesso.
Tali documenti mettono in luce, già da questo periodo, l'amicizia tra il L. e illustri personaggi del mondo della cultura, nel cui ambito doveva avere una posizione di un certo rilievo. Il destinatario della prima missiva, appartenente a un'antica e autorevole famiglia bresciana, è Daniele Emigli, di cui il L. loda le poesie inviategli per un vaglio critico; nella seconda si rivolge all'umanista Felice Feliciano, congratulandosi della sua decisione di mettersi sulle orme di Ciriaco Pizzicolli, loro comune amico, nella ricerca delle testimonianze dell'antichità.
Nel 1462 il L. si trovava a Roma dove era stato verosimilmente chiamato da papa Pio II per l'esecuzione di un lavoro su commissione. Come risulta da un documento contabile del 19 gennaio, per ordine del pontefice il L. ricevette un compenso di 25 ducati per la realizzazione di un mappamondo. Si tratta della sua prima opera conosciuta ed è presumibilmente lo stesso, di cui si possiede una breve descrizione nel testamento del 18 sett. 1493 del cardinale Francesco Todeschini Piccolomini (nipote di Pio II e futuro Pio III), che alla sua morte fu lasciato alla sagrestia del duomo di Siena. Esso doveva apparire come un planisfero di forma rotonda, dipinto su tela di lino, con lo stemma di Pio II; il mappamondo è forse ricordato nella Geographia, descrizione inedita del mondo conosciuto, compilata fra 1508 e 1509 dal nipote ex sorore e allievo del L., il ferrarese Sebastiano Compagni.
Nel 1463 il L. eseguì un nuovo mappamondo che consegnò personalmente a Borso d'Este, ottenendo una ricompensa di 10 fiorini d'oro, in data 27 dicembre. La sua attività proseguì quindi per il cardinale Todeschini Piccolomini, al quale donò un mappamondo eseguito probabilmente a Venezia. Ne abbiamo notizia da una lettera scritta dal prelato al L. il 7 maggio 1465 (Bianchi, p. 180) in risposta a una sua perduta, in cui il L. lamentava che, dopo aver spedito da Ancona la sua "geographia" (come è definito il mappamondo), aveva inutilmente atteso di sapere se fosse stata ricevuta e gradita.
Elogiando l'autore per la sua pregevole opera già pervenuta a Roma, Todeschini Piccolomini si scusava per l'involontario inconveniente, causato dall'inettitudine dei corrieri ai quali aveva tempo prima affidato una lettera di ringraziamento. Ricordava poi di aver accluso a questa un breve di Pio II "sanctae memoriae", che poteva essere utile al L. per una sua questione a Creta, da cui si deduce che il dono doveva essere giunto a Roma prima del 14 ag. 1464, data della morte di Pio II. Neppure questa lettera arrivò a destinazione, a giudicare dal fatto che il cardinale il 12 luglio 1465 (ibid., pp. 182 s.), da Siena, scrisse nuovamente al L. in risposta alle sue lagnanze per l'identico motivo.
L'incidente non turbò comunque i buoni rapporti fra il L. e Todeschini Piccolomini, che trovano tra l'altro una significativa attestazione nel dono da parte del cardinale di un manoscritto (Venezia, Biblioteca naz. Marciana, Mss. Lat., X.123 [=3784]), contenente il Liber insularum maris Aegaei di Cristoforo Buondelmonti e un frammento della Cosmographia di Pio II. Stando inoltre a quanto si legge in una lettera del 17 febbr. 1466 (Bianchi, pp. 201 s.), attribuita ad altri corrispondenti, ma con ogni probabilità inviata dallo stesso cardinale al L., quest'ultimo gli chiese la promozione a vescovo (peraltro mai ottenuta) annunciandogli inoltre di aver terminato un altro mappamondo, che intendeva portare presto a Roma, verosimilmente per donarlo a Todeschini Piccolomini. Lo stesso legame è poi sottolineato in altre due lettere (ibid., pp. 201-203 e 205) spedite dall'umanista senese Agostino Patrizi, uno dei più stretti collaboratori di Pio II e, in seguito, di Todeschini Piccolomini, oltre che amico del Leonardi. Nella prima, di cui si conserva la minuta autografa, priva di indicazione del destinatario e della data, Patrizi ricorda l'episodio in cui con altri amici era stato in apprensione per la vita del cardinale e aggiunge di non aver ancora avuto dal L. un mappamondo e le nove penne promesse l'anno precedente, minacciandolo scherzosamente di una condanna in caso di inadempienza. Nella seconda, datata 22 ott. 1476, afferma di avere finalmente ricevuto l'opera tanto attesa, di aspettare con entusiasmo l'arrivo del L. a Roma. Nello stesso scritto, inoltre, viene fatta menzione delle vicissitudini di un mappamondo del L., già conservato da Todeschini Piccolomini a Pienza, ma in seguito sottratto al proprietario, poi recuperato e collocato a Roma nella casa del cardinale, che ne sistemò un altro dello stesso autore all'interno di palazzo Piccolomini a Siena. Potrebbe trattarsi dei due planisferi eseguiti per lui (quello donatogli nel 1465 e l'altro annunciato l'anno successivo), anche se non è da escludere che l'esemplare di Siena fosse quello donato a Pio II nel 1462, ed ereditato dal cardinale.
L'attività del L. si svolse anche per conto del governo veneziano dal quale ricevette significativi riconoscimenti. Con ogni probabilità nel 1476 eseguì infatti un mappamondo per il palazzo ducale che fu collocato nella camera dell'Udienza, accanto alla sala delle Nappe, nella quale si riunivano i savi del Collegio.
Il 23 nov. 1476 il doge Andrea Vendramin, in una serie di richieste trasmesse al papa, inviò quella di concedere al L., autore della "perpulchra pictura", uno o più benefici nel dominio veneto, per una rendita annua di 100-150 ducati, tenendo conto anche del fatto che questi aveva a carico numerose sorelle e nipoti. La richiesta andò a buon fine e gli fu assegnata una pensione annua di 100 ducati sui proventi dell'arcivescovato di Nicosia, che però, tre anni più tardi, il L. non era riuscito a riscuotere a causa dell'opposizione degli arcivescovi ciprioti. Le autorità veneziane intervennero a suo favore il 23 ag. 1479 con l'ordine ai rappresentanti del potere veneto a Cipro di prelevare dai redditi dell'arcivescovato di Nicosia l'importo dei tre anni arretrati, inviandolo subito a Venezia. Anche questa disposizione fu però disattesa e i governanti veneziani ritornarono più volte sull'argomento fino al 1496.
Nel frattempo proseguiva l'attività del L. per conto della Repubblica con l'esecuzione di una tavola dell'Italia (che il 24 sett. 1479 risulta da poco conclusa), collocata nel palazzo ducale vicino al mappamondo.
La nuova opera gli valse il pubblico conferimento di 100 ducati annui prelevabili dalle rendite dei benefici vacanti nella diocesi di Brescia, confiscati dopo la condanna all'esilio del vescovo Lorenzo Zane.
Il mappamondo e la carta andarono distrutti nell'incendio del 14 sett. 1483 e, il 17 ag. 1485, il Consiglio dei dieci commissionò al L. la realizzazione di una nuova carta d'Italia, che venne dotata di una cornice di Biagio da Faenza e le cui dimensioni corrispondevano, a quanto pare, a circa m 2,80 × 5,70.
In seguito fu trasferita nella sala dell'Anticollegio del palazzo ducale, ma nell'incendio del 1574 anche questa carta andò perduta. Nel decreto con cui conferiva l'incarico, il governo accettò la sua richiesta di rinunciare a un beneficio del 24 sett. 1479, relativo alla chiesa dei Ss. Faustino e Giovita di Quinzano, nella diocesi di Brescia, a favore del già citato nipote S. Compagni, collaboratore del L. in diversi lavori di cartografia.
Una notizia lo ricorda fra i tre accompagnatori di un ambasciatore turco ai funerali del doge Marco Barbarigo nell'agosto 1486. Il L. era ancora in vita il 26 marzo 1496, data dell'ultima deliberazione in suo favore per la questione delle rendite di Cipro; in seguito non si hanno più notizie e risultano sconosciuti anche il luogo e la data della sua morte.
La fama raggiunta dal L. trova significative attestazioni da parte di personaggi a lui coevi: fra questi Giorgio Merula, nelle Emendazioni pliniane del 1471, lo definisce "in geographia per tabulas exprimenda peritissimus" (Barbaro, 1973); Ermolao Barbaro, scrivendo nel 1491 a un amico (Epistolae…), lamenta di non aver potuto contare sul L. per risolvere le difficoltà nel comporre le sue Castigationes; ancora l'umanista F. Buonaccorsi (Callimaco Esperiente) descrive il L. come "sacerdos caeremoniarum rituumque sacrorum gnarus ac retinens, maioris tamen nominis ex singulari peritia geographiae, quam ultra veteres novosque auctores excoluit ac illustravit". Molto significativo è inoltre l'elogio fattone dal Consiglio di dieci nella deliberazione del 17 ag. 1485, secondo cui la raffigurazione dell'Italia era stata realizzata con tale maestria "ut alia in toto mundo iudicata fuerit nec pulchrior nec speciosior" (cit. in Bianchi, p. 586).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Senato, Secreta, reg. 27, c. 122v; Consiglio di dieci, Misti, regg. 24, cc. 48v-49r; 25, cc. 109v-110r; Senato, Mar, reg. 14, cc. 69r, 96r; Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 3844: S. Compagni, Geographia, cc. 2r, 31v-32r; E. Barbaro, Epistolae, orationes, carmina, a cura di V. Branca, II, Firenze 1943, p. 71; Ph. Callimachus [F. Buonaccorsi], De his quae a Venetis tentata sunt Persis ac Tartaris contra Turcos movendis, a cura di A. Kempfi - Th. Kovalewsky, Varsoviae 1962, pp. 109 s.; E. Barbaro, Castigationes Plinianae et in Pomponium Melam, a cura di G. Pozzi, I, Padova 1973, p. CXLIV n. LX; G.A. Pecci, Storia del vescovado della città di Siena, Lucca 1748, pp. 342-345; G. Colucci, Antichità picene, XV, Fermo 1792, pp. CIV s.; G.B. Lorenzi, Monumenti per servire alla storia del palazzo ducale di Venezia, I, Venezia 1868, pp. 89 s., 586; E. Müntz, Les antiquités de la ville de Rome, au XIVe, XVe et XVIe siècles, Paris 1886, p. 11 n. 2; G. Zippel, Cosmografi al servizio dei papi nel Quattrocento, in Boll. della Soc. geografica italiana, s. 4, XI (1910), pp. 843-846; R. Almagià, Uno sconosciuto geografo umanista: Sebastiano Compagni, in Miscellanea Giovanni Mercati, IV, Città del Vaticano 1946, pp. 442-447; E. Bevilacqua, Geografi e cosmografi, in Storia della cultura veneta. Dal primo Quattrocento al concilio di Trento, 3, II, Vicenza 1980, pp. 367 s.; L. Bagrow, History of cartography, a cura di R.A. Skelton, Chicago 1985, pp. 144, 256; J. Schulz, La cartografia tra scienza e arte. Carte e cartografi nel Rinascimento italiano, Ferrara 1990, pp. 31, 106; R. Bianchi, Notizie del cartografo veneziano A. L., in Filologia umanistica per Gianvito Resta, a cura di V. Fera - G. Ferraù, I, Padova 1997, pp. 165-211.