ISAC, Antonio
Nacque a Parma il 4 luglio 1788 da genitori francesi, Guillaume di Carcassonne e Marianne Peingard di Chambéry, addetti al servizio della corte borbonica.
Nella Parma del primo Ottocento, permeata di ideali neoclassici mediati dal forte influsso della cultura francese, l'I. studiò disegno presso Biagio Martini, pittore di storia e disegnatore impeccabile che, con gusto moderno, guidò gli allievi alla conoscenza dell'antico, integrando il loro apprendimento con elementi provenienti dalla cultura realistica dei bamboccianti e dei lombardi. Alla scuola di Martini l'I. conobbe Paolo Toschi, artista con il quale instaurò una duratura amicizia rafforzata in seguito da rapporti professionali e di parentela. Con Toschi, nel 1809, si recò a Parigi per studiare l'arte della calcografia alla scuola di Charles-Clément Bervic, l'incisore più in voga del momento, apprezzato per la nettezza del tratto incisorio e per la maestria nel rendere con il bulino i morbidi chiaroscuri delle stoffe e dei velluti. A Parigi l'I. rafforzò la sua formazione d'impronta classicista. Nel 1814 interruppe brevemente gli studi per rientrare a Parma e legarsi in matrimonio civile (quello religioso fu celebrato dopo il rientro definitivo a Parma) con Clarina Rigo, figlia di Bartolomeo, tesoriere generale del Ducato. Tornato a Parigi per perfezionarsi, si manifestarono in lui i primi segni della tisi, malattia che lo avrebbe condotto alla morte.
Dopo le esperienze parigine, l'I., eletto professore e maestro d'intaglio in rame all'Accademia ducale di belle arti, si stabilì definitivamente nella città natale per realizzare il progetto di aprire uno studio d'incisione elaborato con Toschi (Niccolosi) e sostenuto dal suocero, che mise a disposizione una casa di sua proprietà sita al n. 136 della strada maestra S. Michele (l'attuale via della Repubblica) e che, nel 1817, lo accompagnò a Milano per contattare uno stampatore.
In quell'anno l'I. scrisse a Toschi per informarlo, con divertito stupore, della calorosa accoglienza che il loro progetto aveva riscosso presso l'autorevole esperto di stampe (e a sua volta incisore) Giuseppe Longhi (le indicazioni relative alla corrispondenza e ai registri dell'Accademia parmense, in Maria Luigia…).
In questo periodo l'I. incise una Deposizione da Bartolomeo Schedoni, dedicata a Bervic; il Ritratto di Alessandro Farnese (1818), omaggio a Maria Luigia, illuminata sovrana del Ducato dal 1815, e il Ritratto di Cosimo de' Medici (inserito nel volume di N. Bettoni, Vite e ritratti di illustri italiani, Padova-Milano 1812-20).
Lo studio acquisì subito prestigio e autorevolezza, e fu inserito come ramo di insegnamento nell'Accademia di belle arti.
L'alta stima che lo studio godette fin dai primi anni è testimoniata dall'omaggio di due visite di Maria Luigia nel 1821: il 1° maggio (evento celebrato in una incisione a quattro mani dell'I. e di Toschi: Parma, Galleria nazionale) e il 9 settembre.
Gli allievi dell'I. divennero tutti incisori di alta qualità: nel 1818 erano alla scuola Antonio Dalcò, Giuseppe Magnani e Gaetano Silvani, ai quali si aggiunse, nel 1819, Antonio Costa. In quell'anno si consolidarono i rapporti tra l'I. e Toschi; quest'ultimo, infatti, tornato definitivamente a Parma, si sposò con Maria Rigo (sorella di Clarina), si associò all'I. (lo studio prese il nome di Isac e Toschi) e venne nominato da Maria Luigia direttore dell'Accademia.
Nel 1820 l'I. e Toschi tentarono, senza successo, di mettere in atto l'ambizioso progetto, elaborato fin dai tempi dei loro studi parigini, di riprodurre ad acquerello, e poi di divulgare attraverso incisioni, gli affreschi di Francesco Mazzola detto il Parmigianino sugli archi delle cappelle di S. Giovanni e tutti gli affreschi del Correggio (Antonio Allegri) a Parma. Il grandioso progetto di documentazione venne però approvato dalla sovrana solo il 2 marzo 1842, ben tredici anni dopo la morte dell'I., e intrapreso dal solo Toschi insieme con gli allievi.
Dal 1821 al 1828, l'I. e Toschi si dedicarono principalmente all'incisione di ritratti di personaggi famosi (conservati alla Galleria nazionale di Parma): Ferdinando Paër (da F. Gérard), Niccolò Machiavelli (da Santi di Tito), Vittorio Alfieri (da F.-X. Fabre), Carlo Felice (da A. Boucheron). Contemporaneamente gli allievi Antonio Costa, Girolamo Nardini (alla scuola fin dal 1821) e Carlo Raimondi (entrato tra il 1822 e il 1828) furono impegnati in edizioni pregiate: il Fiore della Ducale Galleria parmense, uscito nel 1828 dai tipi bodoniani e il Nuovo teatro di Parma, pubblicato l'anno successivo.
A causa delle sue condizioni fisiche, l'I. si trasferì a Luzzara, dove morì la notte tra il 21 e il 22 genn. 1828.
Lo studio prese da allora il solo nome di Toschi e, dopo aver subito un brusco rallentamento dell'attività nel 1854, anno della morte di Toschi, divenne, nel 1860, l'unica scuola di perfezionamento per l'arte dell'incisione in Italia fino al 1892, quando, con un decreto governativo, fu definitivamente soppresso.
La Galleria nazionale di Parma conserva, oltre a quelle già citate, altre stampe disegnate e incise dall'I. insieme con Toschi, tra le quali si ricordano il Tempietto di villa Wilding all'Olivuzza presso Palermo (da A. Marchesi) e il Ritratto di una vecchia (da un'opera dello stesso I.); del solo I. è invece un disegno a matita e gessetto con Teseo e il Minotauro.
Un ritratto dell'I., eseguito dall'amico Toschi forse durante il periodo parigino, è a Parma, collezione privata (Maria Luigia…, p. 135).
Fonti e Bibl.: Gazzetta di Parma, 26 genn. 1828; La calcografia propriamente detta ossia L'arte d'incidere in rame…, Milano 1830, p. 250; G. Ferrario, Le classiche stampe…, Milano 1836, pp. 171, 345;G.K. Nagler, Neues allgemeines Künstler-Lexikon, VI, München 1838, p. 494; F. De Boni, Empireo biografico…, classe X, Biografia degli artisti, Venezia 1840, p. 497; G.B. Niccolosi, Opuscoli, frammenti storici intorno ad A. I., Parma 1859, pp. 3-9; G. Longhi - P. Martini, L'arte dell'incisione in Parma, Parma 1873, p. 7; P. Martini, La Reale Accademia parmense di belle arti, Parma 1873, p. 26; G.B. Iannelli, Dizionario biografico dei parmigiani illustri, Genova 1877, p. 207; C. Ricci, La Regia Galleria di Parma, Roma 1896, pp. 265 s., 276, 296; Maria Luigia: donna e sovrana (catal., Colorno), I, Parma 1992, p. 135; A. Mavilla, Lo studio Toschi, ibid., pp. 112 s., 115, 117; P. Medioli Masotti, Paolo Toschi, ibid., pp. 109-111; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIX, pp. 239 s.; A.M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori… italiani, Milano 1972, p. 1620.