GREPPI, Antonio
Industriale, nato a Cazzano nel 1722 da famiglia originaria del Lago di Como che s'era arricchita nell'industria della lana e nel trasporto delle merci da Genova. Già nel 1749, per la grande fiducia e per le estesissime relazioni di cui godeva nel mondo degli affari, sembrò al conte Gianluca Pallavicini, generale delle finanze della Lombardia austriaca, la persona più adatta per organizzare una società che assumesse l'appalto delle principali regalie (sale, mercanzia, tabacco, ecc.) in un momento come quello, particolarmente grave per la finanza pubblica. Nel 1750 il G. era così a capo di una compagnia da lui stesso costituita, la quale tenne l'appalto delle regalie (ferma generale) dal 1751 al 1770, facendosi il merito di organizzare e razionalizzare l'amministrazione della finanza, con il comune vantaggio degli appaltatori, del paese e delle pubbliche entrate.
Questo ventennio di ferma generale e l'atteggiamento del G. all'atto della cessazione dell'appalto gli conquistarono il favore della Corte imperiale accrescendo di pari passo la fiducia di cui godeva nel mondo degli affari. Consulente della Corte in qualità di esperto per il trattato di commercio stipulato con la S. Sede nel 1757, plenipotenziario imperiale nel trattato con il granduca di Toscana e il duca di Modena per l'apertura della strada fra Pistoia, Modena e Mantova (1777), negoziò a nome di Giuseppe II la vendita a Pio VI dei beni allodiali del Ferrarese, conquistandosi in tal modo anche la riconoscenza del Pontefice.
Le sue relazioni di uomo d'affari stese attraverso tutta l'Europa, i suoi eccellenti rapporti con l'arciduca Ferdinando, con W. A. von Kaunitz, con J. J. Wilczeck, con C. G. Firmian, la stima che godeva presso sovrani e personalità politiche come Maria Carolina di Napoli o il conte G.B. Bogino, anche al di fuori delle cariche pubbliche, gli consentirono di esercitare nella politica imperiale una funzione di primissimo ordine. Creato conte nel 1779, nel 1785 gli fu anche offerta la carica di ministro delle Finanze del regno di Napoli.
La sua attività di uomo d'affari non ebbe specializzazioni e si svolse nella ferma e nella banca, nel commercio di commissione ed in iniziative di diversissimo genere (fabbrica di velluti e di sete, sbiancatura di tele, concia di pelli, piantagioni di tabacco). Per i suoi figli organizzò una non felice società commerciale ad Amsterdam (1766-1768) ed una più fortunata a Cadice (1779-1799), di cui egli stesso sorvegliò e diresse i passi da Milano, attraverso una nutritissima corrispondenza.
Uomo di gusto e di buona cultura, continuò la tradizione dei grandi mercanti italiani della Rinascenza e fu amico e protettore del Baretti, del Casti, del Goldoni, del Metastasio. Morì nel 1799.
Bibl.: Manca tuttora uno studio anche inadeguato sulla complessa personalità del G. Oltre a tutte le opere relative alla storia lombarda del sec. XVIII si vedano tuttavia i documenti pubblicati nell'Archivio storico italiano, IV, fascicolo 4°, 1879; e nell'Arch. stor. lomb., s. 2ª, III (1886). Fonte precipua per lo studio della sua attività sono i 400 mazzi di carteggio familiare, oggi all'Archivio di stato di Milano.