GRECOLINI (Creccolini, Crecolini), Antonio (Giovanni Antonio)
Nacque il 16 genn. 1675, secondo Pio (p. 19), che lo conobbe di persona, verosimilmente a Roma, da Agostino e Giulia Savelli (Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Stati delle anime, 1715).
La forma Grecolini del cognome è prevalsa negli studi quale variante moderna di Creccolini, attestata da firme autografe su documenti (Guerrieri Borsoi, Ricostruzione documentaria…, 1988) e da fonti contemporanee (Pio, p. 19), e di Crecolini, come l'artista si firmò nel S. Lorenzo battezza un uomo a S. Lorenzo in Lucina (1716) e come lo chiamava Pascoli. Nel disegno della collezione Pio il nome iscritto è "Cracolinus" (Legrand, p. 46 n. 4). Il nome di battesimo è Antonio, come risulta dalle firme e dalle fonti anzidette, e non Giovanni Antonio come spesso si legge.
Nel 1709 fu accettato nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e nel 1719 era presente alle congregazioni dell'Accademia di S. Luca (mancano gli atti dei due anni precedenti), alla quale donò, come pièce de réception, una Predica di s. Giovanni Battista (Roma, Arch. dell'Accademia nazionale di S. Luca, vol. 47, cc. 2r, 16v). Nel 1715 si sposò con Maria Francesca Pratesi, dalla quale ebbe vari figli (Filippo, Raffaele, Margherita, Vittoria, Caterina), registrati nei documenti della parrocchia di residenza.
I maestri con i quali studiò, G.B. Lenardi e B. Luti, sono indicati da Pio.
Negli anni in cui il G. fu accanto a Lenardi, dal quale assimilò numerosi elementi della cultura tardobarocca, eseguì i disegni per le incisioni, pubblicate nel 1694, raffiguranti le carrozze del principe di Liechtenstein al momento del suo arrivo a Roma nel 1691. Essi rivelano un'adesione così stretta ai modi del maestro da far pensare che disegni del G. siano rintracciabili tra quelli dell'ambito di Lenardi. Non è noto l'anno del passaggio alla scuola di Luti, che però potrebbe essere avvenuto anteriormente alla morte di Lenardi (1704). Pascoli ricorda che dopo la scomparsa di A. Gherardi (1702) un quadro incompiuto fu affidato a Luti affinché lo portasse a termine; ma, poiché la richiesta economica era troppo alta, l'incarico passò al Grecolini. Questa notizia fa pensare che a quella data il G. frequentasse la bottega di Luti come suo collaboratore. Il G. avrebbe più tardi completato una seconda opera di Gherardi raffigurante "la casta Susanna" con "prospettive e paesi" (Pascoli, p. 728). Entrambe queste tele non sono attualmente rintracciabili. Il forte avvicinamento ai modi di Luti è testimoniato anche da due bei disegni passati sul mercato antiquario (Legrand, p. 40).
Intervenne ripetutamente ai concorsi clementini dell'Accademia di S. Luca; e i disegni, che mostrano un moderato avvicinamento al gusto marattesco, sono quasi tutti conservati nell'Archivio dell'Accademia.
Nel 1692 partecipò alla terza classe vincendo il secondo premio. Dal 1694 in avanti si presentò sempre per la prima classe. Quell'anno vinse il terzo premio con la Caduta dei giganti, rubato (rimane la prova ex tempore con Teti nella fucina di Vulcano). Nel 1696 ottenne il secondo premio con il Diluvio universale; ed eseguì l'ex tempore, che si è conservato, con Noè ebbro. Nel 1702 ebbe di nuovo il secondo premio con la Strage degli innocenti.
Casale (1980) pubblicava un'Adorazione dei pastori, oggi a Ponza, nella chiesa della Ss. Trinità, ma proveniente dalla cappella di S. Anna nella distrutta chiesa romana dei Ss. Venanzio e Ansuino dei Camerinesi, e la considerava opera giovanile del G., realizzata a ridosso della data di esecuzione degli stucchi, pagati nel 1697.
Potrebbe forse essere dei primi anni del Settecento il quadro con la Flagellazione di s. Andrea nel presbiterio di S. Andrea delle Fratte, attribuito al G. ancora da Casale (1980) con il pendant raffigurante S. Andrea in adorazione della Croce. Solo il primo è citato come opera del G. da O. Malatesta (Roma, Biblioteca Casanatense, Mss. Terribilini, 2178: Descriptio templorum urbis Romae [circa 1754], c. 113, secondo la vecchia numerazione); e lo stile del quadro, ancora fortemente legato a modelli tardobarocchi, fa propendere per una datazione precoce. Il pittore fu forse chiamato a lavorare qui ancora come discepolo di Lenardi impegnato nella decorazione dell'abside della chiesa.
Tra il 1707 e il 1712 si deve collocare l'intervento, attestato da un pagamento ma imprecisato, nella cappella Albani in S. Sebastiano per cui ricevette 20 scudi (Hager). La notizia è interessante perché indica lo stringersi di relazioni con l'importante famiglia papale.
Fu probabilmente Luti a far conoscere il G. al cardinale, mecenate e collezionista P. Ottoboni.
Per questo il G. eseguì un S. Giuda Taddeo, oggi nei depositi della Pinacoteca Vaticana, che faceva parte di una nota serie di dipinti raffiguranti Gesù, la Madonna e gli apostoli, opera di celebri pittori contemporanei, esposta nel 1713 a una delle mostre organizzate presso S. Salvatore in Lauro (Pietrangeli). Il cardinale Ottoboni possedeva almeno un altro quadro del G., una "S. Chiara col Sacramento in mano", non identificato (Roma, Arch. stor. del Vicariato, Fondo Ottoboni, tomo 45, fogli sciolti non numerati).
Nel 1715 fu all'opera nella chiesa di S. Clemente, restaurata per volontà di Clemente XI, con il Martirio del santo (Guerrieri Borsoi, 2001). La genesi dell'opera è attestata da vari disegni preparatori e dal modello finale conservati a Roma, nella Galleria nazionale d'arte antica di Palazzo Barberini.
Il G. lavorò nello stesso periodo a S. Maria in Monticelli, restaurata ancora per volontà di Clemente XI, affrescando sul lato sinistro della chiesa un S. Mamiliano, perduto. La decorazione pittorica è già ricordata nel settembre 1715 da G. Laderchi (Roma, Biblioteca Angelica, Mss., 1603: Della chiesa di S. Maria in Monticelli di Roma, c. 319), che non indicava però i soggetti, precisati da O. Ciuccioli Piselli.
Nel 1716 sono citati suoi dipinti nella chiesa della Natività degli Agonizzanti. Certamente affrescò una Natività sulla facciata dell'edificio (Sciubba); Pio gli attribuiva, tra l'altro, il Transito di s. Giuseppe e la decorazione della volta con la Natività. Ancora in quell'anno firmò come Antonio Crecolini la tela raffigurante S. Lorenzo battezza un uomo nella cappella del battistero in S. Lorenzo in Lucina, pendant di S. Pietro battezza una donna.
A partire dal 1718 fu coinvolto nell'importante decorazione di villa Patrizi a Porta Pia; ma l'edificio è distrutto e le pitture non sono documentate da testimonianze visive.
In quell'anno affrescò la volta della stanza di Mercurio e nel 1719 quella di un secondo locale (ciascun affresco fu pagato 70 scudi). Intervenne quindi nella galleria del primo piano con ruolo di figurinista accanto a G.P. Panini, affrescando in cinque scomparti gli elementi e le divinità a essi allusive, per un compenso di 175 scudi, saldato nel 1720.
Citato da Titi nel 1721 e in un inventario di beni della chiesa dell'anno successivo (Salerno - Spagnesi, p. 75) è il Miracolo di s. Vincenzo Ferreri nella chiesa di S. Rocco. Meglio precisabile è, invece, l'intervento del G. nella decorazione della chiesa di S. Francesco di Paola.
Il rinvenimento di disegni preparatori per la pala d'altare (Legrand) ha permesso, infatti, di avvalorare la notizia di Titi (1763), che segnalava la presenza di dipinti del G. nella terza cappella a destra dedicata a S. Francesco di Sales (tra questi, la pala d'altare con S. Francesco di Paola porge il cordone a s. Francesco di Sales). Nel 1721-22 dipinse anche nella terza cappella a sinistra, dedicata a S. Michele Arcangelo: affrescò la volta con il santo, ritoccò il quadro dell'altare di S. Perugini raffigurante S. Michele e realizzò uno dei laterali, S. Michele dà il cordone a s. Francesco di Paola, come ha stabilito Legrand in base ai disegni preparatori.
La chiesa dei Ss. Cosma e Damiano dei Barbieri fu ristrutturata entro il 1724, data indicata da un'iscrizione all'interno dell'edificio, oggi intitolato a Gesù Nazareno (Pupillo). A quest'anno dovrebbe pertanto risalire la decorazione della volta eseguita dal G. con i Ss. Cosma e Damiano in gloria e due pannelli con coppie di putti. Nel 1725 fu pagato per restauri di quadri del marchese G. Capponi (Biblioteca apostolica Vaticana, Capponiani, 293: Pitture e anticaglie, c. 12v).
Alcune notizie testimoniano del buon apprezzamento che il G. godeva anche fuori di Roma.
Come risulta da documenti del 1722-23 il G. fu pagato per quattro quadri inviati alla corte di Torino (Baudi di Vesme), non rintracciati. Fonti ottocentesche assegnano al G. il completamento della decorazione della volta della cappella dell'Eucarestia nel duomo di Assisi, lasciata interrotta da G. Giorgetti (morto nel 1679). Gli affreschi rappresentano la Caduta della manna e Il serpente di bronzo (del secondo esiste anche il bozzetto nella collezione Lemme). L'attribuzione appare indiscutibile sulla base dei dati stilistici; mentre più difficile appare definirne la cronologia, comunque prossima al secondo decennio del Settecento per i confronti con le opere di questi anni.
Rare sono le citazioni note di dipinti in collezioni private settecentesche. Oltre a quelli già indicati si ricordano un S. Giovanni Battista proprietà della famiglia Colonna (Safarik), un Apollo scortica Marsia nella collezione Patrizi (Guerrieri Borsoi, Alcune opere di Giuseppe Passeri…, 1988), figure in paesi di D. De Marchis detto il Tempestino nella collezione Marucelli (Borroni Salvadori). Un bozzetto con Venere nella fucina di Vulcano è a Düsseldorf (Legrand, p. 39); un quadro raffigurante Cristo resuscitato appare alla Madonna è nella collezione Lemme (La collection Lemme, p. 312 n. 59).
Il G. eseguì dal 1717 circa in poi numerosi ritratti di artisti da accompagnare alle vite scritte da Pio, oggi conservati al Museo nazionale di Stoccolma. Realizzò anche quattro disegni per incisioni di G. Rossi inserite come finalini nel testo di M. Guarnacci, Vitae et res gestae pontificum Romanorum, Romae 1751 (Legrand, p. 36 n. 4), ma certamente provenienti da una pubblicazione anteriore. Per ulteriori disegni sul mercato antiquario e in collezioni pubbliche si veda il saggio di Legrand.
Il G. morì a Roma, nella sua casa in via della Croce, il 24 maggio 1725 (Roma, Archivio stor. del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Morti, 1725, c. 7v).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. dell'Accademia naz. di S. Luca, voll. 46 A, cc. 18 s.; 47, c. 82; O. Ciuccioli Piselli, Notizie istoriche della chiesa parrocchiale di S. Maria in Monticelli, Montefiascone 1719, p. 77; F. Titi, Studio di pittura (1721 e 1763), a cura di B. Contardi - S. Romano, Firenze 1986, ad indicem; N. Pio, Le vite di pittori, scultori et architetti (1724), a cura di C. Engass - R. Engass, Roma 1977, ad indicem; L. Pascoli, Le vite dei pittori scultori e architetti moderni (1730-36), Perugia 1992, pp. 606, 728; L. Salerno - G. Spagnesi, La chiesa di S. Rocco all'Augusteo, Roma 1962, pp. 57, 61, 75; A. Baudi di Vesme, L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, I, Torino 1963, p. 372; F. Borroni Salvadori, Non solo libri ma anche quadri collezionò Francesco Marucelli, in Accademie e biblioteche d'Italia, XLI (1973), pp. 173, 178; H. Hager, Un riesame di tre cappelle di Carlo Fontana, in Commentari, XXVII (1973), pp. 288 s.; S. Sciubba, La chiesa della Natività di Gesù e l'Arciconfraternita della Natività di N.S.G.C. e degli Agonizzanti, in Alma Roma, XVIII (1977), pp. 10 s.; V. Casale, in L. Barroero et al., Pittura del '600 e '700. Ricerche in Umbria, II, Treviso 1980, pp. 384 s., tavv. 16 s.; C. Pietrangeli, Alla ricerca di una serie di dipinti ottoboniani, in Strenna dei romanisti, XLI (1980), pp. 400, 402; V. Casale, Diaspore e ricomposizioni: Gherardi, Cerruti, G., Garzi, Masucci ai Ss. Venanzio e Ansuino in Roma, in Scritti di storia dell'arte in onore di Federico Zeri, II, Milano 1984, pp. 744-747; A. Cipriani - E. Valeriani, I disegni di figura nell'Archivio storico dell'Accademia di S. Luca, I, Roma 1988, pp. 121, 135, 147, 185-187; II, ibid. 1989, pp. 9 s.; M.B. Guerrieri Borsoi, Ricostruzione documentaria di un edificio barocco distrutto: villa Patrizi a Porta Pia, in Carlo Marchionni. Architettura decorazione e scenografia contemporanea, a cura di E. Debenedetti, Roma 1988, pp. 181-184, 193 s., 202; Id., Alcune opere di Giuseppe Passeri per i marchesi Patrizi, ibid., p. 396; G. Casale, in I premiati dell'Accademia (catal.), a cura di A. Cipriani, Roma 1989, pp. 26 s., 32 s.; F. Rangoni, in La pittura in Italia, Il Settecento, II, Milano 1990, pp. 744 s.; C. Legrand, Giovanni A. G. dessinateur, in Paragone, XLIII (1992), 513, pp. 36 n. 4, 39 s., 46 n. 4, 49, figg. 15-41; A. Valeriani, Le decorazioni in stucco di primo Settecento in S. Francesco di Paola a Roma e l'attività degli stuccatori Carlo e Pietro Porciani, in Bollettino d'arte, LXXVIII (1993), pp. 62 n. 22, 65; M.E. Bertoldi, S. Lorenzo in Lucina, Roma 1994, pp. 113, 116; G. Sestieri, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino 1994, pp. 90 s., tavv. 516-521 (con bibl.); P. Bjurstrom, Nicola Pio as a collector of drawings, Stockholm 1995, ad indicem; E.A. Safarik, Collezione dei dipinti Colonna. Inventari 1611-1795, New Providence-London-Paris 1996, p. 725; G. Bonaccorso - T. Manfredi, I Virtuosi al Pantheon 1700-1758, Roma 1998, ad indicem; La collection Lemme (catal.), Paris 1998, p. 312; V. Casale, ibid., pp. 184 s., n. 68; Id., La pinacoteca settecentesca nella navata di S. Clemente, in Il Seicento e Settecento romano nella collezione Lemme (catal.), Roma 1998, pp. 56-58; M. Pupillo, Gesù Nazareno, in Roma sacra, 1998, n. 13, pp. 59 fig., 61; A. Pampalone, in Aequa potestas. Le arti in gara a Roma nel Settecento (catal.), a cura di A. Cipriani, Roma 2000, p. 58; M.B. Guerrieri Borsoi, Il restauro della basilica di S. Clemente a Roma voluta da Clemente XI, in Papa Albani e le arti a Urbino e a Roma. 1700-1721 (catal., Urbino-Roma), a cura di G. Cucco, Venezia 2001, pp. 114, 291; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 73 (s.v. G., Giovanni Antonio); Allgemeines Künstlerlexikon (Saur), XXII, p. 214 (s.v. Crecolini, Giovanni Antonio).