GORETTI (Gorretti), Antonio
Nacque presumibilmente a Ferrara, intorno al 1570. Appartenente a una nobile famiglia, sin da giovane coltivò, oltre agli studi umanistici e di giurisprudenza, quelli musicali ed ebbe come precettore L. Mazzi. Questi inserì nella propria raccolta di madrigali Giardino de musici ferraresi, edita a Venezia nel 1591 presso G. Vincenti, il madrigale del G. Baci sospiri e voci. Il Mazzi, divenuto nel 1596 organista della basilica di S. Benedetto di Ferrara, dedicava all'ex discepolo un suo libro di ricercari e canzoni, edito in quell'anno, aggiungendo che quelle "poche fatiche non potevano haver protettore il più amorevole, né il più affettionato".
Il G. in quel periodo aveva, infatti, acquistato la fama di mecenate e di uomo di cultura e aveva costituito una preziosa collezione di strumenti musicali, celebrata dal liutista A. Piccinini, per la presenza di "ogni sorte di stromenti antichi, e moderni tanto da fiato quanto da corde di bellezza, e bontà isquisiti", nonché una ricca biblioteca musicale che conteneva "tutta la musica antica, e moderna, così da camera, come da chiesa, che sia possibile ritrovarsi" (Piccinini, p. 8).
Nella sua casa il G. istituì cenacoli di intellettuali che dissertavano sulle teorie musicali del tempo. Fra i suoi ospiti più illustri si ricordano I. Fiorini, L. Luzzaschi e, in particolare, C. Monteverdi e G.M. Artusi: da quelle riunioni sarebbe nata la disputa fra i due intorno alle "imperfettioni della moderna musica".
Lo stesso Artusi parla del G. descrivendolo come un "nobile ferrarese, giovane virtuoso e amatore de' musici quanto ogn'altro che per ancora habbi conosciuto" (Artusi, c. 39r). C. Palisca ipotizza che il G. possa essere uno dei possibili candidati al ruolo dell'"Ottuso" (personaggio descritto nel trattato dell'Artusi) che prende posizione in favore della musica di Monteverdi: a casa del G., l'Artusi avrebbe infatti ascoltato, già nel novembre 1598, i madrigali del quarto e del quinto libro, ancora inediti, di Monteverdi.
La devoluzione di Ferrara allo Stato pontificio, avvenuta nello stesso 1598, non influenzò l'attività di studioso e di mecenate del G., che poteva contare sulla protezione influente della nobile famiglia Bentivoglio. Diversi musicisti, ospiti del G., gli offrirono le loro composizioni; P.M. Marsolo, maestro di musica dell'Accademia degli Intrepidi, di cui il G. era membro, dedicò, nel giugno 1607, i suoi Madrigali boscarecci allo studioso ferrarese.
Il G. aveva introdotto Monteverdi negli ambienti delle corti di Ferrara e di Parma. Nel 1618 contribuì alla realizzazione di alcune musiche (andate perdute), composte dall'artista cremonese per la corte parmense. Nell'ottobre-dicembre del 1627 il G. soggiornò nuovamente a Parma con lo stesso Monteverdi, per provare musiche e apparati scenici da allestire in occasione delle feste per lo sposalizio di Odoardo Farnese con Margherita de' Medici, celebrato l'anno seguente.
Il lavoro preparatorio fu particolarmente impegnativo, come risulta da una lettera del 27 nov. 1627, indirizzata al marchese Enzo Bentivoglio: "Il signor Claudio compone solo di mattina, et la sera, il dopo mangiare non vol fare cosa alcuna […] et se non li fosse tanto alli fianchi non havrebbe fato la metà di quello che ha fato, la fatica è longa et granda è vero, ma è però omo che li piace ragionare longamente in compagnia […] si che voglio dire che non è poca briga la mia" (Vitali, pp. 410 s.).
Gli Intermedii, su testo di Ascanio Pio di Savoia, realizzati per i festeggiamenti, furono poi stampati a Parma nel 1629.
Il G. era in contatto epistolare con diverse personalità intellettuali e politiche del tempo, e i suoi rapporti con la famiglia Bentivoglio continuarono a essere particolarmente intensi; il 3 nov. 1628 lo studioso, in una lettera indirizzata alla marchesa Bentivoglio, aggiungeva altri particolari sull'allestimento delle feste farnesiane e sullo stato di salute del Monteverdi.
Per il Carnevale del 1635, in occasione di un torneo combattuto in Ferrara, il G. compose le musiche per il poema la Discordia superata, su testo di Ascanio Pio di Savoia. Nel 1636 G.B. Buonamente, maestro di cappella nel convento di S. Francesco in Assisi, dedicava il suo sesto libro di Sonate et canzoni al G., definendolo "un vero padre, ed ardente amatore de professori di tal scientia [musicale] come hor mai è noto a tutta l'Italia". Il 9 maggio 1640 lo studioso ferrarese scriveva ancora al marchese Bentivoglio, chiedendogli di fornirgli alcune sonate di Orazio Michi dell'Arpa.
Il G. morì a Ferrara il 25 ag. 1649.
La sua raccolta privata fu successivamente venduta dall'erede Lorenzo Goretti alla corte di Innsbruck. Nell'inventario della collezione, redatto nel 1665, è segnalata diversa musica composta dal G. stesso: Musica di Antonio Goretti fata a 7 chori, messa e salmi et concerto et cantione per Sta. Caecilia (Waldner, p. 134). Altre sue composizioni furono pubblicate in raccolte antologiche del tempo: Baci sospiri e voci, oltre che nella citata raccolta del Mazzi, compare anche nei Madrigali di Luzzasco Luzzaschi ed altri autori, Ferrara 1611; Io parto anima mia è contenuto in una antologia manoscritta (Napoli, Bibl. del Conservatorio di S. Pietro a Majella, coll. 39.I.I).
Il fratello Alfonso compose il trattato Dell'eccellenze, e prerogative della musica, recitato nell'Accademia degli Intrepidi il 23 nov. 1603 (Ferrara 1612).
Fonti e Bibl.: G.M. Artusi, L'Artusi, ovvero Delle imperfettioni della moderna musica, Venezia 1600, c. 39r; A. Superbi, Apparato de gli huomini illustri della città di Ferrara, Ferrara 1620, p. 130; A. Piccinini, Intavolatura di liuto et di chitarrone, libro primo, Bologna 1623, p. 8; A. Borsetti, Supplemento al compendio historico del signor d. Marc'Antonio Guarini, Ferrara 1670, pp. 196 s.; F. Borsetti, Historia almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1735, p. 469; F. Waldner, Zwei Inventarien aus dem XVI. und XVII. Jahrhundert über hinterlassene Musikinstrumente und Musikalien am innsbrucker Hofe, in Studien zur Musikwissenschaft, IV (1916), p. 134; C. Sartori, Bibliografia della musica strumentale italiana, I, Firenze 1950, pp. 87, 350; O. Strunk, Source readings in music history, New York 1950, p. 394; S. Reiner, Preparations in Parma, 1618, 1627-28, in Music Review, XXV (1964), pp. 287-290, 301; C.V. Palisca, The Artusi-Monteverdi controversy, in The Monteverdi Companion, a cura di D. Arnold - N. Fortune, London 1968, p. 145; F. Testi, La musica italiana del Seicento, II, Milano 1972, p. 449; P.M. Marsolo, Secondo libro dei madrigali a quattro voci, a cura di L. Bianconi, Roma 1973, pp. XXVI s., XXXI; Il nuovo Vogel. Bibl. della musica italiana vocale profana pubblicata dal 1500 al 1700, II, Pomezia 1977, pp. 1067, 1251; C. Vitali, Una lettera vivaldiana perduta e ritrovata, un inedito monteverdiano del 1630 e altri carteggi…, in Riv. musicale italiana, XIV (1980), pp. 410 s.; C. Gallico, Le proprie armonie decenti al gran sito: il caso del teatro Farnese di Parma, in Boll. del Centro internazionale di studi di architettura A. Palladio, XXIV (1982-87), pp. 72, 74-78; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, II, Cuneo 1990, pp. 369 s.; III, ibid. 1991, p. 464; P. Fabbri, Collezioni e strumenti musicali dall'Italia: due frammenti per la biografia monteverdiana, in "In Teutschland noch gantz ohnbekandt": Monteverdi Rezeption und frühes Musiktheater im deutschsprachigen Raum, a cura di M. Engelhardt, Frankfurt a.M. 1996, pp. 256-281; D. Fabris, Documenti sul patronato artistico dei Bentivoglio di Ferrara nell'epoca di Monteverdi (1585-1645), Lucca 1998, ad ind.; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, IV, p. 308; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 371; The New Grove Dict. of music and musicians, (ed. 2001), X, pp. 162 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Appendice, p. 329.