GONDI, Antonio
Nacque a Firenze nel maggio 1443, quinto figlio di Lionardo (1400-49) e Francesca Biliotti.
La famiglia del G. era di antica nobiltà cittadina ed era giunta a una notevole potenza nel corso del Trecento, ma aveva visto peggiorare drasticamente la sua condizione nei primi decenni del Quattrocento. Le numerose divisioni ereditarie avevano infatti fortemente minato il patrimonio avito e avevano allentato i legami che univano le diverse branche delle famiglia. Inoltre, i Gondi erano tenuti ai margini del potere politico, a causa delle loro antiche tendenze filoghibelline, e ciò riduceva la loro capacità di imporsi nella società fiorentina. Il padre del G. esercitava con discreto successo la mercatura e, pur non appartenendo ai rami più ricchi della famiglia, poté accumulare un piccolo patrimonio, anche grazie all'eredità di alcuni fratelli morti senza eredi diretti.
Nel 1449 il padre del G. morì, lasciando la famiglia in serie difficoltà. Il G. crebbe così sotto la tutela della madre e del fratello maggiore Giuliano, che aveva assunto la direzione delle attività familiari. Tanto il padre del G. che il fratello Giuliano erano dei mercanti-imprenditori, dediti prevalentemente alla produzione e commercializzazione dei tessuti auroserici, un'attività in notevole sviluppo negli anni centrali del Quattrocento. Seguendo le orme del padre Giuliano aveva fondato una compagnia mercantile e nel giro di pochi anni era riuscito ad ampliare considerevolmente il giro d'affari dell'azienda di famiglia, fino a farle assumere un posto di assoluto rilievo nel panorama economico fiorentino. Al pari delle altre aziende fiorentine dell'epoca, l'azienda aveva una base prettamente familiare: tutti i membri della famiglia partecipavano alla gestione e agli utili dell'azienda, che però era guidata dai membri più anziani e più autorevoli. Anche il G. cominciò così molto giovane a impegnarsi nei traffici, sotto la guida di Giuliano, che divise con lui alla pari gli utili. I rapporti tra i due fratelli rimasero sempre molto stretti, tanto che convissero nella stessa casa almeno fino agli anni Settanta del Quattrocento.
Data la struttura dell'azienda, è difficile distinguere l'attività del G. da quella del fratello maggiore, tanto più che nei documenti fiscali e contabili compare sempre la ragione sociale di Giuliano e Antonio Gondi. In generale, sembra che i due fratelli si occupassero prevalentemente della gestione della bottega di battiloro sita in Firenze, senza però disdegnare il commercio di altri prodotti tessili e l'attività di prestito. L'azienda dei Gondi non operava solo nello spazio commerciale fiorentino, ma estendeva i suoi interessi in diverse aree dell'Italia centromeridionale, grazie a un esile, ma flessibile, sistema di filiali. Tra queste la più importante era senza dubbio la filiale di Napoli, fondata negli anni Cinquanta del Quattrocento da Giuliano, che aveva saputo stringere proficui rapporti con la monarchia aragonese e il mondo mercantile napoletano. Data la struttura del sistema aziendale dei Gondi, è assai probabile che il G. abbia compiuto viaggi fuori dalla Toscana per seguire i suoi interessi commerciali, ma mancano precise evidenze documentarie in proposito.
Gli affari dei due fratelli prosperarono. Secondo i dati contabili dell'ospedale degli Innocenti, al quale i battilori fiorentini dovevano pagare una tassa rapportata alla produzione, l'azienda dei Gondi era una delle tre o quattro maggiori botteghe di battiloro operanti a Firenze tra gli anni Sessanta e Ottanta del Quattrocento. Un dato confermato anche dalle annotazioni del cronista B. Dei, che nel 1472 incluse i due fratelli in un elenco dei "setaioli grandi" di Firenze.
Nonostante i suoi successi commerciali, il G. non sentì la necessità di reinvestire i suoi profitti in beni immobiliari e di adottare uno stile di vita raffinato. In sostanza, egli non possedeva che due fattorie e un piccolo appezzamento di terreno alle porte di Firenze, per un valore totale di circa 1050 fiorini, ma non disponeva di un palazzo gentilizio e viveva in una modesta abitazione, presa in affitto per la somma di 60 fiorini all'anno e parzialmente subaffittata. Inoltre, il G. non si interessò alla vita politica fiorentina e non assunse alcuna carica pubblica. In ciò si può cogliere una significativa differenza col fratello maggiore che, giunto alla prosperità, decise di costruirsi un imponente palazzo e giocò un ruolo politico non trascurabile nell'ultimo decennio del Quattrocento. Tuttavia, un confronto tra i percorsi biografici dei due fratelli potrebbe portare a risultati in qualche misura ingannevoli. Infatti, pur rimanendo più defilato del fratello, anche il G. riuscì a diventare un personaggio di qualche rilievo nella società fiorentina e nel giro di pochi anni accumulò un considerevole patrimonio mobiliare.
I successi commerciali consentirono al G. di rafforzare la sua posizione attraverso un oculato matrimonio. Il 4 marzo 1464 sposò Maddalena di Bernardo Corbinelli, appartenente a una famiglia più nobile della sua, che nel corso del Quattrocento poté annoverare diversi gonfalonieri. Dalla moglie il G. ebbe ben quindici figli. Tra le femmine Lucrezia, Elisabetta, Maria, Fiammetta, Margherita e Angeletta conclusero dei rispettabili matrimoni. I maschi si dedicarono con vario successo alla mercatura e, secondo le tradizioni, furono coinvolti fin da giovani nelle attività della famiglia. Nel 1482 il maggiore dei figli del G., Alessandro, già lavorava nella filiale napoletana della compagnia, collaborando con lo zio Giuliano e i cugini.
Il G. morì improvvisamente, nel corso di un viaggio a Ferrara, tra la fine di giugno e l'inizio di luglio del 1486.
Alla morte del G. il figlio Alessandro (1464-1521) assunse la direzione degli affari di famiglia, prima in stretta collaborazione con lo zio Giuliano e poi, dal 1493, per suo conto. Nel corso degli anni l'azienda si irrobustì, ampliando notevolmente il suo raggio di azione, anche grazie all'apertura di una filiale a Lione, gestita dal minore dei figli del G., Guidobaldo detto poi Antonio iunior. Tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento i figli del G. erano presenti in tutti i più importanti mercati europei e spedivano sete e tessuti a Londra, Lione, Pera e Costantinopoli. Dopo la morte di Alessandro, però, le fortune del ramo fiorentino della famiglia declinarono, nonostante l'abilità commerciale di un altro figlio del G., Bernardo (1482-1539), e della sua discendenza. Invece, il ramo lionese che aveva tratto origine da Antonio iunior proseguì la sua ascesa e si affermò rapidamente come una delle principali casate nobiliari francesi.
Fonti e Bibl.: Regis Ferdinandi primi instructionum liber (10 maggio 1486 - 10 maggio 1488), a cura di L. Volpicella, Napoli 1916, pp. 56, 344; B. Dei, La cronica dall'anno 1400 all'anno 1500, a cura di R. Barducci, Firenze 1984, ad ind.; [J.] Corbinelli, Histoire généalogique de la maison de Gondi, Paris 1705, I, pp. CCXXXII-CCXLIV; H.-A.-S. de Charpin Feugerolles - M.-L. Fournier, Les florentins à Lyon, les florentins en Pologne, Lyon 1893, p. 123; R.A. Goldthwaite, Private wealth in Renaissance Florence, Princeton 1968, pp. 164-168; S. Antonelli, L'arte della seta a Firenze ai primi del '500 investigata con la ricostruzione della compagnia di Alessandro e Bernardo Gondi 1510-1513 (con trascrizione del suo libro mastro), tesi di laurea, Università di Firenze, a.a. 1969-70; A. Tönnesmann, Der Palazzo Gondi in Florenz, Worms 1983, pp. 3 s., 10; A. Leone, Rapporti commerciali fra Napoli e Firenze alla fine del secolo XV, in Studi in memoria di Giovanni Cassandro, II, Roma 1991, pp. 490 s.; F.E. de Roover, L'arte della seta a Firenze nei secoli XIV e XV, a cura di S. Tognetti, Firenze 1999, pp. 92 s.